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mercoledì 23 novembre 2011

Recensione narrativa: EROTIC HORROR (AA.VV.)





Autore: AA. VV.
Anno di uscita: 1994
Casa editrice: Bompiani
Pagine: 276
Prezzo: 16.00

Commento di Matteo Mancini

Antologia di “sintesi” che raccoglie una selezione, operata dai distributori italiani, dei primi tre numeri della fortunata serie “The hot blood series” giunta in America, a oggi, a ben tredici uscite. Dietro al progetto c'è un trittico di curatori (Jeff Gelb, Lonn Friend e Michael Garrett) che hanno pensato bene di dar vita a un progetto in cui fondere l'erotismo (marcato) col racconto di tensione sia a sfondo fantastico-orrorifico, sia più realistico tendente al noir senza però rinunciare alle sfumature macabre. Ne è venuta fuori un'antologia seducente in cui si incontra di tutto dai licantropi agli assassini seriali, passando per fantasmi, sortilegi fiabeschi, voodoo, ninfomani necrofile e creature aliene.

La RCS Libri S.p.A., la distributrice italiana del progetto (a cui è stato affibbiato il brutto titolo “Erotic Horror” ), ha così effettuato una scrematura delle tre opere interessate (“Hot Blood” del 1989, “Hotter Blood” del 1991 e “Hottest Blood” del 1993) scegliendo perle di autori in Italia semi-sconosciuti, ma escludendone altre altrettanto meritevoli di autori quali Graham Masterton, il regista Mick Garris, Steve Rasnic Tem, Les Daniels e David J. Show a beneficio di alcuni maestri scelti, salvo qualche eccezione, più per sfruttarne il nome che per altro. E così, al fianco di autori poco noti, troviamo “mostri sacri” della narrativa fantastica come Robert Bloch, Richard Matheson, Theodore Sturgeon e altri autori di richiamo quali Ramsey Campbell, Dennis Etchison, Richard Laymon, Robert McCammon e Paul Wilson per un totale di diciotto racconti scritti tra il 1962 e il 1993 e presentati in ordine alfabetico avendo come riferimento il cognome dell'autore.

L'opera può essere analizzata dividendola in due grossi blocchi: quello fantastico-orrorifico da una parte e quello realistico-drammatico dall'altra.Il primo gruppo si rivela predominante rispetto al secondo e annovera alcune perle visionarie degne di nota. Tra i testi di maggiore spicco non si può non segnalare il disperato e al contempo romantico “Passi” di Harlan Ellison, un'autentica perla che probabilmente è da giudicare come il più bel racconto dell'antologia. Sullo stesso piano, seppur con un finale tragico, si assesta il gotico con tracce di romanticismo “Ricongiungimento” di Michael Garrett. Assai spassosi infine i folli “Generentola” di Ron Dee e “L'aggeggio” di Robert McCammon, con subito alle spalle il qualitativo sci-fi “La modella” di Robert Bloch.

Procediamo però con ordine partendo da quello che abbiamo definito come il miglior elaborato dell'antologia: “Passi” (“Footsteps”). Scritto nel 1980 da Harlan Ellison, scrittore assai prolifico e pluripremiato (sette Hugo. Tre Nebula, un British Fantasy Award, un Edgar dai Mistery writers of America) con alle spalle trascorsi anche in veste di sceneggiatore in serie di grossissimo successo quali “Alfred Htichcock presenta”, “Star Trek” e “Ai confini della realtà” , siamo al cospetto di un testo che avrebbe brillato in un'antologia monotematica dedicata alla figura del licantropo. Ciò che rende il testo particolare è il substrato metaforico che si può decriptare, tra le righe, sotto la storia sanguinolenta proposta al lettore. Abbiamo difatti una splendida donna-lupo che seduce gli uomini con la sua bellezza e la sua sensualità. Tutti gli cadono ai piedi e sono attratti dal suo modo di apparire fisico della donna, dalle sue curve, al punto da esser disposti a far tutto pur di averla per loro. Così, nelle notti di Parigi, la donna si trasforma in lupo e sbrana le prede prescelte, continuando a vivere nella tristezza tra un uomo e un altro. Sarà un'altra creatura fantastica (non catalogabile tra quelle convenzionali) a fermare la sete di sangue della donna, assumendo il controllo della coppia e ricercando nel profondo del cuore del licantropo la vera bellezza e facendole così scoprire il vero amore.Dunque un testo horror a lieto fine, nonostante la catena di omicidi, che assume valenza metaforica e si contraddistingue per non essere un mero esercizio stilistico.

Romanticismo ancora sugli scudi con “Ricongiungimento” (“Reunion”) di uno dei tre curatori dell'antologia ovvero lo sconosciuto (in Italia) Michael Garrett (qui all'unica pubblicazione nella nostra penisola). Garrett propone una storia che rievoca le tematiche e le atmosfere tipiche della narrativa di Edgar Allan Poe seppur rendendo moderno lo stile ed esplicitando la componente erotica che non è più accennata ma decisamente manifesta. Nelle vesti di protagonista abbiamo un uomo ossessionato dal ricordo della sua prima ragazza e più in particolare dei loro focosi amplessi. Sono ormai passati venti anni dal giorno della loro separazione, eppure un misterioso richiamo porta l'uomo a mettersi sulle traccie della ragazza. Di lei non ha notizia dal giorno in cui l'ha lasciata, ma ciò non lo ferma. Si ritroverà così dapprima nel paese di origine della donna e infine al cospetto di una tomba, incapace di muoversi immobilizzato da una sorta di sabbie mobili che lo trascinano giù verso la bara della ragazza che si è suicidata per causa sua e che ora lo tormenta donando la propria voce al vento.

Se i due racconti sopramenzionati possono ritenersi, seppur in modo diverso, legati alla narrativa classica, Ron Dee e Robert McCammon stravolgono completamente gli schemi con delle parodie finalizzate a deridere rispettivamente la favola di Cenerentola e i rituali voodoo.Ron Dee (di cui si ricorda solo un'altra pubblicazione in Italia nell'antologia Mondadori “Il ritorno di Dracula”) con “Generentola” (“Genderella”) del 1993 riscrive in chiave horror e soprattutto dissacrante la favola di Cenerentola, condendo il tutto con una forte componente erotica. Al posto della sfortunata ragazzina, Dee inserisce un giovane omosessuale che sogna di partecipare al ballo di fine scuola con un robusto giocatore di football suo compagno di classe. Respinto dal ragazzo, il desiderio dell'omosessuale verrà accolto da una bizzarrissima fata turchina (un trans vestito di azzurro!?) che lo trasformerà, fino alla mezzanotte, in una bellissima ragazza con cui tutti gli uomini vorrebbero andare. Il sortilegio ha così effetto e, con il nuovo corpo, l'omosessuale riuscirà ad avere per sé il giocatore facendogli giurare di non abbandonarlo mai. Bizzarrissimo e memorabile il finale che richiama tematiche cronomberghiane.

Se il testo di Dee è folle lo è ancora di più “L'aggeggio” (“The thang”)di Robert McCammon (romanziere particolarmente noto nell'ambiente della narrativa dell'orrore). Ideato su commissione per l'antologia “Hot Blood”, McCammon porta in scena un giovane insoddisfatto delle dimensioni del proprio pene e disposto a pagare qualunque cifra pur di vederne crescere le dimensioni. Ancora una volta il desiderio del protagonista sarà esaudito da un sortilegio (questa volta innescato da una specialista voodoo) che produrrà controindicazioni indesiderate che porteranno l'uomo a rimpiangere la sua precedente vita. Il testo è più grottesco che erotico, pur non mancando momenti piccanti (un balletto in un night).

Interessante infine è “La modella” (“The model”) del maestro Robert Bloch (il papà dello “Psyco” poi portato sul grande schermo da Hitchcock), il quale nel 1975 getta le basi per stendere un racconto che, seppur con una prima parte diversa (siamo in una nave con un fotografo protagonista che si innamora della modella a cui fa le foto) ricorda l'evolversi della sceneggiatura dello sci-fi “Species”. Benché penalizzato da una prima parte blanda, il testo cresce alla distanza e culmina con un finale terrificante e visionario che farà la felicità degli amanti del b-mobie e delle stranezze.

Se i cinque testi analizzati nello specifico possono definirsi di primo ordine non sono all'altezza degli stessi i restati elaborati fantastici che, seppur piacevoli, non si discostano dalle consuetudini, rischiando così di passare di mente nel giro di qualche mese dalla lettura.Tra i più riusciti, per stile e tematiche, sono “Julie” di Richard Matheson (racconto più vecchio dell'antologia datato addirittura 1962) e “La vendetta esiste” di Theodore Sturgeon - aventi in comune, oltre il fatto di esser stati firmati da scrittori di primissimo piano, il ribaltamento di ruoli tra seduttori violenti che diventano vittime e sedotti che si trasformano in carnefici – nonché e soprattutto “Menage a trois” dell'esperto Paul F.Wilson,il quale perde punti solo a causa di un finale in cui si ricerca il colpo a sorpresa a tutti i costi (protagonista una paralitica, tutt'altro che sexy, capace di assumere il controllo di belle donne e di intrattenersi sessualmente con il suo giovane domestico all'oscuro di tutto), e il poco erotico “La casa degli insetti” di Lisa Tuttle (testo che terrorizzerà soprattutto il pubblico femminile) la quale sviluppa tecniche di caccia proprie degli insetti adattandole al contesto umano.

Deludenti e peraltro poco o per nulla erotici “Cambio di vita” di Chet Williamson, nonché i testi di due tra le presenze più costanti delle antologie horror cioè Ramsey Campbell col suo confusionario “Ancora” (di cui si ricorda solo l'ottima atmosfera claustrofobica) e Dennis Etchison con “Figlia del vecchio west” (poco erotismo e fantasmi).

Terminata la disamina del primo gruppo di racconti, passiamo a quelli di stampo realistico. Meno geniali rispetto ai migliori del primo gruppo, questo lotto composto da sei racconti si presenta qualitativamente più omogeneo e regala alcuni testi decisamente interessanti.Su tutti, anche per i risvolti successivi che porteranno Stephen King a scrivere “Il gioco di Gerald” è da citare “La vasca da bagno” (The Tub) di uno specialista del racconto del terrore come Richard Laymon. La storia di Laymon costituisce, di fatto, il soggetto, poi diluito e tradotto in romanzo dal King de “Il Gioco di Gerald”. Nel testo di Laymon ci sono tutti gli elementi che caratterizzeranno il successivo romanzo di King (uscito appena un anno dopo): abbiamo una donna che resta intrappolata (nella fattispecie in una vasca sotto il peso del compagno culturista) durante un amplesso che culmina con la morte per infarto del partner; abbiamo tutti i tentativi bislacchi della donna di liberarsi e che puntualmente vanno falliti; abbiamo l'alternanza del giorno con la notte; troviamo riscontri evidenti anche nelle location (abitazione isolata, porte di ingresso lasciate aperte con conseguente timore di voyeuristi pervertiti che spiano nel buio). Dunque il soggetto è pressoché identico, manca solo il background familiare della donna e il cane idrofobo e poi ci siamo. La componente erotica è ben gestita, così come la capacità di inquietare con punte di ironia macabra che stemperano la drammaticità della vicenda (la donna che teme che il cadavere possa rianimarsi e terminare l'amplesso, ma anche i movimenti frutto dei gas produttivi che fanno impaurire la donna che pensa che l'amante stia per ritornare dal regno dell'oltretomba). Il finale è un po' frettoloso, tuttavia regala un paio di colpi di scena: il primo (un po' scontato) è quello relativo al tentativo omissivo di vendicarsi del marito della donna; il secondo, è il macabro escamotage (decisamente all'insegna dello splatter) ordito dalla donna per liberarsi dal peso del cadavere.

Sesso e morte tornano protagonisti anche nei testi perversissimi ma interessanti del semisconosciuto Patrick Gates e del più conosciuto ma senz'altro non notissimo Stephen Gallagher.
Gates con “È bello trovare un uomo duro” (“A hard man is good to find”) del 1991 propone l'ossessione del raggiungimento dell'orgasmo perfetto di una ninfomane che troverà pace solo durante l'amplesso con un uomo che muore al momento della massima eccitazione con conseguenziale irrigidimento duraturo del pene.
Non meno perverso è “Lo strumento del vizio” (“DeVice”) del 1991 dove il masochismo (incarnato da un bizzarro macchinario da collezione e dal vecchio protagonista che cerca in tutti i modi di eiaculare pur di generare una prole ed evitare che il suo ingente patrimonio passi in capo alla sorella) diviene protagonista indiscusso del racconto. Gallagher dimostra talento indisccusso nello scandire un ritmo seducente con bellissime descrizioni che ricordano, per gli amanti dell'underground italico, certi testi di Giovanni Buzi.

Tra i restanti tre testi, sicuramente inferiori ai tre di cui sopra, è più che sufficiente il noir di Julie Wilson (“Appuntamento al buio”) in cui due sconosciuti in cerca di partner vengono ingaggiati da un inconsueto voyeur disposto a pagarli pur di assistere ai loro amplessi.

Meno riusciti gli allucinati deliri psicotici di “Carnaio” (anche se è presente un velato messaggio metaforico connesso agli adescamenti in discoteca) e “L'ultima traversata” (testo scontatissimo) rispettivamente della coppia John Skipp-Craig Spector e di Thomas Tessier.

In definitiva un'antologia che si legge bene e che annovera tra le sue pagine alcuni elaborati che fanno della bizzarria e del coraggio le loro armi vincenti. Non sempre i testi sono all'altezza delle aspettative, ma tutto sommato per essere un'antologia di genere si può essere più che soddisfatti. Voto: 7


2 commenti:

  1. ciao, complimenti per il blog! mi sa che abbiamo molti gusti in comune, oltre all'origine (anche io west coast). questa recensione non l'ho letta tutta perchè questo libro ce l'ho in libreria, ancora da iniziare, non voglio sciuparmi la sorpresa! :-D
    ti seguo, ciao e buone feste!

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  2. Grazie per i complimenti: sono sempre graditi.
    Si, in effetti nelle mie recensioni anticipo sempre qualcosa dei racconti quindi fai bene a non leggerla tutta (in modo da riservati le sorprese proposte dai vari testi). Ti dico che ora sto leggendo l'antologia del SUPERGIALLO MONDADORI "EROS & THANATOS" (prossima recensione) e che confrontata con "Erotic Horror" non regge minimamente il confronto.
    Buone feste anche a te, oggi farò un salto sul tuo blog.

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