Autore: Carlo Lucarelli.
Anno: 2003.
Genere: Antologia (Giallo, Horror e Fantascienza).
Editore: Einaudi.
Pagine: 370.
Prezzo: 14.00 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Antologia
monstre
del mio “scopritore” (se di scoperta si può parlare) Carlo
Lucarelli pubblicata, nel 2003, all'apice della sua notorietà,
dopo i successi degli anni novanta (vincitore del Premio Tedeschi nel 1993 con Indagine non Autorizzata e, nel 1996, del Premio Scerbanenco con Via delle Oche) ottenuti dalla serie Ispettore Coliandro (che sarà trasposta anni dopo nel serial
televisivo diretto dai Manetti Bros) e da romanzi quali Lupo
Mannaro (1994),
Almost
Blue (1997)
e L'Isola
dell'Angelo Caduto (1999),
senza dimenticare i riscontri favorevoli garantiti dalla conduzione sulla Rai del programma Blu
Notte – Misteri Italiani (1999-2009),
vero e proprio appuntamento immancabile per gli appassionati di
cronaca nera italiana tanto da fare di Carlo Lucarelli uno dei volti
più noti della televisione (con tanto di imitatori). Associato al
criminologo e psichiatra Massimo Picozzi, Lucarelli è stato uno dei primi
scrittori/giornalisti ad analizzare in televisione le figure dei
serial killer, cercando di garantire un approccio scientifico
allineato agli stilemi degli indagatori americani. Un'intuizione che ha contribuito a lanciare una vera e propria moda sulla tematica, alimentata da saggi divulgativi - spesso scritti a quattro mani - come Compagni
di Sangue (1998),
Serial
Killer. Storie di Ossessione Omicida (2003),
Scena
del Crimine. Storie di Delitti Efferati e di Investigazioni
Scientifiche (2005)
e
Tracce
Criminali. Storie di Omicidi Imperfetti (2006)
sempre proposti con un linguaggio semplice e orientativo rivolto a
una categoria eterogenea di lettori. Un vero e proprio faro
illuminante per chiunque fosse a caccia di storie malate, perverse,
legate alla storia criminologica italiana e non solo a essa.
Lucarelli è stato ed è ancora un grandissimo comunicatore dai modi flemmatici e dalla postura studiata a
tavolino. Voce ammaliante, sempre alla ricerca di metafore
cinematografiche funzionali a rendere avvolgente il racconto, tra sagome cartonate e giochi di luce. Impossibile dimenticarlo.
Un
nome, a inizio duemila, in rampa di lancio nel panorama crime
e del giallo italiano, al punto da essere attenzionato da Dario
Argento ed essere coinvolto, dopo il successo ottenuto da Alex
Infascelli con la trasposizione (premiata con un Ciak d'Oro) di
Almost
Blue
(2000), nella stesura della sceneggiatura del film Non
ho Sonno (2001).
Un curriculum importante che porta Il Lato Sinistro del Cuore a caricarsi di attese che, per buona parte, verranno deluse. Lucarelli guarda al suo passato,
probabilmente ai racconti degli inizi (penso anni ottanta), quando partecipava a concorsi
narrativi o proponeva racconti finalizzati a pubblicizzare un
prodotto alimentare o altro. L'Einaudi gli concede carta bianca e lo scrittore tributa il proprio passato (emblematico il ricordo della vittoria del mondiale del 1982 con il comico, ma modestisssimo, La Notte in cui mio Nonno Diventò un Lupo Mannaro) senza operare una vera e propria selezione dei racconti, tendendo
piuttosto a pubblicare tutto. Vengono così proposti cinquantatré
racconti, molti dei quali fulminei e gestiti da una a cinque pagine. Poche sono le storie davvero articolate.
Sebbene la scrittura e con essa la lettura siano scorrevoli, molto materiale è
contenutisticamente acerbo, riflettendo la natura di uno scrittore
alle prime armi. Ci sono racconti (Amore
e Spaziatura I, Il Racconto)
addirittura sperimentali, privi di una trama, che rispondono a un
tentativo metaletterario di giocare tra la gestione delle battute e
il testo o tra questo e la sua ideazione.
Le
tematiche sono molto variegate. Si spazia dal giallo
classico all’horror, passando - almeno per un paio di racconti -
alla sci-fi (Etienne) senza tralasciare incursioni nel genere comico-grottesco
e nel noir. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Evidenti
le tematiche ricorrenti, quali i
flashback sul passato legato ai ricordi (probabilmente provenienti
dai racconti del nonno) della seconda guerra mondiale (esaltazione
della resistenza partigiana/comunista contrapposta all'infamia fascista, ne sono
un'evidenza Comunisti
e
Los Fucilados),
il gusto per l'erotismo spesso e volentieri di matrice esotica in cui
l'uomo è un feticista destinato alla dannazione (La
Domestica, Cornelius, Francisca)
o alla ritorsione (Come
uno Zombie),
una curiosa anticipazione dell'ideologia woke (abbiamo due racconti
con indagatori e poliziotti omosessuali o che comunque intrattengono
rapporti con trans, tanto che uno dei racconti presta il proprio titolo a quello
dell'antologia, mentre l'altro si intitola Il
Giorno di San Valentino), la spiccata predisposizione per l'horror iperbolico (Julian,
L'Uomo che Uccideva i Sogni
e Il
Silenzio dei Musei),
ma anche per le sperimentazioni radiofoniche che ricordano il
celebre scherzo di Orson Welles a cavallo tra le due grandi guerre
(Radiopanico)
e
poi il tributo alla cucina emiliana (Cucina, Troppo Piccanti),
l'ossessione per i paradossi temporali (Domani,
Chi va Piano, Tempo),
l'insistenza sulle sostituzioni di persona che determinano delle
sliding doors a volte letali (Carissimo
Oskar)
e a volte provvidenziali
(Telefono Sostitutivo)
e infine la cronaca nera caratterizzata dall'azione di uomini dello Stato che hanno scelto la devianza al posto della fede nella patria, tra sette sataniche (Tenda
Nera),
attentati
terroristici di matrice fascista (Omissis
25)
e collusioni mafiose (Cornelius).
Sono questi, a grandi linee, le idee attorno alle quali Lucarelli
propone i suoi racconti. Non mancano ovviamente storie gialle
proposte con stile beffardo ed elementi orrorifici impliciti deducibili con la corretta interpretazione del testo (Garganelli
al Ragù della Linina),
risoluzioni di vecchi delitti in cui viene omaggiato Edgar Allan Poe
(L'Appartamento),
indagini assurde votate al grottesco con crimini impossibili (in
Delitto
di Natale
si scopre un omicidio commesso da Babbo Natale poi fuggito al seguito
delle sue renne volanti; in Tiro
Mancino,
un ladro, dotato di due mani sinistre, riesce a convincere che il
soggetto immortalato dalle telecamere non può essere lui perché le
prove indicano che a commettere il colpo è stato un destrorso, salvo
poi scoprire che il sospettato ha un fratello gemello dotato di due mani
destre; in Moby
Dick, un
paziente di una clinica psichiatrica di nome Acabbi è ossessionato
dalla balena bianca di Melville e uccide con una forchetta di
plastica un uomo di duecento chili vestito tutto di bianco che ha
visto passeggiare nel parco) o situazioni tali che portano persino
all'assoluzione di un vecchio gerarca nazista tornato sul teatro
dell'eccidio da lui stesso perpetrato allo scopo, un po' come Gian Maria Volonté in Un
Indagine su un Cittadino al di sopra di Ogni Sospetto,
di farsi condannare
(Reinhardt
Klotz).
Come
è facile intuire, l’enorme quantità di racconti abbassa la media generale
dell’opera. Tanti elaborati risultano bruttini, altri fiacchi e
altri ancora prevedibili o scritti per mero esercizio. Tuttavia, vi sono dei gioielli che meritano
di essere letti e che stranamente esulano dal genere tanto amato
dall’autore (cioè il giallo). Vediamo nel dettaglio quali sono i
racconti più riusciti.
La volta in cui fui selezionato da Lucarelli.
Acquistai
questa antologia alla Libreria Libraccio di Pisa circa venti anni fa,
per sette euro, in versione usata, con una macchia di senape che
negli anni è ormai diventata irrintracciabile. Era il periodo in cui
leggevo spesso Carlo Lucarelli, soprattutto saggi ma anche novelle,
tanto che ebbi persino la fortuna di essere scelto da lui (!!) al mio
debutto narrativo (arrivai al mio solito al terzo posto), scrivendo un
finale di un racconto che aveva scritto a quattro mani con Matteo
Bortolotti. Non amai in modo particolare l'antologia, di cui curai
una breve recensione per il sito scheletri, sebbene fui
colpito soprattutto da due racconti che, a distanza di venti anni,
continuavano a vivere nella mia memoria
(cosa non da poco).
La
perla dell'antologia è indubbiamente il folle Julian,
non
a caso riproposto dalla Cut-Up, nel 2024, in versione fumetto,
adattato
da Stefano Fantelli. Si tratta di un racconto
grandguignolesco iperbolico,
ambientato nella Francia del 1793.
Un
deputato francese viene condannato alla ghigliottina, ma durante
l’esecuzione
la testa gli viene mozzata così velocemente da impedire agli impulsi
nervosi di comunicare la morte al cervello.
La testa rimane pertanto cosciente e inizia un lungo pellegrinaggio
che la conduce da una fossa comune infestata dai topi al tavolo degli esperimenti del dottor Frankenstein,
il tutto passando dai laboratori medici, circhi, spettacoli del
grandguignol e passioni necrofile inconfessabili. Gioiello,
che consente all'autore di giocare su scenografie, usi d'epoca e
soprattutto dissacrare con intelligenza il genere horror.
Se
Julian
è
il miglior racconto del lotto, quello che avrei voluto annoverare nella mia produzione è Radiopanico.
Una storia semplice, cadenzata con maestria eccezionale, giocando sui
dialoghi tra un Dj, rinchiuso in una stanza davanti al poster di Nek,
e una serie di radioascoltatori che telefonano in redazione
impressionati dalla straordinaria lucentezza della luna. Tra una
serie di titoli che omaggiano il nostro satellite naturale, la
situazione precipita quando un sedicente astronomo svela che il
sole è andato in supernova e che, dall'altro capo del mondo, la terra
è ridotta in cenere.
La fine del mondo, pertanto, è arrivata. Non resta che attendere
quindici minuti. Lucarelli omaggia senza nascondersi lo scrittore
sci-fi Larry Niven e il racconto Incostant
Moon
(“La Luna Incostante), salvo sgonfiare il tutto all'epilogo,
virando in modo secco verso una leggenda del mondo del cinema e il suo capolavoro
radiofonico. Roba da pazzi o, meglio ancora, che fare impazzire. Il
racconto, infatti, è un evidente
omaggio all'esperimento sociale,
non si sa all'epoca quanto voluto (l'autore scriveva i monologhi al
Presidente degli Stati Uniti), condotto
il 30 ottobre del 1938 via radio da
Orson Welles,
in occasione dello spettacolo radiofonico incentrato su The
War of the Worlds (“La
Guerra dei Mondi”) di Herbert G. Wells. Welles che cita Wells. Si
scrivono in modo diverso, ma si pronunciano allo stesso modo. Uno
scherzetto che costò all'attore e regista americano un'accusa di
procurato allarme come ben ha spiegato lo stesso Carlo Lucarelli
nello speciale per Dee
Giallo.
Altre
due perle sono gli erotici Il
Gatto ed
Etienne.
Il primo è un racconto in cui una donna - abbandonata dal fidanzato
- instaura una relazione particolare con un gatto che, ogni sera, le
cammina sul balcone del terrazzo e le scivola nel letto. Zoofilia
allo stato puro. L'idillio avrà tuttavia un epilogo tragico quando
la protagonista si rimetterà assieme al fidanzato. Qui Lucarelli
abbandona la farsa ironico e umoristica, per chiudere in modo davvero
triste e di effetto. Verte invece sulla fantascienza neurologica a
sfondo cyberpunk
Etienne.
Il soggetto ricorda passaggi alla Dreamscape
(1984)
o alla Total
Recall
(“Atto di Forza”), con soluzioni “potenzialmente” riprese dai
vari eXistenZ
(1999),
Matrix
(1999)
e Nirvana
(1997).
Lucarelli
affonda ancora nell’erotico
(ingrediente sovente presente in questi racconti), allestendo un
programma di sesso virtuale infettato da un virus che uccide i
clienti. L’infezione consiste nell’apparizione, durante i giochi
erotici, di una donna dalle forme libidinose, che uccide i partner
esaudendo le loro più recondite e inconfessabili fantasie erotiche,
fino a farli collassare dal piacere. I progrmmatori ricorreranno a un
energumeno soprannominato King Kong ma, tra la bella e la bestia,
vincerà la bella (e senza rivincita, altrimenti non sarebbe la bella).
Altro
racconto di qualità è l'horror Il
Silenzio dei Musei,
che
propone il sottotema dei personaggi che dai quadri si materializzano
nella realtà, fuoriuscendo dalla cornice di riferimento.
L'ambientazione si sposta all'interno di un museo dove dei ladri
hanno avuto la cattiva idea di compiere un furto. Il delitto viene
sventato da un insolito guardiano: il protagonista del dipinto Il
Boia,
che porta con sé le teste delle vittime per conservarle nella cesta
che si tiene alle spalle. Discreta ghost
story dalla
potente atmosfera.
Queste
sono, a mio modo di vedere, le cinque perle dell'antologia, nessuna
delle quali ascrivibile al giallo o al noir. La cosa potrebbe
sorprendere, eppure proseguendo nell'analisi constatiamo come la
componente horror sia molto presente e spesso più efficace e indicata alla
brevità dei racconti proposti. In La
Morte è un Maestro Tedesco,
ambientato in un campo di concentramento nazista, entrano in azione i
licantropi. Lucarelli gestisce una tensione crescente alla distanza,
cela la natura dei mostri con indizi che suggeriscono la via ai
lettori smaliziati (la presenza dello zingaro, i cerchi protettivi
disegnati a terra, la musica incessante dei violini) fino all'epilogo
(tragico) rivelatore. Protagonista è un quartetto di musicisti
reclutato tra i prigionieri del campo per ravvivare una serata di
gala della Gestapo. Le ragazze invitate, che ballano e scherzano con
gli ufficiali, finiranno sbranate dai lupi mannari. Pur se limitato
nel soggetto (tema che è stato di seguito utilizzato anche da Rob
Zombie per il trailer fake di Grind House),
Lucarelli gioca col lettore, allude e garantisce un buon ritmo senza
scendere nel volgare.
Divertentissimo
L'Omino
coi Baffi che
sembra uscito dalla penna di Stephen King. Al centro della narrazione
c'è uno iettatore che provoca indirettamente incidenti e disgrazie
rivolgendo, a chi sta lavorando o sta per compiere una data azione,
la semplice frase “eh
si, si, si... Sembra facile...” Simpatico
il finale, dove l'attentato studiato per eliminare lo strano
personaggio che trasuda una magia dai tratti infernali finisce per
ritorcersi contro chi lo ha organizzato, col nostro che canzona il
malintenzionato con l'immancabile adagio “eh
si, si, si... Sembra facile...”
Giocano
con l'horror gli erotici La
Domestica e
Come
uno Zombie. Il
primo è un racconto ben costruito, con un protagonista di
quattordici anni che fantastica sulla nuova domestica proveniente da
Capo Verde, raccontando a scuola di intrattenere una relazione
inconfessabile con la neo assunta. Il racconto potrebbe essere perfetto per un Harmony o
per Confidenze, ma a tenere la penna eretta è Carlo Lucarelli e la
storia prende sviluppi inattesi ai cuor leggeri. Così, quando i due
ragazzi restano soli in casa, perché i genitori del protagonista
devono recarsi al funerale di una parente, non arriva alcuna focosa
notte d'amore, ma prende forma un epilogo squisitamente horror in cui
trovano collocazione i vari indizi disseminati nel corso del testo
(si parla di voodoo, maledizioni e riti di riduzione in schiavitù).
Bella costruzione, ma forzato nel movente (perché la domestica ha
scelto proprio quel ragazzo?) e con un epilogo narrativamente
coerente ma debole sul piano realistico. A ogni modo è un valido
racconto che, senza difetto finale, sarebbe potuto essere annoverato
tra le storie più riuscite del lotto. Lavora in modo opposto Come
uno Zombie
che suggerisce fin da subito la componente horror salvo virare alla
fine verso un'altra forma di sottomissione: il ricatto. Meno
difficile da scrivere e più coerente sul piano concettuale.
L'Uomo
che Uccideva i Sogni è
un pezzo onirico, che mi ha un po' ricordato il recente racconto La
Bambola (2024)
di Pier Francesco Grasselli. Tutto ruota attorno a un protagonista
che finisce per prediligere (fino a intossicarsi di sonniferi) la
dimensione del sogno notturno (dove può compiere qualsiasi forma di
nefandezza provandone eccitazione erotica) alla realtà. Interessante
verificare come Lucarelli ribalti gli ingredienti di base di
Nightmare
di
Wes Craven, a cui viene reso un omaggio iniziale soffermandosi su un
primo piano di Freddy Krueger che passa alla tv.
Ancora
horror, seppure meno articolato, con C'è
un Insetto nel Muro,
un racconto di genere fantastico fulmineo ultra derivativo, tipico di
uno scrittore alle prime armi, che guarda a The
Outsider di
Lovecraft (e a un precedente racconto di Edgar Allan Poe) e un
pizzico a La
Metamorfosi di
Kafka. Manca qualcosa per giustificare l'involuzione che porta il
protagonista alla mutazione in un mega insettone (forse qualcosa di
ingerito durante una festa). Non dissimile L'Ombra
sul Muro,
breve storia di valenza orrorifica con un ragazzino intimorito da
un'ombra sul muro dalla forma della testa di un diavolo. Finale
stereotipato dove il protagonista scopre di aver avuto paura di
un'ombra prodotta dai soprammobili e altri oggetti della nonna, salvo
non accorgersi che qualcosa di diabolico si cela davvero in
quell'ombra. Pressoché identico, con l'irrazionale che trova
spiegazione razionale salvo poi piegarsi al sovrannaturale, è
Ottobre,
in cui due ragazzini per sottrarsi dalla vendemmia finiscono per
nascondersi in una cantina che si dice essere infestata dal fantasma
di una ragazzina. La
diceria soverchia la ragione e quanto di narrato diventa reale,
quantomeno nella mente di chi interpreta. Ma dietro ogni leggenda già sapete cosa si nasconda.
Con
Il
Libro
Lucarelli prova a riscrivere, non senza ironia graffiante, il
sottogenere dei libri maledetti. Due giovani sposi, che utilizzano i
libri come soprammobili, acquistano un libro sulla base delle sue
dimensioni, senza neppure preoccuparsi del suo contenuto. Il volume,
infatti, è perfetto per riempire lo spazio vuoto rimasto nella
libreria che è stata loro donata dai parenti. Il libro, tuttavia, è
un volume usato ed è stato maledetto dalla donna che lo aveva avuto
in dono. Provoca infatti degli strani effetti che arrivano a indurre
in catalessi la moglie del protagonista. Per poterla risvegliare, il
“nostro” dovrà aprire il testo e studiarne il contenuto (è un
libro di cucina), sebbene il mistero sia legato alla dedica che si
legge sul frontespizio. Ai limiti della parodia, ma intelligente.
Julian è diventato un fumetto.
Vedete
dunque che quasi
un terzo di antologia è incentrata o gioca sul fantastico di matrice
horror,
piuttosto che sulle tematiche per le quali è conosciuto Carlo
Lucarelli che, tuttavia, non possono mancare. Immergiamoci allora
nei gialli e nei noir dove, come vedrete, il macabro
e gli spunti fantastici saranno ingredienti ricorrenti.
Sono storie
tutt'altro che commerciali. In questi racconti il poliziotto è
marcio, il politico colluso con la mala, il Vaticano trama nell'ombra
e i carabinieri spesso sono contrapposti tra loro, tra i
buoni di qui e i cattivi di là. Due sono le storie più riuscite e
note tra le tante proposte. Garganelli al Ragù della Linina
risente degli studi criminologici di Carlo Lucarelli,
tanto che nel clima di ilarità che domina il racconto, quasi
integralmente ambientato in un'osteria di un paese della provincia
romagnola, va in scena un'indagine, tra sindaco, consiglieri e il
nuovo comandante di stazione dei carabinieri per venire a capo del
mistero culinario che lascia tutti spiazzati. Clima da commedia
all'italiana, una roba da Beppone e Don Camillo, se non fosse che
alla direzione c'è sempre lui: Carlo Lucarelli. E così ecco
emergere strani indizi, che il lettore più attento non perderà
tempo a riconnettere sulla giusta sintonia con echi a personaggi
quali Fritz Haarmann, Nikolaj Dzhurmongaliev o, se vi aiuta di più,
a Ed Gein e Albert Fish (che certe cose le hanno fatte davvero e
nessuno, prima di scoprire gli ingredienti, mai è andato a
lamentarsi, anzi...). C'è infatti un ingrediente segreto nel ragù
che manda fuori di testa, qualcosa che è stato recuperato in clima
di guerra, quando il cibo latitava... ma di cosa si tratterà? Tra
una risata e l'altra, vuoi vedere che...? Il Comandante dei
Carabinieri non riesce a resistere (peraltro come già programmato
dai due protagonisti) e si sfocia in orrore modalità allusiva, tipo
le tre città della Lombardia di cui nessuno sa fornire il nome della
terza. Seppure tutto messo davanti al lettore, quanto accaduto resta
sfumato e sta al lettore comprendere il come del ragù. Forse un po'
lento nella preparazione (c'è una catena di omicidi disseminata nel
tempo), in vista di un epilogo shock assai bene confezionato.
È subito dietro la mia top five e guida la mia top five
crime.
L'altro racconto più
noto, peraltro amatissimo da una mia collega che si diletta nella
scrittura, è La Tenda Nera. Qui comincia a uscire il
marcio delle forze dell'ordine. Ne Il Lato Sinistro del
Cuore sono prevalenti gli agenti deviati e/o corrotti. Non c'è
spazio per eroi che piacerebbero tanto alla televisione di stato o
alle istituzioni. Tutt'altro. Qui però c'è ancora lotta tra due
fazioni. Un'indagine oscura che parte dai gatti e si gonfia, ancora
una volta tra una risata e l'altra, in un caso oscuro, in odore di
organizzazione segreta, forse addirittura satanica che
ha il suo simbolo in una strana tenda nera. Un prete esorcista cerca
di mettere sulla giusta strada il nuovo Comandante di stazione, ma
muore misteriosamente (evidente omaggio al finale de L'Esorcista).
Chi voleva parlare cambia versione. Il male però, più che
all'esterno, sembra essere all'interno della stazione dei
carabinieri, anche i colonnelli ne sono toccati. Si innesca un vero e
proprio conflitto tra buoni e cattivi. Finale cupo, con epilogo
beffardo per un racconto dal potenziale forse non pienamente
espresso. Il regista Luciano Manuzzi lo pesca da Nero
Italiano e ne trae uno sceneggiato televisivo che esce su Rai 2
nel febbraio del 1996, con Luca Barbareschi e la ex miss Italia Anna
Kanakis. Niente di memorabile.
Gode
di ottima costruzione Cornelius,
forse il migliore per intreccio. Insieme ai due sopramenzionati e ai
cinque miei top, è tra i migliori testi dell'antologia. Costruzione
da giallo, anche se non in versione whodunit.
Qui
ci si chiede cosa succederà, tra gesuiti in collusione con servizi
segreti e alti prelati con il vizio per le belle ragazze.
Tutto viene studiato a tavolino e tutto si svolge secondo programma,
da perfetto orologio svizzero. Bella costruzione. Il villain,
un gesuita agli ordini del Vaticano specializzato in lavori sporchi,
torna nell'affascinante ma non eccelso Jubileo.
Qui
la longa
manus
del vaticano deve intervenire per coprire un segreto che
sconvolgerebbe la gestione del Giubileo in corso: il papa che si
muove tra i fedeli è una controfigura, perché il vero papa è
morto. Per la guardia svizzera che è a conoscenza del segreto non
c'è scampo. Bella la parte nei sotterranei del Vaticano al servizio di una
trama che avrebbe potuto prendere pieghe alla Dan Brown ma,
purtroppo, non lo fa.
Molto
carino Reinhardt
Klotz,
una sorta di Indagine
su un Cittadino al di sopra di ogni Sospetto,
con un gerarca nazista, scomparso nel nulla, che ritorna sul luogo
dell'eccidio per farsi condannare senza tuttavia riuscirci.
Cattivo
e crudo il drammatico È
Notte e sembra che Faccia Ancora più Freddo,
dove una retata condotta dai fascisti a caccia di ebrei celati nelle
abitazioni non consente alla spia di turno di salvare la propria
moglie affetta da un male incurabile. Forse la storia più triste e
cattiva dell'antologia.
Attrazioni
fisiche pericolose per il racconto che da il titolo alla raccolta: Il
Lato Sinistro del Cuore,
che ricorda molto da vicino la seconda parte del film La
Sindrome di Stendahl.
Un investigatore privato, celerino radiato per omicidio colposo
(ancora poliziotti marci, sembra che Lucarelli abbia un rapporto
conflittuale con le forze dell'ordine), viene ingaggiato da una
ragazza molto attraente che non perde tempo a rivelarsi per quel che
è: un transessuale. L'investigatore è chiamato a risolvere l'enigma
dell'uomo che, ogni notte, appare nella camera della cliente, intento
a guardarla. L'indagine si dipana tra strani incidenti stradali e
tentati omicidi capitati ai precedenti fidanzati del transessuale che
nel frattempo ha una tresca col protagonista. Chi è il misterioso
molestatore? Il principale sospettato (un ex fidanzato) viene trovato
impiccato, infine, seppur prevedibile, la soluzione si materializza e
l'indagatore si troverà davanti a un dilemma: denunciare oppure...
Da annoverare nella top ten.

Luca Barbareschi interpreta il protagonista de LA TENDA NERA.
Sono
gialli di qualità, soprattutto per come viene risolto l'enigma
prospettato, Il
Conte ed
Eleonora.
Il
primo è tra i gialli più riusciti, sebbene si chiuda con un finale
tipico per Lucarelli ovvero il protagonista che scopre il mistero legato a una scena del delitto intricata ma, dopo aver svelato il tutto al
responsabile, decide di graziarlo. Più qualitativo Eleonora
(completa
la mia top
ten),
più o meno concepito alla stessa maniera sebbene con tocco allusivo,
che sfrutta la sensibilità particolarmente sviluppata di un
ragazzino cieco (qualcosa del genere, seppure giostrato sull'udito
piuttosto che sul tatto, si leggerà in Almost
Blue)
per ricostruire l'identità nascosta di un killer e monetizzare
quanto scoperto ottenendo un riconoscimento economico per evitare la
denuncia.
L'idea
dei Carabinieri deviati torna alla carica con Omissis
25,
questa volta orchestrata attorno al clima di terrore degli anni
ottanta legato al gladio. Ancora una volta si assisterà a un
confronto tra Carabinieri buoni e Carabinieri cattivi, vinceranno i
primi ma a quale prezzo?
Poliziotti
corrotti al centro del beffardo (ed efficace) Il
Giorno di San Valentino in
cui Lucarelli gioca con il lettore, illudendolo di raccontare una
storia fantastica dalla prospettiva di un uomo defunto che ricorda il
giorno in cui è morto. Il finale, in chiave metaforica, consente al
racconto di distinguersi e riscrive sotto diversa ottica quanto si
era dato per scontato. Di cattivissimo gusto e con gravi problemi di
verosimiglianza (specie alla fine storia) Nero,
dove addirittura il poliziotto è marcio tanto da essere uno
psicopatico che trucida coppiette per frustrazione dopo essere andato
in bianco con la collega.
Carissimo
Oskar è
un distopico che rievoca il dramma dei campi di concentramento (anche
se sembra più di essere in un carcere di massima sicurezza) con un
tocco orwelliano che fa del paradosso il suo punto di forza.
Costruito su uno spunto pressoché identico, ovvero quello di un
soggetto che si finge un altro e alla fine lo diventa (nel caso di
Oskar simulando la scrittura di un detenuto defunto), è Telefono
Sostitutivo dove
un telefono di cortesia diviene fonte di telefonate alquanto
bizzarre, tra femme
fatale,
spacciatori inviperiti e attentatori che cercano tutti una persona
diversa dal possessore del telefono, finendo però per identificarla
con lo stesso. Più riuscito di Carissimo
Oskar
per quel tocco che lo renderebbe perfetto per un episodio di Ai
Confini della Realtà.
Interessanti
altri due racconti che ci fanno riflettere su quanto siano rilevanti
le notizie riservate e personali che non vorremmo fare emergere,
specie quando divengono alternative alla scelta di denunciare o meno
un crimine di cui si è stati testimoni. Lo vediamo con Stazione
Ostiense e
Roma
non far la Stupida Stasera,
due crime
story
dall'epilogo pressoché identico e ingrediente di fondo costituito
dall'egoismo dei protagonisti che preferiscono evitare di denunciare
un omicidio di cui sono stati – a diverso modo – testimoni, pur
di coprire le loro scappatelle amorose. Più riuscito, tra i due,
Roma
non far la Stupida Stasera,
se non altro per il taglio giallo e per la rivelazione finale
(abbiamo un procuratore della Repubblica che si emoziona
nell'intercettare abusivamente le coppiette al Gianicolo, finendo per
ascoltare un omicidio di un serial killer). Emozioni ed eiaculazioni
uditive anche con Quinto
Piano, Interno B, un
erotico sullo stile de La
Finestra sul Cortile
(o se preferite Piedipiatti,
con
la vecchietta “arrapona”) che si chiude con l'arresto di un
ricercato. Una buona gestione dei tempi, per una storia che non
decolla mai e che, alla fine, è mediocre.
Divertenti
sono invece i racconti sui paradossi temporali. Domani
propone un inseguimento, tra scali e voli aerei, finalizzato ad
arrestare un incensurato sospettato di avere collusioni mafiose. Il
fuso orario vanifica il mandato d'arresto, in quanto la data di
emissione dell'atto non è allineata al calendario rendendo impossibile il
documento che sarà spendibile solo il giorno successivo... Medesimi
ingredienti ma gestiti in modo più beffardo per Chi
va Piano, dove
la frenesia dell'inseguimento da parte dei Carabinieri supera
l'effettiva velocità del bandito (non a caso chiamato “Lumegha”)
che si trova a inseguire chi gli da la caccia. Divertissment.
Tempo
giostra
su tematiche simili senza incidere.
Tra
gli altri racconti meritano giusto un cenno L'Appartamento
e
Il
Giudice. Sono
storie sull'ossessione di soggetti in pensione (un poliziotto nel
primo caso, un giudice nel secondo) convinti che dietro la scomparsa
di una donna o la morte di una ragazzina, avvenuta decenni prima, si
celi un omicidio compiuto da un dato sospettato. Nel primo caso
Lucarelli piazza un omaggio evidente a Edgar Allan Poe.
Cerca
e trova l'azione Francisca,
ambientato a Trinidad, dove una seducente mulatta balla inosservata
in un bar dove è a caccia di nuovi amanti. La giovane infatti viene
ignorata da tutti, perché è la fidanzata di un malavitoso che si
nasconde nella giungla. Chi la guarda, viene uccisa dall'uomo. Un
giorno, in paese, arriva un maestro che pare non preoccuparsi degli
avvertimenti del poliziotto del posto. Western caraibico.
Comunisti
e
Los
Fucilados rivelano
– penso di potere azzardare – la passione politica di Lucarelli,
andando a esaltare la componente eroica di chi subisce pestaggi
dall'autorità senza rivelare i nomi dei compagni. Sulla stessa
lunghezza d'onda ma disincantato e disilluso Photoricordo,
dove la passione per gli ideali di sinistra viene corrotta e dominata
dall'imperante capitalismo.
Di
cattivissimo gusto il pornazzo (inutile) con epilogo splatter Un
Chien Andalou che
mi ha ricordato la canzoncina sconcia “Oh
Susanna”,
quella che dice: eravamo
nella valle con le palle ciondolon...
Allucinato
Blue
Suede Shoes che
culmina nell'omicidio del protagonista.
Il
resto è più che trascurabile, con apertura e chiusura
dell'antologia dedicata a due sperimentazioni stilistiche.
CONCLUSIONI
Più
di una ventina di racconti da salvare, con due perle (Julian
e Radiopanico),
una dozzina abbondante di buoni racconti (Il
Silenzio nei Musei, Il Gatto, Etienne, Garganelli al Ragù della
Linina, Cornelius, La Tenda Nera, Il Lato Sinistro del Cuore,
Eleonora, Reinhardt Klotz, Telefono Sostitutivo, L'Uomo che Uccideva
i Sogni e
Il Conte)
e una mezza dozzina di racconti interessanti
(L'Omino
con i Baffi,
Il
Giorno di San Valentino, La Domestica, Domani, Omissis 25
e
L'Appartamento),
seguiti da altrettanti sufficienti (Francisca,
È Notte e sembra che faccia più Freddo, Jubileo, Carissimo Oskar,
Ottobre e
Roma
non far la Stupida Stasera).
Dunque ventisei racconti da salvare su cinquantatré, poco meno della
metà se facciamo un calcolo aritmetico. Va tuttavia considerata la
generosità di Lucarelli che ha proposto anche storie di una pagina o
di pochissime pagine, quasi a operare intermezzi tra un elaborato e
l'altro. È chiaro che il giudizio finale ne risente, andando ad
abbassare la valutazione che si sarebbe potuta dare con una rosa più
concentrata di racconti. Vediamola allora da un'altra prospettiva
ovvero quella di poter inserire in libreria più racconti di
Lucarelli senza rischiare di vedere tagliare proprio uno dei
pezzi a noi più graditi. Promuoviamo allora il volume che, non a caso, ho
riletto dopo venti anni dalla prima lettura. E se non c'è due senza tre, non mi resta che darvi appuntamento per la
pensione, morte permettendo.