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martedì 22 aprile 2025

Recensione Narrativa: I TAROCCHI LOVECRAFT - I Miti di Cthulhu Raccontati Attraverso gli Arcani Maggiori.

Autore: AA.VV. a cura di Strani Aeoni.
Anno: 2025.
Genere:  Antologia Horror.
Editore: Colomo' Editore.
Pagine: 230.
Prezzo: 15.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Ennesima proposta del prolifico gruppo indipendente, aperto a chiunque voglia collaborare e abbia passione e talento per la scrittura creativa, riunito sotto il nome Gruppo Telegram Lovecraft Italia, altrimenti noto come Strani Aeoni. Un collettivo in continua espansione che, ne siamo certi, crescerà di qualità e livello al passare delle stagioni.

I Tarocchi Lovecraft rientra nella dozzina di antologie che il Gruppo conta di mettere sul mercato nella stagione 2025, con un ventaglio di proposte che vanno dal weird, ai Miti di Cthulhu passando per la fantascienza e l'avventura.

L'antologia in questione sposa i miti di Cthulhu alle figure degli Arcani Maggiori dei tarocchi, tanto che nessuna storia risulta dotata di un proprio titolo essendo questo sostituito dal nome del tarocco rappresentato (anche da un'illustrazione interna garantita a ciascuna carta). Il risultato finale è apprezzabile, sebbene alcuni racconti acquisiscano valenza di meri esercizi di stile. A giocare contro, in tutta probabilità, la scelta di limitare il numero degli scrittori coinvolti, appena sette a fronte dei venticinque racconti (presente un doppio racconto dedicato al medesimo arcano, una wild card e un divertissment), e la curiosa sfida di estrarre a sorte le varie carte affidandole al sorteggiato di turno con l'incarico di inventare una storia dai contorni orrorifici riconnessi a Lovecraft (in realtà ci sono alcune eccezioni) e, al tempo stesso, alla carta di riferimento. 

Tra i nomi più noti spiccano Paolo Sista (che firma cinque racconti) e Flavio Deri (cinque racconti anche per lui), mentre colpisce il tentativo di Mauro Palazzi (cinque racconti anche per lui) che, di testo in testo, cambia sempre di stile proponendo racconti dal lessico antiquato, racconti in rima e persino un racconto comico dai contorni altamente grotteschi e derisori. Tra le più ispirate, invece, brilla la barese under 30 Federica Baldi, una classe '96 che definirei la rivelazione del lotto soprattutto alla luce della scarsa esperienza rappresentata da un curriculum che annovera (in biografia) solo la partecipazione a L'Orrido Verde.

Lo stile dei racconti è elegante, sebbene manchi qualcosa in editing (giusto in un pugno di racconti) tra refusi, parti di frasi modificate senza cancellare le parti precedenti (così da essere compresenti le due versioni oggetto di modifica) e un racconto con continue e ingiustificate variazioni delle coniugazioni verbali tra imperfetto, passato prossimo, presente e passato remoto.

Sul versante dei contenuti, predominano i racconti horror, in qualche caso grandguignolesco, non sempre connessi a Lovecraft che, a ogni modo, è sicuramente il riferimento di base. Largo uso della prima persona, aspetto che tende sovente a sacrificare la narrazione degli eventi a beneficio dell'introspezione e della filosofia esistenziale.

NEL DETTAGLIO

Tra tutti i racconti si distingue La Stella della giovane Federica Baldi che rappresenta la sintesi dei quattro racconti dalla stessa proposti, tutti incentrati sul tema della donna costretta all'interno di un corpo umano non proprio in attesa di rivelarsi per ciò che in realtà è ovvero un'entità aliena. Forse è il miglior testo dell'antologia, con rimandi al Necronomicon e ai cieli costellati da stelle aliene che si sovrappongono al firmamento terrestre. Epilogo grandguignolesco ben calibrato che conduce alla metamorfosi del corpo. Davvero un bel racconto.

Sulla stessa falsariga e di livello discreto anche Il Bagatto, che giostra il tutto sulla presenza di un grande antico costretto da un sortilegio a vivere, sotto spoglie umane, al fianco di un professore, finché qualcuno non romperà il sortilegio, e La Papessa, il racconto più lungo dell'antologia, forse un po' prolisso (e con qualche rimando a Il Segno di Gianfranco De Turris) in cui una giovane, a poco a poco, scopre di essere discendente di una razza aliena con i tratti umani destinati a soccombere in favore della nuova veste ittica.

Dietro la Baldi, fornisce prova solida Mauro Palazzi, molto apprezzabile per il tentativo (riuscito) di variare continuamente stile e contenuti dei racconti. Dei suoi cinque racconti centra il bersaglio il “classico” e weird La Temperanza che utilizza gli stilemi del genere (il sogno lucido, il collegamento materiale tra sogno e realtà che spiazza il lettore e riscrive il tutto) per narrare una storia contro la pratica della caccia con tanto di mostri enormi dal vago retrogusto nipponico (penso ai film di Ishiro Honda). Un buon racconto. Buono poi per lo stile antiquato Il Matto, che ben rappresenta la carta di riferimento per effetto di un'eccellente descrizione del villain. Il soggetto, pur se inflazionato, parla di sacrifici in favore di entità superiori e di una strana prole ibridata.

Inusuale L'Appeso, una sorta di fiaba scritta in rima che nulla ha a che fare con Lovecraft e che ben figurerebbe in un libro di fiabe. Memorabile anche La Torre, un divertissment che si prende gioco delle perizie del tribunale civile, tra consulenti di parte e CTU, pescando in tutta evidenza in un passato giuridico dell'autore.

Classico L'Innamorato dove la morte della sorella della ragazza del protagonista innesca una serie di eventi bizzarri che ruotano attorno a una setta. L'eroe di turno dovrà sfidare gli adepti del culto e recuperare la propria amata ormai adagiata su un altare sul punto di essere trafitta da una speciale lama. Super inflazionato, ma carino e con un epilogo beffardo.

In forma anche Sergio Poli, pur se autore di due soli racconti. Il suo Il Carro ricorda il racconto Il Viaggio della Nonna di Anders Fager (contenuto in Culti Svedesi) e offre validi momenti onirici, proponendo una spedizione di due camionisti che culmina con la scoperta di un trasporto speciale di natura sovrannaturale. Tra i miei tre racconti preferiti del volume.


Punta al pittorico in salsa Beksinski Stefano Sbaccanti con il post-apocalittico L'Imperatore, tra i meno lovecraftiani dell'antologia, dove una civiltà ormai collassata e in balia della distruzione.


Altalenanti le prove dei due più esperti della compagnia. Paolo Sista garantisce sempre stralci altamente visionari che, sovente, sono messi al servizio di storie che propongono vagabondi, tossici, alcolizzati che contribuiscono con i loro vizi a rendere allucinatorie le varie storie. Piace La Forza, con l'ottima idea dei libri che, tramite la copertina, rilasciano visioni ai possessori senza più necessità di dover essere letti. Noir in salsa pulp invece Il Papa, dove lo splatter regna sovrano. Una commissione da parte di un cliente anonimo induce un boss della mala americana a recuperare uno strano libro la cui lettura trasforma in sanguinari killer i lettori. Si orienta più sull'ironia La Giustizia, un teen horror non privo di soluzioni visive degne di un trip alimentato dall'abuso di LSD.


Gioca tutto su atmosfera e descrizioni, soventi predominanti al soggetto, Flavio Deri, che colpisce soprattutto con L'Imperatrice, un racconto che pare omaggiare Into the Pit (“Nella Fossa”) di Richard Laymon, contrapponendo le divinità egizie (finite prigioniere di un pozzo) a Nyarlathotep che promette di venire in loro soccorso ma a patto che ricusino il bene. Bella gestione e ottima conclusione.

Di qualità anche La Morte, un racconto storico ambientato nella provincia pisana che riscrive le coordinante di un'epidemia di peste a beneficio di un male che trasforma in bestie i contaminati. Niente male.

Più convenzionali le altre storie. Guarda a Le Furie di Boras di Anders Fager, senza tuttavia prendere la via dell'erotismo, Il Diavolo, con la sua ambientazione silvana. Sullo stesso stile L'Eremita, sempre incentrato su una ricerca in ambientazione silvana. Cerca la contaminazione fiabesca il melanconico Il Sole, che pone al centro della storia il rimpianto e una storia d'amore spezzata dalla malattia. Il testo è penalizzato da una gestione ballerina delle coniugazioni verbali.


Mi sono piaciuti meno i racconti di Elena Baila, non che siano mediocri. La Ruota della Fortuna, su tema similare ma meno strutturato rispetto a Il Mondo di Sergio Poli, vede due amanti finire rapiti da un Nyarlathotep che rivela la natura semi-umana della ragazza (imparentata con i Mothman) e uccide il fidanzato per accoppiarsi con la stessa e concepire ibridi. Preferibile La Forza, una metafora sul potere persuasivo e manipolatorio delle televisioni nel campo della promozione e della vendita dei prodotti.


CONCLUSIONE

Dunque un'antologia interessante, superiore alle attese, che ha il merito di proporre racconti veloci (media di nove pagine l'uno), confezionati con uno stile elegante al servizio di contenuti lovecraftiana senza esserne troppo debitori. Merita un'opportunità, visto anche l'onesto prezzo di vendita.

 


"E' quello che capita quando non si conosce una cosa, una persona, o peggio quando non la si comprende, la si etichetta con definizioni semplici, che, in un certo qual modo, ci acquietano. Ecco che allora un uomo che veste con abiti strambi dai colori sgargianti, che parla per enigmi e si comporta in maniere a noi poco consone, viene catalogato come una persona senza il dovuto senno e codesta favella ci si confà."

lunedì 21 aprile 2025

Recensione Narrativa: GLI APPETITI DI TRNT-ASY'HH E ALTRE STRAVAGANTI VICENDE LODIGIANE di Roberto Del Piano.

Autore: Roberto Del Piano + 2.
Anno: 2023.
Genere:  Antologia Horror.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 120.
Prezzo: 12.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Omaggio “anti-accademico” di Roberto Del Piano alla narrativa di H.P. Lovecraft, in linea a quanto fatto da Andrea Berneschi (qua la recensione di alcuni racconti raccolti nell'antologia del 2024 Abissi del Tempo e dello Spazio https://giurista81.blogspot.com/2024/07/recensioni-narrativa-abissi-del-tempo-e.html). Del Piano, noto soprattutto come bassista elettrico legato al mondo del jazz degli anni settanta, parte dagli insegnamenti degli scrittori facenti parte del cosiddetto “circolo lovecraftiano” e contribuisce ad ampliare il pantheon dei Grandi Antichi col suo Trnt-Asy'-hh altrimenti detto “Tarantasio”, un'entità decerebrata che vivrebbe nei sotterranei di una misteriosa cappella nel lodigiano. L'essere, definito un “Antico minore”, è assistito direttamente da un Nyarlathotep mutaforma, capace persino di assumere sembianze umane (il signor Niarlo Toteppi!?) e di penetrare nei sogni dei lodigiani al punto da influenzarne il voto alle elezioni comunali (evidente critica delle modalità attraverso le quali i cittadini scelgono i propri rappresentanti e, al tempo stesso, i partiti politici coloro che possono garantire voti a prescindere dalla loro natura). Proprio in quest'ultimo aspetto viene a brillare il poker di racconti di Del Piano, che trovano il loro epilogo nel delirante contributo di Andrea Cattaneo (apprezzato dal sottoscritto in occasione della lettura dell'antologia Animali Notturni: https://giurista81.blogspot.com/2024/07/recensione-narrativa-animali-notturni.html). La parodia, l'ironia e la satira socio-politica si intrecciano con una sottotrama che porta Lovecraft sull'inusuale versante erotico/pornografico. Trnt-Asy'-hh infatti vive nutrendosi di sperma umano (che è poi anche il seme da cui nasce la vita degli uomini) e per farlo porta all'estasi i cittadini di Lodi che si fanno irretire dai suoi richiami. Trama dunque folle, ma divertente e narrata con uno stile leggero, sufficientemente colto, che evita di scadere (nonostante alcune scene memorabili che mai avevo letto in un'opera del genere) in un lessico inquinato dalle scurrilità.

Tutto parte dal rinvenimento di un volumetto firmato von Junzt (direttamente dalla narrativa di Lovecraft), in cui si parla di una mitologica creatura che vivrebbe nei sotterranei di Lodi. La lettura del testo provoca una serie di sogni erotici che finiscono per condurre il ritrovatore del testo nella tana in cui il mostro, ovviamente tentacolare come nella più classica delle tradizioni lovecraftiane, vive davvero. Il racconto Trnt-Asy'-hh (segnalato qualche anno fa al Premio Hypnos) apre il via a una tetralogia di brevi racconti (per un totale di una sessantina di pagine scarse) e viene superato in qualità dallo scatenato Non è Facile Fare il Vicesindaco a Lodi, un racconto squisitamente pazzesco e dissacrante in cui Del Piano ironizza anche sul presunto “razzismo” del Solitario di Providence, utilizzando quale profeta della corruzione dei costumi un colored venuto dal nulla che finisce per essere eletto alle elezioni comunali con un plebiscito tale da ricevere la carica di “vicesindaco”. Qui entra in scena il protagonista della serie che è lo stesso Roberto Del Piano (che si autodefinisce “una curiosa figura di musicista d'avanguardia con interessi anche nella letteratura del bizzarro e dell'orrore, una persona colta e gentile”), supportato dalla moglie e dalla gatta Albertina che balza da una dimensione all'altra scatenando un vero e proprio esercito di gatti. Evidenti i richiami a The Cats of Ulthar ma anche al recente I Predatori dell'Abisso di Ivo Torello. Saranno proprio i gatti, infatti, a mettere in fuga gli adepti allupati di un Trnt-Asy'-hh abbandonato persino da Nyarlathotep, stanco dell'idiozia umana.

L'odio amore per Lodi diventa dunque palpabile. La città lombarda, di cui sono originari i tre scrittori del testo, viene descritta nelle sue particolarità logistiche, eppure dissacrata e paragonata ai luoghi teatro delle vicende di Lovecraft (si pensi a Innsmouth). Così come il mostro è decerebrato tanto da essere definito la “parodia di un Dio”, Lodi viene descritta una “sonnolenta parodia di città”.

Ne viene fuori una tetralogia che trova la via dell'originalità pur muovendosi su una matrice classica. Curioso il criptico epilogo di Cattaneo (bravo a tracciare i  momenti più horror dell'intero testo, come un gruppo di pseudo bambini intenti a divorare una nutria) che, addirittura, amplifica la “follia” delle storie di Del Piano con un vero e proprio trip (gatti parlanti, rilevatori geiger ideati da gatti, donne morte da settantacinque anni misteriosamente in vita etc) che non troverà una vera e propria conclusione.

Dopo i cinque racconti interconnessi, tanto da poter essere considerati un'opera unica, il volume viene ultimato da un ampio racconto di Cesare Buttaboni (circa metà libro), conosciuto soprattutto come recensore di libri del fantastico e di album heavy metal. Buttaboni riesce a combinare saggistica e narrativa in un riuscitissimo mix che riconduce i contenuti lovecraftiani nell'alveo accademico. Il suo La Maschera di H.P. Lovecraft è un omaggio piuttosto classico, che fa il verso ai racconti già pubblicati dallo stesso autore in Grimoria (qua la mia recensione https://giurista81.blogspot.com/2024/07/recensioni-narrativa-grimoria-di-aavv.html), sebbene lo stile appaia più moderno e leggero. Buttaboni propone, attraverso l'artificio della registrazione inserita in un album musicale ascoltato alla rovescia (super classico), un messaggio inedito di H.P. Lovecraft, impresso poco prima della morte, in cui il Solitario svela i misteri del dietro le quinte dei suoi racconti. Leggenda (Lovecraft profeta di una setta legata alla Saggezza Stellare, il viaggio in Italia sulla scia di Road to L) e realtà (ex il nonno affiliato a un'organizzazione segreta di stampo esoterico) si mischiano e aprono la via alla vicenda di un collezionista lodigiano che va a caccia in quel di Londra del mistero legato a un disco pubblicato in 33 copie dietro cui si scoprirà muoversi un'oscura setta iniziatica. Tutto molto coinvolgente e affascinante. Seppur classico, si tratta del miglior racconto di Buttaboni che trova persino la via per omaggiare i voli astrali de The House on the Borderland e, per certi versi, superare il nichilismo di un Lovecraft che sopravvive (oltre la morte) nello spirito mentre la materia attorno a sé si sgretola. Memorabile la parte nel cimitero dei grandi maestri del fantastico.

Un buon prodotto, in definitiva, licenziato da una Dagon Press che esce dalla sua "solita" comfort zone (si pensi ai racconti del valido Fabio Calabrese) per provare ad abbracciare il campo dell'ironia dissacrante e sfrenata. Consigliato ai cultori del solitario che non siano così ortodossi da reputare sacrilega la scelta di parodiare il Maestro.

 
L'autore Roberto Del Piano.
 
"Il decerebrato Trnt'asy-hh, divinità adeguata al livello medio degli abitanti della città."