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mercoledì 2 ottobre 2024

Recensione Narrativa: RACCONTI D'INCUBO a cura di Gabriele La Porta.

Autore: AA.VV..
Curatore: Gabriele La Porta.
Anno: 1988.
Genere:  Horror / Onirico.
Editore: Newton Compton.
Pagine: 304.
Prezzo: Fuori catalogo.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Seconda di due antologie curate nell'arco di dodici mesi (1987/88) dal critico letterario - e soprattutto famosissimo giornalista RAI – Gabriele La Porta per la Newton Compton Editori. Evidente il tentativo di rendere letterario il fantastico proponendo qualcosa di diverso dai racconti anglofoni. È interessante notare, più ancora della prima delle due antologie (Racconti di Tenebra), il coinvolgimento di nomi che col fantastico – in apparenza - hanno poco da spartire. Vengono meno firme di specialisti quali Marco De Franchi e Riccardo Reim, mentre pullulano giornalisti, attrici, conduttori e dirigenti legati al mondo della Rai. Spiccano le firme di celebrità del fantastico quali Gianfranco De Turris e di scrittori che si sono fatti un nome col genere quali Roberto Genovesi e Stanislao Nievo, ma in particolar modo compaiono molti outsider tra cui sorprendono le firme dell'attrice Maria Rosaria Omaggio e del cantautore Mario Castelnuovo, assai più conosciuti in altro ambito.

Ecco che ne viene fuori un lotto di venticinque racconti piuttosto eterogenei che guardano, perlopiù, a un orrore edulcorato di matrice onirica. Il titolo dell'antologia, Racconti d'Incubo, rappresenta molto bene il contenuto del testo. Molti dei racconti, infatti, danno sostanza a incubi notturni, talvolta prodotto di veri e propri sogni pesanti. Vi sono anche alcuni gialli, una storia realmente accaduta rimodulata in chiave narrativa (la tragedia di Vermicino filtrata dalla poetica di Stanislao Nievo e il suo Il Pozzo), una satira che lancia strali assai velenosi e polemici sul mondo dei concorsi narrativi e della critica letteraria (il graffiante Francesco Grisi con Lunga Vita alla Poesia) e persino un racconto fantascientifico. La maggior parte dei racconti, tuttavia, verte su ghost stories, storie di demoni, streghe, assassini e persino uno spiccato omaggio (Il Dottor Faust e il Mistero della Casa Blu) alla figura del golem. 

Gabriele La Porta sembra chiedere ai suoi autori una cifra autoriale, un quid che renda i vari contributi un qualcosa di diverso rispetto all'ordinaria narrativa commerciale. In altre parole, si respira un tentativo di creazione “letteraria” piuttosto che narrativa, dove lo stile tende ad avere un ruolo paritetico, se non prevalente, sui contenuti. Tutto ciò non deve sorprendere, visto l'elevato numero di intellettuali coinvolti nel progetto

La Porta, scomparso nel 2019, è stato uno dei volti più popolari della Rai. In servizio per quarantadue anni con ruoli apicali -direttore di Rai 2, primo direttore di Rai Notte e conduttore di trasmissioni culturali - è stato definito “il più longevo dirigente della storia della televisione pubblica italiana”.

Cultore di esoterismo, ha pubblicato saggi quali La Magia (1998), Storia della Magia (2001), Dizionario dell'Inconscio e della Magia (2008). Ha inoltre condotto speciali televisivi come Edgar Allan Poe e Alla Ricerca di Dracula (1992). Proprio questa passione per il fantastico lo ha spinto a provare la via della curatela di antologie interamente composte da scrittori italiani presi in prestito da altri contesti. Un apporto di esperienze diverse che ha portato a plasmare un lotto sperimentale, a tratti curioso, che sarebbe stato bene promuovere anche se, in tutta probabilità, a suo tempo (figurarsi oggi) respinto dal pubblico di lettori abituati a un certo tipo di narrativa.

Personalmente, ho apprezzato almeno una decina di racconti, mentre ho trovato deludenti gli altri, vuoi perché più concentrati sullo stile o perché non troppo convincenti per trama. A ogni modo, la costante per tutte le storie è l'eleganza e la dotta padronanza di cui si fanno portatori tutti i coinvolti nel progetto, ivi compreso il diciottenne (Michele La Porta) figlio del curatore che, pur non scrivendo un racconto memorabile, sfoggia un invidiabile lessico (specie se si valuta la giovanissima età).

RECENSIONE SPECIFICA

Due sono le perle raccolte.

Pierfelice Bernacchi, giornalista Rai studioso di religioni e di esoterismo, presenta uno dei racconti più di “genere” del lotto: Astarte: il Genio del Venerdì. Sette sataniche, diavoli, viaggi in cunicoli sotterranei tra topi e pipistrelli, braccati da cani famelici. Questo e altro per una storia a suo modo anticipatrice, per tematiche e costruzione, dei romanzi di Dan Brown – con tanto di antefatto in linea con quello attraverso il quale si aprirà Il Codice da Vinci. Bernacchi miscela molto bene mystery, azione e orrore, attingendo dal suo know out in campo esoterico e di storia delle religioni. Ne deriva un'ottimo elaborato che guarda alla parte finale di Phenomena di Dario Argento (fuga nei cunicoli infestati da teschi, fango, topi e blatte) e, al tempo stesso, gioca attorno a un tentativo di decriptazione della rivelazione dell'Apocalisse di San Giovanni. Chi è l'anticristo? Molto affascinante, adatto a un pubblico appassionato di gotico moderno.

Più letterario, ma non di caratura inferiore, Da Lucia del dirigente Eni Paolo Andreocci. Qui si assiste al tentativo di rendere letterari gli stereotipi del patto diabolico e della ghost story, al fine di proporre un omaggio alla narrativa vista come un qualcosa in grado di rendere immortali i suoi protagonisti: gli scrittori. “Leggere è solo dialogare. Un libro è la parola cristalizzata di un uomo come noi, che come noi ha sofferto ed amato, sperato e costruito. Non mi meraviglia affatto che qualcuno passi la vita a colloquiare con i propri simili. Sono morti? E che fa? Uomini sono, dai quali soltanto ci dividono il luogo e il tempo... Gli uomini possono comunicare tra loro anche attraverso i secoli. Il tempo non esiste!” Una conclusione che porta a negare, insieme al tempo, la morte. Racconto molto bello, impreziosito da una seconda sottotraccia: l'idea delle letture parallele. Un cultore di narrativa ha pensato bene di utilizzare i suoi libri per estrapolare frasi che, decontestualizzate, danno vita a un'opera nuova da “(ri)montare” attraverso il ricorso di una specifica chiave di lettura. Tanto romanticismo e nostalgia, per un racconto che propone un interessante momento onirico e una buona dose di mystery.


Sprigiona potenza visiva lo sfuggevole La Nave dei Dannati del critico cinematografico Franco Valobra, un racconto che lascia molto all'immaginazione dei lettori limitandosi a tratteggiare un contesto apocalittico in cui tutto resta sfumato. Un naufrago ha smarrito la memoria e non sa capacitarsi della sua presenza su un'isola deserta e bersagliata da un tifone e dalla caduta di un astro di fuoco che incendia tutto. Rimasto solo in compagna di una pecorella che sembra assisterlo, vaga tra animali che corrono nel bosco in cerca di una via di fuga. L'idea che ho avuto è quella di essere alle prese con una parabola simile a quella dell'estinzione dei dinosauri (sebbene qua gli animali siano quelli comuni), in cui sembra alludersi alla situazione esistenziale degli esseri viventi in balia dei giochi di creature superiori (qua rappresentati dai militari di un battello che giunge a salvare i superstiti). La presenza di una villa porterà il protagonista a pensare di essere una cavia di un qualche esperimento. Alla fine tutto resta sospeso in ossequio a una matrice freudiana di valenza metaforica.


Non può poi non brillare il “Maestro” Gianfranco De Turris con un omaggio lovecraftiano (Il Segno) sviluppato e gestito in maniera personale. Una vacanza estiva con moglie e figli si trasforma, per un intraprendente turista appassionato di immersioni subacquee, in un'occasione di scoperta di una “realtà” diversa, sebbene adiacente alla “nostra”. Ottima la gestione, tra suggestioni, intuizioni, sogni e realtà, fino alla rivelazione dell'impronta umana palmata riscontrata sul fondale marino.


Sorprende Maria Rosaria Omaggio con un racconto (Non Dire Solite Donne) sullo stile di quelli di Maurice Renard; un giallo dai risvolti horror che miscela il tema delle maledizioni demoniache a quello dell'amore impossibile. Che mistero si cela dietro al rapporto che una nota pittrice intrattiene con i suoi sette alani? Una fiaba contemporanea dal nefasto epilogo.


Prende la via bradburiana Roberto Genovesi con Fermata a Richiesta, un giallo che sposa la via dell'horror prendendo l'abbrivio da un'indagine impossibile in cui un poliziotto indaga su un bizzarro incidente stradale dove, pur non sapendolo, è deceduto lui stesso. Bello il finale, in cui un autobus impazzito condotto da un autista fantasma finisce per piombare in un dirupo.


Tra i racconti più articolati vi è quello del curatore, Il Dottor Faust e il Mistero della Casa Blu, che riporta in scena la figura del Golem, seppur contaminata dal mito di Frankenstein (ovvero l'archetipo della creatura assemblata con pezzi di cadavere trafugati dai cimiteri). La struttura segue gli stilemi del giallo, caratterizzato da un'indagine che ruota attorno alla scomparsa di una serie di ragazze prossime a convolare a nozze. Siamo nella Praga di inizio novecento, in un clima di odio verso gli ebrei che si scopriranno essere vittime dei piani di un alchimista che agisce per finalità esistenzialiste. Ottimo l'onirico inizio, di matrice labirintica, meno invece il movente del folle che ha riportato in vita il golem. La Porta propone un villain nichilista che, per certi versi, ricorda il prete di Non si Sevizia un Paperino di Lucio Fulci. “La vita è dolore, non osservi che gli uomini passano da un affanno all'altro. Non rifletti sul dolore di guadagnarsi il pane, di crescere i figli e poi gli spasmi delle malattie, delle carestie, delle miserie della guerra? Si, questa è quella che tu chiami vita: una successione inarrestabile di afflizioni.” Il villain vede così nell'amore un'illusione nonché la benzina che consente alla vita di andare avanti mentre, a suo dire, l'unica salvezza è la morte.


Un interessante giallo, tutto gestito nella forma di un monologo che un imputato rende al giudice istruttore, è La Garanzia di Massimo Rendina (direttore del primo telegiornale Rai) che propone un ménage à trois incentrato su un contratto (che sarebbe nullo nella realtà) avente a oggetto l'impegno di un nullatenente di sacrificarsi, a richiesta, per fornire gli organi necessari al riccone a cui ha garantito, in cambio di benessere immediato, l'eventualità di disporre del proprio corpo per salvare la propria vita. Finale beffardo.


Mostra infine una grande tecnica espositiva Annibale Paloscia, capo redattore dell'Agenzia Ansa, che con eleganza plasma Le Porte della Notte, un'avventura ambientata nella giungla. Sembra uno di quei racconti ambientati in Asia che Gustav Meyrink scriveva per Simplicissimus. Sciamanesimo e reincarnazione degli spiriti dei trapassati negli animali sono il leitmotiv.


Questo, a mio modesto parere, il top dell'antologia che, per il resto, si snoda tra ghost story e gialli. Tra le prime si segnala Velcha di Mario Castelnuovo, una storia stile Edgar Allan Poe dislocata su tre periodi temporali, che cadenzano l'inesorabile approssimarsi di una morte umanizzata nei contorni di una donna emersa dalle nebbie di un paesino agreste. Su coordinate simili si muove Michele Giammarioli con La Nebbia, storia abbastanza prevedibile che ripropone l'idea (già letta con Genovesi) dell'uomo morto in un incidente stradale che continua a muoversi tra i vivi non rendendosi conto di essere deceduto.


Killer e balli carnevaleschi sono al centro di Arlecchino all'Inferno di Paolo Mosca (propone una festa in maschera libertina e perversa dove tutti si lasciano andare alle tentazioni meno una donna vestita da suora che, per sottrarsi al dileggio e a un tentativo di stupro, ucciderà arlecchino) e di Il Sogno, Il Sangue e L'Amore di Gianni Biasich, dove entra in gioco il tema dell'adolescenza, rappresentata da un ragazzino un po' trascurato dai genitori che assiste, scioccato, all'assassinio della baby sitter salvo poi scoprire che è stato tutto un gioco, forse...


Vittorio Sozzi, sul modello de Il Settimo Sigillo, propone Gioco senza Fine un racconto freudiano (da cui viene tratta l'idea della copertina) che combina il tema del labirinto con quello della partita a scacchi tra un uomo e un'entità superiore. Interessante l'epilogo in cui il giocatore si ritrova all'interno del campo di gioco.


Tra i più perversi e inquietanti figura La Maga di Dario Bellezza, racconto in cui lo stile tende a prevalere sui contenuti. Un buon epilogo, venature erotiche malate che ruotano attorno a una maga, versione vecchia befana, che costringe giovani ragazzi a intrattenere rapporti sessuali con lei.


Si va dalle parti del giallo con lo sperimentale Verde da Morire di Anna Mirabile (elaborato di denuncia che cambia di continuo registro, passando dall'incubo all'artificio letterario che si traduce nella concretezza della realtà) e il modesto A Morte i Ciclisti di Mario Lunetta, un'indagine su una catena di omicidi a danno di ciclisti abbattuti dai colpi di una carabina.


Troppo intricato Identikit di una Notte di Italo Moscati, costruito su un tradimento che si deforma in una visione allucinata che distorce gli accadimenti proprio come avverrebbe in un incubo. Contorto anche Nascita Eterna di Maurizio Persiani che gioca su un bambino che vive simultaneamente più esistenze dislocate tra presente, passato e futuro.


Tra i meno riusciti citerei Il Viaggio di Serena Caramitti, sia per non essere originale sia per non essere ben gestito. Il riferimento è La Sentinella di Frederic Brown ma, a differenza del capolavoro dello scrittore americano, gli indizi disseminati nel testo non sono onesti verso il lettore. L'idea è quella di proporre la discesa di una coppia di alieni – venusiani – che si imbattono in un mondo futuro terrestre, dominato dallo smog, e dai veicoli che vengono erroneamente e ingenuamente (visto che si parla di un popolo dotato di astronavi più evolute delle nostre) reputati animali. Modesto.


Tra i peggiori (per contenuto, non certo per stile), Un Bel Racconto, del figlio del curatore che fornisce la sensazione di menare il cane per l'aia – come peraltro dice lui stesso all'interno del testo – per presentare un racconto senza bussola. Simpatico per l'autoironia metaletteraria, ma nulla più.


Interessante ma non ascrivibile al rango di racconto Il Pozzo che, con stile giornalistico, ripropone la tragedia del Vermicino (la caduta di Alfredino nel pozzo). Scelgono la via della satira invece Lunga Vita alla Poesia di Francesco Grisi e I Miracolati, attraverso il quale Franco Cuomo propone un Gesù ritornato dalla morte ma deluso della reazione dei soggetti che hanno goduto dei suoi miracoli.


In conclusione un'antologia di racconti prevalentemente fantastici che riscrivono il genere in un'ottica italica, cercando di rendere letteraria la narrativa di intrattenimento. Un progetto che si sarebbe dovuto incentivare ma che, ahimé, è naufragato per un numero non esaltante di copie vendute (così deduco e immagino). Da notare il forte coinvolgimento del personale Rai. Ad avercene, oggi.

 
Il curatore Gabriele La Porta.
 
"La Verità, come la Libertà e la Virtù, non si concede, ma deve essere ricercata e conquistata. Qui sta la Sapienza. Chi ha intendimento calcoli e trovi il numero!"

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