Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

mercoledì 11 ottobre 2023

Recensione Saggi: SPARTAK MOSCA di Mario Alessandro Curletto.

Autore: Mario Alessandro Curletto.
Anno: 2020.
Genere:  Saggio Sport / Storia.
Editore: Fila 37.
Pagine: 113.
Prezzo: 14.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Acquistato al Pisa Book Festival 2023, durante la supervisione tra gli stand degli editori. Determinante a catturare la mia attenzione è stato un nome che per me è sinonimo di adolescenza e studio particolareggiato nonché approfondito dei calciatori degli anni novanta. Quel nome è SPARTAK, come la squadra di fantacalcio con cui detti avvio a una lega da me presieduta e risalente a trent'anni fa (la mia seconda squadra, in origine, era chiamata TORPEDO).

Pubblicato dalla casa editrice romana Fila 37 (editore molto interessato ai saggi e alla narrativa sportiva), il volume di Mario Alessandro Curletto, professore di slavistica presso l'Università di Genova, traduttore - tra gli altri - di Bulgakov e Turgenev, ma soprattutto esperto di calcio sovietico (di lui si ricordano, sempre per la Fila 37, Yasin e Futbolstrojka), pone la luce sulla nascita della celebre e titolatissima polisportiva Spartak Mosca e soprattutto sull'avvento del calcio in Russia e nell'Unione Sovietica. Un viaggio che va dal 1898 (anno in cui il football arrivò in Russia) fino alla morte di Stalin, seguendo soprattutto le sorti dei fratelli Starostin, vera e propria anima dello Spartak Mosca delle origini. Un viaggio costellato di sogni, riscatti, gloria, ma anche di paura, repressione, soprusi e invidie dovute allo strapotere della squadra (rivoluzionaria anche per aver introdotto il ruolo dell'allenatore in Unione Sovietica nonché il cambio di modulo rispetto allo scriteriato schema locale).

Il taglio espositivo è semplice e accattivante, con capitoli brevi che regalano aneddoti non solo sulle partite e sui piazzamenti dello Spartak (la cui nascita è preceduta dalla formazione di altre società), ma anche sulla società civile sovietica, sugli apparati burocratici, sulla gestione dello sport e sulle contraddizioni accompagnate dalle “follie” gestionali dei leader politici sempre più presi da favoritismi, antipatie personali e persecuzioni ad personam degne di un romanzo del calibro de Il Processo di Kafka. Giudici corrotti, capi d'imputazione totalmente inventati per far fuori rivali sportivi o politici e un atteggiamento tutt'altro che diretto a ricostruire la verità. Uno dei fratelli Starostin, dopo aver spiegato l'arguzia attraverso la quale era riuscito a smontare ogni capo di imputazione, commenta:“Una volta finiti nelle mani del NKVD non si poteva sperare di uscire assolti. Inoltre sussisteva sempre il pericolo di vedersi condannare senza processo, con un semplice provvedimento amministrativo preso dalla cosiddetta trojka.” Ed ecco quindi comparire una nuova accusa di cospirazione, per aver avanzato apprezzamenti alla società capitalistica.

Favolosa (quanto esemplificativa della mancanza di coordinazione tra gli uffici dello Stato) la parte in cui al più famoso dei fratelli Starostin, dopo aver scontato dieci anni di lavori forzati (passati, sotto copertura, ad allenare le squadre locali perché ogni generale o colonnello dei campi aveva la sua squadra di calcio e ci teneva a battere quelle dei colleghi), viene inflitto dall'NKVD il divieto di dimora a Mosca, sebbene il figlio di Stalin lo faccia costantemente rapire dai suoi uomini perché lo vuole a Mosca per allenare la sua squadra legata all'aeronautica militare. Un braccio di ferro tra Stalin jr e Berija (capo del COMMISSARIATO PER GLI AFFARI INTERNI nonché sostenitore della DINAMO MOSCA), che porterà Starostin a dormire nel letto di Stalin per diverse settimane, ma anche a essere perseguitato dalla polizia moscovita in una lotta kafkiana giunta al capezzale del dittatore.

Se i primi anni dello Spartak sono ben centrati, manca un'analisi sullo Spartak del dopo guerra. Non pensiate di trovare notizie dei campionati sovietici dal 1945 al 1992 oppure un'analisi tecnica dei vari giocatori. Curletto è interessato alle sorti dei fratelli Starostin, divisi per volontà politica e costretti a non vedersi per una dozzina di anni, così da togliere linfa allo strapotere della squadra. Vediamo sfilare personaggi che abbiamo imparato a conoscere nella Storia con la “S” maiuscola, quali Molotov (uno dei firmatari del patto di non aggressione tra Urss e Nazisti), Lenin e Stalin, tra campi di periferia, sfilate in pompa magna con lo Spartak che si esibisce in Piazza Rossa davanti a Stalin facendogli conoscere il calcio, e ancora stanze di tortura, gulag e interrogatori. Notevole la descrizione della prima partita giocata a Stalingrado, dopo lo scempio della guerra, con lo Spartak Mosca chiamato a onorare l'impegno al cospetto della squadra locale. Una partita presentata con stile sensazionalistico, con tanto di pallone della gara calato da un caccia in volo sopra lo stadio.

Non si contano gli aneddoti, si va dalla scelta del nome della squadra (tributo al ribelle schiavo romano Spartaco), ai moduli sbilanciati dei russi (3-2-5) modificati a seguito delle sconfitte patite nei confronti internazionali con squadre francesi e basche (schierate a ricordare la lettera W), alle regole (esilaranti e folli) imposte dall'alto per favorire il ruolo educativo e formativo (e non competitivo) dello sport sovietico, passando per i problemi legati al pagamento degli stipendi (nell'Unione Sovietica non era ammesso il professionismo) fino alle ingerenze della politica sempre più interessata a far vincere questa piuttosto che quell'altra squadra.

Spartak Mosca è un libro da cui emerge quella passione, quella con la “P” maiuscola oggi pressoché scomparsa, di uomini che probabilmente avrebbero voluto fare solo sport, ma che, grazie a questo, si sono trovati a combattere e vincere battaglie molto più grandi di loro, tra vere e proprie faide di palazzo orchestrate da arroganti e prepotenti uomini di potere che non ci stavano a perdere e che arrivavano persino a fare arrestare gli arbitri e i calciatori rivali (!!!) pur di far acquisire un vantaggio alla propria squadra (altro che Moggi). Una realtà, rispetto all'occidentale, altra, in cui le squadre di calcio sembravano vere e proprie contrade di quartiere chiamate a contrapporsi a colossi legati al mondo militare e della polizia. Ecco che lo Spartak Mosca, società svincolata dai palazzi, divenne presto la compagine popolare di tutta l'Unione, fondata in un quartiere di operai per tenere lontani i ragazzi dalla criminalità. Una squadra dove i giocatori si improvvisavano costruttori, erigevano le mura degli spogliatoi e degli stadi, lavoravano sul campo per poi scendervi affiliandosi ad aziende o enti territoriali con un unico proposito: salvare l'onore.


Un libro dunque piccolo, appena 113 pagine, dall'esposizione chiara ed efficace. La veste grafica e la cura dell'editing sono buone. Modesto il prezzo. Una lettura diversa dal solito e soprattutto un'occasione per interessarsi a un mondo alieno, dove lo sport diveniva sovente occasione di salvezza e di evasione da realtà mostruose nonché aberranti. Leggendo queste pagine, più di una volta, mi è venuto in mente il film Fuga per la Vittoria; non a caso, grazie alle qualità sportive dei protagonisti, i "reietti" dello Spartak hanno avuto salva la vita ricevendo trattamenti di favore così da poter giocare nelle squadre dei comandanti di turno. “Tutti i giorni a Uchta moriva non meno di una quarantina di persone. I cadaveri venivano trasportati all'obitorio. Volle il diavolo che dovessi recarmi in quel posto. Vidi montagne di corpi nudi, coperti da centinaia di topi che li divoravano.”

Arriveranno presto altre mie recensioni di volumi della Fila 37 ovvero Il Portiere di Astrachan - Voli e Cadute di Rinat Dasaev (scritto da Romano Lupi) e Jasin - Vita un Portiere (scritto da Romano Lupi e da Mario Alessandro Curletto). State in onda... ci sentiremo presto. 

 

L'autore.

A questa squadra di quartiere toccò l'ingrato compito di contrastare lo strapotere dei club militari.

Nessun commento:

Posta un commento