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martedì 27 febbraio 2018

Recensione Narrativa: 24:00:00 di Federico Guerri.



Autore: Federico Guerri.
Sottotitolo: Una commedia romantica sulla fine del mondo.
Anno: 2014.
Genere: Fantastico/Surreale.
Editore: Edizioni Il Foglio.
Pagine: 218.
Prezzo: 14,00 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Secondo romanzo del drammaturgo, insegnante di teatro e scrittura creativa Federico Guerri, piombinese classe 1976 trasferitosi a Pisa da anni, selezionato (insieme ad altri venticinque testi) al prestigioso Premio Strega 2015.
Romanzo breve, dalla forma corale per l'assenza di un vero e proprio protagonista. Guerri gioca sulle caratterizzazioni, ruota continuamente la prospettiva spostando il lettore da un angolo all'altro del mondo, dall'Australia agli Stati Uniti, dalla Cina a Parigi nel mitico museo del Louvre strizzando l'occhiolino al Codice da Vinci di Dan Brown. Il tema del romanzo è l'ultimo giorno di vita della terra (ma ne siamo poi proprio sicuri?) dalla prospettiva di una lunga serie di personaggi dislocati in giro per il mondo e apparentemente non in relazione tra loro. Dico apparentemente poiché, nel corso della lettura, le varie storie si intrecceranno grazie a telefoni, internet, viaggi aerei e via dicendo il tutto scandito da un bizzarro quanto surreale timer impresso nel cielo e fisso in ogni parte del mondo, disancorato cioè da ogni logica di rotazione dell'asse terrestre. Quello che tutti i cittadini del mondo hanno sopra le loro teste è un countdown che dalle 24:00:00, di cui al titolo, decorre fino allo 00:00:00.
Cosa fareste voi se vi dicessero che avete a disposizione un dato periodo di vita e che al termine di esso il mondo esploda? Ventiquattro ore in cui riflettere, recuperare il tempo perso o realizzare vendette o piuttosto sogni o fantasie prima di allora represse o solo lontanamente agognate (largo spazio a quelle sessuali). C'è un però, tuttavia... Nessuno sa davvero cosa significhi quel timer che non ha nessuna spiegazione logica e per questo, non trovando una ragione scientifica che funga da giustificazione, tutti (o per lo meno quasi tutti) pensano bene che si tratti di un conto alla rovescia che scandisce i tempi della fine del mondo ovvero della c.d. parusia, cioè del ritorno di Gesù per la seconda e ultima venuta sulla Terra. Non a caso c'è anche una supposta vergine (!?) in cerca del suo Giuseppe che partorisce in concomitanza della scadenza del timer e dichiara di esser rimasta incinta mostrandosi nuda nei suoi giochetti erotici in rete dove, per connettersi, tutti devono digitare "WWW" ("E induce tutti a imprimersi un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e far sì che nessuno possa comprare o vendere se non chi ha come marchio il nome della bestia e il numero del suo nome" cit.)... Quanto sono lontani i tempi dello Spirito Santo ormai, a quanto pare, sostituito dalle battute di cattivo spirito.

L'idea "fantastica" su cui lavora Guerri, ovvero quella del countdown di ignota provenienza, costituisce un naturale escamotage che spinge alla lettura il lettore, crea crescente suspence e frenesia dell'attesa. Il lettore diviene sempre più curioso di scoprire come andrà a finire, avido di notizie e teso a smascherare una macchinazione che saprebbe di beffa, da una parte, ma anche di una salvezza per lasciare ancora al centro del tutto l'uomo e non un qualcuno o un qualcosa di sovraordinato. La lettura procede veloce, in modo apparentemente semplice (non lo sarà, in realtà) e fluido. Guerri da spazio alla sua verve di un ironico tendente al surreale, con situazioni che piuttosto che suggerire la parusia ricordano in verità la parodia. La componente delle caratterizzazioni, delle gesta più o meno strampalate dei vari personaggi, diviene il nocciolo del romanzo, assai più della componente fantastica. I personaggi, fatta a eccezione per un ragazzo che ha subito delle gravi lesioni per un incidente industriale verificatosi in India, sono tutti sopra le righe o, meglio ancora, delle macchiette (qualcuno un po' stereotipato, in verità). Abbiamo uno scrittore di successo di romanzi per ragazzi che ha trovato l'amore della propria vita a un passo dal suicidio; una cantante che ritrova, per puro caso, nel suo ultimo concerto la figlia abbandonata alla nascita; o il pazzesco figlio di un imprenditore americano che ha deciso di emulare il padre costruendo un industria in India pur vivendo in sospeso tra realtà e gioco virtuale in rete da lui stesso sviluppato; ovvero una giovane integralista cattolica che proclama l'importanza di giungere illibati al matrimonio per poi scoprirsi disposta ad andare col primo che passa pur di non morire vergine (scoprirà che non è affatto facile perdere la verginità). Insomma, a Guerri piace giocare con i personaggi, più che interrogarsi sulla componente fantastica.

Il soggetto prende le mosse dal film Il Giudizio Universale (1961) di Vittorio De Sica e, forse in misura più marcata ma non so quanto cosciente, da Show Case dell'americano Howard Fast (autore, tra l'altro, del romanzo portato sul grande schermo da Kubrick col titolo Spartacus), da noi tradotto come Giusto Motivo (1973) e inseirto nel 1974 nell'antologia Urania (n.649) La Mano. Nelle due opere citate infatti, in maniera più esplicita nel film di De Sica, una voce proveniente dal cielo (dalle radio e televisioni con Fast) annuncia il giudizio universale eppure, in entrambi i testi, la prospettiva apocalittica viene mitigata da una componente parodistica e ironica che finisce col prevalere al resto fino a sconfinare nella farsa. Guerri si allinea su questa via, cercando di personalizzare lo sviluppo, cosa che peraltro riesce a fare pur non potendo presentare il romanzo come una vera e propria novità editoriale. Guerri infatti riprende quanto scritto da altri, diciamo che regala citazioni senza aver la fama del procuratore, e prova a rendere autoriale il tutto con una trovata che ricorda Il Pendolo di Foucault di Umberto Eco (lì si parlava della Grande Cospirazione). A far innescare il tutto, infatti, c'è un bizzarro studioso norvegese (il bibliotecaio di Capo Nord) che ha sacrificato la propria vita alla ricerca della "Grande Narrazione". Questo studioso è cioè convinto che esistano una serie di romanzi, tra cui anche i secondari o quelli apparentemente di poco conto, che facciano parte di una sorta di cospirazione, con personaggi di fantasia interconnessi, seppur in modo occulto, tra un romanzo e l'altro (così da ripresentarsi da un'opera di un autore a quella di un altro), tesa a raccontare la storia dell'umanità. "Esistono romanzi che fanno parte della Grande Narrazione e quelli che non vale nemmeno la pena di considerare, gli Errori, Satelliti, Ripetizioni, Appendici" spiega lo studioso alla futura moglie, una tipa attirata dai soggetti più bizzarri offerti dal parco umano della società a lei contemporanea.
Del resto lo stesso Umberto Eco, nel sopracitato romanzo, aveva scritto: "Ci hanno fatto credere che da una parte c'è la grande arte, quella che rappresenta personaggi tipici in circostanze tipiche, e dall'altra il romanzo d'appendice, che racconta di personaggi atipici in circostanze atipiche. Io con il feuilleton (cioè i romanzi che uscivano sulle riviste precursori del racconto pulp) giocavo, per passeggiare un po' fuori della vita. Mi rassicurava, perché proponeva l'irraggiungibile. Invece no. Aveva ragione Proust: la vita è rappresentata meglio dalla cattiva musica che non da una Missa Solemnis. L'arte ci prende in giro e ci rassicura, ci fa vedere il mondo come gli artisti vorrebbero che fosse. Il feuilleton finge di scherzare, ma poi il mondo ce lo fa vedere così com'è o come sarà. Quello che è successo davvero è quello che avevano raccontato in anticipo i romanzi d'appendice.”
Convinto di questa realtà, che come vediamo trae linfa dall'opera di Umberto Eco, il bibliotecaio di Capo Nord diviene la vera anima del romanzo di Guerri e la chiave che serve per giungere all'essenza del volume. Un lettore vorace e, soprattutto, intensionato a decriptare questa "Grande Narrazione" facendo un collage tra i passaggi dei vari romanzi, andando a ritagliarli e a ricomporli in un qualcosa di diverso, qualcosa che ha la sostanza di un vero e proprio puzzle da ricostruire con elementi dispersi in una miriade di romanzi di periodi e autori diversi. Un compito titanico, ai limiti della schizofrenia paranoide direbbe uno specialista della psiche, quanto difficilmente realizzabile e da qui la magra conclusione che innesca il countdown: "La Grande Narrazione non era mai stata la storia di Dio. Era sempre stata la storia dell'Uomo, un concerto di personaggi minori in cui non esisteva protagonista e, quindi, lo erano tutti. Una storia che non finisce..." una storia che procede, va oltre verso qualcosa di nuovo. "Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma" commenterebbe Antoine Laurent de Lavoisier con la sua Legge della Conservazione della Massa (popolare aggiungerei, data l'applicazione in questione).
Una constatazione che poi si riflette, guarda caso, nella realtà, con ulteriori personaggi secondari (quelli reali delle storie intrecciate), probabilmente ignare pedine del gioco orchestrato da uno scrittore (magari Dio), intenti a scrivere inconsciamente la storia del mondo ormai giunto alla sua fine o forse al semplice termine del suo primo capitolo. La parusia vista dunque quale parodia di uno scherzo della natura, un gioco della creazione verrebbe da definire..

Romanzo selezionato al Premio Strega, edito da Il Foglio Letterario di Piombino (di Gordiano Lupi) nel 2014. Dalla collana Demian (nome, nella fattispecie a tema con la Parusia e non per i riferimenti a Hermann Hesse), Federico Guerri qui analizzato da Mancini, che vi ha guidati all'analisi, ma Guerri e coloro che hanno letto il romanzo possono chiamarmi Man.

L'autore FEDERICO GUERRI

"Noi umani tendiamo a negare persino l'esistenza di un pericolo tangibile se la folla attorno a noi si comporta come se niente fosse. La realtà è una questione di maggioranza."

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