Autore: Stephen King.
Titolo Originale: 'Salem's Lot.
Anno: 1975.
Genere: Horror.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 523.
Prezzo: 12.90 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Terza lettura del 2017 che dedichiamo a Stephen King, l'autore definito dal marketing "il re dell'horror". In questa occasione proponiamo il suo secondo romanzo, iniziato a scrivere nel 1972 e dato alle stampe nel 1975 dopo l'uscita di Carrie. Da molti considerato una pietra miliare nella produzione dell'autore e addirittura del genere, deve molto del suo fascino al fatto di essere stata una delle prime fatiche dello scrittore. Le attenzioni, a mio avviso, sarebbero calate se fosse uscito a metà anni ottanta o nei primi anni novanta e non mi sarei meravigliato se fosse stato tacciato di originalità latente e di evidente battuta di arresto del "maestro del brivido". Si tratta infatti di un'opera che risente della giovane età dell'autore, per il suo presentarsi quale omaggio ai miti dell'infanzia piuttosto che contenitore di un'idea personale o veicolo di un messaggio da trasmettere al lettore sotto l'apparenza di romanzo di intrattenimento.
King inizia a scriverlo quando ha soli venticinque anni e lo pubblica a ventotto, penso di poter dire, senza grandi pretese (sebbene in prefazione faccia pensare diversamente). Le Notti di Salem (nulla a che fare con la storica cittadina del Massachusetts luogo del processo alle streghe di fine seicento) non aggiunge niente al genere, estrinsecandosi in un mero ed esclusivo tributo alla figura del vampiro, così come presentato dal Dracula (1897) di Bram Stoker.
Al centro del romanzo abbiamo il classico "succhiasangue" incapace di resistere a croci, acqua santa, aglio, paletti di frassino e luce solare, del tutto inidoneo a relazionarsi con gli umani e stimolato da meri istinti animali. Non ci sono varianti allo stereotipo reso famoso da Stoker. Abbiamo un "padrone" che vampirizza le vittime e le condanna così alla sua stessa natura, senza resistenze e senza possibilità di redenzione. King si limita a spostare la storia dall'Europa agli Stati Uniti, in un'immaginaria cittadina del Maine che si chiama Jerusalem's Lot (dal nome di una mucca fuggita e inselvatichita al punto da generare strane leggende). Alla stregua di quanto narrato da Stoker, in questa banale cittadina di provincia un giorno giungono due stranieri che prendono possesso di una magione abbandonata che sovrasta dall'alto l'intero paese e che è stata teatro, in passato, di un omicidio seguito da un suicidio. E' una vera e propria cattedrale del male, maledetta da strani riti e sacrifici che si narra esservi stati perpetrati molto prima dell'avvento dei vampiri. "Io credo che quella casa possa essere il monumento di Hubert Marsten al male, una specie di cassa di risonanza psichica. Un radiofaro soprannaturale, se vogliamo." Uno dei due nuovi arrivati è una creatura costruita a immagine e somiglianza del Conte Dracula (seppur assai meno affascinante e aulica). King introduce questa creatura scimmiottando il collega irlandese, pur lasciandola molto più in background. Vediamo infatti degli operai andare al porto per trasportare delle pesanti casse al cui interno il vampiro, verosimilmente, ha viaggiato in incognito dall'Europa. Sulle casse non vi è scritta la natura del contenuto eppure nessuno le blocca e vengono pertanto condotte in casa Marsten (questo il nome della magione maledetta). Da questo momento in poi avranno inizio una serie di strane morti, con successive sottrazioni dei cadaveri, che porteranno all'estinzione dell'intera cittadina avvolta da un pestilenziale odore di putrefazione e da un immobilismo che sa di ipnosi collettiva (chi guarda negli occhi il vampiro ne viene soggiogato e controllato mentalmente).
Non si contano le citazioni o, se mi permettete, le scopiazzature sia da Stoker che da Matheson. Oltre ad alcune scene che richiamano l'uccisione "stokeriana" di Lucy, trafitta da un paletto di frassino conficcato nel cuore dal suo fidanzato alla presenza del poule chiamato a debellare la piaga vampiri, ci sono altri momenti cardinali che sono ricalcati su altri famosi romanzi (l'arrivo del vampiro al porto ne è un esempio) tra cui la parte finale che richiama l'atteggiamento del protagonista de Io Sono Leggenda (1954) di Richard Matheson. Vediamo infatti i protagonisti, tra cui l'immancabile bambino che perde i genitori e lo scrittore ritornato nella cittadina dell'infanzia per esorcizzare i fantasmi del passato (come molti dei successivi personaggi di King ha perso la moglie per un incidente stradale), approfittare del giorno per andare a scovare nei vari nascondigli i vampiri, in una lotta cadenzata dall'alba e dal tramonto che vede le due fazioni darsi il cambio nel ruolo di cacciatori e prede.
A differenza delle opere di riferimento, lo abbiamo anticipato, manca un discorso autoriale. Se Bram Stoker ha avuto il merito di cristallizzare una creatura poi divenuta mitica e se Matheson ha saputo usare un canovaccio abusato per intessere ragionamenti di carattere filosofico, il giovane King si limita a narrare una storia di vampiri contrapposti agli umani in quello che è un gotico moderno dai contenuti molto classici ed esclusivamente di intrattenimento.
Possiamo definire Le Notti di Salem un romanzo evitabile, eppure a suo modo degno di interesse ai fini dello studio dell'evoluzione della narrativa dello scrittore del Maine. Sono infatti presenti spunti e momenti che saranno ripresi e perfezionati nei romanzi successivi. Salta subito agli occhi la scelta di eleggere a ruolo di protagonista uno scrittore, caratterizzazione che si ripeterà ciclicamente nell'opera di King (Shining, La Metà Oscura, Misery etc), accompagnato da un bambino coraggioso che resiste al male per il fatto di accettarlo (a differenza degli adulti che rigettandolo, in quanto a loro modo di vedere visto come impossibile, ne vengon sopraffatti). Si prosegue in questo ragionamento con la costruzione di un'atmosfera da incubo fiabesco (si veda la scomparsa iniziale dei due fratellini), su cui King lavorerà anni dopo toccando il suo apice con il romanzo capolavoro It, innestata in un contesto provinciale che anticipa di quasi venti anni un romanzo come Cose Preziose (guarda caso il maggiordomo del vampiro apre, proprio come farà il demone del romanzo degli anni '90, un negozio di antiquariato in paese).
Da sottolinerare infine un altro aspetto che costituirà una caratteristica nella produzione kinghiana ovvero la sfiducia e la dannazione delle autorità religiose. Padre Callahan, interpellato dal gruppo di civili che cercheranno di contrastrare l'avanzata dei vampiri, viene tratteggiato quale un ubriacone che ha perduto la fede e che viene, anche per questo, abbandonato da Dio. Sono le persone comuni allora, addirittura neppure credenti praticanti, a diventare strumenti attraverso i quali si distenderà la "longa" mano del re dei cieli, in una benedizione che non cala l'attenzione sulla devozione ma piuttosto sulla purezza di cuore.
Da un punto di vista tecnico è un romanzo con tensione crescente. Prende le mosse in modo pacato, così da immergere il lettore nella cittadina e farlo familiarizzare con i tanti personaggi. King presenta ognuno di questi in momenti del comune vivere, con banali episodi scolastici, storie di amori che nascono, gelosie e rapporti familiari per poi introdurre a piccole dosi il paranormale nella vita di ognuno di questi per sconvolgere l'equilibrio e far irrompere la pazzia. Sviluppo quindi piuttosto lento, ma stile scorrevole.
Nel 1979 Tobe Hooper ne ha tratto una mini serie per la televisione americana, rimontata in una versione scellerata (con tagli di circa ottanta minuti) per il mercato europeo da destinarsi ai cinema. Ricordo di aver visto il film anni fa e di conservarne un ricordo tutt'altro che entusiasta sia per i contenuti che per messa in scena e make up.
Da evidenziare l'ultima ristampa della Sperling & Kupfer che ha corredato il romanzo di un'edizione illustrata (illustrazioni mediocri e scarse) che è da lodare per la presenza di una sezione in cui sono state riportate le parti di romanzo tagliate a suo tempo dalla casa editrice americana. Sono stati inoltre allegati i due racconti (Il Bicchiere della Staffa e Jerusalem's Lot) che sono stati la base di partenza del romanzo e che i più avranno già letto nella prima antologia pubblicata dall'autore: A Volte Ritornano.
Per concludere è un romanzo agevole da leggere che ha lo scopo di omaggiare la figura del vampiro, così come è stato concepito da Bram Stoker, senza spunti ulteriori e senza trovate geniali. Non costituisce una pietra miliare del genere. Da leggere per i fan di King e per ragioni culturali da chi è studioso di narrativa fantastica. Evitabile per tutti gli altri.
"Matt, ti rendi conto di che cosa ti succederebbe se ti lasciassi scappare anche sola mezza parola di quello che hai raccontato a me? La gente comincerebbe a picchiarsi l'indice sulla fronte alle tue spalle. I bambini, quando ti vedranno arrivare, recupereranno i denti da vampiro che usano per Halloween e salteranno fuori gridando: Bu! Qualcuno inventerà qualche filastrocca del tipo: un, due, tre, ora succhio il sangue a te. I colleghi si metteranno a guardarti in modo strano. C'è il rischio che cominci a ricevere telefonate anonime di persone che dicono di essere Danny Glick o Mike Ryerson. Il solo fatto che non sei sposato li indurrebbe a domandarsi se non hai qualche rotella fuori posto. La tua vita diventerebbe un inferno. In sei mesi ti constringerebbero a scappare."
King inizia a scriverlo quando ha soli venticinque anni e lo pubblica a ventotto, penso di poter dire, senza grandi pretese (sebbene in prefazione faccia pensare diversamente). Le Notti di Salem (nulla a che fare con la storica cittadina del Massachusetts luogo del processo alle streghe di fine seicento) non aggiunge niente al genere, estrinsecandosi in un mero ed esclusivo tributo alla figura del vampiro, così come presentato dal Dracula (1897) di Bram Stoker.
Al centro del romanzo abbiamo il classico "succhiasangue" incapace di resistere a croci, acqua santa, aglio, paletti di frassino e luce solare, del tutto inidoneo a relazionarsi con gli umani e stimolato da meri istinti animali. Non ci sono varianti allo stereotipo reso famoso da Stoker. Abbiamo un "padrone" che vampirizza le vittime e le condanna così alla sua stessa natura, senza resistenze e senza possibilità di redenzione. King si limita a spostare la storia dall'Europa agli Stati Uniti, in un'immaginaria cittadina del Maine che si chiama Jerusalem's Lot (dal nome di una mucca fuggita e inselvatichita al punto da generare strane leggende). Alla stregua di quanto narrato da Stoker, in questa banale cittadina di provincia un giorno giungono due stranieri che prendono possesso di una magione abbandonata che sovrasta dall'alto l'intero paese e che è stata teatro, in passato, di un omicidio seguito da un suicidio. E' una vera e propria cattedrale del male, maledetta da strani riti e sacrifici che si narra esservi stati perpetrati molto prima dell'avvento dei vampiri. "Io credo che quella casa possa essere il monumento di Hubert Marsten al male, una specie di cassa di risonanza psichica. Un radiofaro soprannaturale, se vogliamo." Uno dei due nuovi arrivati è una creatura costruita a immagine e somiglianza del Conte Dracula (seppur assai meno affascinante e aulica). King introduce questa creatura scimmiottando il collega irlandese, pur lasciandola molto più in background. Vediamo infatti degli operai andare al porto per trasportare delle pesanti casse al cui interno il vampiro, verosimilmente, ha viaggiato in incognito dall'Europa. Sulle casse non vi è scritta la natura del contenuto eppure nessuno le blocca e vengono pertanto condotte in casa Marsten (questo il nome della magione maledetta). Da questo momento in poi avranno inizio una serie di strane morti, con successive sottrazioni dei cadaveri, che porteranno all'estinzione dell'intera cittadina avvolta da un pestilenziale odore di putrefazione e da un immobilismo che sa di ipnosi collettiva (chi guarda negli occhi il vampiro ne viene soggiogato e controllato mentalmente).
Non si contano le citazioni o, se mi permettete, le scopiazzature sia da Stoker che da Matheson. Oltre ad alcune scene che richiamano l'uccisione "stokeriana" di Lucy, trafitta da un paletto di frassino conficcato nel cuore dal suo fidanzato alla presenza del poule chiamato a debellare la piaga vampiri, ci sono altri momenti cardinali che sono ricalcati su altri famosi romanzi (l'arrivo del vampiro al porto ne è un esempio) tra cui la parte finale che richiama l'atteggiamento del protagonista de Io Sono Leggenda (1954) di Richard Matheson. Vediamo infatti i protagonisti, tra cui l'immancabile bambino che perde i genitori e lo scrittore ritornato nella cittadina dell'infanzia per esorcizzare i fantasmi del passato (come molti dei successivi personaggi di King ha perso la moglie per un incidente stradale), approfittare del giorno per andare a scovare nei vari nascondigli i vampiri, in una lotta cadenzata dall'alba e dal tramonto che vede le due fazioni darsi il cambio nel ruolo di cacciatori e prede.
A differenza delle opere di riferimento, lo abbiamo anticipato, manca un discorso autoriale. Se Bram Stoker ha avuto il merito di cristallizzare una creatura poi divenuta mitica e se Matheson ha saputo usare un canovaccio abusato per intessere ragionamenti di carattere filosofico, il giovane King si limita a narrare una storia di vampiri contrapposti agli umani in quello che è un gotico moderno dai contenuti molto classici ed esclusivamente di intrattenimento.
Possiamo definire Le Notti di Salem un romanzo evitabile, eppure a suo modo degno di interesse ai fini dello studio dell'evoluzione della narrativa dello scrittore del Maine. Sono infatti presenti spunti e momenti che saranno ripresi e perfezionati nei romanzi successivi. Salta subito agli occhi la scelta di eleggere a ruolo di protagonista uno scrittore, caratterizzazione che si ripeterà ciclicamente nell'opera di King (Shining, La Metà Oscura, Misery etc), accompagnato da un bambino coraggioso che resiste al male per il fatto di accettarlo (a differenza degli adulti che rigettandolo, in quanto a loro modo di vedere visto come impossibile, ne vengon sopraffatti). Si prosegue in questo ragionamento con la costruzione di un'atmosfera da incubo fiabesco (si veda la scomparsa iniziale dei due fratellini), su cui King lavorerà anni dopo toccando il suo apice con il romanzo capolavoro It, innestata in un contesto provinciale che anticipa di quasi venti anni un romanzo come Cose Preziose (guarda caso il maggiordomo del vampiro apre, proprio come farà il demone del romanzo degli anni '90, un negozio di antiquariato in paese).
Da sottolinerare infine un altro aspetto che costituirà una caratteristica nella produzione kinghiana ovvero la sfiducia e la dannazione delle autorità religiose. Padre Callahan, interpellato dal gruppo di civili che cercheranno di contrastrare l'avanzata dei vampiri, viene tratteggiato quale un ubriacone che ha perduto la fede e che viene, anche per questo, abbandonato da Dio. Sono le persone comuni allora, addirittura neppure credenti praticanti, a diventare strumenti attraverso i quali si distenderà la "longa" mano del re dei cieli, in una benedizione che non cala l'attenzione sulla devozione ma piuttosto sulla purezza di cuore.
Da un punto di vista tecnico è un romanzo con tensione crescente. Prende le mosse in modo pacato, così da immergere il lettore nella cittadina e farlo familiarizzare con i tanti personaggi. King presenta ognuno di questi in momenti del comune vivere, con banali episodi scolastici, storie di amori che nascono, gelosie e rapporti familiari per poi introdurre a piccole dosi il paranormale nella vita di ognuno di questi per sconvolgere l'equilibrio e far irrompere la pazzia. Sviluppo quindi piuttosto lento, ma stile scorrevole.
Nel 1979 Tobe Hooper ne ha tratto una mini serie per la televisione americana, rimontata in una versione scellerata (con tagli di circa ottanta minuti) per il mercato europeo da destinarsi ai cinema. Ricordo di aver visto il film anni fa e di conservarne un ricordo tutt'altro che entusiasta sia per i contenuti che per messa in scena e make up.
Da evidenziare l'ultima ristampa della Sperling & Kupfer che ha corredato il romanzo di un'edizione illustrata (illustrazioni mediocri e scarse) che è da lodare per la presenza di una sezione in cui sono state riportate le parti di romanzo tagliate a suo tempo dalla casa editrice americana. Sono stati inoltre allegati i due racconti (Il Bicchiere della Staffa e Jerusalem's Lot) che sono stati la base di partenza del romanzo e che i più avranno già letto nella prima antologia pubblicata dall'autore: A Volte Ritornano.
Per concludere è un romanzo agevole da leggere che ha lo scopo di omaggiare la figura del vampiro, così come è stato concepito da Bram Stoker, senza spunti ulteriori e senza trovate geniali. Non costituisce una pietra miliare del genere. Da leggere per i fan di King e per ragioni culturali da chi è studioso di narrativa fantastica. Evitabile per tutti gli altri.
Lo scrittore e il regista de LE NOTTI DI SALEM
si scambiano pareri per concordare cosa fare.
Stephen King a sx, Tobe Hooper a dx.
"Matt, ti rendi conto di che cosa ti succederebbe se ti lasciassi scappare anche sola mezza parola di quello che hai raccontato a me? La gente comincerebbe a picchiarsi l'indice sulla fronte alle tue spalle. I bambini, quando ti vedranno arrivare, recupereranno i denti da vampiro che usano per Halloween e salteranno fuori gridando: Bu! Qualcuno inventerà qualche filastrocca del tipo: un, due, tre, ora succhio il sangue a te. I colleghi si metteranno a guardarti in modo strano. C'è il rischio che cominci a ricevere telefonate anonime di persone che dicono di essere Danny Glick o Mike Ryerson. Il solo fatto che non sei sposato li indurrebbe a domandarsi se non hai qualche rotella fuori posto. La tua vita diventerebbe un inferno. In sei mesi ti constringerebbero a scappare."
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