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venerdì 3 giugno 2016

Recensione Narrativa: L'ORRORE CHE VIENE DALL'EST (The Inevitable Conflict) di P.H. LOVERING aka H.P.Lovecraft



Autore: Paul H. Lovering (secondo Fusco e Amazing, pseudonimo H.P. Lovecraft).
Genere: Fantascienza distopica.
Anno di pubblicazione: 1931.
Prima Edizione Italiana: 2000.
Editore: Profondo Rosso
Pagine: 176 + prefazione Fusco. 
Prezzo: 21 euro.

Commento di Matteo Mancini.
Romanzo controverso che la Profondo Rosso ha pensato bene di pubblicare nel 2000 come storia scritta da H.P. Lovecraft assicurandosi così un bottino di vendite maggiore rispetto a quello che avrebbe riscontrato se avesse pubblicato il tutto col nome con cui uscì nel 1931 sulla celebre rivista Amazing ovvero a firma Paul H. Lovering. Se la scelta è risultata commercialmente vantaggiosa, ha altresì scatenato, data la popolarità del supposto autore, un vero e proprio moto di ricerche internazionali da parte degli appassionati di Europa e Stati Uniti. Dunque una pubblicazione che ha avuto, a suo modo, impatto mondiale, ottenendo, quanto meno, un bel risultato a livello di immediato ritorno pubblicitario. Ma è stata davvero una scelta truffaldina quella della casa editrice romana facente capo al duo Cozzi-Dario Argento? Ni, perché se è vero che non ci sono fonti certe che il testo sia stato scritto da Lovecraft e pur vero che non si può dire di avere prove sicure che accertino il contrario. Lo studioso Sebastiano Fusco, nell'introduzione alla lettura, dedica ben quindici pagine per spiegare le ricerche e le varie chiavi interpretative per sciogliere l'arcano legato al fantomatico P.H. Lovering. Chi è costui? E' davvero uno pseudonimo del solitario di Providence o è un autore realmente esistito, piuttosto che il risultato dell'unione dei cognomi di due autori? 

Tutto prende le mosse da una scritta sulla rivista Amazing dell'epoca dove si precisava che Lovering altro non era che l'autore di The Colour out of Space ovvero Il colore venuto dalla Spazio, celebre romanzo di Lovecraft e unico del solitario a esser stato pubblicato proprio su Amazing. Ma perché fu scritta questa notizia? I detrattori della paternità Lovecraft paventano la possibilità che gli editor della rivista abbiano confuso per errore i due autori, non essendo praticamente uscito quasi niente a firma Lovering se non un precedente romanzo nel cui epilogo figurava una stella chiamata Providence. Fu un critico francese, tale Jacques Sadoul, a evidenziare la cosa negli anni '70, senza però dare risposte definitive e senza avere seguito nei circoli letterari, almeno fino alla scelta di Fusco di azzardare una pubblicazione a nome Lovecraft basata su meri aspetti indiziari come l'uscita di un articolo del 1914 sull'Evening News in cui Lovecraft, celato sotto uno pseudonimo corrispondente al nome del protagonista dei Viaggi di Gulliver, si prendeva gioco di un astrologo (tale Hartmann). In questo articolo il nostro sosteneva di essere un collega di Hartmann molto più bravo dello stesso, al punto da poter ipotizzare “un'invasione generale dell'Europa e dell'America da parte dei Mongoli nel 2142 da cui scatuirà uno spaventoso conflitto che terminerà con la completa sconfitta degli orientali, costretti a cedere tutte le terre conquistate“. Fusco fa notare come in questa giocosa profezia risieda, per sommi capi, il soggetto de “The Inevitable Conflict“. Fusco precisa altresì come la caratterizzazione del contesto socio-politico rispecchi i timori di Lovecraft legati all'involuzione sociale di cui lo stesso sospettava esser portatore il capitalismo, interessato solo agli interessi materiali da perseguire a qualunque costo ivi compreso il disprezzo dell'arte, del coraggio, dei valori dello spirito. Dunque un mondo dove il denaro viene anteposto all'onore, dove va benissimo anche passare per vigliacchi purché vi sia un ritorno economico. Tutti temi che in “The Inevitable Conflict“ finiscono per risultare preminenti tanto che Fusco afferma che “la tematica del romanzo è indiscutibilmente lovecraftiana“. Piuttosto convincente fin qui, se non fosse per lo stile narrativo e i personaggi del testo. Fusco stesso ammette delle diversità rispetto alla produzione lovecraftiana. “Lo stile appare abbastanza diverso da quello di Lovecraft, ricco com'è di dialoghi diretti e povero di descrizioni ambientali“ commenta lo studioso, quasi a malincuore. Diciamo così perché, in verità, lo stile è totalmente diverso da quello del “nostro“. Scorrevolissimo, privo di alcun interesse per la natura architettonica delle costruzioni, infarcito di pagine e pagine di dialoghi, povero di aggettivi e avverbi, estraneo del tutto al mito dei grandi antichi (salvo che qualcuno reputi tali i vari Washington e Lincoln) e alle sfumature orrorifiche nonché incentrato, soprattutto, sulla figura femminile sia da un versante dispotico e soffocante, sia da uno romantico (viene persino raccontata una storia d'amore osteggiata dal regime!?). Inoltre appare un profondo rispetto, quasi un'ammirazione, per il popolo Mongolo, quando invece Lovecraft, cultore della tradizione anglo-romanica, aveva un approccio quasi razzistico e vedeva nel diverso una pericolosa minaccia di contaminazione di culture che, a suo dire, avrebbero condotto alla morte dell'occidente alla maniera in cui i barbari portarano al tracollo dell'impero romano. Fusco è ben consapevole di tutto questo però non si arrende e da comunque per scontato che Lovecraft sia stato dietro al progetto: “la mia personale opinione è che qualcun altro oltre a Lovecraft abbia posto mano al testo, che potrebbe basarsi su un canovaccio da lui steso all'epoca della polemica con Hartmann“. In sostanza Fusco arriva a suggerire l'esistenza di un ghost writer che abbia sviluppato un soggetto di Lovecraft, un po' come si favoleggia di alcuni romanzi di Stephen King. Soluzione affasciantante, ma che ci pare assai improbabile dal momento che, di solito, era proprio Lovecraft a sviluppare i soggetti altrui, e non l'inverso, avendo un ruolo talmente forte, oserei dire assorbente, da far emergere il proprio stile anche nei lavori altrui. La personale opinione di Mancini è che il testo non sia stato scritto da Lovecraft e che lo stesso, da un punto di vista diretto, ne sia del tutto estraneo. Perché dico diretto? Perché il romanzo potrebbe esser stato scritto da un estimatore di Lovecraft, magari qualche lettore di Evening News informato sulla vere identità del fantomatico astrologo che osò sfidare Hartmann, al punto da trasformare in realtà romanzata quella profezia pubblicata su evening news, il tutto condito da un pizzico di filosofia politica che lo stesso Lovecraft esternava di continuo nella sua copiosa corripondenza. Penso che potrebbe essere una soluzione interessante anche questa. Eppure se cercate su wikipedia, alla voce L'Ororre che Viene dall'est, troverete un dato secondo il quale Lovering sarebbe stato uno scrittore effettivamente nato nel 1880, a Philadelphia, e deceduto nel 1943, del tutto alieno al mondo di Lovecraft ma anche a quello della letteratura. In realtà, quello che su wikipedia viene dato per certo non è altro che un'ennesima supposizione che si cerca di far passare per acquisita. Tutto si baserebbe su una ricerca messa in piedi da uno studioso americano che avrebbe provveduto a compiere una ricerca nel censimento federale degli Stati Uniti del 1930, trovando un solo Paul Henry Lovering (oltre a un bambino) che di lavoro, per giunta, faceva l'editore associato del Seattle Times e che, udite udite, era specializzato proprio in cronache di guerra. Bingo, verrebbe da dire, visto che The Inevitable Conflict è un romanzo di guerra... Un vero e proprio indizio grave, concordante e preciso contro la tesi di Fusco. Si, certo, ma c'è un però... Come si spiega il fatto che un giornalista della caratura di Lovering non abbia mai, difatto, riconoscito come proprio un testo uscito in una rivista celebre come Amazing? I fautori della paternità Lovering ci sorvolano sopra, ma per il sottoscritto si spiega male, anzi, malissimo. Lovering infatti, oltre che i giornali con cui collaborava, avrebbe beneficiato non poco a divulgare questa notizia, acquisendone prestigio e blasone offerto dall'accostamento alle penne che passavano su Amazing. Non si capisce quindi la ragione di celare una paternità del genere e, oltre tutto, di fare in modo che il direttore di Amazing imputasse il testo a Lovecraft senza fare smentite o precisazioni. Poco si comprende poi, se non come bizzarra conseguenza orchestrata da un destino in vena di scherzi da primo aprile, il fatto che l'opera precedente di Lovering, inedita in Italia e intitolata When the Earth Grew Cold, abbia un epilogo in cui i protagonisti fuggono dalla Terra per recarsi su una stella che si chiama Providence. Un caso davvero assurdo, per essere nel semplice gioco delle coincidenze involontarie, dato che Providence è la città di origine di Lovecraft e che, ironia della sorte, si trova agli antipodi rispetto alla città da dove invece scriveva Lovering. Ma chi ha scritto, allora, queste opere? C'è poco da girarci intorno, resta una domanda insoluta, un rompicapo che fa delle coincidenze la sua arma di forza e che porta editori e studiosi a sposare le più disparate tesi. Se in Italia Fusco ha sposato furbescamente l'idea che a scrivere sia stato Lovecraft, in Spagna i testi sono stati pubblicati a firma Lovering facendo riferimento proprio al giornalista trapiantato a Seattle. Le bizzarrie però non sono finite. Lovecraft e Lovering erano autori americani, benissimo questo lo sanno tutti. Come si spiega allora che in America e in Inghilterra nessuno si interessi ai romanzi firmati Lovering, proprio nessuno dall'Arkham House al resto della compagnia? Una risposta potrebbe allora sorgere, marketing...

La copertina dell'edizione italiana.

Abbiamo visto che di certo non vi è niente, se non il tentativo di cavalcare un'ipotetica paternità lovecraftiana per vendere un libro che, con altra firma, avrebbe venduto quanto un'opera di un autore dell'underground italiano. Eloquente la scelta della coperta dell'edizione italiana (a cura di Astore Aniazzi), con testo ribattezzato in modo opportuno e accattivante da Fusco come L'orrore che viene da Est in luogo del bruttino Il Conflitto Inevitabile, con una donna vestita in modo provocante e incatenata in un sotterraneo, che sta per essere aggredita dai tentacoli di un essere verosimilmente appartenente ai míti di Cthulhu. Un'immagine che evoca erotismo, sottolineato da una gonna svolazzante che mette in mostra la parte terminale delle calze, miscelato a un'orrore ancestrale di stampo lovecraftiano. Aspetti questi ultimi del tutto alieni all'opera che il lettore si appresterà a leggere una volta girata la copertina. The Inevitable Conflict è infatti un romanzo di guerra con ambientazione in un imprecisato futuro dominato da due super potenze che si contendono il dominio del mondo. Un tema che, involontariamente, anticipa gli orrori della futura Guerra Fredda, per parlare dell'involuzione degli Stati Uniti col passaggio dalla Repubblica del novecento a un matriarcato elitario che altro non è che la dittatura degli imprenditori e delle banche (in questo l'autore ci aveva visto lungo), dove a comandare sono le donne e i reparti di amazzoni che tengono sotto scacco una popolazione maschile svirilizzata e costretta a pensare unicamente a lavorare, riprodursi e mangiare. E perché si è giunti a questo estremo? “Perché nella lista delle priorità degli uomini ci sono la gloria, il desiderio di scrivere il proprio nome sulle terre conquistate, il gusto di dominare e la sete di potere; gli uomini sentono l'obbligo di combattere, rischiare la vita, persino morire perché la razza continui la sua corsa verso il progresso“ tutti aspetti immaturi, se vogliamo fanciulleschi, che cozzano con la pace, la sensazione di sicurezza e la prospettiva di una vita comoda che vanno cercando invece le donne e che costituiscono base imprescindibile per una famiglia, figurarsi per uno stato che basa tutto sul commercio e sul profitto. Si badi bene, la ricerca della pace non viene vista come condizione necessaria per poter vivere meglio e salvare vite umane, ma quale condizione necessaria per agevolare gli affari, aumentare profitti e la rete di scambi da cui poi estrapolare denaro. Dunque una pace ipocrita, da leggersi egoistica con l'illusione di essere un valore cui tendere di natura altruistica e da qui, appunto, ipocrita. Il matriarcato viene così visto come il perfetto rappresentante dei poteri forti, delle compagnie industriali e commerciali, che hanno sempre più avuto influenza sulle classi politiche della vecchia Repubblica fino a destituirla, con la promessa di una vita regolare, tasse tollerabili e assistenza sicura, ma a quale prezzo? Semplice, la schiavitù e la perdita delle libertà, prerogative a cui deve tendere ogni regime totalitario in modo da rafforzare il controllo sulle masse e dominarle.
Dall'altra parte invece, a est, vi è il pericolo giallo costituito dai Mongoli, caratterizzati in modo ammiccante da Lovering, quale mondo degno d'onore e di rispetto (“Noi Mongoli, poveri ma usi a combattere, non sacrificheremo la nostra virilità sull'altare del commercio e del profitto; Che miserabile branco di codardi nutre il vostro governo; La Mongolia non combatte con chi è senza difesa“) perché, nella loro crudeltà (della serie “Io sono duro, ma sono giusto“ come direbbe l'Hartmann di Full Metal Jacket), i mongoli sono portatori dei valori di lealtà, del coraggio, dell'audacia, della temerarietà e del desiderio di conquista, chiaramente amplificati fino alle tragiche conseguenze. L'azione e lo spirito d'avventura contrapposti alla staticità e all'apatia del Matriarcato. In mezzo a questi due blocchi si scatenerà la rivoluzione interna al matriarcato stesso, con un gruppo di reietti, comandati da un discendente delle caste bene, intenzionati a respingere con le armi l'invasione mongola, anziché tentare di comprare gli aggressori come cercherà di fare il matriarcato (“Compreremo chiunque, ma manterremo il comandoo questa nazione andrà in rovina“), e a ricostituire i vecchi valori dell'antica Repubblica, realizzando un vero e proprio colpo di stato in vista della democrazia (“Prendo il potere togliendolo dalle mani inette e ipocrite che hanno messo in pericolo la sicurezza della nazione. Governerò fino a quando il popolo non avrà eletto i propri rappresentanti“). A nulla serviranno i tentativi del Matriarcato di arrestare l'avanzata del passato, neppure il tentativo di bloccare il comandante dei reietti mettendogli dietro una donna di polso a cui viene ordinato di conquistarlo emozionalmente per poi sposarlo. Bellissimo il passaggio, direi piuttosto lovecraftiano (ne sottolinea il timore inconscio verso le donne), in cui Lovering scrive: “Un uomo del tuo livello che manifesta idee sconvenienti viene rimosso completamente dalla vita pubblica col matrimonio. Gli fanno sposare una donna della sua stessa estrazione sociale, con un carattere particolarmente forte“. Dunque una società dove le donne sono castranti, oppressive e soffocano ogni libera espressione dei maschi, costringendoli a vivere nell'ombra. Ma i tempi sono prossimi a cambiare, ritornerà a sventolare quella bandiera riposta nei cassetti, destitituita dal regime, la vecchia e gloriosa stars & stripes e con lei tornerà lo spirito militare, il patriottismo, la libertà di scelta. Decisive saranno proprio le armi del passato, a sottolineare la superiorità della tradizione sul processo tecnologico del capitalismo esasperato. I reietti escogiteranno un'arma capace di annulare l'energia atomica che regge il nuovo mondo, spegnendo così le armi evolute del nemico e ogni propulsione dei suoi aereoveicoli che, privati di spinta, precipiteranno al suolo con gran fragore. Di impatto simbolico la morte del coraggioso imperatore mongolo, fin lì trionfatore in ogni continente, che muore perché colpito da un sasso scagliatogli in fronte da una fionda. Impossibile non leggervi la parabola biblica di Davide contro Golia.

Sebastiano Fusco.

Dunque un romanzo che rientra nel campo della fantascienza distopica, incentrato sull'involuzione dell'America addebitabile al degenero proprio del capitalismo. Una società dove la sete del profitto ha annullato ogni altro aspetto della vita, sia animale (la virilità), sia romantica (il vero amore) ma soprattutto spiriturale (la cura dell'anima). L'unico modo per cercare di ristabilire i valori tradizionali è la rivoluzione, il ritorno alle armi, la riscopertà della virilità quasi a voler rispolverare la genesi degli Stati Uniti, una società plasmata sul sangue e sulla violenza. Tematiche estremizzate da Lovering, quasi a voler sottolineare che non esistono cambiamenti radicali se non figli della violenza, poiché per vincere le resistenze spesso non è sufficiente il mero consenso popolare. Eloquente questo passaggio in cui il Matriarcato così si esprime, sia in riferimento agli invasori sia in riferimento alle resistenze interne arrivando persino a contemplare l'ipotesi dell'omicidio del rivale politico: "Compreremo chiunque, ma manterremo il comando, altirmenti questa nazione andrà in rovina". Una visione all'apparenza pessimistica, ma che si è riscontrata nella realtà ovunque si sia passati da un regime a una vera democrazia popolare. “Non è con la rivolta delle caste inferiori che salveremo l'America, anzi, il cambiamento dovrà avvenire nel pieno rispetto dell'ordine e delle gerarchie, altrimenti ci ritroveremo immersi nell'anarchia!“ ammonisce il matriarcato, per cercare di dissuadere i reietti dai loro propositi rivoluzionari, ma, a suo modo, prendendo le distanze dal popolo stesso ritenuto incapace di prendere decisioni di valenza politica. Lovering sembra suggerire che la rivolta è invece l'unico mezzo per liberarsi da quei regimi che poi prenderanno piede alcuni anni dopo l'uscita del romanzo, pur lasciando trapelare una certa sfiducia nell'uomo (i Mongoli si suicideranno, di fatto, per cercare di realizzare un proposito che si rivelerà irrealizzabile) tanto da aver portato a dominare la donna, in quanto incapaci di gestire, per eccesso di foga, i risultati acquisiti nel corso della storia. Un giudizio dunque di complementarietà tra la figura maschile e femminile, dove il giusto probabilmente starebbe nel mezzo. Da una parte una virilità che altro non sembrerebbe che il prodotto di un'immaturità fanciullesca dove guerra e potere hanno sostituito, con conseguenze assai peggiori, i giochi di gioventù; non sarei infatti il primo a definire la guerra come un gioco inteso in chiave sportiva del termine; dall'altro una severità castrante, fatta di calcolo e programmazione rigida che uccide i sogni di gloria e con essi gli stimoli di prospettiva dell'uomo e che è prerogativa specifica della figura femminile. Come dice un vecchio detto, dunque, la virtù è da ricercarsi nel mezzo, ma non ci sentiremmo certo di dirlo con valenza politica. Questo è il contenuto priminente del testo, che lascia poi in secondo piano le descrizioni, assai semplicistiche e in parte datate, delle strategie e delle scene di guerra, addirittura chiamando in causa trincee e assalti alla baionetta stile guerra dell'indipendenza degli Stati Uniti (soluzione dettata dalla caduta dell'intero reparto aereo dei Mongoli). Il maggior motivo d'interesse, dunque, risiede nella struttura politico organizzativa della nuova America con la necessità assoluta di tornare ai vecchi sistemi, all'antica REPUBBLICA contrapposta a un Matriarcato che compra e baratta tutto e che incarna il governo dell'imprenditoria. Un mondo diviso in due blocchi, prima ancora che si potesse parlare di Guerra Fredda, e che giunge all'inevitabile conflitto, con una rivolta interna che porta a cadere l'ipocrita governo delle donne che soffocano libertà, dividono in rigide classi sociali, programmano unioni, uccidono sogni e ideali a beneficio di un presunto interesse economico collettivo che si rilfette negativamente sull'interesse individuale. Risolutive le armi del passato con una fionda che mette K.O. il grande imperatore della Mongolia. 

Una visione conservatrice, a suo modo sognante, che farà però leva sulla sete di distruzione e di conquista dell'uomo, non tanto per una malvagità di fondo ma per un bieco senso dell'onore da misurare nell'uso della forza e dell'astuzia ("Le vittorie sono frutto dell'intelligenza e non delle sole armi"). Dunque una parabola anche della genesi degli STATI UNITI con un popolo invasore, in quel caso europeo, emigrato nel nuovo continente per fondare una società inevitabilmente nata sul sangue dei vinti ovvero degli indiani d'america.

Piacevole, ma la struttura è da romanzo pulp pur se con qualche bel passaggio filosofico-politico. Si astengano dall'acquisto coloro che si attendono un romanzo lovecraftiano, perché ne resteranno delusi. 

William Wilson
Lovecraft Lovering
King Bachman
Le nostre vecchie metà oscure...


I governi non sono che incidenti nella vita di un popolo. La vecchia reupubblica ha fallito perché non è riuscita a imprimere nella mentalità delle masse la lezione che un'amministrazione efficace richiede la partecipazione attiva negli affari pubblici di tutti gli uomini e le donne dotati di buoni sentimenti. La miserabile autocrazia che ci ha guidati finora crollerà perché fondata soltanto sul profitto, sulla falsa premessa che l'uomo sia stato creato per produrre ricchezze, e non le ricchezze per il progresso spirituale dell'uomo

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