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venerdì 13 novembre 2015

Recensione Saggi: SFIDE di Simona Ercolani.




Autore: Simona Ercolani.
Sottotitolo: Lo sport come non l'avete letto.
Genere: Sport.
Anno: 2006
Editore: Rizzoli.
Pagine: 262.
Prezzo: 16 euro.

Commento di Matteo Mancini.
"Io, io posso ricordare (mi ricordo). In piedi accanto al Muro (accanto al Muro) e i fucili spararono sopra le nostre teste (sopra le nostre teste) e ci baciammo, come se niente potesse accadere (niente potesse accadere) E la vergogna era dall'altra parte. 
Oh possiamo batterli, ancora e per sempre allora potremmo essere Eroi,anche solo per un giorno."

Al suono di queste parole, intonate da un cantante in vena di cover del famoso brano Heroes di David Bowie, inizierebbe una delle tante splendide puntate griffate Sfide, storico programma RAI ideato da Simona Ercolani nel lontano 1998 e premiato nel 2001 col Premio Ennio Flaiano quale miglior programma televisivo dell'anno. La produttrice televisiva Ercolani, romana classe '63, conosciuta per aver ideato molteplici format di successo e lanciata da trasmissioni quali Storie Vere e Chi l'ha Visto?, tenta di trasferire su carta venti appassionanti storie di altrettanti sportivi provenienti da svariati sport. Largo spazio al calcio con sette storie, ma anche al pugilato, basket, ciclismo, F1, motociclismo, sci, nuoto, atletica leggera e ginnastica artistica. Visione pertanto molto ampia, mancano storie relative agli sport tipicamente americani, al rugby e all'ippica, per il resto c'è un po' di tutto.

Molte delle pagine costituiscono il testo utilizzato per i servizi del programma televisivo, altre non saprei. La Ercolani opta per storie concentrate su personaggi meno noti rispetto ai tradizionali catalizzatori delle puntate tv, anche se si racconta di personaggi famosi come Roberto Baggio o Jacques Anquetil.
Lo stile è veloce, a differenza del successivo L'Importante è Perdere di Nicola Roggero, la Ercolani presenta le varie storie dalla viva voce dei diretti protagonisti che parlano della loro carriera o rammentano un episodio speciale che li ha visti protagonisti. Storie diverse tra loro. Recuperi da infortuni giudicati inguaribili (Roberto Baggio e Damiano Tommasi) e altri che invece pongono fine a una carriera (il tendine d'achille del ginnasta Menichelli), rivoluzionari che hanno fatto la storia di un dato sport creando un nuovo stile o una nuova tecnica (il salto in alto di Dick Fosbury), eroi di una serata (i portieri Francesco Toldo e Helmut Ducadam ipnotizzatori di giocatori chiamati a calciare i rigori), campioni limitati dal fatto di aver incontrato un rivale imbattibile sul proprio cammino (Vigneron al cospetto di Bubka), drammi sportivi che si traformano in tregedie (la paralisi di Slobodan Jankovic dovuta a una reazione di pura follia per un errore arbitrale) o l'impresa di una squadra di calcio di dilettanti capace di arrivare in finale di coppa di Francia (il miracolo del Calais), la vita privata da scandalo rosa ai limiti dell'incesto del cinque volte vincitore del tour de france Jacques Anquetil o il racconto della prima conquista dlla medaglia d'oro olimpica da parte di una donna italiana (Ondina Valla). Dunque racconti di trionfi, di record inattesi (a esempio quello sui 200 metri in stile libero marcato da Giorgio Lamberti), di incredibili sconfitte agli ultimi metri (incredibile secondo posto in una corsa valevole per l'iride del ciclista Franco Bitossi bruciato a dieci metri dall'arrivo), di personaggi che passano dallo sport al mondo del cinema (lo sciatore Toni Sailer che diviene attore e poi cantante) o di altri che finiranno con l'ispirare immortali personaggi cinematografici quali Rocky Balboa (ideato da Sylvester Stallone dopo aver ammirato il combattimento tra Muhammad Alì e il rozzo Chuck Wepner, un pugile capace di esibirsi in combattimenti contro wrestler o orsi), persino la storia che portò alla ideazione della muta della nazionale del Brasile calcio dopo la cocente sconfitta nella finale dei mondiali di casa. Ascese e perdizioni, sorprese e conferme, ma anche trionfi e sconfitte nella classica alternanza tipica della crudeltà che governa la legge dello sport. Gioia e dolori, vittoria e rimpianto.

Quale è il senso di queste storie, la ragione per cui è interessante leggere un volume come questo? Forse ce lo rende esplicito il ginnasta Franco Menichelli che, quando pensa ai suoi trionfi, spiega: "Ma davvero qualche bambino avrebbe sognato ascoltando la mia storia prima di addormentarsi? Volevo diventare una fiaba olimpica." Dunque lo sport come metafora per far sognare, ma non tanto per la sensazione di essere i migliori ma quella di regalare stupore e spettacolo. E a proposito di fiabe olimpiche e de L'Importante è Perdere, volume gemello e successivo a questo Sfide, mi piace sottolineare il ricordo di Menichelli dell'Olimpiade di Città del Messico del 1968 dove partecipò nonostante un'infammazione tendinea a rischio di infortunarsi sul campo di gara (come poi avvenne). Si tratta del ricordo di un atleta tanzaniano, reputato da alcune fonti come "il miglior ultimo della storia", impegnato nella maratona di quella edizione. Una prova, la sua, da cui trasuda il vero senso dello sport e oltre a questo della vita: "Juan Esteban Acquari (nel volume c'è un errore trattandosi invece di John Stephen Akhwari, n.d.r.) si fa male alla gamba destra durante la maratona e sono 42 chilometri e passa di sofferenza. E' buio, una macchina lo segue facendo luce con i fari. Lui non molla, si trascina sulla gamba buona. Entra nello stadio che ormai è notte fonda. Zoppicando si porta fino al traguardo. Non c'è più nessuno. Solo un oscuro giudice annoterà il suo tempo, riporrà la penna e tornerà a casa. Lo sport è questo o meglio non sarebbe quello che è se non ci fosse anche questo!" Commento giustissimo quello di Menichelli, esaltato dai racconti che hanno reso il gesto di Akhwari addirittura più famoso dello sforzo di chi quella maratona l'ha vinta. Questo perché il pubblico si immedesima, vive le sofferenze degli atleti, familiarizza con le difficoltà e premia l'attaccamento alla maglia, l'impegno, la voglia di battere tutto e tutti, a partire dallo sfinimento fisico e dalle avversità di qualunque specie esse siano. Questo rende "eroico" un atleta, quel concetto cantato dalla canzone di Bowie, e non l'esito del risultato finale. Ed è questo che rende umani e più terrestri certi atleti, poiché si può essere campioni anche se non si è stati baciati da dea natura. In altre parole, si può anche arrivare ultimi, come spiegherà Roggero e come anticipa qua la Ercolani col filtro del ricordo di Menichelli, ed essere dei vincenti e con la propria impresa sconfiggere il velo oscuro fatto calare dal decorrere degli anni.

L'ULTIMO CLASSIFICATO DELLA MARATONA
DELLE OLIMPIADI DEL 1968
EPPURE è DIVENTATO EROE PER LA VOLONTà
DI ULTIMARE IL PERCORSO A OGNI COSTO
NEL RISPETTO DELLO SPIRITO OLIMPICO
JOHN STEPHEN AKHWARI.

Questo in breve il contenuto del volume che purtroppo appare fuori catalogo, ma che non può mancare nella biblioteca di ogni amante di sport. Lettura veloce, appassionante e appassionata. Faccio notare, mestamente, come non siano molte le antologie di questo tipo, volumi la cui uscita non può che far bene allo sport e contribuire ad ampliare la cultura sportiva di molti appassionati troppo spesso confinata a una manciata di discipline. La stessa Simona Ercolani non ha dato alle stampe nessun altro volume, restando quindi limitata a questa uscita che ormai compierà dieci anni nei prossimi mesi. Peccato, si dovrebbe incentivare la pubblicazione di testi di questo tipo. Consigliato.

Così l'autrice presenta il suo volume: "Se vi hanno insegnato che nello sport l'importante è partecipare, siete fuori strada. Se credete che vincere sia tutto, non avete capito nulla. Nello sport quello che conta è andare avanti e - quando capita - saper perdere con stile. E i protagonisti di questo libro lo sanno benissimo..."

SIMONA ERCOLANI

"I fischi divennero la colonna sonora di ogni mia prestazione. io, però, non li vivevo in maniera traumatica. Quando sei consapevole di dare il massimo e di fare del tuo meglio accetti tutto più serenamente. L'importante è trovare la propria strada e percorrerla con decisione, senza risparmiarsi. Io credo che ognuno di noi sia quello che fa: per questo ogni cosa va fatta nel miglior modo possibie" (Damiano Tommasi).

"Nel tour del '62 Anquetil indossa la maglia gialla il primo giorno e la conserva per tutta la durata della corsa... Eppure in fondo a quel Tour lo accolgono i fischi dei francesi. Non ho mai capito cosa gli rimproverassero. Jacques risponde con ironia: si compra una barca e la chiama SIFFLET (FISCHIETTO)"

3 commenti:

  1. Roba da secondi... c'è un volume dedicato a loro, l'ho visto un paio di giorni fa da Feltrinelli... guarda se lo vedi tra i volumi in vendita. Dovrebbe intitolarsi FUORI I SECONDI...

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  2. Ho confuso il fuori col dentro... è DENTRO I SECONDI! Buona lettura, eccolo qua

    http://www.amazon.it/Dentro-secondi-Sport-doc-Dario-Torromeo-ebook/dp/B01626EVGY/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1448638369&sr=1-1&keywords=dentro+i+secondi

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  3. "Gli ultimi che diventano primi, e talvolta primi s’inventano davvero.
    È l’immutabile magia dello sport"

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