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martedì 4 dicembre 2012

Recensione Narrativa: IL CABALISTA (Amanda Prantera)



Autore: Amanda Prantera.
Genere: Thriller Paranormale.
Collana: Urania (Mondadori).
Pagine: 178.

Commento Matteo Mancini.
Thriller paranormale datato 1985, uscito da noi nel 1996 nella collana Urania, The Cabalist è il secondo volume scritto dall'inglese Amanda Prantera dopo il più brillante Strange Loop (Il Cerchio Segreto, da noi uscito nel 1997 sempre sull'Urania).
La Prantera è una scrittrice che vanta qualche fan nella nostra penisola pur avendo avuto una distribuzione assai limitata. Sono solo tre le opere tradotte nella nostra nazione, tutte romanzi.
Il Cabalista è un romanzo che ho cercato per lungo tempo e che si distingue grazie a una bellissima copertina (nulla a che fare poi con il testo, visto che non avremo demoni giganti) curata da Oscar Chichoni e a una trama senza dubbio affascinante incentrata sui misteri della Kabbalah e ambientata nella splendida scenografia di una Venezia degli anni '80. Peraltro si tratta di uno degli ultimi volumi nella mitica veste grafica dell'Urania caratterizzata dalla copertina bianca bordata di rosso con cerchio centrale in cui inserire l'immagine estrapolata dal testo.
Tutto dunque lasciava presagire un romanzo di stampo esoterico che raramente capita di leggere nella narrativa contemporanea, ma così non è.
A fine lettura resta una grossa delusione, peraltro amplificata dall'attesa nel leggerlo..

La Prantera sviluppa un soggetto molto più adatto al formato del racconto. I personaggi infatti sono pochissimi (quasi si contano sulle dita di una mano), come pochi sono i fatti narrati. Così si procede diluendo il soggetto persino con capitoli in cui il narratore commenta quanto raccontato nei precedenti capitoli, quasi come se osservasse i fatti insieme al lettore per trarne deduzioni personali. presenza inolte massiccia di descrizioni ambientali che spezzano il ritmo e che non sono funzionali alla storia.
Peccato perché l'idea centrale ruota, senza mai approfondire, sui poteri della kabbalah (attraverso il ricorso all'arte numerica e linguistica) inquadrata come una magia (nella realtà si tratta più di scienza) per controllare gli esseri viventi e modificare a piacere la loro volontà.

Il protagonista è un vecchio cabalista a cui è stata diagnosticata una malattia incurabile e che vuol quindi far sopravvivere i propri studi individuando un depositario fidato a cui lasciare un testamento contenente le proprie scoperte. L'obiettivo potrebbe sembrare piuttosto agevole, se non fosse che il nostro è un tipo abbastanza solitario che si contorna di pochi individui instaurando con gli stessi dei rapporti abbastanza superficiali. Quasi nessuno sa che è un cabalista, tutti credono infatti che sia un interprete che vive con le traduzioni di testi scritti in lingua estera.
Non verrà creduto da nessuno tanto che sarà costretto a vagare, in cerca di una soluzione, tra i calli umidi e tetri di Venezia.
L'elemento paranormale viene personificato da un ragazzotto che spia il protagonista da un edificio dirimpettaio. Si tratta di un adolescente di origini russe, figlio di un cabalista morto in un incendio a Venezia svariati anni prima, che pare essere riemerso - con la complicità di Azazel - dal passato per compiere una missione ben determinata. Infatti, minerà lo status mentale del vecchio lanciandogli di continuo sulla finestra arti di gatti squartati e attenderà il momento propizio per rubargli il testamento,
Dal canto suo, il cabalista provvederà a introdurre nel testo una serie di dispositivi di sicurezza e di chiavi di lettura funzionali a rendere agevole la lettura solo a degli iniziati.

Oltre 170 pagine in cui c'è poco o nulla da segnalare sul versante del paranormale o dell'intreccio, per quello che risulta essere niente più che una storia drammatica con venature esoteriche. Finalone beffardo che non salva il testo, anzi lo rende ancor più deludente.

Concludo inoltre con una nota personale. Trovo ingiustificabile l'inserimento del romanzo in una collana come l'Urania solitamente dedicata alla fantascienza poiché di fantascientifico qua non c'è veramente niente! Quasi quasi sarebbe stato più adatto il giallo Mondadori.
Nel complesso piuttosto noioso. Trascurabile.

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