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giovedì 29 novembre 2012

Recensioni Cinematografiche: Anteprima collaborazione con Gordiano Lupi sul volume su FRANCO & CICCIO.



Pubblico qui di seguito la primissima parte dell'articolo dedicato al cinema western di FRANCO & CICCIO che sarà inserito in un volume più ampio dedicato da GORDIANO LUPI ai due attori siciliani. L'uscita del libro in questione è prevista per il 2013.
Mi dedicherò, su invito di Gordiano, alla parte relativa alla produzione western dei due. Qui di seguito le prime due pagine.


LE PARODIE WESTERN ITALIANE

Un articolo di MATTEO MANCINI


Quando si parla del western comico la memoria dei più corre a Trinità e ai vari epigoni, ma ciò non corrisponde a realtà storica. Il western comico italiano non è una prerogativa di Barboni e del suo Lo Chiamavano Trinità(1970), il quale darà sì il via al filone del c.d. fagioli western fatto di battute e scazzottate, ma lo farà sviluppando idee e concetti già introdotti soprattutto da registi quali Duccio Tessari, con i vari Una Pistola per Ringo (1965) e Vivi o, Preferibilmente, Morti (1969), e Mario Caiano, con Un Treno per Durango (1968).
A ogni modo non sono neppure Tessari o Caiano ad avere dato il via al western comico. Ciò detto non cadetemi nell'errore di pensare che i western di Franco & Ciccio siano stati una trovata innovativa per la loro portata dissacrante nell'ambito del western italiano. In prima battuta si tratta di un lotto di dieci film girati tra il 1964 e il 1972, quindi alcuni di essi prima che il genere di riferimento si plasmasse e pertanto più orientati a proporre un diversivo piuttosto che a dissacrare. In secondo luogo i western parodistici, in Italia, erano nati prima ancora di quelli di Franco & Ciccio, quando si ironizzava sui western americani in quanto si era poco convinti di poter proporre dei western nostrani credibili.
Alla luce di quanto sopra, Franco & Ciccio, reduci dai successi dei loro film comico/demenziali, non fanno altro che inserirsi in un filone preesistente già ben avviato e sviluppato dal produttore Emo Bistolfi con film come Io Sono il Capataz (1951), Un Dollaro di Fifa (1960) e I Magnifici Tre (1962) di Giorgio Simonelli, Il Bandolero Stanco (1952) di Fernando Cerchio e Gli Eroi del West (1963) e I Gemelli nel Texas (1964) di Steno. Si trattava di un filone - del c.d. proto-western (cioè prima del western all'italiana) - totalmente votato al comico, con poca azione, per lo più attribuibile a sceneggiatori quali Adriano Bolzoni o la coppia Mario Guerra-Giulio Scarnicci per attori del calibro di Renato Rascel, Walter Chiari, Ugo Tognazzi e/o Raimondo Vianello.
È proprio con questi film che facciamo la conoscenza di cialtroni i quali, a causa di una serie di peripezie involontarie, riescono a passare per valorosi pistoleri del far west capaci, tra una buffonata e l'altra, di debellare i briganti di turno più per grazia ricevuta che per meriti propri.
Chi conosce i western di Franco & Ciccio non faticherà nel rendersi conto come tali tematiche siano state riprese in toto dai loro western. Occorre a ogni modo dare atto che con Franco & Ciccio si respirerà una ventata di entusiasmo e di follia tale da invertire la caduta di pubblico registrata dalle parodie precedenti (si era passati da incassi attorno al miliardo ai circa 400 milioni di incasso per Gli Eroi del West, addirittura dimezzati per I Gemelli del Texas). A mio avviso, inoltre, con i western in questione si curerà maggiormente anche la parte western con sparatorie, duelli più o meno fasulli e qualche cavalcata nel deserto.
La pellicola con cui la coppia Franchi & Ingrassia irrompe nel mondo dello spaghetti-western è Due Mafiosi nel Far West (1964).
Si tratta di un film che anticipa Per un Pugno di Dollari e che esce assieme a quei western italiani di impronta hollywoodiana in voga nel periodo. Da essi viene ripresa la presenza massiccia degli indiani, ma anche delle bande dei messicani che creano terrore e si macchiano di prepotenze continue. Nella circostanza tutti sono lanciati, l'uno contro l'altro, sulle tracce dei cugini Capone giunti in Texas dalla Sicilia per ereditare una miniera d'oro di proprietà dei nonni.
Oltre a essere il primo western dei due siciliani, Due Mafiosi nel Far West è anche uno dei primissimi western a essere girati all'interno degli sfarzosi studi Elios creati da Mancori (infatti le scenografie sono molto qualitative), prodotto dal debuttante Edmondo Amati che poi, prima di dedicarsi all'horror e al cinema d'autore, passerà ai western seri con i vari 100.000 Dollari per Ringo (1965), Django Spara per Primo (1966) di Alberto De Martino, Per Pochi Dollari Ancora (1966) di Giorgio Ferroni e Vado... l'Ammazzo e Torno (1967) di Enzo G. Castellari.
Di rilievo il cast tecnico che viene coinvolto da Amati, il quale gioca sul sicuro optando per il collaudato Giorgio Simonelli alla regia, reduce dalle parodie con Emo Bistolfi, ma introduce anche una serie di volti nuovi che faranno la fortuna dello spaghetti-western e non solo. Così abbiamo ai costumi Carlo Simi (lo ritroveremo nei film di Leone e in molti dei migliori spaghetti western), Franco Fraticelli al montaggio e Giuliano Carnimeo, futuro regista di vari Sartana, quale aiuto-regista.
La sceneggiatura porta la firma di Marcello Ciorciolini, sceneggiatore di commedie e adventure movie nonché autore di canzoni culto della musica leggera italiana, che passerà presto alla regia lavorando cinque volte con la coppia Franchi & Ingrassia.
Il plot ha la bizzarria di vedere due cialtroni evadere da un carcere siciliano (in realtà verranno sbattuti fuori a forza da una guardia corrotta, visto che loro faranno di tutto per dimostrare di essere dei detenuti modello) per emigrare in Texas, a Puerca Vaca (nome che è tutto un programma), e mettere le mani su una miniera d'oro lasciata dai nonni. Qua, scambiati per degli eroi, verranno nominati sceriffi e dovranno vedersela con un bullo locale dedito ai ricatti, una tribù di indiani e una banda di messicani tutti intenzionati a scoprire il luogo in cui si trova la miniera e convinti di avere a che fare con due dritti che cercano di passare per fessi. In realtà, i nostri, sono proprio dei fessi, ma gli altri non lo sanno e dunque cercheranno di estorcere con la violenza il segreto circa la localizzazione della miniera.
Simonelli scandisce un bel ritmo con una prima parte notevole in cui si assiste a sparatorie, risse al saloon, inseguimenti alla diligenza messi in scena con gusto per l'azione e montati in modo spettacolare da Fraticelli (ci sono anche cadute di cavalli). Il tutto viene poi impreziosito da un paio di sequenze simpaticissime. Tra queste citerei quella in cui il mitico Aldo Giuffré (lo ritroveremo ne Il Buono, il Brutto, Il Cattivo) da difensore degli imputati, rei di concorso nel furto di un quadrupede, finisce per farli condannare a vent'anni cercando di ottenere un risarcimento a loro favore. Di spessore comico anche la simpatica evasione dal carcere in Sicilia, con Franchi che va sempre dietro alla guardia per fargli notare le disattenzioni che potrebbero farlo fuggire. A rendere tutto gustoso contribuisce inoltre la credibile presenza di Fernando Sancho, ormai prossimo a diventare un'icona dello spaghetti-western nei panni per lo più del messicano cattivo (ruolo che interpreta anche qua e che lo consacrerà con i due Ringo di Tessari), e Mario Brega (piccolo ruolo per lui).
Purtroppo, dopo una prima parte briosa, si finisce col cadere nel prevedibile, ma soprattutto Simonelli ricorre ad alcune soluzioni demenziali che sarebbe stato bene non inserire perché poco in linea col resto. Così vediamo Franchi sparare con delle pistole con la canna piegata a novanta gradi e, ovviamente, uccidere dei messicani per effetto di assurde traiettorie balistiche, oppure lo vediamo mandare in ebollizione una tazza d'acqua ponendovi dentro una mano precedentemente messa sul fuoco o usare una pistola con un serpentello che fuoriesce dalla canna quando si preme il grilletto. Di tanto in tanto si trovano anche delle idee esilaranti come Sancho inseguito da un orso mentre perlustra una grotta o la mappa del tesoro che traspare da due mutandoni debitamente bagnati dall'acqua.
Immancabile poi presenza delle due belle di turno che vigiliano sui due fessacchiotti, finendo per innamorarsene.
In sostanza abbiamo una continua alternanza tra western serio (carino il prologo con i Franco e Ciccio invecchiati, ma incazzosi; dopo li vedremo anche travestiti da donne indiane!?), parodia simpatica e fastidiosa demenza allo stato puro.
Delirio finale con i nostri costretti a vedersela, dopo aver eliminato i rivali del posto, con i veri banditi del west (Calamity Jane, Jesse James e compagnia) giunti a Puerca Vaca per via della miniera ma poi condannati grazie all'incapacità dell'avvocato delle cause perse interpretato da Giuffré chiamato a tal fine in Texas dai due protagonisti, evidentemente memori della loro precedente esperienza.
Il film esce nelle sale nell'estate del '64 e ha un successo clamoroso con oltre il miliardo di incasso contro i circa ottanta milioni investiti, tanto da risultare tra i più visti dell'annata. Non acclamato dalla critica, conta tutt'oggi vari fan pur continuando ad andare incontro a giudizi poco entusiastici sia dei vari siti (modesta ripetizione del classico repertorio dice filmtv.it) sia di critici quali il Morandini (parodia più demenziale del solito). Il divertimento è comunque assicurato.

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