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lunedì 18 luglio 2011

Recensione narrativa: "Incubo a seimila metri" (R. Matheson)



Autore: Richard Matheson

Anno di uscita: 2002

Casa editrice: Fanucci

Pagine: 268 Prezzo: 9.90

Commento di Matteo Mancini

Antologia considerata - a torto - una pietra miliare della narrativa horror tanto che sia King e soprattutto lo stesso Matheson si definiscono, con l'arroganza di chi valuta la qualità di un lavoro in base al numero di copie vendute, il "rock 'n roll" del genere, beffeggiando Lovecraft e gli scrittori scuola weird tales.

Si tratta di un'opera che raccoglie diciassette elaborati già proposti in passato a partire dagli anni '50 e qui riuniti nuovamente in un nuovo volume. Ci sono alcuni racconti storici che hanno fatto la fortuna di Matheson, come l'indimenticabile "Incubo a seimila metri" utilizzato come base per un famoso episodio della serie televisiva "Ai confini della realtà" e altri meno noti e meno qualitativi.

Salvo un pugno di eccezioni, siamo alla prese - a mio avviso - con racconti molto banali (si potrebbe dire adatti a un pubblico di adolescenti). Molti testi (si vedano il confuso "Dai canali" , il mediocre "La legione dei cospiratori" in cui un uomo ossessionato dai rumori si convince di essere vittima di una cospirazione, il delirante "Figlio di sangue" nel quale un adolescente giunge a sottrarre un pipistrello dallo zoo per farsi vampirizzare con la speranza di diventare un vampiro ma trovando solo la morte per dissanguamento in un delirio allucinatorio) faticherebbero persino a piazzarsi nei concorsi narrativi underground. Matheson adotta uno stile asciutto, impersonale ed essenziale (verrebbe da dire da sceneggiatore, professione che, guarda caso, Matheson ha ricoperto per moltissimi anni fin dai tempi delle collaborazioni col regista Roger Corman), disinteressandosi di creare frasi d'effetto o metafore che facciano esclamare al lettore sensibile: "cacchio, che bella frase... ora me la segno". Soprattutto, poi, Matheson non permette al lettore di sognare mondi fantastici da completare con l'immaginazione disegnando quelle componenti bizzarre tipiche delle storie del genere fantastico. No, all'autore non interessa questo... Matheson vuol solo costruire trame di pronta soluzione incentrate sul ritmo e sui colpi di scena finali (talvolta prevedibili). A differenza di King (che si può considerare il figlioccio di Matheson, sintomatici al riguardo sono i racconti "La preda" e "Il nuovo vicino di casa" riproposti in meglio da King con i titoli "Campo di battaglia" - racconto inserito nell'antologia "A volte ritornano" - e "Cose preziose" ) sono poco curate le caratterizzazioni sia dei personaggi che quelle ambientali. L'effetto sono racconti maggiormente scorrevoli (infatti si divorano), ma anche meno profondi e da recepire passivamente senza alcun ragionamento mentale.

La componente fantastica è appena accennata e quasi sempre soffocata dalla pazzia dei personaggi. Matheson diluisce il bizzarro in un contesto normalissimo (fanno eccezione il poco riuscito "La danza dei morti" e l'altalenante "Guerra di streghe" ), senza mai inebriare il lettore con mondi onirici o soluzioni visionarie. Costante di molti racconti è la paranoia dei loro protagonisti che si sentono braccati da minacce più o meno consistenti (chi è ossessionato dalle telefonate notturne, chi dai rumori dei vicini o dei grilli, chi dal volo in aereo, chi dal desiderio di diventare un vampiro) che li inducono ad assumere comportamenti folli che sfociano quasi sempre nell'omicidio o nel suicidio. Ne deriva un orrore psicologico che non scandaglia l'occulto (fa forse eccezione il profetico e inquietante "Una chiamata da lontano" nel quale una signora inferma viene molestata telefonicamente da un uomo - o forse è la morte? - che si scoprirà interagire dal cimitero a causa di un temporale che ha lesionato i fili proprio in corrispondenza del luogo del riposo eterno permettendo ai rumori esterni di interferire con la linea), con l'autore che si sbizzarrisce in una scrittura di getto limitandosi a voler narrare una storia. Niente a che vedere quindi con l'orrore esoterico e iniziatico dei grandi maestri (penso a Lovecraft, Smith o Meyrink) o con l'orrore onirico e psichedelico di assi come Barker o K.E.Wagner o Poe e neppure con la scrittura fantastica e finalizzata a far ragionare il lettore di maestri del calibro di Borges, Buzzati, Cortazàr o Ballard (tanto per citarne alcuni). Qui si vuole solo intrattenere il lettore parlando di cose di tutti i giorni che, proprio per questo, non possono spaventare come le cose che non si conoscono (vorrei sapere quanti si spaventerebbero se si raccontasse una storia di una bambola assassina che vi insegue armata di coltello oppure di un fantasma che vi assilla nel sonno solo quando vi ponete sotto le lenzuola... eppure Matheson, in questa antologia, racconta storie, per lo più, di questo tipo). Situazioni dunque troppo paradossali per inquietare davvero chi legge e ha una certa cultura nel settore.

Pochissimi i racconti meritevoli di esser ricordati, tra essi citerei il famosissimo "Incubo a seimila metri" incentrato sull'ossessione del volo che porta il protagonista a vedere un alieno in piedi su un ala che tenta di sabotare l'aeroplano agendo sui motori, "Primo anniversario" (forse il testo contenutisticamente migliore) in cui si parla dell'amore indivisibile tra marito e moglie che porterà la seconda a cancellare, ma solo verso di lei, tutti i cinque sensi del marito per celare il fatto che è morta e si è ridotta in una poltiglia putrefatta, e soprattutto il simpatico e allo stesso tempo terribile "I figli di Noé" che vedrà un contravventore delle norme del codice della strada finire sotto arresto ed essere condannato a una pena molto particolare, visto che nel paese fantasma i 67 abitanti cominciano a parlare di grigliata. Coinvolgente anche il diabolico "Il nuovo vicino di casa" grazie alla presenza di un personaggio che, appena arrivato in un quartiere, genera il caos mettendo gli uni contro gli altri per poi cambiare abitazione dopo aver innescato arresti, suicidi e cattiverie di ogni sorta (compresa l'uccisione di un cane).

Altri racconti (ex "L'uomo dei giorni di festa" o il pirandelliano "Eliminazione lenta" ) hanno un buon seme iniziale ma si perdono strada facendo senza sfruttare appieno le potenzialità. In particolare ne "L'uomo dei giorni di festa" è geniale l'idea del giornalista che prevede gli incidenti e il numero dei morti del giorno successivo pubblicando il tutto sul giornale prima che i fatti si verifichino.

Gustosissima, infine, l'intervista a Richard Matheson che chiude l'antologia, un'idea che sarebbe bello veder ripetuta in altre antologie di altri autori perchè avvicina il lettore all'autore.

Nel complesso un testo che si legge velocemente e che non richiede alcun sforzo mentale, ma che, per chi ama l'orrore puro, si rivela come un bicchiere di vino completamente annacquato. Per altro libri del genere portano anche i lettori medi a considerare libri di questo tipo come capisaldi del genere, perché di facile e rapida lettura, tuttavia la vera narrativa autoriale di genere risiede ben lontana e ha il suo fondamento in qualcosa di assai più profondo e ancestrale. Voto: 5.5

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