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sabato 28 agosto 2010

Recensione narrativa: Vedremo Domani (AA. VV.)




Autore: AA.VV.
Anno di uscita: 1970
Casa editrice: Urania - Mondadori
Pagine: 142
Commento
Antologia curata dai direttori del periodico Urania e uscita in edicola nel lontanissimo 1970.Al lettore vengono proposte sette storie che portano la firma di tre autori di prestigio (Dick, Leiber e Reed) e altre quattro di autori di “seconda fascia” (se mi concedete la definizione).Nel complesso si tratta di un’opera che per taluni versi risente dell’epoca in cui sono stati scritti i racconti (periodo della guerra fredda), ma per altri si dimostra molto avveniristica e capace di anticipare temi che solo di recente, a esempio, sono stati sfruttati da film di grande successo come “Matrix” o “The Cube”.
Neanche a farlo a posta, i tre racconti più qualitativi (ad avviso di questo recensore) sono quelli proposti dai tre autori di maggior prestigio. Tra di essi Philip K. Dick, con “Le Formiche Elettriche”, offre al lettore – come suo solito - un autentico gioiello narrativo. Protagonista della vicenda è un robot organico (sullo stile del primo “Terminator” per fare paragoni cinematografici) che scopre di non essere un umano. Tale circostanza lo induce a interrogarsi sul proprio stato di autodeterminazione e sulla realtà soggettiva e oggettiva che lo circonda. Reso paranoico da tutti questi ragionamenti, il robot giungerà a scoprire che la realtà che ha attorno non è affatto tale ma è il risultato di congegni elettronici montati su di un nastro che scorre nella sua testa. La conoscenza di ciò porta alla morte del modello, ma anche delle persone – che tali non erano – che gli stavano intorno. Gli amanti di cinema potranno ravvisare in questa opera molti punti in comune con perle come “Matrix”, “Blade Runner” (non a caso nato dalla penna di P.K.Dick) e “Nirvana”.
Geniale (per come da un’idea si estragga un racconto metaforico) e tutt’altro che votato al mero intrattenimento è “La Bomba ai giovani” di Kit Reed. Qui ci troviamo catapultati in un futuro post-atomico dove gli Stati Uniti sono divisi in città dominate da bande di giovani teppisti che si suicidano o vanno incontro a morte eroica prima di compiere i venti anni (tema ripreso da King con “I figli del grano”). Chi non entra nelle bande (un c.d. matusa) è costretto a vivere una vita di duro lavoro e a invecchiare al servizio dei giovani. La chiave però per riequilibrare gli istinti bellici dei giovani e permettere ai matusa di riacquistare prestigio sociale è l’introduzione della bomba atomica. La paura dell’esplosione dell’ordigno, infatti, voluto da ogni banda, porta a rendere meno baldanzosi i giovani e a dare spazio ai saggi. Evidenti i riferimenti al periodo storico dell’epoca (cioè la guerra fredda e alla politica utilizzata per evitare che scoppiasse la terza guerra mondiale).
Di pregevolissima fattura è “Problema di Esame” (“Black Corridor”) di Fritz Leiber, anzi posso aggiungere che tra i racconti che ho letto dell’autore questo è uno dei suoi migliori. Qui siamo alle prese con un testo che mira a creare un’angoscia onirica e a immedesimare il lettore nel protagonista della vicenda. Abbiamo, infatti, un uomo intrappolato all’interno di uno stretto corridoio in cui due porte laterali sono le uniche vie di fuga da una parete mobile che avanza, restringendo sempre di più il corridoio. Sulle porte è presente un’etichetta che indica la natura del pericolo che si celerà oltre la porta. La scelta è fondamentale perché ne va della vita dell’intrappolato. A ogni porta aperta, il disperato si ritroverà in un nuovo corridoio al cospetto di una nuova scelta da fare fino al finale. Possiamo quindi sostenere che con “Black Corridor” Leiber ha gettato il seme da cui sarebbe poi nato “The Cube”.
Meno brillanti gli altri quattro racconti con comunque due storie abbondantemente sopra la sufficienza. Mi riferisco al bizzarrissimo e originale “Bruco Express” di Robert E. Margroff e a “Città Madre” di Ray Banks.
Nel primo racconto ci troviamo in un futuro in cui la terra è contaminata dalle radiazioni della quinta guerra mondiale. In tale contesto, gli uomini si trovano costretti a utilizzare come mezzi di locomozione degli immensi bruchi venusiani operati chirurgicamente e dotati di una corazza refrattaria alle radiazioni. Delle microscopiche creature dalla forma di scarafaggio, però, iniziano a sabotare i bruchi. Due rappresentanti delle forze governative cercano di risolvere l’imprevisto.
Meno originale, ma di sicuro valore, è la seconda storia. Qui voliamo in una città di un pianeta alieno da cui un umano, dopo aver acquisito la cittadinanza, cerca di organizzare il viaggio di ritorno sulla stazione di Saturno per riferire le scoperte sociali dallo stesso effettuate. L’uomo, però, viene boicottato dai politici e dagli amici terrestri presenti sul pianeta, perché mai nessuno si è allontanato dalla città e ciò è un vanto per la stessa in quanto sponsorizzata come la città perfetta. In realtà non sono i politici a controllare i cittadini, ma un elaboratore totalitario che prevede i pensieri degli uomini e interviene per assecondare i loro piaceri, se ritenuti meritevoli di tutela, oppure per sopprimerli e rinchiudere i disgraziati in delle specie di manicomi. Il protagonista riuscirà a decollare, contro il volere anche dei militari, solo dopo esser riuscito a convincere l’elaboratore centrale. Ancora una volta, quindi, il contesto sociale degli anni ’70 (denso di regimi totalitari) funge da scintilla per la nascita di un racconto intelligente.
Piuttosto lento, ma con idee interessanti, è “Roboscuola” di E.G. Von Wald che vede al centro della vicenda una scuola dove gli studenti vengono abituati ad agire come macchine prive di sentimenti. L’educazione impartita è talmente dura e opprimente che una volta liberati dalla loro prigionia gli studenti non saranno più in grado di agire autonomamente, ma si comporteranno come schiavi. In definitiva un altro racconto strettamente legato all’epoca in cui è stato redatto, ma mai quanto “Problema ospedaliero” di Tom Purdom. Purdom propone una spy-story (decisamente superata dall’evoluzione storica) che coinvolge scienziati sovietici contrapposti a quelli statunitensi, in una corsa di intelligence per evitare che la guerra fredda diventi guerra a tutti gli effetti.
Tutto sommato, “Vedremo Domani” pur proponendo alcuni racconti “poco futuribili” (se letti con l’ottica dei giorni nostri) è un’antologia piacevole che ha il pregio di raccogliere più di un racconto di ottima fattura capace di imprimersi nella mente del lettore. Consigliato. Voto: 7

2 commenti:

  1. Mi piage il genere, lo prendo in considerazione per una prossima lettura.

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  2. Io sono innamorato di questa collana. Ho molti numeri e le antologie offrono spesso un sano intratteniemento con spunti interessanti e originali.

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