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giovedì 25 agosto 2022

Recensione Narrativa: INVERNO GIALLO 81-82 a cura di Ellery Queen.

Autore: AA.VV.
Serie: Ellery Queen Presenta.
Anno: 1981.
Genere: Giallo.
Editore: Mondadori.
Pagine: 372.
Prezzo: Fuori catalogo.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Miscellanea di racconti a prevalenza matrice gialla, con sporadiche incursioni nella spy story, nel poliziesco, nel crime, nell'action e persino, in due casi, nel fantastico. A capo della selezione c'è il nome collettivo Ellery Queen, pseudonimo che non ha certo bisogno di presentazioni al cospetto degli amanti del thrilling. Il lavoro della nota firma viene sintetizzato dalla Mondadori nella periodica raccolta Inverno Giallo, stagione 81-82, che presenta al pubblico italiano 20 racconti, di altrettanti autori, dati alle stampe nell'arco di un trentennio, tra il 1947 e il 1976.

Il valore complessivo dell'antologia, peraltro interessata da un numero di refusi decisamente superiore alla media rispetto ad altri volumi della serie, non è memorabile. Tuttavia, la variabilità delle storie e un paio di perle che spiccano sul resto rendono comunque piacevole e veloce la lettura.

Tra le venti proposte brillano i nomi di alcuni maestri del genere (purtroppo non sempre ispirati), quali Ed McBain, Hugh Pentecost, Ross MacDonald, Ruth Rendell, Eric Ambler e lo stesso Ellery Queen. Inusuali invece le presenze del maestro del fantasy, ispiratore di Lovecraft, Lord Dunsany (il cui racconto, senz'altro buono, è decisamente fuori contesto) e degli autori sci-fi Edward Wellen e il più famoso Edward D. Hoch qua prestati, con discreti risultati, al crime.

Per quanto riguarda i temi trattati, vi è una certa insistenza su personaggi affetti da temporanei vuoti di memoria, vuoi che si tratti di testimoni di un delitto (Un Delitto da Ricordare di Hugh Pentecost), dell'assassino (Non è Mai Successo di Joyce Harrington) o di una persona perseguitata (Buona Notte Amore di Florence Mayberry) o comunque chiamata a venire a capo di situazioni al limite dell'onirico (Che Fine ha fatto Annie Barnes di Ed McBain). Almeno tre, poi, le storie che vedono in azione delegati o rappresentanti di movimenti rivoluzionari che operano contro il governo costituito della propria nazione (Il Patto Antisangue dello specialista, pubblicato anche sulla collana Segretissimo, Eric Ambler) o cercano di organizzare attentati a danno di nemici politici (lo splendido action Veloce come un Lampo di Gary Jennings) o, ancora, di rubare codici di decriptazione in favore della Germania dell'Est (La Spia col Pugno da K.O di Edward D.Hoch, che ci concede anche uno squarcio sul mondo del pugilato professionistico). Lo zoccolo duro dell'opera, tuttavia, è rappresentato da intrecci gialli in cui i sospettati principali non sono mai i colpevoli e dove la polizia deve lavorare di astuzia per inchiodare alle proprie responsabilità i mascalzoni di turno, vuoi che siano ladri o assassini. Purtroppo solo in un caso, racconto di Hugh Pentecost, vi è lo schema classico del whodunit ovvero del giallo in cui lo scrittore fornisce ai lettori gli elementi utili per scoprire l'assassino, salvo mischiare il tutto e far cadere i sospetti su una sfilza di soggetti coinvolti a diverso titolo nell'intreccio. Completano il campo epiloghi beffardi in cui i banditi si prendono gioco degli indagatori o dell'assassino stesso (Il Guanto Invisibile e passione Segreta rispettivamente di Flora Fletcher e Edward Wellen), sfide in cui si ricostruiscono i delitti (I Tre Studenti e Miss Phipps all'Ospedale di Ellery Queen e Phyllis Bentley), errori dettati da paranoie che portano a omicidi non voluti (La Prudenza non è mai Troppa di Ruth Rendell) e attività di indagine poliziesche sulle orme di furbeschi individui dediti a delinquere (i mediocri R come Rapina e L'Ostacolo Coulman di Lawrence Treat e Michael Gilbert). Fanno invece storia a sè alcuni racconti fantastici fuori contesto (La Finestra Meravigliosa di Dunsany e Buona Notte Amore) o simpatici divertissement che evidenziano la difficoltà del lavoro del poliziotto e, allo stesso tempo, la faciloneria con la quale i cittadini avanzano stupide critiche senza poi prendersi alcun rischio (l'ottimo La Commedia è Finita di Norman Daniels).

Questa in breve l'analisi di un testo che presenta tre perle, una mezza dozzina di racconti tra il buono e il più sufficiente e più della metà del testo trascurabile e poco riuscita.


NEL DETTAGLIO E CON SPOILER

Due racconti, su tutti, possono definirsi notevoli. Il prolifico Hugh Pentecost (1903 – 1989), pseudonimo di Judson Philips, apre l'antologia col racconto più lungo del lotto, forte delle sue settanta pagine. Il suo Memory of Murder (Un Delitto da Ricordare, 1947) è un classico giallo alla Agatha Christie in cui il lettore, tra una rosa di sospettati, deve scoprire chi sia l'assassino. La vittima è un politico accoltellato nell'abitazione in cui viveva con le figlie, i mariti o fidanzati delle stesse e la moglie. Tutti sono indiziati e tutti hanno un movente che possa giustificare l'omicidio. Un poliziotto e soprattutto uno psichiatra devono risolvere l'enigma. Determinante un soggetto che sembra aver smarrito la memoria in conseguenza dello shock avuto alla vista dell'assassinio. Hugh Pentecost, scrittore con all'attivo più di cento romanzi gialli e mystery, conosce assai bene gli strumenti del mestiere e plasma quello che potremmo definire un giallo didattico per aspiranti scrittori. Del resto si sta parlando di un autore ben conosciuto al pubblico di lettori italiani a partire dagli anni sessanta fino alla prima decade del nuovo secolo, grazie alla pubblicazione di una serie di romanzi inseriti nella collana Giallo Mondadori, con titoli quali Un Capestro per Nik (n.755, 1963), Una Donna da Bruciare (n.973, 1967), Tutto Cominciò quella Notte (n.2181, 1973), Ritratto Postumo (n. 1490, 1977) e Scalata all'Inferno (n.1594, 1979). Pentecost muove bene i fili, lavorando sulle caratterizzazioni dei personaggi e giocando sui ricordi sfumati di un indiziato che dichiara di non ricordare più chi esso sia. Protagonista assoluto è lo psichiatra incaricato di recuperare quanto andato perso nei meandri del cervello del potenziale teste. Giallo carico di colpi a sorpresa, tutto giostrato sugli scherzi della memoria, sugli shock emotivi che cancellano i ricordi, sui traumi infantili, ma anche sull'avidità e sulla brama del potere. Una trama che distrugge l'istituto della famiglia (ricorda molto il giallo A...come Assassino di Ernesto Gastaldi) e che lavora su snodi che saranno cari al Dario Argento delle origini, che da racconti come questo riprese l'idea dell'inizio de L'Uccello dalle Piume di Cristallo col testimone che confonde chi, tra l'uomo e la donna, sia l'effettivo aggressore. Finalone didascalico in cui tutti i tasselli vanno al loro posto.


Decisamente più innovativo e futuristico è il contributo di un altro grande specialista del genere: Ed McBain (1926-2005), al secolo Evan Hunter. Stiamo parlando del creatore della famosa e interminabile serie di romanzi dell'87' Distretto edita da Einaudi e Sonzogno nonché sceneggiatore del film Gli Uccelli di Hitchcock. Il suo What Happened to Annie Barnes? (Che Fine ha Fatto Annie Barnes?, 1976) è il racconto più elegante e ben scritto dell'antologia. McBain si muove su territori non canonici al giallo dei salotti. Il suo contributo è estremamente onirico, ai limiti dell'ipnosi se non della fantascienza. Il tema del vuoto di memoria si accavalla alle pratiche di innesto di ricordi fasulli e alla cancellazione della memoria passata. In altre parole, va in scena una deprogrammazione e riprogrammazione mentale delle vittime e tutto questo per rubare la moglie di un uomo in vacanza nella bella Italia, convincendo la prima di essere un'altra persona e il secondo di aver assistito alla morte della moglie. Magistrale il prologo sui tetti del Duomo di Milano. Una vera e propria perla.


Purtroppo i contributi veramente eccelsi finiscono qua, seppure accompagnati da una mezza dozzina di ulteriori elaborati gradevoli e divertenti. Edward Wellen (1919-2011), da noi già recensito in occasione della lettura dell'antologia Urania Pistolero Fuori Tempo (1975) e conosciuto al pubblico italiano soprattutto come autore di sci-fi, regala sorrisi col beffardo e fulmineo Fair Exchange (Passione Segreta, 1976). Protagonista l'avidità e l'assenza di scrupoli, ma soprattutto un'ilarità finale che lascia in sospeso il lettore tra la soluzione beffarda (il famoso terzo incomodo che la fa franca) e quella riconducibile a un errore frutto di sbadataggine. L'acquisto di una serie di francobolli da collezione scombina gli equilibri di un ufficio legale, generando un assassinio e un doppio furto del corpo del reato, il secondo dei quali più o meno mascherato da errore (convinzione che si sia trattato di normali francobolli da utilizzare per l'invio di un pacco) in modo da renderne impossibile la restituzione pena l'emergere del movente che giustifica l'altrimenti incomprensibile assassinio. Finale splendido.


Su buoni livelli, soprattutto per il contesto legato al mondo del pugilato professionistico (inizio sul ring durante un combattimento), The Spy With the Knockout Punch (La Spia col Pugno da K.O, 1973) firmato, curiosamente, da un altro autore sci-fi conosciuto dai lettori della serie Urania ovvero Edward D. Hoch (1930-2008) che propone una spy story di ambientazione sportiva. Al centro dell'intreccio un giro di incontri truccati e, più in particolare, il furto di un codice di decriptazione di messaggi politici su cui si estende la longa manus della Germania dell'Est.


Piace molto, specie per la cura nei dettagli sul funzionamento di un lanciafiamme da settare in una discarica e poi da utilizzare per compiere un assassinio su commissione, Greased Lightning (Veloce come un Lampo, 1963) di Gary Jennings (1928-1999), un action che sacrifica il giallo classico in favore di un'impostazione spy legata al tentativo, da parte di un'organizzazione rivoluzionaria caraibica, di assassinare un ex ministro in combutta con gli Stati Uniti. Il protagonista, un ex militare a cui è stata rapita la fidanzata, giocherà in astuzia i suoi ricattatori. Molto buono, ma con pochi colpi di coda.


Altrettanto valido è l'atipico Strictly a Neighborhood (La Commedia è Finita, 1962) di Norman Daniels (1905-1995) che sfrutta i luoghi comuni sui poliziotti per evidenziare quanto i pericoli del mestiere siano tali da generare il terrore nei comuni cittadini, subito pronti a criticare gli agenti e a pretendere che risolvano i problemi, salvo allontanarsi e restare inerti al cospetto del pericolo. Al centro dell'intreccio una richiesta di intervento e il finto tergiversare dell'agente che, avendo già risolto il problema, vuol vedere dove si spingano i condomini del palazzo in cui lui stesso abita (lo accusano di omissione). Ancora di moda, nonostante sia stato scritto sessanta anni fa, sarebbe perfetto per uno spot promozionale per la polizia e per chi indossa una divisa (vi assicuro che quanto narrato da Daniels succede abitualmente in strada, tra ignoranti che si improvvisano poliziotti e supposti eroi che scappano al presentarsi del pericolo).


Meno brillante, soprattutto per alcune incongruenze (troppo evidenti per non esser considerate dall'assassino), ma comunque abbastanza classico è The Invisible Guantlet (Il Guanto Invisibile, 1964) di Fletcher Flora (1914-1968), scrittore conosciuto per il suo umorismo nero che anche qua non manca di palesarsi e per una serie di episodi finiti nella serie televisiva culto Alfred Hitchcock Presenta. Il suo è un fulmineo giallo in cui un poliziotto cerca di mettere pressione al sospettato di omicidio ai danni di un politico. La vittima, trovata morta alla guida di un'autovettura, è reputata troppo alta per aver potuto guidare seduta su un sedile tanto incalzato sotto il volante. Niente di eccezionale, se non il sarcastico finale in cui il sospettato, invece di mettersi sulla difensiva, fa capire al lettore e al poliziotto che la sua statura è alquanto minuta e dunque compatibile col posizionamento del sedile (tanto da suggerire che non aver tirato indietro il sedile è stato un errore).


Carini ma piuttosto avulsi rispetto al giallo la ghost story Good Night, Sweet (Buona Notte Amore, 1975) di Florence V. Mayberry e soprattutto il fantasy The Wonderful Window (La Finestra Meravigliosa, 1912) dello scrittore Lord Dunsany.

Il racconto della Mayberry vede una donna vivere col rimpianto di non aver aperto il cuore all'amore della propria vita, preferendo soddisfare il proprio ego con un assurdo gioco al tira e molla che ha indotto l'altro a riparare verso un matrimonio di comodo. Racconto caratterizzato da un'impronta prettamente femminile che delinea i malati giochi psicologici di una donna che ricorda molto la protagonista della canzone La Ballata dell'Amore Cieco di De Andrè. Epilogo sospeso tra il delirio psicologico e il vero e proprio fantastico. Nessun dubbio invece per il racconto di Lord Dunsany che propone un soggetto assai simile a L'Uovo di Cristallo (1897) di Herbert G. Wells, aprendo in modo palese le cataratte dell'irrealtà. Un mercante acquista una piccola finestra che si apre su un mondo altro, dove arcieri e sbandieratori rimandano la memoria ai tempi del medioevo, preparandosi a varcare il confine tra la realtà e l'immaginario.


Il giallo torna a recitare il proprio ruolo col duplice colpo di scena messo in atto dallo specialista Ross MacDonald, altro autore con una lunga sfilza di romanzi pubblicati sulle pagine de Il Giallo Mondadori. Il suo The Sleeping Dog (Law Archer e il Cane Scomparso, 1965), tuttavia, è una storia ancorata a un vecchio omicidio passato su cui si innesca una vendetta che porta il primo killer ad assassinare il suo complice cercando in tal modo di mascherare il vecchio crimine e far ricadere la colpa sul vendicatore che si è limitato a sparare a un cane. Prove di balistica, un cane ucciso e le indagini di un detective privato fungeranno da corredo al mistero. Vista la firma, è un racconto modesto. Rapina arzigogolata con coinvolgimenti di più soggetti nell'altrettanto modesto H as in Heist (R come Rapina, 1966) di Lawrence Treat. Un poliziotto, alquanto spaccone e di mano lesta, perde la vita mentre sta scortando un commerciante. A condannarlo il vizio di tenere sempre la pistola in mano, un atteggiamento che getta nel panico un automobilista che ha provocato volontariamente un incidente al fine di distrarlo per permettere ai complici di rapinare il sorvegliato. Da qui si innescano una serie di imprevisti che danno il là a una difficile indagine necessaria a ricostruire gli strani movimenti della stessa persona rapinata e della sua soccorritrice.


Quanto sopra è il salvabile di un'antologia che per il resto scivola nella mediocrità. Deludono assi quali Ellery Queen e Ruth Rendell, il primo con un racconto metaletterario, The Three Students (I Tre Studenti, 1971), in cui lo stesso Ellery Queen è protagonista di una sfida presso il Club degli Enigmi a base di un enigma da risolvere prima di andare a cena. La Rendell col suo You Can't Be Too Careful (La Prudenza non è mai Troppa, 1976) gioca sulle ossessioni e sulla paura dei ladri di una zittellona che finirà per uccidere il fidanzato della coinquilina in un epilogo assai telefonato.


It Never Happenend (Non è mai Successo, 1975) di Joyce Harrington e The Patsy (Una Buca in Cantina, 1976) di Robert L. Fish non riescono a incidere muovendosi sul minato campo dei rapporti tra moglie e marito. Harrington ripropone il tema della perdita della memoria e struttura la storia in modo interessante, mostrando il dramma di un uomo che ritorna nella città in cui ha abitato alla ricerca della moglie. Solo alla fine si scoprirà quali siano stati gli antefatti che lo hanno portato per decenni lontano da casa. Bene per quanto concerne la costruzione tragica, meno sul versante dell'intreccio giallo (non si capisce perché il soggetto sia stato mandato in giro con una pistola nello zaino che, a quanto pare, era tra gli oggetti di cui era in possesso quando è uscito dal carcere).

Fa peggio Robert L. Fish che si diverte nel mostrare quanto un marito, persino se brutale killer, finisca per subire gli ordini e le sfuriate di una moglie durante i lavori domestici. Cosa che non avviene invece nel mediocre Sound of a Distant Echo (Risonanze di un'Eco Lontana, 1976) di Dorothy Benjamin dove i soprusi portano all'esplosione della donna che si avventa sull'amante.


Bei dialoghi ma storia piatta per The Blood Bargain (Il Patto Antisangue, 1970) di Eric Ambler che agisce sul gradito terreno spionistico, proponendo un colpo di stato in un paese caraibico che porta i militari a mettere sotto ricatto un furbo presidente. Quest'ultimo però riesce, nonostante le pressioni, a ribaltare a proprio favore la situazione.


Decisamente insufficienti gli altri. Miss Phipps in the Hospital (Miss Phipps all'Ospedale, 1964) è carino solo per le caratterizzazioni. Ha tutta l'aria di essere un racconto con al centro un personaggio ritornante nell'ambito della narrativa dell'autrice, tale Phyllis Bentley. Intreccio giallo molto futile (furto di cinque sterline), per non dire idiota, peraltro con un epilogo bruttino, che ha l'unico merito di delineare le abitudini, i passatempi e la lunga cerchia di personaggi che si alternano nel corso della giornata presso la stanza di una ricoverata di un ospedale a pagamento.


Noiosi The Coulman Handicap (L'Ostacolo Coulman, 1958) di Michael Gilbert, in cui l'elemento giallo è rappresentato dai travestimenti di un sospettato di furto dietro cui si muovono più poliziotti, e The Aerostatick Globe (Il Globo Aerostatico, 1976) di Lillian de la Torre, una sorta di cronaca romanzata del primo volo sull'Inghilterra di un pallone aerostatico, su cui viene innestata una stupida vicenda legata al furto del cane portafortuna del protagonista che minaccia così di non poter volare.

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