Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

lunedì 22 novembre 2021

Recensione Narrativa: RITUALIS - Le Cerimonie del Mostro di Firenze di Daniele Vacchino & Davide Rosso.

Autore: Daniele Vacchino & Davide Ross.
Anno: 2017.
Genere:  Giallo / Erotico.
Editore: Edizioni Il Foglio .
Pagine: 192.
Prezzo: 15,00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Operazione coraggiosa e sotterranea gestita da due autori, conosciuti soprattutto dai lettori del sito La Zona Morta, impegnati nell'affrontare il caso “Mostro di Firenze” da un'ottica sperimentale che rimanda, in chiave artistica, a quelle procedure di debunking e cover up tanto care alla CIA. Il duo Vacchino-Rosso procede infatti a smontare il caso di cronaca nera in ogni sua singola sfaccettatura per ricostruirlo in modo frammentario e mescolato in tre storie unite da un leitmotiv centrale che permette di scorgere i singoli elementi in un puzzle difficile da ridurre in una soluzione certa.


LA STORIA DEL MOSTRO AL CINEMA E IN LETTERATURA

Scrivere sul Mostro in un volume di narrativa, anche se sono passati molti anni, resta un'operazione che denota grande coraggio, poiché le critiche e gli attacchi beceri sono dietro al primo angolo della strada (basta verificare la valutazione che il volume ha ricevuto su amazon nel primo commento ricevuto). Del resto, le operazioni iniziali condotte in tal senso, prima ancora che avessero luogo i celeberrimi processi ai compagni di merende, suscitarono non poche polemiche e furono intralciate in ogni modo. Si ricordano infatti le minacce (in buona parte giustificabili dato il malessere e il clima di terrore che serpeggiava all'epoca) dei cittadini locali quando Cesare Ferrario, accusato di sciacallaggio, dette il via, nel 1985, alle riprese de Il Mostro di Firenze (1986). Un film quest'ultimo interpretato dall'italo-americano Leonard Mann (all'anagrafe Leonardo Manzella), conosciuto per gli spaghetti western e i poliziotteschi, in cui si immaginava, in ossequio al profilo stilato all'epoca da un equipe dell'FBI giunta a Firenze per supportare le autorità locali, l'azione di un killer sessualmente impotente. Ferrario, nella sua storia, riconduce il grave handicap dell'assassino agli atteggiamenti di un padre guardone che costringeva il figlio ad assistere agli accoppiamenti della madre con degli sconosciuti. L'idea di base era buona, ma Ferrario si ritrovò presto soffocato dalle continue richieste di tagli avanzate dai parenti delle vittime. Bloccata due mesi dalla censura, la pellicola, tratta dal libro di Mario Spezi, venne notevolmente penalizzata con un taglio di trenta minuti sulla versione definitiva.

Similare sorte toccò a Camillo Teti. Figlio del produttore Federico Teti ovvero l'amministratore della società di produzione di Sergio Leone, si pose alla regia del film L'Assassino è Ancora tra Noi (1985) supportato alla sceneggiatura da Giuliano Carnimeo (il regista di quattro dei cinque Sartana ufficiali) e dall'asso del thriller e del western Ernesto Gastaldi. La pellicola, girata a Roma, riuscì a svincolarsi dalle maglie della censura in tempi solerti tanto da anticipare nei cinema la “rivale” diretta da Ferrario. La lamentele da Firenze però non tardarono a farsi sentire, nonostante il tentativo di ibridazione tra realtà e finzione operato dagli autori. Protagonista del film è una criminologa, Mariangela D'Abbraccio (sorella della più famosa Milly), che cerca di far luce sulla catena di omicidi trovandosi però invischiata in un giro di guardoni.

Nel 1991, a termine di una lunga odissea, fu il turno di Paolo Frajoli in una versione dalla parte delle coppiette, col suo 28° Minuto interpretato da Corinne Cléry. Anche Frajoli, in origine incaricato del solo compito di scrivere la sceneggiatura, dovette subire l'ira dei parenti delle vittime. Nel 1986 avvocati e continue diffide riuscirono a bloccare la lavorazione a riprese già iniziate. Un danno incommensurabile per la casa di produzione, col regista Gianni Siragusa non più intenzionato a portare avanti il progetto. Passato nelle mani di Frajoli, dopo continue modifiche al titolo, da Tramonti Fiorentini e Quel Violento Desiderio, il film riuscì ad approdare nelle sale cinque anni dopo l'inizio della lavorazione.

Nonostante le polemiche e i livelli non eccelsi, già da questi film emergono elementi che risulteranno centrali in ambito giudiziario. I processi, infatti, iniziano nel 1994 con l'accusa mossa ai danni di Pietro Pacciani innescata da strani ritrovamenti durante una perquisizione domiciliare, come un proiettile, calibro 22, serie H (lo stesso di quelli usati dal Mostro) murato in un colonnino nell'orto dell'imputato. Le udienze diventano un evento massmediatico, in onda nelle tv e di una potenza tale da scomodare celebrità della letteratura thriller che giungono in aula per prendere appunti. Il clima farsesco orchestrato da accusati e testimoni è tale da rendere inverosimile tutta la vicenda e soprattutto i suoi personaggi, all'apparenza bamboccioni e paciocconi. A Firenze arriva anche Thomas Harris, reduce dal clamoroso successo letterario e cinematografico ottenuto con The Silence of the Lambs (“Il Silenzio degli Innocenti”, 1989). Nel romanzo, divenuto famoso per la caratterizzazione di un medico cannibale (nella fattispecie psichiatra) con la passione per Firenze al punto da realizzare una serie di quadri dedicati alla città con precisione mnemonica, viene proposta un'indagine condotta in una modalità fatta di indovinelli e di piste che rimandano a una sorta di debunking/cover up che stuzzica la recluta dell'FBI Clarice Starling. Da arrestare c'è uno scuoiatore di donne in opera in America che ha catturato la figlia di una nota politica. 

Harris, evidentemente rapito dal caso del Mostro, sfrutta quanto appreso nell'esperienza fiorentina per scrivere Hannibal (1999). Il romanzo parla del killer americano che emigra a Firenze dove, sotto mentite spoglie, scopre e viene scoperto dal Mostro (operaio comunale o parificabile), mentre il poliziotto che conduce le indagini a suo danno (Pazzi) finisce penzoloni da una finestra con le budella fuori. Il romanzo ha un grande successo. L'italiana Filmauro di De Laurentis produce la trasposizione cinematografica. Affidato a Ridley Scott, reduce da Il Gladiatore, il film esce nelle sale nel 2001 ma senza le parti relative al caso de Il Mostro indicate nel romanzo. Le scene vengono tuttavia girate salvo essere tagliate dal montaggio definitivo (ufficialmente) per ragioni di ritmo. Quanto girato viene comunque ripescato per i contenuti extra della versione DVD. In una di queste scene, tra le varie, si vede il Mostro fare l'inchino al Maestro Hannibal che gli contraccambia il saluto.

Anche Douglas Preston, co-autore del romanzo Relic (trasposto a Hollywood), si interessa al caso e stende un romanzo/inchiesta intitolato Dolci Colline di Sangue. L'incertezza sull'effettiva risoluzione del caso, terminato con la condanna di un trio di guardoni e il presunto coinvolgimento di un non meglio precisato livello superiore, porta al proliferare delle piste. Preston torna a sposare la prima pista, ricollegandosi alla cosiddetta pista sarda da cui tutto aveva preso le mosse. Centrale è l'origine dell'arma usata dal killer, una Beretta calibro 22 (che non sarà mai ritrovata), utilizzata in un duplice omicidio del 1968 perpetrato per ragioni sentimentali. A supportare Preston c'è quel Mario Spezi preso di riferimento nel 1985 dal regista de Il Mostro di Firenze.

Non è però finita. Dopo un'infinità di saggi firmati dai più eminenti maestri della criminologia, esce un ottimo serial televisivo sul mostro trasmesso sul finire del 2009 e diretto da Antonello Grimaldi col titolo Il Mostro di Firenze. Gli anni trascorsi e il continuo susseguirsi delle piste, tra esoterismo e voyeuristi, allentano la resistenza di chi quegli anni li ha vissuti e, magari, ha patito un lutto in famiglia. Scompare anche l'indomita figura di uno dei padri di una ragazza assassinata che, non convinto dalle ricostruzioni, avvia una serie di indagini per conto proprio prima di trovare la morte per infarto. A poco a poco, parlare del mostro non è più argomento tabù, sebbene il caso sia tutt'altro che sepolto. Si vocifera di svariati livelli, trasformando quello che doveva essere lo scempio di un pazzo lust murderer in un qualcosa di così esteso da avere alle spalle più mandanti e più esecutori. Il caos arriva persino a interessare un caso insoluto che ha insanguinato le strade di San Francisco tra la fine degli anni sessanta e la metà dei settanta. È il caso Zodiac, base di ispirazione del celebre poliziesco Ispettore Callaghan: Il Caso Scorpio è Tuo! (1971) diretto da Don Siegel e interpretato da Clint Eastwood. Nelle lettere cifrate inviate alla polizia dall'inafferrabile assassino, inizialmente anch'esso interessato alle coppiette, viene fatto riferimento costante all'acqua, con l'espressa indicazione che nel testo, assai criptico, è rivelato il nome dell'assassino. È ancora il debunking e il cover up a tenere banco. David Fincher nel 2007 dirige un ottimo film dedicato al caso, ma la notizia shock deve ancora arrivare, quando nel 2018 salta fuori che un tale Bevilacqua, sentito a suo tempo nel processo Pacciani quale persona informata sui fatti, ha confessato di esser sia lo Zodiac che il Mostro di Firenze. La cosa, in apparenza folle, viene presa sul serio, perché l'uomo, un italo-americano, si trovava davvero nei posti delle due catene delittuose in corrispondenza degli assassinii. Alla fine si rivelerà una bufala all'interno di una vicenda assai sfuggevole. Un rompicapo per indagatori, poliziotti, giudici, procuratori e giornalisti tale da fungere da ideale campo in cui far proliferare tesi di ogni tipo, persino collegamenti all'insoluto caso di Jack lo Squartatore, l'assassino di prostituite più famoso dell'epoca vittoriana. A legare i due casi, oltre alle asportazioni a danno delle ragazze, la famosa lettera, contenente un lembo della pelle di una vittima, inviata nel 1985 dal Mostro al Procuratore incaricato di inchiodarlo e imbucata nel comune di residenza in cui il magistrato aveva una casetta estiva.

Un'indagine dunque in cui i rimescolamenti delle carte saranno all'ordine del giorno, tra sostituzioni di cadaveri, livelli multipli di indagini, esumazioni di cadaveri, massoneria, soggetti condannati e poi assolti, morti catalogate come naturali e dopo risultate essere assassinii, piste sataniche, profili sballati, strani movimenti finanziari e soprattutto un insieme di assassinii a margine della vicenda renderanno particolarmente oscura la storia del Mostro. Un caos tale che porterà più di un indagatore e scrittore a pensare che l'assassino, coperto da un muro di omertà e da un livello così forte da poter scuotere dalle fondamenta l'intero Stato italiano, l'abbia fatta davvero franca e, se non morto, sia ancora tra noi.

 

L'ANALISI DEL TESTO

Introdotto da un esilarante prefazione di Davide Longoni (il titolare del sito La Zona Morta), Ritualis è un dittico thriller dalla forte presa cinematografica firmato, per Il Foglio Letterario di Piombino (plauso a Gordiano Lupi per averlo pubblicato), da Daniele Vacchino e Davide Rosso. I due scrivono un racconto ciascuno, cucendo le due storie all'apparenza scollegate attraverso una terza che funge da collante e che vede per protagonista, dodici anni dopo il compimento del suo ultimo assassinio, il mostro di Firenze braccato da un copycat. Resta oscuro a questo recensore il riferimento a tale indicazione temporale (ma anche l'idea, interpretabile solo a livello metaforico, di un mostro finito in cura psichiatrica e poi docente presso la scuola è poco chiara), quasi a suggerire che siano stati perpetrati altri assassinii rimasti insoluti e non collegati al caso (perché magari commessi altrove o con altre modalità, un po' come avvenuto per la pista Zodiac). La storia, lo capiamo dal secondo racconto, è infatti ambientata nel 2017 e non nel 1997.I due autori vercellesi danno quasi l'impressione di muoversi sui fili di un'ipotetica e alternativa realtà rispetto alla nostra, se vogliamo, ma nonostante questo portano a termine il loro lavoro dannatamente bene. Purtroppo il successo del volume, ho impressione, non va di pari passo al valore delle storie. Poco reclamizzato, bistrattato da lettori frettolosi che non ne hanno colto il senso, Ritualis – Le Cerimonie del Mostro di Firenze paga un titolo e una sobria copertina, probabilmente, non funzionali a selezionare il giusto pubblico. È fuori strada chi potrebbe pensare di trovare una storia classica sul Mostro ed è anche fuori chi potrebbe pensare di approcciarsi a un romanzo patinato ed edulcorato.

Vacchino e Rosso, entrambi notevoli nella gestione delle storie, nelle caratterizzazioni dei personaggi e nella narrazione, propongono due elaborati che abbracciano due realtà editoriali ben diverse ma entrambe popolari. Daniele Vacchino offre un contributo perverso, estremamente erotico e spinto, con una tensione crescente e uno spirito gotico di fondo che rimanda alla narrativa delle ormai defunte Edizioni Periodiche Romane e a quelle che sono state alla base della serie KKK. L'intreccio thriller sta a margine di una torbida vicenda di rapporti sessuali promiscui, assai ben gestita e molto in linea con gli elementi legati al caso del mostro. Dapprima latente e lontana, la vicenda dello squartatore che funesta la campagna fiorentina e di cui compaiono i titoli e le foto sui giornali, finisce per fagocitare tutti i protagonisti in un'esaltazione di sesso e sangue prossima a quell'hardcore horror all'Edward Lee. Vacchino arriva a un epilogo in cui la polizia chiude il caso, nonostante successive morti di dottori (psichiatra) trovati cadaveri in auto incendiate (come successo per altri soggetti nel caso del mostro) e la comparsa di una sorta di Gran Maestro giunto a chiudere il conto con quanti abbiano intrecciato le sorti col Mostro (questa è una bella traccia occulta lasciata dall'autore per dare una sua idea effettiva sul caso). Da segnalare anche l'idea del poliziotto che, da travestito (come si faceva all'epoca tra agenti della polizia che simulavano di essere coppiette appartate), si muove in incognito attorno ai sospettati.

Nel testo, oltre a rimandi a film come Ultimo Treno della Notte (1975) di Aldo Lado e a scene che sembrano esser ritagliate da film girati da Joe D'Amato o Jess Franco, ci sono evidenti omaggi a I Racconti di Dracula. In particolare c'è una scena sadomaso tra zia e nipote con quest'ultimo frustato a sangue dalla donna, avvolta in un mantello foderato di rosso. La donna, spiata da un'ospite del castello, guarda la giovane leccando il sangue dalle ferite del nipote, con l'altra che invece di scappare o inorridirsi si eccita e si contiene dall'intervenire nell'intrico. Un momento che rimanda all'horror Il Boia Scarlatto (1965) di Pupillo, ma soprattutto ai romanzi Il Castello delle Rose Nere e La Donna che Venne dal Gelo di Frank Graegorius (pseudonimo dello psichiatra dell'incubo Libero Samale). Non mancano poi visite a musei in cui sono custoditi reperti neolitici, chiese decadenti presso le quali sono stati commessi i crimini, per non parlare del movente di un assassino, tutt'altro che impotente (l'autore sembra voler sottolineare gli errori valutativi dei profiler e degli psicologi), facente parte di un'organizzazione segreta dedita all'alchimia.

Se il racconto di Vacchino guarda alla narrativa pulp italian, è classico ed elegante il racconto di Davide Rosso, grande conoscitore de I Racconti di Dracula come dimostrano i calibrati speciali pubblicati su La Zona Morta. Se non avessi saputo chi dei due autori avesse scritto i racconti, avrei sicuramente associato Rosso al precedente elaborato e invece niente è scontato in Ritualis e tutto si mescola (occhio a non confondere questo Rosso con l'altro Davide Rosso, anch'esso scrittore di romanzi thriller e horror). Rosso, meno lezioso e più essenziale di Vacchino, delinea un giallo di indagine che non avrebbe sfigurato (anzi) sulle pagine de Il Giallo Mondadori. La vicenda si sposta dalla campagna fiorentina a Vercelli e ruota attorno a una serie di morti sospette catalogate dalla polizia come suicidi. Le vittime, tutte ragazze facenti parte dell'Università del Piemonte Orientale, sono state trovate affogate all'interno di canali della zona, ma senza tracce di violenza. Il padre di una di queste vittime, un ex poliziotto dell'UCIGOS, e il fidanzato di un altra di esse tornano a indagare sul passato, tra professori universitari, contadine e contadini che sembrano essere esecutori di omicidi commissionati da altri e strani corrieri di droga. È il più vecchio, sofferente al cuore, a non accettare quanto le autorità hanno statuito, un po' come fatto dal padre di una delle vittime del Mostro. I fatti sembrano dargli ragione, poiché un'altra ragazza scompare nel nulla e i due si fiondano in direzione di colui che pensano possa essere il responsabile. A fungere da movente sembrerebbe una strana leggenda popolare legata a una Madonna nera, ma i limiti tra superstizione e realtà sono labilissimi. Memorabile l'epilogo all'interno di una Chiesa sconsacrata e parzialmente inondata dalle acque paludose, col detective improvvisato e un po' argentiano che vi penetra dentro a bordo di una barchetta. Una conclusione in cui Rosso rievoca atmosfere alla Lovecraft.

I due racconti sono anticipati, intervallati e infine preceduti da una terza storia, quella del "vero" mostro di Firenze, ormai divenuto Maestro di scuola, e braccato da un emulatore che gli lascia nella casella postale le foto dei nuovi delitti e i manoscritti di storie di fantasia in cui sono disintegrati e sparpagliati tutti gli elementi del caso che lo riguarda, quasi a voler giocare al gatto col topo. I due autori però non vogliono mai essere univoci, poiché neppure il caso del Mostro lo è, e si divertono a offrire squarci che deve essere il lettore a modulare secondo la propria convinzione. Non a caso, alla fine, si legge: "ho trovato la fine di questa storia, la soluzione dell'enigma. Non vi piacerà, semplicemente perché è impossibile."

Al di là del valore dei singoli racconti, che è già di suo elevato, quello che rende Ritualis un'eccellente prova (e chi mi conosce sa bene che non regalo complimenti) è lo spirito sperimentale che ne sta alla base. Vacchino e Rossi destrutturano il caso, sparpagliando gli elementi che lo caratterizzano e lasciando intendere, in chiave metaforica, una loro visione in cui la componente politica recita un ruolo fondamentale.

Sono bravi a regalare passaggi di valenza socio-politica scritti con una disinvoltura da distopico, dove emerge il potere manipolatorio delle televisioni, l'annichilimento della vecchia politica retta dall'ideologia e ora sostituita dal totem dell'economia, ma anche una lotta volta a livellare i cittadini in entità non pensanti e facilmente gestibili. Sembra dunque passare, all'interno di due storie di intrattenimento, un messaggio autoriale che ci dice che il Mostro, inteso in senso generico, è figlio di una società sempre più apatica e zombificata dal consumismo. Dietro a tutto c'è un livello occulto e la nemesi che lotta per ribellarsi allo stesso. Vacchino accenna a questo poi vira su un piano esoterico/fantastico, ma i rimandi alla politica saltano fuori anche nel racconto di Rosso, un giallo che, nel suo procedere al vedo-non vedo tanto da chiudere il tutto con una soluzione che non è la soluzione, condanna certi modi sommari di alcune frange della polizia. Il lettore infatti percepisce un qualcosa che rende la certezza un traguardo impossibile da cogliere, anche perché per un colpevole acciuffato ne spuntano fuori altri tre e tutti in relazione tra loro. Non manca poi anche qua il riferiemento a una setta che si riunisce in casolari abbandonati per tenere sedute spiritiche (come faceva il giro di Pacciani presso il mago Indovino). 

Questi motivi di interesse fanno di Ritualis un'autentica perla, tra le migliori, nel brillante scacchiere della sezione “fantastico & altri orrori” de Il Foglio Letterario che, in questi anni, ha fornito notevoli antologie e romanzi quali L'Incrinarsi di una Persistenza e Cambio di Stagione di Maurizio Cometto, Five Fingers del bonelliano Luca Barbieri, La Signora della Maschera d'Oro del compianto Giovanni Buzi, Una Terribile Eredità e Orrori Tropicali di Gordiano Lupi (la prima in realtà edita da Perdisa, anche se acquistabile anche presso Il Foglio), l'antologia collettiva curata dal sottoscritto Matteo Mancini I Bastardi senza Storia, Il Divoratore di Lorenza Ghinelli poi divenuto, nella seconda ristampa, un best seller della Newton & Compton e molti altri ancora (titoli recensiti dal sottoscritto qui sul blog o sul sito di scheletri). Dunque un bel banco di comparazione da cui Ritualis esce fortissimo al punto da essere un libro di cui consiglio vivamente l'acquisto per gli amanti del thriller/pulp erede della scuola romana degli anni sessanta e dei Gialli Mondadori. Chiudo con un grande incoraggiamento a proseguire al duo di autori e con la bellissima frase a loro dedicata, in prefazione, da Davide Longoni: "due scrittori irregolari ma bravi, appassionati di tutto e di niente, gente tagliata fuori dal grande circuito ma che taglierebbe fuori volentieri il grande circuito e che conserva una genuina passione per la scrittura thriller... per il thriller... per la scrittura!"

 

Uno dei due autori del testo
DANIELE VACCHINO.

"Ragazzi e ragazze resi somiglianti dal trasparente individualismo della smaterializzazione di massa... preziose pietre senza vita. I loro gesti,i loro movimenti, mi ricordano quelli di qualche oscura invasione aliena. Sono un unico corpo, un unico cervello. Zero cultura. Zero ideologia."

14 commenti:

  1. Dato che il tema parecchio complesso e oscuro, appassiona anche me, ti segnalo un saggio importante, Il mostro a Firenze di Gabriella Pasquali Carlizzi, disponibile adesso solo in e book, su ibs, 7 euro, sino a qualche mese fa, in cartaceo per la modica cifra di euro 150! Trattasi di saggio molto dettagliato, da parte di una studiosa come la Carlizzi, testo parecchio scomodo, e potresti anche dare un'occhiata ad alcuni video su you tube, dove l'autrice in modo chiaro disquisisce di omicidi rituali, occultismo, servizi segreti e nomi di personalità politiche. E anche se la Carlizzi è cattolica, molto vicina al padre spirituale di don Amorth, il grande esorcista padre Candido, e molto distante dalla mia formazione spirituale e culturare, non ho nessuna remora ad affermare che condivido in pieno quanto la scrittrice ha affermato. Ciao da Sandro Grammauta. Spero di esserti stato utile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. 150 euro, costava? Amorth era un grande!

      Elimina
    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    3. Si, lo sei stato (di aiuto). Andrò a vedere i video e valuterò l'acquisto.

      Elimina
    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    5. Ho sentito la CARLIZZI ed è in linea anche con le tesi che erano presenti in volumi di MASTRONARDI - INTROVIGNE - DE LUCA. Sono d'accordo anche io su quella linea, anche se per me IL MOSTRO DI FIRENZE rientra nella categoria serial killer, altrimenti non sarebbe serial killer neppure lo ZODIAC (non è vero affatto che il delitto seriale è il delitto fotocopia, come dice lei, ma è la serie che può anche variare nei modus e nella tipologia di assassinio).

      Elimina
  2. Sandro G. : ok categoria serial killer, ma sono convinto che le vere ragioni di quegli omicidi siano state di natura rituale, gli esecutori furono il braccio di menti raffinate, sapienti e perverse. Pratiche e fini vecchi come l'umanità stessa. A volte queste oscure tematiche vengono palesemente descritte in diverse opere letterarie di certi autori affini a determinati circoli esoterici o occultistici, e con la scusa dell'invenzione fantastica, in pratica raccontano la verità mascherata dall'immaginazione e dalla fantasia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, sono d'accordo. Ma questo non è che non faccia di loro dei serial killer. Hai, per esempio, il volume DIRITTI RITUALI di Zappalà? Lì si parla anche del cosiddetto MUTI MURDERS.

      Elimina
  3. Sandro G. : (fuori tema, o forse no...) Ti segnalo un piccolo volumetto, un solo incredibile racconto di un grande autore che ami proprio come lo amo anch'io, Giocando con i grilli, un inedito di Meyrink, la setta nera tibetana dei Dugpa, un rito molto particolare, e la seconda guerra mondiale intesa come una sorta di reazione al rito stesso. Piccolo libro penso ancora disponibile, letto tre volte, dato che si legge in poco tempo, e ogni volta ti dico che mi è piaciuto sempre di più, per trama, sapienza esoterica, atmosfera e stile. Meyrink come altri maestri del passato come Machen o Blackwood, in tutta la loro nerrativa emergevano sempre certi ammonimenti contro tutte le sulfuree degenerazioni delle dottrine esoteriche (tipo Crowley), era come se volessero mettere in guardia certi lettori sprovveduti morbosamente affascinati dalla parte oscura dell'ignoto e da ciò che da sempre alberga in essa. So che non mi prenderai per un folle visionario o peggio ancora un complottista di estrema destra, se con te mi sono esposto in questo modo è perchè so che ti interessano questi argomenti, ahinoi molto lontani filosoficamente e spiritualmente dalla maggior parte della narrativa di genere odierna, spesso solo mero intrattenimento o peggio ancora maldestro e occulto tentativo di glorificare il peggio delle intelligenze del basso mondo astrale, intimamente legato al nostro, di natura ex umana e non.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stasera ti invio la mia e-mail. Quello che te scrivi è il famoso "monito" della letteratura esoterica/ermetista che, in quanto tale, è prerogativa degli iniziati. Occorre uno sviluppo di presa filosofica che non si impara nella vita comune, non viene insegnato alla massa in quanto la società vuole concentrarti solo su aspetti materiali e immediati. Crowley, che faceva parte di una certa "schola" ed era comunque soggetto nelle sue esagerazioni colto e più sveglio della media, era un personaggio che non mirava al conseguimento di quella "sapienza" funzionale alla conquista di quelli che potremmo definire mondi superiori. Crowley, anche per ribellione a fronte di un'educazione religiosa e bigotta percepita come castrante subita nell'infanzia, mirava alla conquista dei sensi, all'esaltazione dei piacere materiali. Valori che possono ben esser rappresentati dal sesso e dal denaro. Meyrink era monastico; Machen trasfigurava la realtà per rimodularla e riproporla in un'ottica tesa a squarciare quel famoso velo decantato in The Great God Pan che rende cieco l'uomo. Crowley, no. Crowley con la fondazione del suo credo Thelema, poi in parte scimmiottato da Yeats che, a suo modo, cercò di emularlo per altra via, introdusse il principio "SEI TE IL DIO DI TE STESSO. NON ESISTE DIO SUPERIORE A TE. FAI TUTTO CIò CHE TI PARE". Questa è l'essenza del satanismo luciferino, da non confondere con quello acido o con i rituali che scimmiottano al contrario il credo cattolico. Un'impostazione finalizzata alla conquista della vetta, ma non nei mondi superiori, bensì qui, ora. Ecco allora l'utilizzo e il ricorso dei rituali di MAGIA ROSSA, che sono quelli a cui fai (giustamente) cenno a proposito del MOSTRO DI FIRENZE. Anche a mio avviso, nel caso oggetto di discussione, è indubbia l'esistenza di un'organizzazione deviata, probabilmente di ispirazione massonica (attenzione quando si parla di massoneria, poiché la massoneria non è una semplice organizzazione ma è un "modo di vita". Di logge ce ne sono un'infinità).

      Elimina
    2. Sostanzialmente penso che si possa parlare, in generale, di due gruppi di persone "risvegliate" (per dirlo alla Meyrink o alla Gurdjieff) che cercano di sottrarsi alla morsa dei cappi sociali, perché sono interessati ad altro (pensa alla classificazione che fa Machen, mi pare in The White People, di santità, bene e male). Il primo gruppo, forse più limitato e sicuramente innocuo agli occhi dell'autorità giudiziaria e della pace sociale, è costituito da coloro che credono nella sussistenza di più piani di esistenza e strutturano la loro vita in funzione della "scalata trascendente". La vita terrena diviene allora un trampolino e un'occasione di allenamento e sviluppo per la vita superiore. Si parla, in alcuni casi, di formazione dell'anima per una sua evoluzione in qualcosa che non è presente al momento della nascita, ma che è importante al momento della morte. La morte diviene pertanto una nuova nascita, un'evoluzione. Sono quelli che io chiamo "gli ascetici". Il secondo gruppo, più accattivante agli occhi dei comuni mortali perché è quello che ti permette di avere un riscontro immediato (e dunque percepibile) nella vita di tutti i giorni, è rappresentato da quegli operatori occulti che cercano il contatto con le forze superiori per avere vantaggi qua e subito. Il passaggio delle tentazioni di Cristo nella Bibbia costituisce una perfetta parabola utile a comprendere il gruppo. Satana (un simbolo più che un effettivo soggetto) mostra e garantisce il risultato nell'immediato. "Se mi dai ascolto avrai tutto questo". La ricchezza e il potere sono però droghe che distolgono l'uomo da quello che dovrebbe essere il suo obiettivo, un po' come il bimbo che invece di studiare si balocca tutto il giorno e poi, quando viene interrogato, non è in grado di rispondere a nessuna domanda, trovandosi dunque costretto a ripetere l'anno scolastico (qua si parlerebbe di rivivere un'altra volta).
      Questo secondo gruppo ambisce a operare un tentativo di conquista dei sensi rappresentati dal potere della carne, ma anche dal controllo e dal dominio sugli altri (posizione che ti consente di avere la ricchezza e comprarti tutto quello che vuoi). Questa è l'essenza dei mondi inferiori che, in ottica cristiana, verrebbero assegnati al dominio di Satana. Un mondo strutturato sulla materia, quindi, con tutti i limiti che la stessa possiede, quindi dolore, marcescenza e decadimento accettate pur di poter beneficiare del piacere estatico, breve e destinato a diminuire al passare degli anni (pensa alla parabola de THE PICTURE OF DORIAN GRAY).

      Elimina
  4. Sandro Grammauta: Grazie Matteo, totalmente d'accordo, anche sul concetto stesso che la filosofia massonica non è di per sè un male, come invece si evince dalla campagna antimassonica e complottista che spopola in rete. Il sapere esoterico è essenzialmente neutro, poi sta agli iniziati decidere come usarlo, entrando in risonanza con ciò che custodisci dentro te stesso, con le peculiarità della tua anima, se questa è in prevalenza oscura, proveniente da dimensioni anch'esse oscure (non tutte le anime che si incarnano in corpi umani, provengono dalle stesse sfere dimensionali...), l'iniziato si consacrerà alle arti magiche improprie e negative. ok, allora a più tardi, ciao.

    RispondiElimina
  5. Best Casino Slots Machines in the USA - Dr. Dr.MD
    Best 충청북도 출장마사지 Online 나주 출장샵 Slots Machines In 여수 출장샵 the USA · 서귀포 출장샵 Top 영주 출장샵 Rated Casino · Online Slots.lv · Top Rated Online Slot Machines in USA · 777 Casino.

    RispondiElimina