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sabato 1 settembre 2018

Recensione Narrativa: IL PRESAGIO di David Seltzer.



Autore: David Seltzer.
Titolo Originale: The Omen.
Anno: 1975.
Genere: Horror.
Editore: Sonzogno.
Pagine: 192.
Prezzo: Trattativa Privata (Fuori Catalogo).

A cura di Matteo Mancini
"Come mi sarebbe piaciuto chiamarmi Damien" rivela Padre Merrin, il religioso chiamato a sconfiggere il demonio ne L'Esorcista (1971) di William P. Blatty. Ed ecco che quattro anni dopo, in modo assai beffardo, David Seltzer, più noto come regista di documentari e sceneggiatore, veste i panni dello scrittore per confezionare il secondo romanzo satanico più importante del new horror e lo fa introducendo la figura dell'anticristo incarnato in un bambino nato nel 1971, anno di uscita del romanzo di Blatty, chiamato proprio col nome Damien. Un modo come un altro per evidenziare l'ironia del male. Un male che non ammette libero arbitrio, ma è connaturato nella semplice natura del soggetto. Pur non capace di comprendere, il piccolo Damien rifugge dalla Chiesa, grida e si dimena pur di non varcare il portale del luogo sacro, cadendo vittima di convulsioni che inducono i genitori a rinunciare a ogni proposito di battezzarlo.
Il romanzo nasce di pari passo con una sceneggiatura, pressoché identica e sempre scritta da David Seltzer, destinata al cinema e prodotta da Harvery Bernhard per la regia di Richard Donner e l'interpretazione di Gregory Peck. I due progetti avanzano senza intoppi ed escono quasi in contemporanea. Il romanzo, edito col titolo originale di The Omen, esce appena due settimane prima dell'uscita del film.
Forte dell'eccezionale successo ottenuto da L'Esorcista, già capace di aver determinato una lunga serie di epigoni, il film riscuote subito un bel riscontro al botteghino, strappando svariate nomination e persino un Premio Oscar (per la miglior colonna sonora). Un traino che permette all'opera di conquistare nel corso degli anni, un po' come il "cugino" L'Esorcista, lo status di cult assoluto nonché di opera di riferimento sulla tematica anticristo, cui faranno seguito due sequel ufficiali, un apocrifo, un remake (intelligentemente fatto uscire il 06.06.06) e svariati epigoni con Holocaust 2000 (1977) di Alberto De Martino e Un'Ombra nell'Ombra (1979) di Pier Carpi ad aprirne la serie, fino ai più recenti La Mossa del Diavolo (2000), The Calling (2000) e Lost Souls (2000). Un lungo elenco di prodotti neppure vagamente avvicinabili al capostipite che resta, a tutti gli effetti, un classico insuperabile sull'argomento.
Il trentacinquenne David Seltzer, fin lì tutt'altro che famoso, confeziona così quello che sarà considerato il suo masterpiece, capendo fin da subito le potenzialità del soggetto. Opta infatti per una storia dal finale aperto che si presta, assai bene, per una lunga sequela di episodi, non a caso nel 2016 uscirà per il circuito televisivo il serial di dieci episodi intitolato Damien. Una deriva, del resto, già anticipata, narrativamente parlando, da qualcosa come quattro sequel (purtroppo non tradotti in italiano) ognuno dei quali concentrato sulla crescita di Damien Thorn ovvero il figlio di Satana. Ecco così che nel 1978 Joseph Howard darà alle stampe la trasposizione narrativa de La Maledizione di Damien, imitato da Gordon McGill (scrittore conosciuto soprattutto per Piccolo Buddha, da cui il film di Bernardo Bertolucci) che pubblicherà nel 1980 Conflitto Finale, seguito da altri due romanzi non tradotti in film ovvero Armageddon 2000 (1983) e The Abomination (1985).
Si comprende anche da questo l'importanza del lavoro di David Seltzer, essendo alle prese con un personaggio che entrerà nella storia dell'horror garantendo soldi e incassi a svariati scrittori e produttori. Un successo che l'autore americano, proveniente dall'Illinois ma di origine ebraica, non riuscirà più a emulare pur tornando a conquistare spazio col romanzo Profezia (1979), col quale cercherà di ripercorrere la via del più famoso lavoro predisponendo una novelization dell'omonimo film dallo stesso scritto.

Veniamo ora al contenuto del romanzo. Un po' come avvenuto con L'Esorcista, la lettura de Il Presagio assume una valenza di approfondimento per tutti coloro che già hanno visto il film di Richard Donner, immaginiamo la quasi totalità di coloro che entreranno in possesso del romanzo, edito nel 1976 dalla Sonzogno e non più ristampato. Il testo, di fatti, è ricalcato sulla sceneggiatura da cui non si discosta, se non in piccoli particolari di rilevanza marginale (abbiamo i Pastori Tedeschi al posto dei Rottweiler e qualche scena maggiormente truce rispetto al film, ma niente di particolarmente importante). Ne deriva la marginalità della lettura rispetto al visione del film (peraltro ben rappresentato da Richard Donner), così da farne, nel 2018, un romanzo che può interessare unicamente a due categorie di lettori: coloro che vogliono imparare a confrontare due distinte forme di linguaggio (il cinematografico e il narrativo) e coloro che sono alla ricerca di approfondimenti. Se per il primo gruppo di lettori la lettura è sicuramente interessante, per i secondi i riscontri positivi sono di minor presa. Seltzer non approfondisce, più di quanto sarebbe stato lecito attendersi, i temi della pellicola e questo è davvero un peccato. In particolare non spiega come venga concepito Damien, nato dal parto di uno sciacallo. Ci si limita  a far pensare che il figlio del demonio rientri nella categoria dei c.d. homunculus, ma la cosa resta sfumatissima. Damien non è figlio di una donna, bensì dello stupro di uno sciacallo. Dietro a tutto ci sarebbe la mano di una congrega di parroci e suore corrotte al male che, dall'interno della Chiesa, tramano per il successo del demonio. Non a caso i tre fautori della nascita dell'anticristo sono tre personaggi legati alla Chiesa di Roma ovvero Padre Tassone (un pederasta che si farà prendere dai sensi di colpa), Padre Spilletto e una balia che ama truccarsi da volgare prostituta. "Roma, sede suprema del cattolicesimo, era diventata anche il centro dei fedeli di Satana di tutto il mondo."
Seltzer interpreta, a suo modo, l'Apocalisse di San Giovanni, in una chiave moderna e semplificata. Lega i segni delle profezie ad accadimenti realmente riscontrabili, quali il ritorno degli ebrei nella terra santa, l'improvvisa comparsa di una stella nel cielo e una serie di episodi connessi alla tetra cifra seicentosessantasei (la triade diabolica). Ne esce fuori un romanzo snello, assai scorrevole, che riesce a incollare i lettori alla pagina e indurli a proseguire nella lettura. Probabilmente più coinvolgente di un romanzo quale L'Esorcista, perde molto sul versante "genetico", se mi consentite il termine. Inoltre ha una trama non conclusiva, concentrandosi sulla vita del futuro rivale di Gesù unicamente nei suoi primi quattro anni di vita. Laddove l'opera di Blatty possedeva uno sfondo di riflessione, se vogliamo, filosofica e, al contempo, scientifica, il romanzo di Seltzer è mero ed esclusivo intrattenimento, che lavora bene sulle caratteristiche del genere. Si riscontra una riuscita atmosfera, sia nella parte ambientata nella nebbiosa periferia di Londra sia in quella italiana (bellissima sequenza nel cimitero etrusco alle porte di Cerveteri), che trasmette la percezione di un male gravoso e incombente che gravita permanentemente sui personaggi del romanzo. Il demonio, assente in prima persona, partecipa sottoforma di agenti atmosferici (bellissima la sequenza della morte di Padre Tassone, lievemente diversa rispetto a quella del film) o animali (da evidenziare la sequenza finale dell'attacco del cane che sarà poi ripresa da Stephen King per Cujo) senza dimenticare i suoi discepoli che portano tutti il marchio della bestia tutuato sul corpo. Al di là di questo, però, c'è poco altro a dare contenuto intrinseco al lavoro. Verrebbe da sottolineare l'amore dei genitori per il proprio figlio, un amore che va oltre a ogni cosa. Tematica, questa, che sembra arrivare da Rosemary's Baby (1967) di Ira Levin e che comunque, a differenza del romanzo citato, trova un limite superato il quale si deve porre rimedio con drastica soluzione. Lo dimostra in modo netto l'epilogo in cui il padre di Damien abbandona ogni remora e cerca di condurre a morte sacrificale il proprio figlio. Una conclusione, quest'ultima, che sembra non andare di pari passo con i dettami religiosi, contemplando l'omicidio quale soluzione ratificata e giustificata da chi, invece, dovrebbe invertire i processi del male con l'amore così da vincere il primo nel nome del secondo. Seltzer ignora ancora una volta, nel finale, l'importanza della scelta nella religione cattolica, vale a dire la necessità di riconoscere quel libero arbitrio che può portare sulla via del bene così come quella del male. Una scelta che deve esser concessa anche al piccolo Damien che, nel romanzo, è un essere sì maledetto, ma incolpevole degli eventi gestiti da streghe e da presenze ultraterrene.
Il tutto viene incastonato in una cornice dove cerca di attecchire l'amore tra un importante politico americano, in odore di divenire il futuro Presidente degli Stati Uniti, e una compagna che ha svariati problemi a dargli un figlio. La nascita di Damien, che in realtà non è il figlio dei due ma un trovatello nato lo stesso giorno (il sesto giorno del sesto mese alla sesta ora) della nascita del figlio della coppia (ufficialmente morto al parto), cementifica, all'inizio, il rapporto dei due, prima che una serie di episodi inquietanti, introdotti dallo spettacolare (per l'esecuzione tecnica e il contesto in cui la stessa viene eseguita) suicidio della prima balia del bimbo, portino i due ai margini della follia con l'intervento della figura dello psichiatra. Niente a che vedere, tuttavia, con i tecnicismi di Blatty, da cui viene tuttavia ripreso lo scetticismo sulla figura del diavolo. Abbiamo infatti un rabbino che afferma che il diavolo non esiste.
Dotato di maggiori sviluppi rispetto al sopracitato romanzo di Blatty - dalle anticipazioni delle morti offerte da bizzarri effetti ottici notati dalle foto scattate da un soggetto alla caccia di scoop, passando per i continui cambi di ambientazione (si va persino a Meggido, la città sotterranea nei presi di Gerusalemme dove il discendente di un antico esorcista consegnerà le armi con cui uccidere il figlio del diavolo) - Il Presagio si chiude con un epilogo che tale non può esser definito e che rimanda a un'imminente opera che non tarderà a mostrarsi.

In conclusione si tratta di un romanzo di veloce lettura, non troppo approfondito né sul tema anticristo né su contenuti intrinseci sottesi alla traccia principale, che gioca tuttavia in modo sapiente con i contesti ambientali del genere riuscendo, soprattutto, ad alludere a pratiche e situazioni che restano sfumate e non trattate, semplicemente suggerite a livello subliminale. Da questo punto di vista è centrale la signora Baylock, sia per come è solita truccarsi (quasi dovesse piacere a qualcuno di invisibile, perché infatti dovrebbe truccarsi prima di andare a letto se non per incontrare qualcuno?) sia per la sua abitudine di recarsi a fare i propri bisogni nel bosco dove è solita sparire prima dell'alba (come se dovesse incontrarsi con qualcuno o, meglio ancora, con qualcosa di non terreno). Lettura non determinante, per la presenza di un film esaustivo, ma tappa fondamentale per il new horror.

DAVID SELTZER.

"Sembra un piccolo marziano, come se fosse stato inviato sulla Terra per studiare la razza umana. "

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