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sabato 2 dicembre 2017

Recensione Narrativa: DER ORCHIDEEN GARTEN, Autori Vari.



Autore: AA.VV.
Anno: 1919-1921.
Genere: Fantastico/Horror.
Editore: Edizioni Hypnos, 2016.
Pagine: 260.
Prezzo: 20 euro.

A cura di Matteo Mancini.
La piccola Edizioni Hypnos torna sulla cresta dell'onda costituita dalla grande narrativa fantastica, proponendo una perla di eccezionale rarità che dir imperdibile per tutti gli studiosi e gli estimatori del genere è dir poco.
Uscita nel 2016 per volere di Andrea Vaccaro e del germanista e scrittore Alessandro Fambrini, Der Orchideen Garten è una selezione di brevi racconti che vuol omaggiare e proporre (finalmente) a distanza di quasi cento anni il meglio apparso su quella che è definita, dopo una misconosciuta rivista svedese, la prima grande rivista mondiale dedicata al genere fantastico e orrorifico. Costituita a Monaco, nel 1919, è caratterizzata da 55 fascicoli spalmati in tre soli anni di attività in cui trovano spazio i grandi maestri internazionali del genere (i vari Poe, Kipling, Doyle, Maupassant, Puskin, Andersen, Merimee etc), i contemporanei tedeschi e una serie di interessanti dilettanti che non avranno più altro modo di emergere. Lotto dunque eterogeneo di testi, variabili nei contenuti e impreziositi da disegni e raffigurazioni dei migliori disegnatori di lingua tedesca dell'epoca con Alfred Kubin a emergere su tutti. Uno snodo dunque essenziale per lo sviluppo di un underground culturale, se così vogliamo definirlo, alternativo alla letteratura classica e, soprattutto, fondamentale punto di riferimento per l'ispirazione di successive riviste, come le americane Weird Tales (1923) e Amazing Stories (1926), che detteranno di lì a poco la via per lo sviluppo della narrativa fantastica portandola sempre più alla ricerca di quel sense of wonder che ne sta alla base del successo.

La scelta di Andrea Vaccaro permette così di (ri)scoprire autori ingiustamente depennati dall'elenco dei nomi da tradurre, vuoi per la sirena per molti di loro costituita dal richiamo alle idee nazionalsocialiste (coneguenziale e inevitabile onta di autori maledetti da evitare e da considerare socialmente pericolosi) vuoi per la maggiore propensione da parte delle case editrici di tradurre autori anglo-americani o francesi. Eppure scrittori del calibro di Karl Hans Strobl, e non solo lui, meritavano la doverosa riscoperta e riproposizione. Ennesima lode quanto mai meritata (e giammai sviolinata) alla HYPNOS sempre all'avanguardia in queste iniziative che dovrebbero fungere da esempio anche per le altre case editrici, specie quelle più grosse. E' proprio la presenza di Strobl, presente con tre racconti, il motivo che mi ha spinto a scoprire prima (ennesima segnalazione dell'amico Cesare Buttaboni) e comprare poi questo volume. Strobl, una delle due anime della rivista (insieme a quella del ceco Alf von Czibulka), in particolare denota un lirismo e una padronanza linguistica che sfiora il poetico, non a caso viene definito dagli studiosi della letteratura di stampo fantastico una delle punte dell'ideale triangolo germanico costituito dal grande maestro Gustav Meyrink e dall'altro scrittore maledetto con inclinazioni nazionalsocialiste Ewers (io aggiungerei tuttavia anche il ceco Perutz in questo lotto). A differenza però di questi autori menzionati, Strobl era pressoché introvabile in lingua italiana. La speranza è che la Hypnos, così come fatto per la Mandragora di Ewers, possa proporre qualche suo romanzo, oltre ai tre racconti qua inclusi.

Der Orchideen Garten, che è anche il nome della rivista, non è solo Strobl e Czibulka. Fambrini, come giusto che sia, taglia dalla sua selezione tutti i "nomi noti" e le "guest star internazionali" pubblicate - ci fornisce un elenco esaustivo Walter Catalano nella postfazione - e inserisce una selezione degli scrittori tedeschi dell'epoca e degli amatori pubblicati sulle pagine della storica rivista. Ne viene fuori un prodotto molto eterogeneo per stili e soprattutto per tematiche in cui spiccano, evidenti, le differenze con la narrativa anglo-americana. Gli scrittori tedeschi puntano meno sul sense of wonder e sull'occultismo, legano le loro storie alla realtà e giocano tutto sulla fortissima componente macabra (marcatissimi richiami a Edgar Allan Poe) o, in alternativa, al divertissement in cui ci si prende gioco dei generi (soprattutto la detective story) o della scienza (vuoi che sia medica o che interessi le più recenti scoperte). Non mancano tuttavia alcune opere che, pur partendo dal realismo, finiscono nel maelstrom onirico che ascende a caratteristica priminente, mentre sono rari i contributi erotici o soprannaturali. A livello di stile prevale il taglio raffinato, talvolta ricercato, che si contrappone a testi di maggior presa popolare e lineare (di solito quelli di natura grottesco-satirica). Questa in sintesi la natura dei venti racconti proposti, tutti assai brevi (il più lungo è di circa sette pagine), per sedici autori.

Così vediamo focalizzare l'attenzione degli scrittori sul tema della necrofilia. Se Karl Strobl opta con Il Maestro Jericho per un'atmosfera che sembra evocare le migliori parti del Dracula di Stoker (si pensi a quelle ambientate nel cimitero con Lucy), con un profanatore di tombe seriali che asporta cuori alle vittime per rendere migliore la musica suonata dal proprio organo, Hans Meixner miscela il tema alle convinzioni fisiognomiche portate in auge da Cesare Lombroso a fine ottocento. In questo secondo racconto, intitolato Il Cervello, un serial killer di donne incinte diviene, suo malgrado, protagonista della morte della moglie di un primario colpevole di aver asportato parte del cervello dell'uomo e averlo condotto a casa per poterlo studiare. Precognizione e destino già scritto si confondono alle circostanze casuali.
Ancora la necrofilia al centro del paranoico racconto di A.M. Frey, Il Bottino. Qua abbiamo protagonista un ex soldato che ha combattuto nella grande guerra e che non riesce a liberarsi dal rimorso di aver ucciso persone, cercando scuse per giustificare la propria condotta. Un rimorso che prende presto la forma delle vittime ritornate a scrutarlo nella fredda stanza di un abbaino in cui vengono scaricate da un losco figuro. "Potevo fare altrimenti? E' vero, avevo pontificato che non avrei mai sparato sugli esseri umani, ma poi mi ci hanno costretto. Mi hanno costretto... Non ero autorizzato a farlo? Non ero obbligato? Avete ragione. Non avrei dovuto uccidere. Sono stato un infame, ho rotto il mio giuramento, ho fatto violenza a me stesso, sono un criminale. Avevo la grazia di riconoscere ciò che è bene e ciò che è male... Da codardo avrei trovato una morte ingloriosa, ma avrei dato coraggio a coloro che si sono trovati sulla mia strada. E se in cento si fossero rifiiutati di uccidere, come me, si sarebbero rifiutati in mille. E se in mille si fossero opposti, diecimila li avrebbero seguti. E il mondo sarebbe meno bagnato di sangue, e il buon seme sarebbe stato seminato nel mondo..." Dunque un messaggio di pace che passa per un onirico racconto con punte macabre di grosso impatto (assai truce), per mezzo di un onirismo malato e visionario che lo rende tra i migliori racconti del lotto. Bel pezzo davvero. Un elaborato in cui le allucinazioni, alimentate dal rimorso di aver sposato la violenza in luogo della pace, si sovrappongono alla realtà conducendo alla pazzia il povero protagonista.
Spicca di nuovo la necrofilia ne Il Pianoforte Elettrico di Leonhard Stein, uno dei pochi racconti dove si respirano quei luoghi comuni cari a una certa cultura tedesca pre-hitleriana. Un imprenditore polacco di origine ebraica amputa le mani del celebre pianista che ha ingaggiato, morto prima dell'ultimo spettacolo concordato, per far suonare le stesse per un'ultima volta. La trovata è necessaria per non perdere i soldi investiti e vincere la scommessa con un assistente in grado di leggere il futuro nelle mani degli uomini.
Fin qui la natura fantastica è latente, gioca soprattutto sulle allucinazioni o sul fortissimo elemento macabro. Cominciano a cambiare le cose col classicheggiante Il Castello Valnoir di Ernst Scupin, un gotico con riuscite punte di un velato erotismo sadico. Anche qua si respira aria di Dracula di Bram Stoker, penso alla parte iniziale in cui Harker giunge al castello del Conte. Nell'occasione abbiamo una variante femminile del principe della tenebre, in una storia in cui la realtà si confonde con il sogno (ancora una volta si cala la carta onirica piuttosto che la fantastica pura) cercando di modernizzare la tematica con spassosi riferimenti a L'Isola del Dottor Moreau (1895) di Wells. Riuscitissimi i riferimenti agli animali dallo sguardo umano a suggerire chissà quali più assurde arti magiche per intrappolare l'anima umana in animali da cavia. Tra i racconti più interessanti e più "fantastici" con un retrogusto erotico da master femminile & slaves maschili.
Ancora animali dalla natura umana, seppure con stile e soggetto più grossolano, con Gli Esperimenti del Dottor Wiemer di Max Schenke. A differenza del racconto di Scupin, manca la sensazione di esser caduti vittima di un sortilegio. Schenke infatti parte dalla morte, ancora la necrofilia al centro di tutto (un ossessione a quanto pare per il Der Orchideen Garten), per ridare vita in corpi di animali su cui spiccano teste umane parlanti. Pure in questo caso, all'epilogo, l'incubo si sovrappone alla realtà così da rendere difficile discernere ciò che è tangibile con i sensi umani da ciò che è il mero prodotto di un cervello cullato dall'abbraccio del sonno.

Capolavoro, tributo al celebre La Maschera Rossa della Morte (1842) di Poe, Serata di Ballo di Strobl, a mio avviso il racconto più bello dell'antologia, sintesi tra le varie sfumature che possono caratterizzare un racconto del terrore. Onirismo, occultismo, sensazione di esser intrappolati in corpi altrui e rapimento dalla realtà per poi farvi incosapevole ritorno con elementi dell'incubo fatti materia sono gli ingredienti di questo testo. La poesia della penna austriaca crea un connubio tra un amore non più corrisposto, e dunque perduto, e una vendetta articolata quanto maledetta fin dalle prime righe per l'incontro con un rospo (celebre vittima e strumento centrale nei riti di magia nera). Strobl rivisita il racconto di Poe, lo personalizza come un moderno Thomas Ligotti. L'uomo diviene marionetta di un teatro grottesco in cui si trasforma da spettatore a protagonista incapace di opporsi agli ordini di un regista occulto che muove i fili e fa ballare i burattini (come direbbe Edoardo Bennato). Epilogo bellissimo, in puro stile esoterico, con venature degne di un rituale di magia nera, a far sorgere ulteriore curiosità per la narrativa di questo autore fin troppo dimenticato. 

Non c'è solo il macabro tuttavia, lo abbiamo anticipato. Sulle pagine di Der Orchideen Garten si assiste anche a un tentativo di proporre storie fantascientifiche. Ne costituisce un esempio l'avanguardistico Il Viaggio nel Cervello di Helumth Unger, che anticipa di qualche anno il ben più celebre Viaggio Allucinante (1966) di Asimov. Un professore scopre l'infondatezza delle proprie tesi sull'inconscio ritrovandosi protagonista di un viaggio all'interno del corpo umano di un suo paziente. Dal buco in una vena si ritrova a danzare nella materia grigia del suo assistito. Cerca di entrare nel cervello di un paziente anche il protagonista di Morti? di Ernst Karl Juhl, seppur con il metodo tradizionale dell'ipnosi. Se cambia il metodo non muta il risultato finale. Il medico è sconfitto dal paziente che fa saltare le credenze della psichiatria a beneficio di un'illuminazione non ben chiara: e sei i supposti pazzi fossero degli illuminati che conoscono ciò che si cela sotto il velo dell'esistenza?
Altro medico che fallisce è il protagonista della fiaba nera (La Gamba che Cresceva) di Ernst Grau. Qua gioca una molla il narcisismo di fondo che fa perno su un preparato capace di rigenerare arti e organi. Convinto della propria scoperta, il medico si fa amputare una gamba per dimostrare che con un'iniezione del preparato tutto ritornerà come in origine. L'uomo non sa che alcuni colleghi invidiosi hanno cancellato la formula del controsiero necessario per contrastare l'effetto del preparato. Risultato finale...? Un gamba che cresce all'infinito!? In fondo, il medico aveva ragione!

Torniamo alla fantascienza più tradizionale con il discreto 3270 di Otto Stiegele in cui un visitatore dall'anno 3270 da sfoggio in una bar delle doti parapsicologiche raggiunte dall'uomo per accorgersi di aver sbagliato anno di destinazione e di esser finito nel 1920. Ecco perché nessun riusciva a capirlo e comprenderlo... Frustrato, decide di far ritorno al suo mondo lasciando sbigottiti l'astanti al cospetto dei vestiti improvvisamente svuotati della materia che avvolgevano.

Sposa il surreale con una impronta retorica di fondo Czibulka che immagina col suo La Cometa e la Terra la presenza di comete pensanti e tra loro parlanti che si interrogano sulla natura dell'uomo sperando di vederlo evolvere in creatura pacifica. Il passaggio nel 3110 cancella ogni speranza: dopo aver condotto guerre e distruzione sul pianeta terra, l'uomo ha deciso di attaccare Venere!
Altro divertissiment con venature fantascientifiche è il meno riuscito e più criptico Latuk di Karl Eulenburg che propone una visione del mondo in cui i demoni, tramite l'elettricità, dominano e muovono come marionette gli uomini incosapevoli di essere mere pedine di un gioco più grande di loro. Sulla stessa falsa riga La Casa Bianca di Ferdinand Weinhandl (che sembra profetizzare l'avvento degli Stati Uniti quale super potenza mondiale che, grazie al progresso scientifico, spazzerà le potenze dell'Europa avvalendosi degli scienziati della stessa... Fermi ed Einstein erano ancora in Germania e Italia) e il surreale Il Nitrito dei Trasformatori di Czibulka.

Non viene tralasciata la narrativa poliziesca con due gustosissimi testi parodistici (tra i racconti migliori del lotto). Il più evidente è L'Ultima Avventura di Sherlok Holmes (scritto con refuso per ragioni di copyright) siglato da Leopold Plaichinger, in cui il maestro di Baker Street racconta agli amici l'episodio che lo ha portato ad abbandonare la carriera da indagatore: i suoi impulsi inconsci lo han portato a diventare lui stesso un ladro incosciente delle proprie azioni sonnambule. A scoprire tutto lo stesso Holmes, in versione “bello e cattivo tempo“. Nell'altro racconto, Galvanostegia di Hanns Wohlbold, uno scultore realizza un'eccezionale opera d'arte esaltata dal fatto di riprodurre i lineamenti della fidanzata, figlia di un ricco possidente newyorkese contrario al rapporto amoroso tra i due. Lo scultore, d'accordo con la fidanzata, organizza la scomparsa della giovane e fa credere a tutti di averla uccisa e trasformata in metallo attraverso uno speciale processo di “metalizzazione“ da lui stesso inventato. Poco prima dell'esecuzione della pena di morte si scopre che è tutto un imbroglio orchestrto per finalità pubblicitarie. Lo scultore diventa così famoso e ottiene il consenso a sposare la ragazza dal fin lì ignaro genitore.
Ancora Wohlbold è ideatore delle fascinose atmosfere nebbiose de La Metamorfosi di Tobias Humbrugk, in cui, evocando i celebri racconti londinesi di Stevenson, un uomo iniziato alle arti negromantiche da un vecchio olandese e arrendevole al cospetto della autoritaria moglie fa credere alla stessa di esser morto. La donna è infatti convinta che il vecchio mago, deceduto in sua presenza, abbia traslato la propria anima in quella del marito. Un modo come un altro per risolvere, in pace e senza violenza, le liti coniugali. Notevole per il senso del ritmo e l'atmosfera.
Complesso e tutt'altro che lineare La Moneta Bizantina, terzo racconto di Strobl, in cui onirismo e una situazione sospesa tra la vita e la morte divengono teatro di tragedie familiari assai frequenti ai giorni nostri (e forse anche nel primo ventennio del novecento).
Scatenato racconto comico, molto prima delle varie La Macchina Nera e Christine di King, di De Nora che chiude l'antologia mettendo in scena un automobile pensante che fa danni più di Herbie un Maggiolino Tutto Matto (1968). Letto all'epoca sarà di certo passato come stupido, seppur divertente... riletto ora sembra aver fatto scuola da Herbie a seguire, con le cugine più diaboliche come Buick 8 di Stephen King. "E allora accadde qualcosa di straordinario che inaugura una nuova epoca negli annali dello sport automobilistico: la mia auto, tale e quale un cavallo campione nel salto ostacoli, si staccò da terra, superò con eleganza la Daimler e atterrò liscia sulla strada... dopo essersi presa una bella sorsata di benzina dal serbatoio, la mia macchina fa inversione da sola in mezzo alla strada, si mette di fronte all'altra con aria di scherno, lancia dal cofano un minaccioso ghignante oh, oh, oh, dimena la parte posteriore come un coniglio e infine si rimette tranquilla in carreggiata... E via a tutta birra come se corresse in piano..." Avete capito che caratterino? Altro che CARLO ABARTH da Merano... non si offenda Mr Mercedes, sia chiaro,

Questo il contenuto del volume della Hypnos, presentato con una veste grafica assai più accattivante dei volumi consueti dati alle stampe da Vaccaro. Impreziosito da sedici pagine di copertine e raffigurazioni interne, sia a colori che in bianco e nero. Un volume dunque unico che non potete trovare altrove e che merita, anche per questo, l'acquisto, soprattutto perché costituisce uno spaccato della letteratura tedesca di inizio novecento. Lo studio della narrativa fantastica passa anche dalla Germania e Der Orchideen Garten è una delle principali palestre di formazione di scrittori austriaci, tedeschi e cechi. Lunga vita alle Edizioni Hypnos e alle sue promozioni della grande narrativa celata dai veli dell'ignoranza.

Il deprecabile per le scelte politiche
HANS KARL STROBL,
lodevole tessitore di storie macabre,
maestro indiscusso del fantastico teutonico e 
anima della rivista DER ORCHIDEEN GARTEN.


"Noi detective siamo criminali invertiti, compiamo i nostri crimini con la fantasia, l'unica differenza con i veri malfattori è che la nostra coscienza agisce come inibitrice, e non impedisce soltanto la nostra azione criminosa, ma si spende per impedire anche quelle di deviati simili a noi."

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