Autore: Colin Wilson.
Titolo Originale: The Mind Parasites.
Anno: 1967.
Genere: Fantascienza / Psicologico.
Editore: Mondadori, collana Collezione Urania (n.177).
Pagine: 230.
Prezzo: 6,90 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Dopo tanti anni mi sono di nuovo imbattuto in uno di quei testi, vuoi per la troppa carne al fuoco, vuoi per la complessità dei temi trattati ma soprattutto per una certa ridondanza e ripetizione delle tematiche, che ho faticato non poco a ultimare.
Nato come omaggio alla produzione narrativa di Howard Philips Lovecraft, si parla di uno scavo che permette di scoprire la città ciclopica al centro di alcuni dei racconti del solitario di Providence (la fantomatica Kadath), il testo si allontana anni luce dalle tematiche classiche. Lo scrittore inglese classe 1931 Colin Wilson cerca di fondere la narrativa creativa a quella saggistica che lo aveva lanciato alla ribalta con il saggio sulla psicologia nella letteratura intitolato The Outsider (1956). Il suo The Mind Parasites diviene così un colto calderone infarcito di citazioni e di teorie che fatica però a svilupparsi per le vie convenzionali. Si ha infatti la sensazione, per la quasi integrità del testo, di essere alle prese con un saggio fantastico mascherato da romanzo. La lettura diviene lenta, pesante, persino ripetitiva con le elucubrazioni mentali anteposte ai fatti. Ne viene fuori un testo introspettivo all'ennesima potenza, una sorta di diario, che ruota attorno alla supposta esistenza di impalpabili creature, più o meno aliene, i c.d. "parassiti della mente", che popolerebbero il sub inconscio di ciascun uomo allo scopo di impedire lo sviluppo dell'intera società. Evidente la critica al materialismo figlio delle logiche commerciali, responsabile di atrofizzare le menti e plagiare gli uomini per scopi cari a chi tesse le trame del "gioco". L'umanità deve allora imparare (o sarebbe il caso di dire reimparare, come avveniva nell'antichità) a esplorare la propria mente, paragonata a un vero e proprio continente, per liberarsi dalle catene che ne impediscono quell'evoluzione capace di trasformare ogni individuo in una sorta di creatura simile a una divinità dotata di poteri paranormali (dalla telepatia alla telecinesi). "Il loro scopo (dei parassiti) è impedire all'uomo di scoprire i mondi interiori, e tenere la sua attenzione rivolta costantemente verso l'esterno."
Le teorie di Jung sul sub inconscio collettivo si intrecciano così con le tecniche del "risveglio dell'uomo" professate da Gurdjieff. Per Gurdjieff la persona dormiente è colui che attraverso le abitudini ha appreso comportamenti di cui non è consapevole pur essendone schiavo. Una situazione che può essere ribaltata solo con la conquista del vero io attraverso delle tecniche introspettive. Ecco allora che i protagonisti di Wilson muiono in senso metaforico intraprendendo una lotta mentale con i parassiti e, se vincitori, rinascono illuminati, iniziati a un nuovo modo di vedere il mondo. "Mi sembra di essere morto e di essere rinato diverso, gli altri ora mi sembrano addormentati." E' evidente come l'autore usi l'intelaiatura fantascientifica (la storia è ambientata nel prossimo futuro con strumentazioni futuristiche che vanno dalle astronavi alle escavatrici capaci di perforare per chilometri la terra) per portare in scena una storia metaforica che ha poco o nulla persino del fantastico, venendo ad assumere un significato prettamente esoterico-evoluzionistico (direi addirittura psicologico) inteso come cammino da intraprendere per l'evoluzione personale da inquadrarsi sotto un profilo spirituale piuttosto che materialistico. I parassiti diventano così un vero e proprio cancro, più che entità provenienti da altri mondi, sviluppato dalla società industriale e dal capitalismo, un male che ottenebra le menti e porta all'apatia e a un'inconscia schiavitù dettata da tutte quelle abitudini acquisite e imposte indirettamente dal sistema. "Un nemico che non attacca di fronte o alle spalle, ma è dentro ognuno di noi."
Se la parte centrale risulta sufficientemente accattivante, con la scopertà dell'antica città sepolta, la parte conclusiva si trasforma in un qualcosa di fracassone, ai limiti del delirio collettivo schizofrenico, dove trovano spazio viaggi spaziali ai confini di Plutone, cambi di orbita lunare, terze guerre mondiali con gli Stati Uniti d'Africa e un revival della Germania nazista di nuova genesi (curioso leggere di un'Italia invasa e piegata agli ordini degli africani) fino a giungere al controllo mentale degli iniziati a danno (Wilson ha una visione ottimista e sarebbe più corretto scrivere "in favore") dei comuni mortali. Ne viene fuori, lo ripetiamo, un romanzo dotto (non si contano le citazioni dal marchese De Sade a Huxley, passando per Yeats, Gurdjieff e molti altri ancora) ma assai pesante da sostenere e non adatto assolutamente a un lettore medio. Interessante la tematica, meno convincente lo sviluppo soprattutto per un'eccessiva ripetitività che si snoda per tutto il testo. Wilson si preoccupa più di esporre filosofie e congetture che sviluppare una trama vera e propria.
Molteplici le frasi disseminate nel testo adatte a una raccolta di aforismi. Resta un progetto limitato e indirizzato a pochi, pubblicato dalla Arkham House di Derleth nel 1967 e in Italia dalla Fanucci dieci anni dopo. Nell'ottobre del 2017, a quarant'anni dall'edizione della Fanucci, è stato riproposto dalla Mondadori per la collana "Urania - Collezione".
"Il mondo di tutti i giorni polarizza la nostra attenzione, e ci impedisce di sprofondare in noi stessi... I problemi e le ansie della vita lo rendono difficile... ma la mente si estende all'infinito dentro di noi, è un pianeta con giungle, deserti e oceani in cui vivono esseri strani di ogni genere."
Nato come omaggio alla produzione narrativa di Howard Philips Lovecraft, si parla di uno scavo che permette di scoprire la città ciclopica al centro di alcuni dei racconti del solitario di Providence (la fantomatica Kadath), il testo si allontana anni luce dalle tematiche classiche. Lo scrittore inglese classe 1931 Colin Wilson cerca di fondere la narrativa creativa a quella saggistica che lo aveva lanciato alla ribalta con il saggio sulla psicologia nella letteratura intitolato The Outsider (1956). Il suo The Mind Parasites diviene così un colto calderone infarcito di citazioni e di teorie che fatica però a svilupparsi per le vie convenzionali. Si ha infatti la sensazione, per la quasi integrità del testo, di essere alle prese con un saggio fantastico mascherato da romanzo. La lettura diviene lenta, pesante, persino ripetitiva con le elucubrazioni mentali anteposte ai fatti. Ne viene fuori un testo introspettivo all'ennesima potenza, una sorta di diario, che ruota attorno alla supposta esistenza di impalpabili creature, più o meno aliene, i c.d. "parassiti della mente", che popolerebbero il sub inconscio di ciascun uomo allo scopo di impedire lo sviluppo dell'intera società. Evidente la critica al materialismo figlio delle logiche commerciali, responsabile di atrofizzare le menti e plagiare gli uomini per scopi cari a chi tesse le trame del "gioco". L'umanità deve allora imparare (o sarebbe il caso di dire reimparare, come avveniva nell'antichità) a esplorare la propria mente, paragonata a un vero e proprio continente, per liberarsi dalle catene che ne impediscono quell'evoluzione capace di trasformare ogni individuo in una sorta di creatura simile a una divinità dotata di poteri paranormali (dalla telepatia alla telecinesi). "Il loro scopo (dei parassiti) è impedire all'uomo di scoprire i mondi interiori, e tenere la sua attenzione rivolta costantemente verso l'esterno."
Le teorie di Jung sul sub inconscio collettivo si intrecciano così con le tecniche del "risveglio dell'uomo" professate da Gurdjieff. Per Gurdjieff la persona dormiente è colui che attraverso le abitudini ha appreso comportamenti di cui non è consapevole pur essendone schiavo. Una situazione che può essere ribaltata solo con la conquista del vero io attraverso delle tecniche introspettive. Ecco allora che i protagonisti di Wilson muiono in senso metaforico intraprendendo una lotta mentale con i parassiti e, se vincitori, rinascono illuminati, iniziati a un nuovo modo di vedere il mondo. "Mi sembra di essere morto e di essere rinato diverso, gli altri ora mi sembrano addormentati." E' evidente come l'autore usi l'intelaiatura fantascientifica (la storia è ambientata nel prossimo futuro con strumentazioni futuristiche che vanno dalle astronavi alle escavatrici capaci di perforare per chilometri la terra) per portare in scena una storia metaforica che ha poco o nulla persino del fantastico, venendo ad assumere un significato prettamente esoterico-evoluzionistico (direi addirittura psicologico) inteso come cammino da intraprendere per l'evoluzione personale da inquadrarsi sotto un profilo spirituale piuttosto che materialistico. I parassiti diventano così un vero e proprio cancro, più che entità provenienti da altri mondi, sviluppato dalla società industriale e dal capitalismo, un male che ottenebra le menti e porta all'apatia e a un'inconscia schiavitù dettata da tutte quelle abitudini acquisite e imposte indirettamente dal sistema. "Un nemico che non attacca di fronte o alle spalle, ma è dentro ognuno di noi."
Se la parte centrale risulta sufficientemente accattivante, con la scopertà dell'antica città sepolta, la parte conclusiva si trasforma in un qualcosa di fracassone, ai limiti del delirio collettivo schizofrenico, dove trovano spazio viaggi spaziali ai confini di Plutone, cambi di orbita lunare, terze guerre mondiali con gli Stati Uniti d'Africa e un revival della Germania nazista di nuova genesi (curioso leggere di un'Italia invasa e piegata agli ordini degli africani) fino a giungere al controllo mentale degli iniziati a danno (Wilson ha una visione ottimista e sarebbe più corretto scrivere "in favore") dei comuni mortali. Ne viene fuori, lo ripetiamo, un romanzo dotto (non si contano le citazioni dal marchese De Sade a Huxley, passando per Yeats, Gurdjieff e molti altri ancora) ma assai pesante da sostenere e non adatto assolutamente a un lettore medio. Interessante la tematica, meno convincente lo sviluppo soprattutto per un'eccessiva ripetitività che si snoda per tutto il testo. Wilson si preoccupa più di esporre filosofie e congetture che sviluppare una trama vera e propria.
Molteplici le frasi disseminate nel testo adatte a una raccolta di aforismi. Resta un progetto limitato e indirizzato a pochi, pubblicato dalla Arkham House di Derleth nel 1967 e in Italia dalla Fanucci dieci anni dopo. Nell'ottobre del 2017, a quarant'anni dall'edizione della Fanucci, è stato riproposto dalla Mondadori per la collana "Urania - Collezione".
L'autore COLIN WILSON.
"Il mondo di tutti i giorni polarizza la nostra attenzione, e ci impedisce di sprofondare in noi stessi... I problemi e le ansie della vita lo rendono difficile... ma la mente si estende all'infinito dentro di noi, è un pianeta con giungle, deserti e oceani in cui vivono esseri strani di ogni genere."
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