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giovedì 25 marzo 2021

Recensione Narrativa: LE NUOVE INDAGINI DI STEVE HARRISON di Robert Ervin Howard.

 
 
 
Autore: Robert Ervin Howard.
Anno: 1976-84.
Genere: Poliziesco Pulp.
Editore: Providence Press, 2020.    
Pagine: 284.
Prezzo: 19,90 euro.


A cura di Matteo Mancini. 

Tornano le indagini del detective Steve Harrison con un lotto di racconti usciti postumi tra il 1976 e il 1984. La Providence Press, ancora artefice del recupero, omette il frammento completato negli anni ottanta da Fred Blosser (The Mystery of Tannernoe Lodge) ma, al tempo stesso, impreziosisce la collezione con un racconto, sempre di Robert E. Howard, del ciclo noir Kirby & Gorman (Sons of Hate), e una parte saggistica curata da Rick Lai in cui si ricostruisce, mediante l'intreccio con altre serie dell'autore, la vita di Harrison e dei personaggi che ne popolano le avventure.

Se nel primo volume aleggiava un'atmosfera orrorifica ed esotica, qua la componente gialla e criminale diventa preponderante e anche l'esotismo non è sempre presente. Non vi è alcuna traccia del paranormale, anche quando tale evenienza si affaccia quale possibile spiegazione degli eventi, Harrison lo scaccia subito. Ci sono tuttavia due casi di stati ipnotici talmente forti da convincere i destinatari di essere i terminali di disegni paranormali. In un caso abbiamo un bandito che crede di essere l'incarnazione di un antico guerriegliero siriano, in un altro un giovane ragazzo terrorizzato da una voce che pensa riconducibile a un fantasma intenzionato a farlo impazzire.

Harrison si trova a lavorare su casi che, spesso lo vedono coinvolto casualmente o perché invitato per via anonima dagli stessi autori coinvolti nei delitti al fine di utilizzarlo quale alibi. Spesso alle prese con individui che agiscono per eliminare testimoni scomodi di processi penali oppure per acquisire appetitose eredità o gioielli di particolare valore, solo in un caso si trova contrapposto ai boss mafiosi orientali che popolano l'underground di River Street. È il caso di Erlik Khan, di cui qua viene presentata l'avventura omessa nel primo volume (dove invece è presente il sequel): Lord of the Dead (Il Signore dei Morti).  Si tratta forse del racconto più riuscito, per effetto dalla tortuosa e sconosciuta rete di bunker in cui Harrison penetra per puro caso e che si snodano sotto River Street tra camere di tortura e un vero e proprio esercito di mongoli. In un altro racconto emerge anche la figura del cinese Ti Woon, colui che “tira i fili su cui gli uomini gialli danzano come marionette”, che, tuttavia, si troverà a collaborare con Harrison in quanto alla caccia di vendetta.

Le altre storie sono convenzionali.  In un caso (The Voice of Death) addirittura, Harrison risolve il mistero legato a uno strano incidente automobilistico provocato da un ragazzo che ha perso il controllo dell'auto piantandosi in modo goffo in un muro.

Abile conoscitore di uomini, Harrison appare qua assai arguto e, pur nel suo muoversi da solitario, in simbiosi con l'apparato di polizia di cui fa parte. Se nel primo volume poteva sorgere qualche dubbio circa la sua appartenenza alle forze dell'ordine in questa raccolta i dubbi vengono dissipati. Harrison è un poliziotto a tutti gli effetti. Sa come trarre le informazioni dai sospettati, li induce a credere di non aver capito le loro reali intenzioni e, per tali vie e passando un po' per scemo, li porta agli errori decisivi in virtù dei quali procedere all'arresto. Appare dunque in una dimensione non solo muscolare, ma anche cerebrale, sebbene non perda mai occasione per liberare i suoi ganci devastanti.

I gialli non sempre sono verosimili e perfettamente calibrati. In alcuni casi si ravvedono forzature, è il caso di The Silver Heel (Il Tacco d'Argento) dove tuttavia si può apprezzare un intricato intreccio che fa cadere sospetti da tutte le parti fino all'inatteso epilogo. The Black Moon (La Luna Nera) e The Voice of Death (La Voce della Morte) sono due gialli di venti pagine piuttosto prevedibili, soprattutto il primo, per lo scarso numero di personaggi, ma non per questo disprezzabili. Più riuscito, rispetto ai due appena citati, è The House of Suspicion (La Casa dei Sospetti), dove un continuo ribaltamento della situazione in una sperduta villa di campagna ridisegna la posizione dei quattro potenziali sospettati di aver attentato alla vita di Harrison (ognuno dei quali giustificato da un distinto movente spesso scatenato da erronee valutazioni), portando alla luce l'elaborato disegno criminoso dell'uomo che vuol fare la pelle al detective utilizzando individui dallo stesso manovrati senza farsene accorgere dagli stessi. Un giallo che poi travalica nell'azione pura e dimostra l'eccezionale duttilità di un autore capace di confrontarsi con ogni genere

Meno interessante rispetto al primo volume, pur se maggiormente curato (si riducono di tanto i refusetti e ci sono delle illustrazioni a corredo), resta comunque un volume fondamentale per chi voglia completare la collezione Harrison. L'intrattenimento è assicurato, sebbene alcuni racconti diano l'idea di costiture meri esercizi di stili per impolpare la saga Harrison.

Si ricorda che nel 2020 le Edizioni Elara hanno fatto uscire un libro che raccoglie, per la prima volta in Italia, in un unico volume l'intera produzione dedicata a Steve Harrison. Presto uscirà su Zotique il mio speciale dedicato al personaggio dopo di che non avrete più scuse per non aprire le porte della vostra bibiloteca personale e permettere al coraggioso indagatore dello scrittore texano di indagare sui vostri gusti personali. Mi raccomando: Stay tuned.

 
Il volume delle edizioni ELARA che ha riunito, per la prima volta in italiano,
tutte le opere che hanno Steve Harrison come protagonista. 
Il testo però è uscito nel 2020, lasciando alla PROVIDENCE PRESS
il merito della riscoperta.
 
 
"Mentire è una brutta abitudine, ma a volte è il modo migliore per ottenere una confessione."
 

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