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mercoledì 15 gennaio 2020

Recensioni Narrativa: CHRISTINE di Stephen King.



Autore: Stephen King.
Titolo OriginaleChristine.
Anno: 1983.
Genere:  Horror.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 634.
Prezzo: 12.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Ottavo romanzo di Stephen King, tredicesimo se si considerano i volumi firmati Bachman e il primo capitolo de La Torre Nera. King, pur avendolo steso tra il 1977 e il 1978, lo da alle stampe nel 1983, anche se in Italia giunge l'anno dopo. Fortissimo il legame con la cinematografia B-Movie americana. L'idea che funge da base al testo arriva da Richard Matheson ed è figlia del moderno modo di concepire l'orrore ovvero calare il male negli oggetti di tutti i giorni, piuttosto che concepire un elaborato trascendente o di valenza esoterica. Ecco che, nella fattispecie, una vecchia e decrepita Plymouth Fury del '58, vetusto modello automobilistico da destinarsi allo sfasciacarrozze, diviene il portale attraverso il quale si manifesta il male. 
Evidente lo stretto legame con Duel, racconto pubblicato da Matheson sulle pagine di Playboy nel 1971 e poi consegnato alla notorietà dalla trasposizione di Steven Spielberg, e soprattutto con il piccolo B-Movie La Macchina Nera, girato da Silverstein (regista del western revisionista Un Uomo Chiamato Cavallo) nel 1977. E' da questo film che viene mutuata l'idea di una macchina diabolica che, condotta dal male (la frase lancio del film era “il male guida la macchina nera”), va in giro senza conducente a travolgere e uccidere persone. Nonostante i forti debiti, non da ultimo il pulpissimo Convoy – Trincea di Asfalto (1978) di “Bloody Sam” Peckinpah da cui arriva il linguaggio volgare (a base di merdosi e odori di f...) che caratterizza il cattivo di turno, King riesce a mettere molto di suo. Infatti, se il soggetto è semplice, la caratterizzazione dei personaggi e il loro affrontare il passaggio dall'adolescenza alla maturità adulta è gestito con assoluta maestria.

La storia, ambientata a cavallo tra il 1978 e il 1979, vede uno sfigato diciassettenne, di nome Arnie Cunningham, invaghirsi di una vecchia auto completamente distrutta e abbandonata in un giardino con la scritta "Vendesi". Un vero e proprio colpo di fulmine, tanto improvviso quanto inspiegabile, che lo porta ad acquistare per un pugno di dollari l'auto. La cosa non viene vista di buon occhio dagli invadenti genitori, degli individui che hanno la pretesa di indirizzare ogni scelta del figlio, al punto da soffocarne ogni autonomia e con essa lo sviluppo. Neppure l'amico del cuore, Dennis Guilder, prende troppo a genio l'acquisto, specie quando apprende dei bizzarri fatti connessi al passato del vecchio proprietario, un rozzo ex militare di nome Roland LeBay che muore poco dopo la cessione. Sembra infatti che l'uomo vivesse in totale simbiosi con la macchina, al punto da darle un nome femminile (Christine). Inoltre all'interno dell'auto, in base al racconto del fratello del vecchio proprietario, sarebbero morte la figlia (strozzata da un boccone) e la moglie (suicidatasi con il tubo di scappamento) dello stesso. Arnie intanto subisce un'evidente metamorfosi, sia a livello psichico che fisico, inizialmente positiva. La faccia, colma di pustole e di acne (tanto da esser chiamato "faccia di pizza"), si libera da ogni difetto e assume l'aspetto non più da perdente. Muta anche l'atteggiamento. Arnie diviene sempre più coraggioso, resiste alle pressioni dei bulli e arriva a scagliarsi contro di essi, mettendoli in fuga. Atteggiamenti che non sfuggono a Leigh Cabot, la più bella ragazza del liceo che il giovane frequenta. Questa, per lo stupore dell'intera cittadina di Libertyville (Pennsylvania) dove si è da poco trasferita, si innamora del giovane, sebbene non sia prestante fisicamente (a differenza dell'amico del cuore Dennis, che è un giocatore di football) né sia particolarmente bello.
King è abile a intessere i dialoghi (molto giovanili e di facile presa per un pubblico di giovani lettori), a mostrare i primi approcci amorosi che caratterizzano la vita degli adolescenti liceali. Per metà del romanzo succede poco o nulla, di terrore e di fantastico non se ne intravedono le coordinate. Emerge solo il rapporto morboso che lega Arnie Cunningham alla sua macchina, la quale sembra percepire il calore e l'affetto che il giovane prova per lei. A poco a poco, con un che di magico, torna ad acquisire lo splendore di un tempo. Nessuno riesce a capacitarsi del miracolo, poiché Arnie, pur apportando alcuni interventi presso un'officina gestita da un trafficante di droga e di carichi clandestini (per il quale finirà presto col collaborare), sembra non dedicarsi troppo agli interventi, ma passa il tempo ad ascoltare vecchi pezzi rock. L'auto è alquanto strana. E' dotata di un contachilometri che scorre al contrario e salendoci sopra offre delle strane sensazioni agli occupanti. Odori di putrefazione si liberano dalla tappezzeria, impressione di muoversi in una cittadina di venti anni prima che scorre dai finestrini, occhi che affiorano dal cruscotto al posto delle spie, sono gli aspetti più ricorrenti che inducano chi vi sia salito sopra a rifiutarne ulteriori passaggi.
Arnie si impegna, cerca di fare di tutto per far accettare la sua macchina, ma vanamente. Ognuno, lui stesso compreso, guarda ai propri interessi e cerca di imporre la propria volontà agli altri. Vessato dai genitori che non gli riconoscono i meriti e si dicono preoccupati della sua gestione economica (rifiutandogli persino di parcheggiare l'auto nel vialetto di casa), infastidito dalla nuova fidanzata che arriverà a chiedergli di scegliere tra lei e la macchina (di cui è gelosa e da cui si dice convinta di esser odiata) e minacciato da un gruppo di bulli per nulla contenti del modo in cui sono stati trattati, Arnie involverà in un'altra persona. Non una qualunque, ma quel Ronald D. LeBay che gli ha venduto la macchina. Ne assumerà, inconsciamente, le abitudini lessicali, la grafia e gli acciacchi fisici. In poco tempo, il cacasotto Arnie Cunningham diventerà qualcuno di estraneo sia all'amico Dennis, ricoverato in ospedale per diversi mesi per un infortunio patito sul campo di gioco, sia alla fidanzata che, soprattutto, alla famiglia. King miscelerà così la tematica del road movie stile “La Macchina Nera” con una storia di possessione similar diabolica. In Arnie si trovano a convivere due persone.

La PLYMOUTH FURY del '58

Christine, la Plymouth del '58, si rivelerà inoltre capace di auto ripararsi. Nessun danneggiamento le sarà fatale. Ogni scontro e ogni colpo sarà riassorbito nel giro di pochi minuti. Guidata dallo spirito di LeBay, che apparirà in visione a più di un testimone col suo volto semi putrefatto o caratterizzato da un teschio, andrà a falciare tutti coloro che, a diverso titolo, hanno offeso Arnie oppure si sono rivolti contro la macchina. "Brutti Merdosi!" il grido di battaglia che guiderà ogni reazione emotiva.
King alza l'azione nella seconda parte del romanzo che si trasforma in una mattanza dall'epilogo tragico, in cui non manca il tradimento più grande che un ragazzo possa fare al suo migliore amico (come cantavano i Pooh: Non si puoooò!): il furto della ragazza (da intendersi non come rapimento). Quest'ultima, tutt'altro che seria (nonostante gli sforzi di King a farla passare per tale), dichiara amore a una serie di ragazzi, salvo poi cambiarli in continuazione (almeno tre in appena quattro anni). Ne deriva quindi, se non una giustificazione del male, una comprensione razionale dell'ira che guida lo spirito disilluso di LeBay e con lui di Arnie: due perdenti che hanno in Christine l'oggetto per presentare il loro salato conto di ristoro al male e alle vessazioni subite. LeBay, come Arnie, era stato bullizzato da bambino, deriso per i suoi modi di esporsi, deluso dall'ambiente militare di cui faceva parte e schiacciato da chi era più facoltoso di lui. Esperienze che lo hanno portato a maturare un crescente “rancore” che, per vie non descritte nel romanzo (ma comunque suggerite), era riuscito a veicolare nella sua Christine: l'unica creatura che davvero avesse amato. King sembra quasi voler richiamare, per assonanza, Anton LaVey (fondatore della Chiesa di Satana) così da far emergere una sorta di patto diabolico, a giustificazione del mistero che grava attorno all'auto soprannaturale e che non viene risolto da King ("LeBay si era reso conto di aver investito la sua Plymouth di un potere sovrannaturale") che permette all'uomo e al suo giovane “profeta” Arnie di eliminare chiunque loro desiderino, senza mai poter esser incastrati. King mette in scena le indagini della polizia, fa chiudere sempre più il cerchio attorno alla macchina, ma questa, nonostante la durezza degli scontri con le altre auto e persino con le mura di una casa, appare sempre perfettamente riparata e senza tracce ematiche. Neppure alla fine, quando il mistero sarà risolto, si potrà raccontare la vera storia... perché nessuno ci crederebbe.
L'epilogo non è troppo convincente, vede il regolamento di conti tra la macchina e Dennis, poiché Arnie ha scoperto la tresca amorosa che coinvolge la fidanzata con l'amico del cuore. Dennis, con l'ausilio di un autocisterna (detta “succhiacacca” per il suo esser destinata al recupero delle acque nere) riesce, dopo dura lotta, a distruggere l'auto o, almeno, così sembrerebbe. Il finale, difatti, lascia suggerire un eventuale sequel, che per fortuna non c'è ancora stato.

Storia dunque ben caratterizzata, giocata sull'emancipazione dall'adolescenza, che pone però l'indice anche sui cattivi effetti derivanti da un'educazione troppo asfissiante oltre che dall'inebriarsi per il fatto di possedere un qualcosa che, dal punto di vista della ideologia giovanile, permette di cambiare lo status. L'acquisto di un auto e la conquista della ragazza dei sogni diventano trampolini di lancio verso un radioso futuro, ma anche i possibili portali verso la discesa negli inferi della perdizione. In quanti si son rovinati per una relazione andata a finire male o per la passione legata a una velocità senza freni...? Donne e Motori, gioie e dolori diceva un grande saggio legato al mondo dell'automobilismo. Una massima che King sposa appieno. Il legame morboso a Christine e anche a Leigh porta alla distruzione del promettente Arnie Cunningham. Ecco che Christine si presta a essere un romanzo particolarmente gradito dai lettori adolescenti per la spiccata attitudine del testo a permettere una loro immedesimazione nei personaggi. Personalmente non mi sento troppo di condannare la diabolica Christine, senz'altro maligna, ma non macellaia. Con metodi sbagliati, interviene a danno di chi, in un certo qual senso, è responsabile di qualcosa. Da chi, in modo ipocrita (fingendo di aiutare chi si trova in difficoltà), ha rotto un'amicizia per acquisire un proprio vantaggio, a chi professa amore per poi passare da un ragazzo all'altro, a chi pretende di determinare la vita altrui come se fosse la propria, per finire a chi cerca di far valere la legge del più forte o si macchia di delitti che cerca poi di addossare ad altri. Come vedete, coloro verso i quali si muove Christine, a differenza di quanto avviene nel film La Macchina Nera, sono colpevoli e, a loro modo, dei "merdosi" come gli chiama, senza grande garbo LeBay, uno che va in giro a ripetere che non c'è odore più buono che quello di f... iat!

Stephen King tornerà, venti anni dopo, sul tema dell'auto soprannaturale con Buick 8 (2002), in cui troveremo un'altra auto dotata di vita propria e capace di auto-rigenerarsi. Sarò tra i pochi a dirlo, ma ho preferito di gran lunga questo secondo romanzo, sicuramente dotato di un epilogo più convincente e di una struttura più legata alla vecchia scuola fantastica. A differenza di Christine, Buick 8 si apre alla possibilità di un contatto tra due mondi distinti e paralleli di valenza multidimensionale. Christine sembra invece avere una valenza più da metafora che da reale racconto fantastico.

Giudicato da molti uno dei migliori romanzi di King, è stato trasposto nel giro di pochi mesi, abbastanza fedelmente pur se con modifiche necessarie a contenere la storia (lunga 630 pagine) in 110 minuti, da John Carpenter oltre che fungere da ispirazione al B-Movie Il Replicante (1986), dove si ritroverà l'auto che provocherà, per vendetta, incidenti spettacolari per poi ripararsi nel giro di un minuto e darsi la fuga, eludendo polizia e quanti intendano venire a capo del mistero. Un classico del primo Stephen King.

STEPHEN KING
siede sul cofano di una PLYMOUTH
del '58

"Questa è la storia di un triangolo d'amore. Protagonisti: Arnie Cunningham, Leigh Cabot e, naturalmente, Christine. Vorrei tuttavia che teneste presente il fatto che Christine entrò in scena per prima. E' stata il primo amore di Arnie e anche se non lo giurerei, penso tuttavia che sia stata il suo unico e vero amore. Per questo sostengo che ciò che avvenne fu una tragedia."