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venerdì 19 marzo 2021

Recensione Narrativa: IL DEMONE DI FEBBRAIO di Gérard Prévot.


Autore: Gérard Prévot.
Titolo Originale: Le Démon de Février.
Anno: 1970.
Genere: Antologia Racconti Neri.
Editore: Agenzia Alcatraz, 2020.
Pagine: 232.
Prezzo: 14.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

IL PROGETTO
Antologia che segna la via di un nuovo e ambizioso progetto sposato dall'Agenzia Alcatraz. La casa editrice milanese ha chiuso un contratto che per gli appassionati di narrativa fantastica non può che costituire un inatteso e mai sperato dono. Attraverso un accordo raggiunto con Jean-Baptiste Baronian, storico direttore della collezione belga Marabout Fantastiques, l'Agenzia Alcatraz si propone di sdoganare in Italia il meglio del famoso e decantato catalogo. La Marabout, casa editrice specializzata in volumi tascabili, fu fondata nel 1949 da André Gérard e contribuì, a partire dal 1961 (e per i successivi sedici anni) con la pubblicazione della leggendaria antologia di Jean Ray Les Vingt-cinq Meilleures Histoires Noirs et Fantastiques, alle fortune di autori quali Jean Ray, Michel de Ghelderode e Thomas Owen, lanciando scrittori belgi al fianco dei più grandi interpreti della letteratura fantastica internazionale. In essa hanno trovato residenza tutti i maggiori scrittori locali dediti al fantastico che, sulla scia dei più famosi Jean Ray e Thomas Owen, hanno dato il là a una vera e propria scuola: La Belgique de l'etrange.

Curiosamente l'Agenzia Alcatraz decide di avviare il suo catalogo, che mantiene la veste grafica dei numeri originali confermando le splendide copertine di Henri Lievens, con un autore inedito nella nostra penisola: Gérard Prèvot. Pur se non menzionato nelle guide pubblicate dall'Odoya e, prima ancora, in volumi attenti alla narrativa fantastica di matrice francofona quali Les Maitres de l'Etrange (“Maestri della Letteratura Fantastica”, edizioni Edipem, 1983), Prévot è un nome che già da anni circolava nelle riviste nostrane. Cesare Buttaboni, nel 2011, lo cita, pur se marginalmente, nel suo articolo dedicato alla letteratura del fantastico belga pubblicato sulla rivista di letteratura e fantastico della Hypnos.

Nome dunque abbastanza sconosciuto, la cui produzione è avvolta da un fitto mistero e per questo tale da destare grande interesse negli appassionati. L'Agenzia Alcatraz propone così ai suoi lettori non una, ma addirittura due delle quattro antolgoie di Prévot edite dalla collana Marabout. Ci interessiamo qua de Il Demone di Febbraio (l'altra è La Notte del Nord) pubblicata in Belgio nel 1970, dopo esser stata inviata per posta a Baronian col titolo provvisorio di Contes de la Mer du Nord.

L'AUTORE

L'approccio di Prévot al fantastico, anche se sarebbe il caso di dire al "macabro", è particolare, sembra più legato ai riscontri del mercato che a una vera e propria predilezione. Non a caso non dimostra  di possedere quel sense of wonder tipico degli specialisti, legandosi a una concezione classica alla E.T.A. Hoffmann o alla Edgar A. Poe in cui il disagio e la minaccia arrivano più dall'interno dell'uomo che a causa dell'intervento del soprannaturale. A ogni modo giunge al genere solo dopo aver frequentato altre branche della letteratura. Quando scrive l'antologia che lo porterà a mutare i propri interessi sembra non crederci veramente, neppure allega un numero di telefono alla domanda di pubblicazione. Invia il tutto per posta da Parigi a una collana specializzata, mentre lui è lettore per le Editions Gallimard (evidentemente non interessate al lavoro). Ha già quarantanove anni, aspetto non di poco conto. Questo però non deve far pensare a un autore tardivo, tutt'altro. Nato nel 1921, Prèvot è un uomo di profonda cultura e ha un passato ricco di avvenimenti. Partigiano durante la seconda guerra mondiale, partecipa alla liberazione nazista militando tra le file della Brigata Piron. Giornalista presso i quotidiani Le Peuple e La Citè sul finire degli anni quaranta, si trasferisce a Parigi nel 1954 dove decide di stabilizzarsi trovando un ruolo di collaboratore per le edizioni Gallimard e Lettres Françaises. Tenta la via, poco fortunata, del teatro, predisponendo drammi teatrali. Grande appassionato di musica classica nonché di scacchi, hobby che traspirano dai suoi racconti, scrive romanzi drammatici già negli anni sessanta ma senza successo, si dedica anche alla poesia con una certa predilezione per i poeti maledetti. È però l'incontro a Bruxelles con Baronian che lo rende popolare, anche se solo in Belgio. Il direttore di Marabout resta impressionato dal testo che è pervenuto in redazione. Lo trova "molto fresco e originale" e decide di rispodere all'autore, chiedendo un appuntamento per la sottoscrizione di un contratto. E' l'inizio di una breve ma proficua collaborazione che porterà Prévot a essere tradotto in via marginale in Romania, Germania, Olanda e arrivare ora in Italia in modo organico come mai avvenuto in altro stato europeo.

Dopo aver pubblicato Le Démon du Février, con postfazione di Franz Hellens (scomparsa nell'edizione italiana), Prévot decide di specializzarsi nella narrativa breve di matrice fantastica così da dare seguito con altre tre raccolte alla propria esperienza col catalogo Marabout. Escono: Celui qui Venait de Partout (1973), Le Nuit du Nord (La Notte del Nord, 1974) e Le Spectre Large (1975), per un totale di cinquantaquattro racconti così ripartiti: ventuno racconti per la prima antologia, dieci per la seconda, tre per la terza e venti per l'ultima

Con lo pseudonimo di Red Port, sempre per Marabout, tra il 1974 e il 1975, da alle stampe sei ulteriori volumi che danno il via alla serie fantascientifica per ragazzi Dan Dubble. Scompare prematuramente nel novembre del 1975 per complicazioni legate al diabete.
 
La copertina originale uscita
nel 1970 per Marabout.
 
CONSIDERAZIONI GENERALI SULL'ANTOLOGIA
Autore raffinato, amante delle citazioni riconducibili al mondo dell'arte (cita persino Modigliani) e alla musica classica di compositiori quali Mozart (di cui sembra nutrire una stima infinita), Chopin e Bach che spesso accompagna i personaggi. Niente a che vedere, dunque, con la cultura popolare legata alla narrativa pulp o al coacervo di entità diaboliche sdoganate dall'immaginario legato al mondo orrorifico (vampiri, lupi mannari, alieni, mummie, mad doctor, mostri soprannaturali non trovano habitat nelle storie del belga). Certo, è palese uno sforzo teso a rendere gli elaborati appetibili alle grandi masse, grazie all'introduzione di un humor talvolta dissacrante o, in altri casi, ad atmosfere che evocano un orrore figlio di entità ectoplasmatiche. Potremmo così definire Prévot uno scrittore erede di un modo di trattare il fantastico tipico di quei grandi maestri di inizio ottocento, in cui il disagio è generato da un malessere interiore e non da un pericolo che viene da altre dimensioni (vuoi spaziali o legate all'aldilà). Ecco che il belga ha un forte legame con la realtà, da cui non cerca di evadere ma a cui tutto riconduce. Il suo è un orrore psicologico in cui spiccano la paura di vivere, il terrore di amare, l'ossessione di non essere, disagi che snaturano la morte fino a proporla quale infatuazione che tutto placa e tutto addolcisce, liberando da ogni responsabilità. Leggendo le storie de Le Démon du Février si ha l'impressione di essere al cospetto di un allievo di E.T.A. Hoffmann, Edgar A. Poe o Gerard de Nerval, piuttosto che degli autori griffati weird tales o di natura esoterica (si pensi ai narratori inglesi di inizio novecento, tipo Machen, Blackwood, Hodgson e via dicendo) in voga all'epoca in cui scriveva Prévot. Certo, lo stile è ammodernato, reso più fluido e spesso giostrato in funzione di epiloghi all'insegna dell'inatteso, in cui i ribaltamenti dei ruoli sono di casa. Prévot dedica molta cura ai prologhi (inizia spesso con considerazioni di natura generale poi esplicitati dal racconto che segue) e ai finali, non disdegnando un'ironia nera che lo rende autore dotato di uno spiccato sarcasmo. Fraintendimenti, allucinazioni, visioni premonitrici percepite come reali ma solo successivamente comprese per la loro reale veste, previsioni destinate a realizzarsi a testimonianza dell'ineluttabilità del destino e situazioni in cui il fantastico è percepito quale ipotesi che può avere anche una spiegazione terrena sono gli ingredienti che condiscono le sue storie. Ecco che il fantastico dell'autore belga svanisce il più delle volte in storie "semplicemente" nere dove si celano assassini, smemorati e individui sprofondati nelle maglie dell'alterazione psicofisica, vuoi per l'insorgenza della pazzia, per l'influsso negativo della solitudine o per emozioni quali paura o rabbia ovvero per l'influenza dei fumi dell'alcool. Uomini disperati, che vagano per vie avvolte dalle nebbie, di solito di notte, nel nord dell'Europa, tra Belgio, Olanda, Germania, Scozia e Norvegia (fino ad alcune storie ambientate negli Stati Uniti e, addirittura, in Mongolia), trovando ristoro in piccole bettole dove, seduti ai tavolini, si raccontano le loro vicende davanti a un boccale di birra e a una scacchiera.
Sono rarissimi i racconti puramente fantastici. Sui ventuno proposti, tralasciando le premonizioni e le visioni che anticipano eventi futuri, così come gli elaborati allusivi (dove il fantastico è solo suggerito quale interpretazione alternativa ad altra terrena), i racconti davvero fantastici sono appena due (La Petite Gare de North Berwick e Les Fous de Damme), peraltro beffardi e non privi di humor. Ciò, ovviamente, non rende meno interessante la lettura, anche se è bene esser consci del prodotto che si va a leggere, onde evitare di restarne delusi pregustando orrori di matrice cosmica o soprannaturale di cui poi non si trova traccia (sbagliato, a mio modo di vedere, l'accostamento con Ray). Prévot inventa poco, Le Démon du Février non mostra la produzione di un autore originale, piuttosto evidenzia l'eleganza di uno scrittore capace di rimasticare quanto già apparso e trasformarlo in una veste capace di impressionare per le emozioni che riesce a evocare piuttosto che per la particolarità delle trame. Certo, come in ogni antologia ci sono dei racconti che lasciano il segno e fanno guadagnare punti al libro. Vediamo allora qua di seguito, per chi non teme gli spoiler, l'analisi (pur se breve) di tutti i racconti.

La doppia offerta dell'Agenzia Alcatraz.

CONSIDERAZIONI PARTICOLARI SULL'ANTOLOGIA: ATTENZIONE SPOILER

Possiamo provare a raggruppare i ventuno racconti de Le Démon du Fèvrier in tre sotto categorie. Ci sono, pochi, i racconti soprannaturali, i racconti con elementi soprannaturali e poi ci sono gli altri racconti, per lo più neri o legati a una disperata dimensione psicologica.

Del primo gruppo di storie fanno parte due dei racconti più riusciti dell'antologia: La Petite Gare de North Berwick (La Piccola Stazione di North Berwick) e Les Fous de Damme (Il Giullare di Damme). Il primo testo è forse il più spaventoso del lotto, una ghost story in piena regola degna della tradizione anglosassone (ambientazione nell'alta Scozia) o dell'antologia Il Demone del Moto. Racconti Fantaferroviari di Stefan Grabinski. La demolizione di una vecchia stazione di mare diviene motivo di liberazione di un fantasma che prende a insidiare il custode del cantiere. Quest'ultimo, in preda alla solitudine e ai fumi dell'alcool, non riesce a far fronte al fantasma che, poco a poco, distrugge sempre più le rovine rimaste, preannunciando futuri incidenti ferroviari e la morte violenta di tutti i soggetti coinvolti nel progetto. La follia della situazione e la paura di perdere il posto induce il custode a non denunciare al datore di lavoro quanto succeda di notte, finché la situazione non diventerà insostenibile. Il fantasma si farà sempre più ardito, tanto da spingere psicologicamente il custode a lanciarsi nel vuoto. Prévot potrebbe fermarsi qua, suggerire un fantastico che in realtà potrebbe ricevere altra spiegazione (allucinazione audiovisive dettate dall'isolamento e dall'ebbrezza alcolica) e invece chiude il tutto in modo ironico, con il fantasma, non quello della scalcinata North Berwick (troppo povera per permettersene uno), ma uno di una paese confinante che confessa la propria condotta precisando di “essersi assicurato personalmente della morte violenta di tutti i coinvolti” nel progetto della stazione confessando la propria natura ectoplasmatica (da notare ancora l'ambiguità con la quale Prévot piace giocare, tanto da suggerire l'azione diretta del fantasma nell'eliminazione di tutti gli operai e non una sua semplice ricerca della causa di morte per avvalorare il racconto).

Già da questo testo si evincono molte delle caratteristiche tipiche della narrativa di Prévot. Abbiamo un orrore delicato, a metà strada tra l'orrore psicologico e l'interazione di forze ectoplasmatiche. In tale quadro si inseriscono le previsioni future che sembrano dimostrare l'ineluttabilità di un destino a cui gli uomini non possono sfuggire e chi dotato di maggior sensibilità riesce ad anticipare, talvolta dettando proprio le condizioni affinché lo stesso si verifichi. Una tematica che, quasi richiamando il titolo originale dell'antologia, è in linea a quella rintracciabile nel romanzo The Mystery of the Sea (1902) di Bram Stoker. Si prosegue con l'ambientazione notturna, a un passo dal mare, tra vento, nebbia e persino neve a forgiare il clima glaciale del nord e si conclude con la follia del protagonista che non riesce più a vivere e trova nella morte l'illusione di felicità. Nel testo vediamo il povero custode lanciarsi nel vuoto, convinto di finire tra le braccia della donna amata che, invece, si trova dall'altra parte dell'oceano. In questa parte tragica conclusiva si percepisce un'altra sottotraccia del belga ovvero l'allusività all'interazione di forze dell'oltre capaci di suggerire gesti estremi attraverso uno stato di ipnosi in cui cadono i destinatari dei loro assalti. Ecco che La Petite Gare de North Berwick è un degno rappresentante della narrativa di Prévot.

Con Les Fous de Damme si rafforza l'idea di un qualcosa di soprannaturale che induce gli uomini al suicidio, sempre facendoli lanciare nel vuoto. Prévot ribalta però l'orrore e fa sembrare la stregoneria una sorta di giustiziere in soccorso dei più deboli così da porre fine alle malefatte umane. Ci spostiamo a Damme, in Germania, dove una tradizione annua, in scena la terza settimana di quaresima, falcidia la popolazione felina in ricordo alla credenza che i gatti fossero responsabili delle pestilenze di cui soffrivano nel medioevo le città. La mattanza è destinata a terminare grazie a Kolwezi, un gatto africano fatto dono da uno stregone e di proprietà di un bambino di dodici anni in vacanza dai parenti in quel di Damme. Il bimbo sembra essere in un rapporto soprannaturale col gatto, quasi fosse lui il soggetto "magico" che scatena la serie di suicidi e non il felino: “gli dissi due parole per avvisarlo.” Per tre anni, il lancio dalla torre dei gatti avrà pertanto una truce sorpresa. Dall'alto volerà sul selciato, sfracellandosi al suolo, anche l'uomo incaricato del ruolo di boia, evidentemente ipnotizzato da Kolwezi, ogni volta incolume. La manifestazione, dopo tre anni di incidenti che porteranno al decesso anche del sindaco, verrà modificata: al posto dei gatti si lanceranno dei peluche. Ecco che Prévot omaggia racconti come The Squaw (1893) di Bram Stoker e The Cats of Ulthar (1920) di Howard P. Lovecraft in difesa della popolazione felina che, a quanto pare, ha sempre un suo eroe mandato dagli inferi per fare giustizia.

Stregoneria e allusioni sono al centro anche del racconto, Le Démon du Février (Il Demone di Febbraio), che avvia e conferisce il titolo all'intera antologia. È il primo di quei racconti con elementi soprannaturali che lasciano il lettore scegliere tra la casualità o l'esistenza di misteriosi fili che tessono trame diaboliche. Qui Prévot gioca con l'alterazione tra la previsione, talvolta così forte da sovrapporsi alla realtà come avviene in L'Affaire du Café de Paris (L'Enigma del Café de Paris), e la percezione del destinatario convinto di vederla già realizzata nonostante questa non si sia ancora compiuta. Così il protagonista de Le Démon du Février, un essere sembrerebbe dotato di poteri soprannaturali dato che garantisce a una danzatrice che non si brucerà se ballerà dentro il fuoco (“te lo assicuro”), viene scioccato dalla rivelazione di una strega che gli riferisce che una coppia di suoi due amici è rimasta vittima di un caso di omicidio-suicidio. Il giovane, sconvolto, si reca all'abitazione dei due per verificare con mano se i due siano effettivamente deceduti, ma niente è davvero accaduto. La gioia scema però presto in disperazione. Quello che il giovane non sa è che è solo l'inizio di un incubo destinato ad avere un finale già scritto di cui lui sarà l'involontario ispiratore, dando il via a una tragedia dettata dalla gelosia. Simile per costruzione, ma con uno sviluppo più ampio e un'ambientazione più interessante, è L'Affaire du Café de Paris. Qui il protagonista, durante una passeggiata notturna, vede la testa mozzata di una donna tra le zampe di un gatto. Certo che si sia verificato un omicidio in città, si rifugia in casa per timore di finire sotto investigazione. I giornali del giorno dopo tuttavia non riportano alcuna notizia compatibile con la visione. C'è un particolare però che ronza nella testa dell'uomo, una decorazione ammirata tra i capelli che lo porterà a individuare l'identità della donna. Solo che... la donna è viva e del teschio non si sa più niente... almeno per un anno.

Il destino si compie anche nel sarcastico Des Lions, Un Jour (Dei Leoni un Giorno) che evoca alla memoria By Water (Per Acqua) di Algernon Blackwood. La profezia di una zingara getta nel panico un uomo che fa di tutto per evitare che vengano a determinarsi i presupposti affinché la stessa si verifichi, ma il destino lo si incontra proprio sulla strada presa per evitarlo... Similare è il fiabesco Le Diable dans le Forteresse (Il Diavolo nella Fortezza) con Prévot che si sposta i suoi lettori in uno sparuto regno della Mongolia, dove un dittatore fa fronte alla profezia di un monaco adottando misure drastiche che si riveleranno insufficienti a placare l'ira del diavolo. Certo di aver impedito allo stesso di esser entrato nella propria fortezza, il dittatore dovrà arrendersi alla constatazione del fatto che il demonio non si trasforma solo in esseri animati, ma è capace di trasformarsi anche in rosa ("Il demonio quando si traveste può prendere qualsiasi aspetto voglia").

Altro racconto con elementi soprannaturali è Les Confidences de Gert Verhoeven in cui una donna, che si scoprirà essere probabilmente una divinità (se accettate la dimensione soprannaturale), si lancia alla ricerca dell'unico superstite di una spedizione di marinai scesi su un'isola deserta. Qui, i sette componenti dell'equipaggio hanno violato un tempio dedicato a una crudele divinità scolpita, a loro modo di dire, nella pietra. Sei di questi sono improvvisamente morti, uno no. Gert Verhoeven, diventato una star televisiva, cerca di giustificare il motivo per cui è sopravvissuto: “Se sono ancora vivo, è perché non l'ho guardata. Loro l'hanno guardata tutti. Tutti. Tutti e sei.” Solo alla fine della chiacchierata però l'uomo si chiede chi sia la sconosciuta giunta a interrogarlo, comprendendo di non avere a che fare con una giornalista e di aver visto in faccia colei che potrebbe essere... ci siamo capiti, no? Il pensare all'umanizzazione delle gorgone di Malpertuis (1943) di Jean Ray potrebbe non essere fuori luogo.

Similare per costruzione, sempre sospesa tra fantastico e ossessione che si nutre del passato, è Un Jardin dans l'Ile d'Arran (Un Giardino sull'Isola di Arran) in cui un ex soldato tedesco cerca di fuggire agli incubi della guerra, in particolare dall'ossessione di aver denunciato un ebreo per aver salva la vita. Influenzato dal racconto della domestica, che ha per cognome la traduzione in francese del cognome dell'ebreo deceduto, si convince di esser circondato da un fantasma che inizia a temere possa essere quello dell'ebreo. In preda alla paranoia, l'ex soldato si libera dalle sofferenze impiccandosi a un albero. La tematica viene ribaltata in Les Amours de Pergolèse (Pergolesi) che vede uno scrittore depresso, intento a bruciare le proprie opere, interrompere la propria condotta e riconquistare la felicità perduta, dopo aver ricevuto l'inattesa visita di una donna che, sulle prime, non riesce a riconoscere... è la tutrice di un tempo, deceduta da anni e segretamente innamorata di lui.

Chiudiamo il lotto di racconti con l'inusuale e un po' fuori luogo Le Mathématicien (Il Matematico), una vera e propria fiaba degna dell'antologia Under the Sunset (1881) di Bram Stoker. Prévot esalta qua l'epoca della fanciullezza e mostra come l'erudizione scientifica possa condurre lontano da quella felicità che solo i bambini riescono a raggiungere.

I rimanenti undici racconti, dunque più della metà dell'antologia, sono storie dove del fantastico non vi è la minima traccia. Sono racconti per lo più macabri, tra il mystery (si veda la spy story Le Rapport Venu du Rhim, che si sgonfia in una storia di amore malato), il farsesco (rappresentato dal grottesco La Trajectoire, dove il protagonista fa credere a tutti di essersi lanciato verso la luna e di non poter più far ritorno sulla terra, così da far sparire le proprie tracce) e il giallo psicanalitico. Di questi il migliore è sicuramente l'argentiano L'Amnésique (La Smemorata), un vero e proprio gioiello macabro che richiama alla memoria soluzioni alla Edgar Allan Poe, tra cadaveri murati nei muri, sorelle in competizione per il medesimo uomo e un evento traumatico che ha comportato la perdita della memoria della protagonista alla ricerca di una verità rimossa. Un racconto notevole, tra i migliori dell'antologia, tutto orientato al tentativo di recuperare il passato. Appartenente al medesimo genere è La Doublure (Il Doppione), che tratta di una giovane e dei suoi incontri notturni con un'ombra pronta a difenderla e a esaudire ogni richiesta. Il potere sulla forza sconosciuta porterà la donna a ordinare omicidi a danno dei propri casi, salvo poi scoprire che, in realtà, non vi è alcun doppio ma una sorta di sindrome dello sdoppiamento della personalità.

Omicidi al centro della narrazione anche in Le Feu Purificateur (Il Fuoco Purificatore) dove va in scena la vendetta di un uomo ai danni del compagno della propria amante. Il piano, orchestrato nei minimi dettagli, subirà un inatteso fuori programma che porterà alla morte di un terzo innocente. L'assassino scoprirà il tutto anni dopo, per puro caso, brindando con quella che sarebbe dovuta essere la vittima del suo delitto.

Edgar Allan Poe torna alla luce ne Le Guitariste de Minuit (Il Chitarrista di mezzanotte) che riprende la vera storia dell'invenzione del barone von Kempelen, un automa (detto "Il Turco") capace di battere a scacchi qualunque avversario che osasse sfidarlo. Una geniale invenzione che celava nella sua natura un diabolico imbroglio di matrice terrestre. Prévot strizza l'occhio sia agli studi di Edgar Allan Poe, che poi si ispirò al personaggio in questione per stendere il celebre Von Kempelen and his Discovery (1849), sia all'incendio che avvolse Filadelfia distruggendo il macchinario. Forgia così una storia che pende sempre più in un patologico intriso di una morbosità che conduce i protagonisti a infatuarsi dei manichini. Un bizzarro collezionista americano tiene in mansarda una serie di automi, tra cui un giocatore di scacchi imbattuto in ogni confronto. Quello che i suoi ospiti non sanno è che all'interno dell'automa si muove un nanetto italiano. Quest'ultimo, un tale Allegri, si convince di sentire lamentare l'automa dallo stesso manovrato e pensa così di rendergli omaggio provocando un'alterazione all'automa chitarrista che allo scoccare della mezzanotte esce a suonare un pezzo che strappa gli applausi di tutti i presenti rubando pertanto la scena a tutti gli altri automi. Il sabotaggio costerà caro a tutti, Filadelfia compresa.

Gioca con le coincidenze Par Temps de Pluie et de Brouillard (Incuranti della Pioggia e della Nebbia), proponendo un anonimo incontro tra un passante in cerca di qualcuno che gli accenda la sigaretta e una coppia di anziani. Un banale scambio di battute che si tramuta in episodio potenzialmente al centro del furto di un portafoglio, solo che il portafoglio in questione è stato lasciato a casa fin dall'inizio della passeggiata... Il tentativo di recupero del presunto derubato si trasformerà pertanto nella vera rapina. Classico racconto in cui Prévot ribalta i ruoli, prendendosi beffa dei luoghi comuni e della sfiducia nel prossimo. Davvero molto carino pur nella sua semplicità. Anche qua echeggiano alla memoria, soprattutto per la cornice ambientale (fitta nebbia), alcuni racconti minori di Algernon Blackwood, quali Confession (Confessione).

Sposano il romanticismo melanconico destinato a sbocciare nella morte Étrange Éclipse (Strana Eclisse) e La Valse Inderdite (Il Valzer Vietato). Nel primo un poeta all'apice del successo finisce per farsi deprimere dalla produzione di una giovane collega, sua ammiratrice, suicidatasi a ventiquattro anni e da lui conosciuta solo per via dell'azione divulgatrice dei genitori. L'uomo, sempre più preso nella lettura dei testi e chiamato a visitare la camera da letto della sventurata, ne assorbe il male di vivere scoprendo per tale via il vero amore. Niente sarà più come prima e per abbracciare la felicità dovrà prima liberarsi della vita. Nel secondo elaborato il valzer dell'addio di Chopin sembra esser maledetto per l'ascolto di Hans Helmuth, impossibilitato ad ascoltarlo ogni qualvolta lo stesso sta per essere eseguito. Sospensioni di ogni sorta gli inibiscono l'ascolto fino all'ultimo atto della vita che sfumerà proprio sotto la dolce melodia di Chopin.

Le Cadavre de Beachy Head (Il Cadavere di Beachy Head) è un omaggio dichiarato alla travagliata storia d'amore tra Percy e Mary Shelley che si ripropone, in ogni suo aspetto, nella vita di due giovani italiani trasferitesi in Inghilterra (percorso dunque inverso rispetto ai due scrittori).

Correspondence (Corrispondenza) è forse il racconto più debole dei ventuno, una sorta de Il Diario di un Pazzo di Nikolaj Gogol, solo che qua si assiste a una comunicazione epistolare tra un'internata in un ospedale psichiatrico e il direttore di un giornale, attraverso la quale assistiamo a un progressivo scambio di ruoli tra i due partecipanti con la prima che torna savia e il secondo che impazzisce dando luogo a una vera e propria corrispondenza (non solo letteraria) tra i due protagonisti.  
 
Il traduttore LUCA FASSINA
 
In conclusione Le Démon du Février è un libro che si spera possa spianare la via verso la proposizione in italiano di una produzione letteraria, la franco-belga, ancora scandalosamente non distribuita a dovere in Italia. L'Agenzia Alcatraz, avvalendosi delle calibrate traduzioni dello scrittore e critico musicale Luca Fassina, ha compiuto un lavoro a dir poco encomiabile. La veste grafica del progetto è accattivante, la struttura tascabile e la lettura agevole e snella. Da evidenziare il contenutissimo prezzo, appena 14,00 euro per ventuno racconti.
Sul contenuto sono da ricordare almeno sei racconti, dei veri e propri gioielli. La Smemorata è forse il capolavoro per stile, capacità di distillare la tensione, in vista di un epilogo capace di fare luce sull'intero mistero che aleggia durante la lettura. Un elaborato degno, al contempo, di Edgar Allan Poe e di uno di quei spaghetti thriller che popolavano le sale cinematografiche italiane negli anni settanta. Eccezionale anche La Piccola Stazione di North Berwick, una ghost story idonea a popolare una raccolta di storie sui fantasmi marini o su quelli ferroviari. Qualitativi inoltre Il Giullare di Damme, perfetto per essere inserito in una raccolta sui gatti vendicativi al fianco di opere quali The Squaw, I Gatti di Ulthar e Il Gatto del Diavolo di Stephen King, i beffardi Dei Leoni, un Giorno e Incuranti della Pioggia e della Nebbia, caratterizzati da un black humor che gioca sui preconcetti o sull'ineluttabilità del destino, e il fantastico allusivo Le Confessioni di Gert Verhoeven, forse il resto che più si avvicina alla poetica di Jean Ray.
Dunque una raccolta molto qualitativa per stile e la gestione di soggetti non innovativi, ma ben messi in scena. Sicuramente da possedere per completisti e studiosi di narrativa fantastica europea. Da premiare lo sforzo dell'Agenzia Alcatraz, così da permettere a simili iniziativa di proliferare. Lunga vita allora al sodalizio Alcatraz-Marabout. 

L'autore GERARD PREVOT
 
"Il malinteso è all'ordine del giorno. La conseguenza più immediata di questo stato dei fatti è l'ambiguità costante nella quale noi tutti viviamo."
 

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