Anno: 2022.
Genere: Fantastico.
Pagine: 230.
Prezzo: 17.00 euro.
INTRODUZIONE
Un curioso binomio, tutto targato Firenze, si installa in cabina di regia per un'antologia orientata al fantastico e interamente dedicata al gatto, con sfumature horror, fiabesche e fantascientifiche. Ci pensano Marina Alberghini e Luca Ortino a predisporla, sebbene faticando a trovare una quadra tale da omogenizzare il prodotto. La destinazione finale non può che essere la casa editrice Mursia, dove la Alberghini ha pubblicato oltre undici volumi e che è tanto interessata all'argomento da avere in catalogo una collana, Felinamente, tutta dedicata ai gatti e avviata verso le cento pubblicazioni. Gatti dall'Altrove si inserisce in questo contesto e si avvale della collaborazione del saggista (notevoli apporti alle guide Odoya) e antologista Luca Ortino (già Premio Italia come curatore). Ortino coinvolge calibri pesanti del genere fantascientifico (pluripremiati al Premio Italia) quali Donato Altomare, Gianfranco De Turris, Antonio Bellomi, Adalberto Cersosimo, Max Gobbo, Alessandro Fambrini e Franco Piccinini. Il meglio dell'antologia passa sulle coordinate di Luca Ortino, probabilmente, con un'unica eccezione costituita da Annalisa Gimmi, scrittrice da me non conosciuta (arriva dal mondo animale ed è sicuramente stata ingaggiata dalla Alberghini) ma qua tanto abile (anche per stile) da realizzare il miglior racconto dell'antologia.
Ventidue racconti, postfazione del Maestro Gianfranco De Turris e articolo di chiusura a firma di Pier Luigi Gallucci in cui viene affrontato il tema (triste) della morte di un gatto di famiglia e dei processi di elaborazione del lutto.
ANALISI GENERALE
Un progetto che, sulla carta, avrebbe le stigmate del volume imperdibile, specie per gli amanti dei felini, se non soffrisse – a mio modesto modo di vedere – la presenza di due curatori – evidentemente – lontani tra loro nell'approccio filosofico attraverso il quale personalizzare l'opera.
Manca un vero collante (a parte i gatti, in verità non sempre protagonisti) che unisca le storie, molte delle quali non sono neppure dei racconti, ma un qualcosa sospeso tra lo spunto memorialistico e la metafora tesa a lodare le caratteristiche “occulte” del gatto.
Non tutti i racconti sono inediti. Manca, tra l'altro, l'indicazione dei testi da cui i racconti sono stati estrapolati e il loro anno di uscita. A esempio il racconto di Bellomi arriva dall'antologia Con lo Sguardo Rivolto alle Stelle (Elara, 2005), mentre quello di Cersosimo dall'antologia Quando gli Alieni Invasero la Terra (Editrice Nord, 1996). Difficile sapere degli altri, se non si sono letti i volumi interessati.
A fianco di nomi noti, compaiono molti scrittori all'apparenza semisconosciuti. Le biografie in calce dimostrano tuttavia il contrario, evidenziando una provenienza diversa e non legata al contesto culturale del fantastico italico. La differenza tra i due gruppi di scrittori è evidente da tutti i punti di vista, a partire dall'impostazione delle storie e da come queste vengono sviluppate e condotte ai loro epiloghi.
Sia chiaro, nella lettura di molti testi “secondari” (secondo questo recensore) ho trovato tanti degli spunti comuni che mi hanno guidato a scrivere, dopo la morte del mio micione, il volume Il Mio Amico Micromachine (lulu.com, 2021). L'idea del paradiso dei gatti (Mascia e Israel), il ruolo ispiratore del gatto nell'alimentare e promuovere il senso artistico del padrone (Gobbo, il cui racconto non è secondario), l'amico randagio che ogni giorno si va a incontrare e lascia qualcosa di magico all'amico umano (Alberghini) e il mix tra fantasia e realtà biografica che contraddistingue tanti testi (Canozzi, Grilli, Pansera e Campa). Tuttavia, sono troppo pochi i racconti veramente strutturati. Tanti, in altri termini, sembrano puri esercizi di stile (Blanc), non a caso privi di dialoghi (Santoni e Nuzzo) e giocati di tecnica o sbilanciati sul versante poetico. Predomina la malinconia, sebbene faccia talvolta capolino un'ironia scatenata e dissacrante (i parodistici Miglieruolo e Mortillaro).
Nonostante questo, da cultore dei racconti sui gatti, ho apprezzato il libro, pur con i suoi cali continui di livello. Ecco allora la mia analisi dedicata, brevemente, a ciascun racconto.
ANALISI PARTICOLARE
La caratteristica dominante del progetto è la sua spiccata inclinazione verso la fantascienza. Una soluzione senz'altro interessante e in controtendenza rispetto alle tante antologie gialle o horror incentrate sui gatti, si pensi alla longeva serie Cat Crimes curata da Martin H. Greenberg e solo in piccolissima parte giunta in Italia (Gatti del Mistero, 2001, Newton & Compton) o a volumi quali l'antologia di autori vari Artigli e Fusa (1993, Salani) o Artigli (1979, Siad) di William Lauder.
Alberghini e Ortino scommettono invece sulla fantascienza, ma lo fanno a metà servizio. Infatti, solo una parte dell'opera è dedicata alla sci-fi, qualche storia guarda all'horror o comunque al fantastico mentre la restante appare fuori contesto e non si lega troppo al concetto di “gatto dall'altrove”. I racconti fantascientifici sono dieci, sei sono quelli horror o comunque fantastici e altrettanti sono quelli che non hanno a che fare con la narrativa di genere. Si nota quindi una compenetrazione di generi diversi che sembra testimoniare la paura di spingersi troppo verso un prodotto di nicchia (per una casa editrice come Mursia) con la conseguente necessità di rendere più accessibile il lotto di racconti, diluendo la fantascienza (in alcuni casi anche “hard”, nel senso di tecnologica) e il fantastico con storie (talvolta poco narrative) terrestri incentrate sull'amore per il gatto e sul suo ruolo consolatorio nelle tristezze che bersagliano la vita comune.
Dei ventidue racconti solo una dozzina hanno colpito favorevolmente questo recensore. Tra tutti, e a sorpresa, brilla La Fiera a la Gaetta Pelle di Annalisa Gimmi, autrice peraltro che si svincola dalla fantascienza e che non conoscevo affatto. Testo estremamente elegante, sorretto da uno stile narrativo e un lessico nettamente superiore a quello dei colleghi. La Gimmi opta per un inusuale racconto storico, calato nella Fiorenza (Firenze) medievale, tra il 1286 e il 1300, che ben avrebbe fatto la sua figura in un'antologia degli scapigliati. Il fantastico è soffuso, velatamente ghost story (ma la valutazione è rimessa al lettore), e propone un'operazione di salvataggio di due gattini finiti in una scarpata lambita dall'Arno. La narrazione, incalzante e coinvolgente, acquista valenza metaforica, quasi magica e speranzosa verso una vita sospesa nell'altrove, tra realtà e aldilà. Un gioiello.
Per il resto è la categoria fantascientifica a farla da padrona, tanto da proporre quasi l'intera totalità degli altri undici racconti cui ho fatto cenno. Il migliore, per la sua capacità di innovare sul versante del soggetto e avvolgere i lettori con uno stile semplice ma, al tempo stesso, curato e calibrato su un'ottima gestione dei tempi narrativi è: L'Intelligenza è Sopravvalutata. Il racconto porta la firma di una coppia di autori ovvero Stefano Carducci e Alessandro Fambrini. Tra i due rapisce l'attenzione la firma di Fambrini, grande esperto di narrativa fantastica di lingua tedesca, collaboratore, tra gli altri, di Odoya, Elara e Hypnos. A lui si deve lo “sdoganamento”, o comunque la riproposta in Italia, di scrittori quali Karl Hans Strobl o Hanns-Heinz Ewers, per non parlare dell'antologia Der Orchideengarten da lui curata per Hypnos. Dunque un nome cardinale nel fantastico italiano che mette al servizio della narrativa il suo talento. L'Intelligenza è Sopravvalutata è un eccellente racconto sci-fi, che strizza l'occhiolino a The Birds (il celebre Gli Uccelli, 1952, di Daphne du Maurier portato sul grande schermo da Alfred Hitchcock) cambiando la tipologia di animali oggetto dei fatti. Un esperimento scientifico, volto a incrementare le capacità intellettive degli umani, porta a modificare il linguaggio dei gatti e, di conseguenza, la loro intelligenza suscitandone un moto di ribellione. Sulla medesima lunghezza d'onda si muove il curatore Luca Ortino, altra grande firma nell'ambito della saggistica legata allo studio della narrativa fantastica, che, tuttavia, opta per la satira e la metanarrativa. Il suo Theophile Gattiger e Lo Specchio Oscuro dei Desideri è un frullato continuo di citazioni che vanno dallo Sherlock Holmes (con tanto di villain che risponde al nome di Toparty e assistente del protagonista ribattezzato Dogson, così chiamati per storpiare i vari Moriarty e Watson sostituendo alla parte iniziale dei nomi la natura animale con cui gli stessi sono stati ibridati) a The Island of Dr Moreau (“L'Isola del Dr Moreau”, 1896) fino ad Alice's Adventures in Wonderland (“Alice nel Paese delle Meraviglie”, 1865) con battute che rimandano a Shakespeare e con personaggi della vita reale (H.G. Wells e Lewis Carroll) che diventano personaggi alternativi di una storia che si diverte a mischiare il tutto con valenza metaletteraria proponendosi come folle sequel de L'Isola del Dr Moreau. Il tema, come per l'opera di Fambrini, è la contaminazione tra umani e animali nel tentativo di creare una nuova e superiore razza di esseri viventi. L'epilogo, pressoché identico a quello di Fambrini, ristabilirà la superiorità della natura sull'arroganza dell'uomo. Divertente, specie per i lettori più smaliziati, grazie al suo giocare continuamente tra grandi classici e situazioni ai limiti del comico.
Si propone quale sequel di un grande classico della letteratura anche L'Ultimo Viaggio di Gulliver di Lucillo Santoni. Testo pesante, poco narrativo e sprovvisto di quei dialoghi che avrebbero potuto alleggerirne lo sviluppo. Proposto in prima persona, parla dell'ultimo viaggio fantastico che il Gulliver di swiftiana memoria si accinge a compiere, ricordando tutte le fantastiche creature narrate in I Viaggi di Gulliver (1726). Non mi è piaciuto.
Il tema dell'ibridazione torna con Chiara Onniboni e Oscar. Ci spostiamo sull'hard science fiction in un futuro in cui gli umani hanno perso la capacità di procreare al punto da progettare, col supporto degli androidi e dei cervelli elettronici, la realizzazione di una nuova razza dominante che avrà una fisionomia non troppo dissimile a quella di un gatto. Non eccezionale a livello di coinvolgimento, ma comunque sufficientemente inquadrato.
Il dialogo tra creature robotiche intente a divenire dominanti ed esseri viventi si ripropone in Storia di una Gatta d'Astronave di M. Caterina Mortillaro, dove una gatta si trova a dover arginare il tentativo dei cervelloni elettronici di trasformare in creature robotiche tutti gli esseri umani riducendoli a creature ibride (mi ha fatto venire in mente la parte finale di Superman 3). Testo carino per i dialoghi, comunque non tra i migliori sebbene da annoverare nel gruppo delle storie da salvare. Più grezzo Nessuno Dio può Salvarci, Tranne un Gatto di Mauro Antonio Miglieruolo, che mi ha fatto ricordare un racconto di Owl Goingback. Un invasore alieno di dimensioni ciclopiche invade la Terra pronto a farne scempio, se non fosse per un gatto sboccato che, sostituendosi al suo proprietario, lo mette in fuga dopo esser stato interpretato dall'invasore grazie a un traduttore vocale di natura interstellare. Sia il racconto della Mortillaro che quello di Miglieruolo, un po' come quello di Fambrini, giocano sul concetto della comunicazione tra il gatto e le presunte creature superiori (umani, robot o invasori extraterrestri) elevando l'intelligenza felina, apparentemente inferiore, a dominante sulle altre.
Il livello torna a salire con i contributi di quattro grandi maestri della fantascienza italica: Antonio Bellomi, Adalberto Cersosimo, Franco Piccinini e Max Gobbo. Nell'ordine, i quattro sfornano (insieme a quello di Ortino) – a mio modesto modo di vedere – i migliori racconti dell'antologia, subordinati solo a quello della Gimmi e a quello della coppia Carducci-Fambrini.
Dei quattro ho preferito il melanconico Pluto, Il Gatto dei Due Mondi di Antonio Bellomi, peraltro già letto nell'antologia Con lo Sguardo Rivolto alle Stelle. Finto racconto di fantascienza, in cui si immagina (non si spiega come) la caduta sulla Terra di un gattino extraterrestre destinato a crescere e vivere presso la villa di una nobildonna. Metafora della vita di un gatto randagio divenuto, di punto in bianco, domestico. Bellomi propone la vita iniziale in un habitat pieno di pericoli e, al tempo stesso, di giochi e svago (che verrà sempre ricordato con nostalgia dal gatto divenuto adulto) improvvisamente sostituito da una vita più tranquilla nel cortile di una villa, dove il mangiare è sempre presente e dove si deve solo lottare per l'affermazione del ruolo di gatto alpha. Dall'infanzia il gattino cresce, diviene adulto e impara a dominare il territorio, tra amori e progressivo sopraggiungere della vecchiaia e dei suoi acciacchi. Romantico e delicato. Bella la parte finale col passaggio di consegne al nuovo che avanza. Bellomi regala, nella sua semplicità, un grazioso gioiellino.
Il testo di Cersosimo, Ombre sui Tetti, piace per il suo ricostruire un lontano passato (gli anni cinquanta) con tutto il corollario di giochi adolescenziali e ingenuità paesana, tra propensione al credere all'impossibile e passatempo ormai estinti nella società moderna. Anche qua la melanconia è palpabile, ma più defilata. La storia infatti propone, innestata sul tema centrale della vicenda, un'invasione spaziale sul modello Chupacabras, con un alieno che si nutre di gatti e alimenta dicerie e leggende popolari su Ufo, cattle mutilations e creature criptozoologiche.
Un
altro extraterrestre che precipita sulla terra è quello al centro
dei fatti de Il
Periodo
Felino di
Max Gobbo. Altro racconto molto ben strutturato e caratterizzato, forse il più interessante nel tratteggiare i personaggi coinvolti.
Protagonista è un pittore caduto nella depressione dopo la morte
della moglie, al punto da trovare ristoro nei fumi dell'alcool e nell'ozio.
L'arrivo di un gatto extraterrestre lo indurrà di nuovo a dipingere, in preda a un ipnosi di cui solo alla fine riuscirà a comprenderne la ragione.
Bel mix tra realismo e fantascienza. Non un capolavoro, ma un
racconto onesto e coinvolgente, dall'ottimo ritmo. Interessante.
Si va invece sulla fantascienza da graphic novel con Missione Compiuta di Franco Piccinini. Qua l'ispirazione sono Venom, simbionte alieno nemesi di Spiderman, e la pellicola Il Tocco del Male di Gregory Hoblit (si veda l'inizio e la fine del film, dove peraltro protagonista è proprio un gatto). Abbiamo infatti una creatura aliena, dalla fisionomia vermiforme, capace di sopravvivere in habitat non propri penetrando nei corpi di altri esseri viventi. L'obiettivo dell'alieno è riconquistare la via dello spazio, ma per farlo ha bisogno dell'aiuto dell'uomo. Troppo didascalico in alcuni passaggi, per la scelta di narrare dalla prospettiva dell'alieno che stende un rapporto a futura memoria per il suo comandante. Diverte e, soprattutto, ha la struttura di un racconto degno della golden age.
Un
altro maestro del genere, qua assai meno ispirato, è Donato Altomare
che propone un horror metaforico che sembra rinviare alla situazione
del gatto costretto a subire le decisione degli umani di vaccinarlo e
sottoporlo a interventi chirurgici. Numero
21
infatti è un vero e proprio horror psicotico e allusivo, che cerca
di far vivere sulla pelle di un uomo lo shock e lo stress da cattura
che vive un felino artigliato da un braccio umano. Un po' confusionario, a mio modesto avviso.
Omaggia Howard P. Lovecraft l'altro curatore (rispetto a Ortino) dell'antologia ovvero Marina Alberghini, firma assai legata al mondo felino. L'Alieno e il Gatto Sognante attinge dal mito per giustificare, da un'ottica felina, il talento visionario di Howard P. Lovecraft. Dietro ai parti stellari dello scrittore di Providence vi sarebbe stato un gatto (idea seguita anche dal racconto di Gobbo per giustificare l'estro artistico). Piace il taglio melanconico che parla di uno scrittore solitario e del suo rapporto di amicizia con un gatto randagio (figure peraltro sovrapponibili). Ogni giorno, l'uomo passa a trovare un randagino che, da par suo, gli conferisce un dono che durerà finché la morte non interverrà a separarli.
Ma la morte è davvero un evento definitivo? Noemi Israel, seguendo la via della fiaba con gatti parlanti e coleotteri psicopompi, immagina la possibilità per un gatto di ritornare dalla sua padrona, fuggendo dall'aldilà felino nel suo Il Viale dei Gatti Perduti. Si assiste a un percorso inverso col più convincente - sebbene meno fantasioso - La Vita Nova di Donatella Mascia, che mi ha ricordato il mio Il Mio Amico Micromachine. Racconto di spiccata impronta animalista con un finale stereotipato che giunge a termine di una costruzione affascinante. Cosa succede dopo la morte? Viaggio nell'indefinito di un uomo che rivive mentalmente i fatti salienti della propria vita, vorticando in un nero impenetrabile finché i suoi tre gatti storici non vengono a introdurlo nell'aldilà.
Tra horror e fantasy si colloca il più elaborato Il Risveglio di Simona Busto, che si muove tra spiriti maligni e benigni in lotta per accaparrarsi i favori di un giovane adolescente che non ha ancora preso cognizione dei suoi poteri da stregone e pertanto non ha ancora scelto per quale fazione schierarsi. La figura del gatto diviene marginale, un veicolo attraverso il quale manifestarsi agli umani.
Questo il meglio dell'antologia che, per il resto, propone storie spacciate per racconti sebbene, in realtà, si tratti di elaborati carenti sul versante della struttura. Tra queste la migliore è senz'altro Zigghi l'Extraterrestre di Maria Paola Canozzi, uno spunto memorialistico (forse attinente a un ricordo passato della scrittrice) in cui si parla dell'amicizia, inizialmente osteggiata dai genitori, tra un gatto e un ragazzino e dal successivo abbandono per lo scadere delle delle vacanze estive.
Modesto, per il suo essere poco narrativo (sembra il resoconto di un'esperienza lavorativa legata alla terapia infantile eseguita con gli animali) Il Pinguino di Giacomo di Sonia Campa, che utilizza un episodio avvenuto all'interno di un centro per ragazzini autistici per proporre una riflessione sul mistero dei gatti quali animali proiettati su un'altra dimensione.
Poco narrativo è altresì Mitsy, La Gatta Arrivata dal Cielo di Elisabetta Grilli dove il lutto per la perdita di un gatto di famiglia funge da trampolino per la successiva e combattuta scelta di ospitarne uno nuovo. Dolly, da Dove? di Maria Fausta Pansera è un altro “finto” racconto, assai breve, che parla di adozione di gatti anziani e cerca di tramutarsi in opera creativa con un colpo di scena finale. Un po' poco.
Si limita a proporre uno spaccato di vita comune Notturno di Lea Blanc, in cui una gatta consola una ragazza abbandonata dal fidanzato senza dare poi seguito alla vicenda. Ugo il Gatto che Vola di Nicoletta Nuzzo è una sorta di spiegazione di una poesia dedicata a un gatto ispiratore.
CONCLUSIONI
Tra alti e bassi, Gatti dall'Altrove è un'antologia che propone una buona metà di racconti interessanti, con un paio di perle e una dozzina di buoni racconti. Incerta la costruzione e la scelta dei testi, che passano dalla prevalente fantascienza a un fantastico, non di rado, di presa fiabesca fino a passare a pseudo racconti che mascherano dietro una buona tecnica narrativa la mancanza di uno spunto veramente creativo. Si poteva far meglio, ma non lamentiamoci: ben vengano simili proposte editoriali.
La co-curatrice Marina Alberghini.
"La questione o il problema è che il gatto è un alieno. Nel senso etimologico del termine, un alienus, cioè un estraneo, meglio uno straniero."