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giovedì 4 marzo 2021

FRANCO MISTRALI: IL MAESTRO NASCOSTO DI BRAM STOKER di Matteo Mancini.

FRANCO MISTRALI:

IL MAESTRO NASCOSTO DI BRAM STOKER



a cura di Matteo Mancini.



INTRODUZIONE

Agli albori della narrativa nera ottocentesca italiana quando, sulla scia dei modelli offerti dai vari E.T.A Hoffmann, Edgar Allan Poe, Mary Shelley e Charles Beaudelaire, il movimento della “scapigliatura” è prossimo a prendere piede, brilla la stella di un personaggio alquanto controverso: Franco Mistrali.
Barone, ex militare della marina austriaca, famoso soprattutto per i testi storici-aneddotici, i legami con Giuseppe Garibaldi e gli accesi scontri intellettuali con personaggi di spicco quali Giosuè Carducci, che in quegli anni stende la poesia A Satana (1863). Esterno a ogni movimento culturale e a ogni ordine massonico, giornalista e titolare del più importante quotidiano di Bologna (Il Monitore), Mistrali è fin dall'inizio un personaggio scomodo, ingombrante, che si interessa di occultismo, spiritismo, frequenta sedute dimostrative legate al mesmerismo ed è un convinto sostenitore della reincarnazione. Hobby che gli conferiscono un fascino e un'aura maledetta macchiata definitivamente da una condanna per bancarotta fraudolenta. Il tribunale lo vede responsabile del crack di una banca locale, di cui è amministratore delegato per volere di Garibaldi, e lo inchioda con prove discutibili che lo relegano in prigione per cinque anni. Questo e molto altro è Franco Mistrali, un eroe della sua epoca, collaboratore di rivoluzionari al soldo dei Savoia, anticlericale convertitosi alla fede pochi anni prima della prematura morte (per aneurisma) e soprattutto uomo di profonda cultura letteraria che si interessa a Dante, Shakespeare, Voltarie, ma anche Poe e Hoffmann di cui è grande estimatore.

È uno dei primissimi italiani a interessarsi al fantastico e alla letteratura esoterica. La sua importanza è tale che avrebbe di certo meritato una scheda approfondita in guide letterarie dedicate al fantastico italiano. Merito purtroppo non riconosciutogli neppure a distanza di quasi due secoli dalla scomparsa. Nel 1861 pubblica un'antologia intitolata I Racconti del Diavolo. Storie della Paura. Il testo, scandalosamente esiliato nelle librerie comunali bolognesi e non più oggetto di pubblicazione, è un vero e proprio apripista che anticipa opere di nomi centrali nell'ambito della letteratura italiana, artisti del calibro di Ugo Tarchetti, i fratelli Boito, Emilio Praga, Cletto Arrighi e l'immenso Luigi Capuana. Ciononostante Mistrali è sconosciuto ai più. Eppure il suo impegno costituisce un primato non di poco conto, a cui si aggiunge l'uscita, nel 1869, del romanzo Il Vampiro. Storia Vera, che verrà ricordato quale l'opera in cui appare “il primo vampiro della letteratura italiana.” Un testo che anticipa di tre anni Carmilla di Le Fanu e di ventotto Dracula di Stoker. Quanto basta a farne un autore degno di considerazione massima, almeno sulla carta perché, per motivi tutt'altro chiari, il suo nome resta per lunghissimo tempo non accessibile alle generazioni del novecento. È un disinteresse poi non così difficile da spiegare, in un paese che vede il fantastico alla stregua di una letteratura di serie B. L'opera dello stesso Bram Stoker, oggi tradotto pressoché nella sua integralità grazie soprattutto a case editrice indipendenti, è fino al 1982 coperta dal fitto mistero. Oltre al Dracula, in Italia arriva ben poco, giusto qualche racconto di quelli pubblicati nell'antologia postuma Dracula's Guest & Other Weird Stories. Si deve allora attendere la decadenza dei diritti d'autore per cominciare a vedere nelle librerie italiane i romanzi dell'autore. Opere centrali quali The Jewel of the Seven Stars (Il Gioiello delle Sette Stelle) e The Lair of the White Worm (La Tana del Serpente Bianco) vedono la luce in lingua italiana solo nel 1988, precedute di tre anni da The Lady of the Shroud (La Dama del Sudario). A peggior ostracismo è sottoposto Mistrali. Solo nel 1990 (secondo quanto rivenuto su internet dal catalogo Vegetti), a più di cento anni dall'uscita, alcuni estratti de Il Vampiro finiscono raccolti in un volume che propone il famoso capitolo introduttivo del Dracula poi tagliato da Bram Stoker e riproposto sotto il titolo Dracula's Guest. Sei pagine appena, ripescate dalla Lucarini Editore, a corredo di un volume che esce col titolo L'Ospite di Dracula. Un titolo quantomai calibrato, dato il volume che ospita il più blasonato prosecutore del genere lanciato da Polidori nel 1819. Poco, ma a sufficienza a destare la curiosità degli studiosi. Giuseppe Tardiola parla del romanzo di Mistrali nel saggio Il Vampiro nella Letteratura Italiana (1991) edito da De Rubeis. Tardiola viene preceduto di sei anni da Fabio Giovannini che vedrà di nuovo nel 1997 pubblicato il suo Il Libro dei Vampiri. Dal Mito di Dracula alla Presenza Quotidiana (1997) per Dedalo Edizioni. Le menzioni, pur importanti, non bastano a scacciare il mantello che impedisce all'opera di Mistrali di mostrarsi nella sua reale portata. Volumi divulgativi interessati al genere, come il Dizionario dell'Orrore (2004) di Gianni Pilo della Newton, ignorano del tutto il lavoro del parmense e probabilmente ne avrebbero seguito le orme le guide dell'Odoya, se non fosse intervenuta una piccola casa editrice al debutto editoriale: la Keres Edizioni. Nata col proposito di pubblicare romanzi incentrati sui vampiri, la Keres sceglie come opera con cui avviare la propria avventura proprio Il Vampiro di Mistrali. Le intenzioni e le pretese sono buone, ambiziose. Per pubblicizzare l'uscita si cura persino un lungo trailer tuttora visibile su youtube, ma la fortuna non è dalla parte della casa editrice. Dopo appena sette pubblicazioni e tre anni di attività, il nuovo sodalizio chiude i battenti. Il libro torna a essere introvabile, irreperibile sul mercato. Lo sforzo però non è inutile. La Guida alla Letteratura Horror (2014) e la Guida ai Narratori Italiani del Fantastico (2018), entrambe edite da Odoya, parlano del romanzo e dell'autore, con tanto di copertina pubblicata all'interno del testo. Poche righe, ma a sufficienza per far sorgere la curiosità su Mistrali. È qui che si inserisce Jacopo Corazza, Dj metallaro e grande appassionato di narrativa weird. Da poco co-fondatore de “La Biblioteca di Lovecraft”, per la casa editrice Arcoiris, Corazza cerca di reperire il testo che, tuttavia, appare fuori dal mercato e libero dai diritti d'autore. Nasce allora l'idea di riproporlo nella sua forma originaria. Dopo aver parlato col socio Gianluca Venditti, Corazza parte dalla natia Firenze armato di macchina fotografica e si reca alla biblioteca di Bologna. Qui prende in visione la versione (l'originale del 1869) presente nel capoluogo emiliano e inizia a sfogliarla sul posto, anche perché non può essere concessa in prestito. Fotografa tutto e scopre una sintassi e una punteggiatura non presente nella versione della Keres. Nasce così l'idea di ripulire i refusi e di lasciare tutto così come Mistrali aveva concepito, fornendo per tale via un ulteriore motivo di studio. Annunciato in uscita giù nel 2019 sulle ultime pagine dell'antologia I Racconti della Bestia di Aleister Crowley, nell'ottobre del 2020 Il Vampiro. Storia Vera viene finalmente riproposto nella sua originaria versione.

Il libro ha un inatteso successo. Vende bene e piace soprattutto alle lettrici, sfruttando un periodo in cui vengono recuperati altri sconosciuti maestri del fantastico italiano, tra tutti il naturalizzato Carlo Hakim De Medici (occultista in attività nel primo novecento riproposto per la prima volta dalle Cliquot Edizioni). Sorge così l'idea di proporre per la prima volta anche l'altro testo del genere fantastico curato da Mistrali: l'antologia I Racconti del Diavolo, un volume mai più apparso che permetterebbe a La Biblioteca di Lovecraft di scrivere definitivamente il proprio nome nella storia della letteratura nera della nostra penisola.

Se Il Vampiro e Mistrali sono stati finalmente destati da un sonno di circa centocinquanta anni, manca ancora uno studio dettagliato sull'opera fantastica/esoterica del parmense. Sebbene studiosi quale Gian Filippo Pizzo abbiano scritto che “Il Vampiro di Mistrali non ha avuto alcuna influenza nella caratterizzazione del vampiro1”, supportando la tesi sulla semplice constatazione che il romanzo non ha beneficiato di alcuna traduzione estera, l'attenta lettura del testo fa giungere a ben altra conclusione. L'accostamento a Stoker, apparso ardito a più di un lettore, tra cui anche il prefatore della versione licenziata dalla Keres2, è infatti tutt'altro che fuorviante. Mistrali si rivela un vero e proprio maestro nascosto dello scrittore irlandese. Una specie di richiamo non confessato né confessabile. Certo, in nessun scritto di Stoker viene mai indicato il nome del collega parmense tuttavia ci piace immaginare che qualche letterato del gruppo esoterico/massonico, data la particolare notorietà di Mistrali (amico carissimo di Giuseppe Garibaldi nonché antagonista di Giosuè Carducci) e la sua vicinanza al Grande Oriente d'Italia (Garibaldi e Carducci erano entrambi Gran Maestri del più importante ordine massonico italiano), possa aver proposto a Stoker (vicino alla Golden Dawn e forse a sua volta massone) una versione ufficiosa del romanzo di Mistrali. Questo perché i due autori sono estremamente compatibili per stile e tematiche, tanto che Stoker dedicherà il Dracula a un romanziere come Hall Caine (sedicenne all'uscita de Il Vampiro) solito costruire intrecci incentrati su triangoli amorosi innestati su trame dai contenuti socio-politici. 

La copertina delle edizioni KERES
artefici del recupero del romanzo.


FRANCO MISTRALI: LO STOKER ITALIANO

Non è sufficiente essere il primo autore italiano ad aver scritto un'opera che parla di vampiri per poter essere definito “il Bram Stoker italiano.” La nostra definizione trova infatti linfa e giustificazione su argomentazioni ben più profonde di quanto si potrebbe esser orientati a pensare prima facie. Lo studio propedeutico compiuto per la realizzazione dell'articolo Bram Stoker – Il Romantico sotto il Mantello di Dracula ci ha condotto a stendere un'ideale prosecuzione di quanto messo a servizio per la rivista Zotique3. Il primo punto di contatto tra i due autori è legato alla struttura del romanzo. Il testo di Mistrali, ambientato nel Principato di Monaco nel 1862, prende le mosse alla maniera di un romanzo gotico per svilupparsi, a poco a poco, in un intrigo internazionale di matrice cospirazionista. Il lettore si trova coinvolto in un intreccio dove trovano campo d'azione lo Zar di Russia, il Principe di Monaco, agenti dei servizi segreti francesi (con un indagatore ispirato dal Dupin di Edgar Allan Poe) e un'organizzazione paramassonica che lotta per l'indipendenza della Polonia. La componente fantastica si respira, è acquattata tra le righe della narrazione, eppure stenta a manifestarsi. A differenza di quanto farà Stoker, Mistrali è più bravo a stillare questo ingrediente, facendo in modo che l'apporto fantastico resti ai margini della vicenda anche una volta in cui il mistero occulto sembrerà esser superato e spiegato in via razionale. Il più famoso collega irlandese tenderà invece a costruire i propri romanzi a scatole cinesi, così da determinare un continuo passaggio evoluzionistico da un genere all'altro. La costruzione narrativa di Mistrali anticipa comunque diversi romanzi “secondari” di Bram Stoker, quali Lady of the Shroud (La Dama del Sudario) e The Mystery of the Sea (Il Mistero del Mare), rispettivamente usciti nel 1909 e nel 1902. Il primo dei due romanzi, proprio come fatto da Mistrali, si avvia con la diretta menzione di vampiri e "non morti", riportando il resoconto di un giornale (“Il Giornale dell'Occultismo”) in cui si menziona l'avvistamento notturno, nel cuore dell'Adriatico, "di un'esile figura bianca di donna, che andava alla deriva in una strana corrente a bordo di una piccola imbarcazione... l'imbarcazione non era altro che una bara sopra la quale la donna stava in piedi." Nel testo viene mostrata la tomba della (presunta) vampiressa di cui si è perdutamente innamorato il protagonista. È un suggerimento dato al lettore, poiché alla fine di vampiri non vi sarà affatto traccia. Un po' come il personaggio di Mistrali (il conte Kostia), Rupert St. Leger perde completamente la testa, promette amore alla dannata di turno anche a costo di veder incenerire la propria anima. Non lo distoglie neppure la certezza di avere a che fare con una vampiressa. La fallace convinzione prende piede perché la donna si fa viva solo di notte, dandosi alla fuga al sorgere del sole per andare a nascondersi nei sotterranei di una chiesa, dove riposa in una bara trasparente.

Allo stesso modo, nel testo di Mistrali, il Conte Kostia, decadente nobile franco-polacco malato d'amore, resta infatuato di una damigella veduta in modo sfuggevole durante una cavalcata. La giovane è la perfetta sosia della venere (Mistrali rimanda all'Ofelia dell'Amleto di Shakespeare) raffigurata in un quadro che il nobile tiene nella sala della propria magione. È una soluzione adottata a inizio carriera anche dallo stesso Stoker che nella novella The Chain of Destiny (1875) usa l'elemento del quadro per preannunciare l'entrata in scena di una giovane sosia. Kostia però va oltre. Manifesta la propria convinzione che la ragazza non sia una sosia della donna del quadro, ma sia la medesima persona ritornata dall'oltretomba nella forma di un vampiro. La giovane ritratta infatti è l'amata fidanzata del Conte deceduta anni prima. Curioso che Mistrali faccia esprimere il suo personaggio parlando di una “indissolubile catena”, quasi a richiamare il titolo della sopraindicata novella del collega irlandese. “I morti tornano e fra il mondo visibile e il mondo invisibile esiste un'indissolubile catena, come esiste fra il passato e il presente. La percezione di quella catena non è uguale per tutti.”

Data l'incredulità di chi lo circonda, Kostia convince l'amico fraterno che lo accompagna nell'avventura a controllare con lui la tomba della donna, deceduta dieci anni prima, così da veder confermata o meno la propria convinzione. Ottenuto un regolare permesso di esumazione, i due riportano alla luce la bara e scoprono che all'interno non vi è alcun cadavere...! È una scena che rimanda sia a Carmilla di Le Fanu che al Dracula di Stoker, ma c'è un particolare non di poco conto: Mistrali l'ha scritta anni prima!

È curioso tuttavia notare come l'evento, in un ideale cane che si morde la coda, sia legato a un episodio verificatosi proprio l'anno di uscita dell'opera dello scrittore italiano. Non siamo riusciti a scoprire quale dei due eventi si sia verificato prima. Di certo, il 3 agosto del 1869 nel cimitero di Highgate, in una collina a nord di Londra, il poeta/pittore Dante Gabriel Rossetti, un nome non a caso essendo il figlio della sorella di John Polidori (autore del racconto uscito nel 1819 The Vampyre), decide di emulare (consapevolmente o no) il Conte Kostia, di cui condivide il profondo dolore per la prematura perdita della compagna di vita. Munitosi anch'esso di un regolare permesso di esumazione, coadiuvato da alcuni amici, disseppellisce il corpo di Elizabeth Eleanor “Lizzie” Siddal, sua amante nonché musa ispiratrice, morta suicida sette anni prima. L'apertura della bara lascia stupiti gli uomini. All'interno c'è uno scheletro dal cui cranio scende una cascata di capelli rossi, cresciuti al punto da riempire l'intera bara. Rossetti e coloro che dalla campagna sentono l'uomo urlare dal cimitero si convincono di una cosa: Lizzie è una vampira! All'interno della bara c'è una raccolta di poesie inedite sepolta da Rossetti il giorno del funerale. L'artista decide di prenderla, per placare il dolore che ancora l'accompagna. La pubblicherà qualche mese dopo, trasformandola in un fortunato caso letterario. 
 
Il polemista Mistrali.
 

Innestato sul richiamo iniziale che suggerisce una storia gotica, sia Mistrali che spesso e volentieri Stoker costruiscono un intreccio politico e bellico, dal taglio giallo, che prende a poco a poco piede scalzando l'iniziale trama fantastica. Ecco che The Lady of the Shroud, presentato quale romanzo horror gotico, si trasforma in un intrigo internazionale in cui si combatte per l'indipendenza di un piccolo e immaginario stato balcano minacciato dall'invasore turco. Alla stessa maniera avviene ne Il Vampiro di Mistrali. Le congetture iniziali legate alla natura diabolica della damigella amata dal Conte Kostia vengono presto scalzate da una trama gialla, di valenza storico-politica, in cui si muovono personaggi aderenti a un'organizzazione che lotta per l'indipendenza della Polonia dalla longa manus dell'impero russo rappresentato dallo Zar Nicolò. I sospetti paranormali o legati al mondo dell'oltretomba ricevono, come in The Lady of the Shroud, una spiegazione razionale e fanno parte di un complesso schema di vendette ordite da un colonnello russo responsabile di una serie di congiure ai danni dello zar. 
 
Il  frontespizio della copia bolognese
recuperata da Jacopo Corazza.

Si tratta di uno schema ricalcato anche da The Mistery of the Sea, uscito cinque anni dopo Dracula. Pur dotato di una sottotrama effettivamente fantastica, è un romanzo che volge presto verso la spy story. Stoker lo avvia parlando di “seconda vista”, premonizione e dipingendo una processione di fantasmi che fuoriescono dall'oceano e camminano sulla spiaggia, dirigendosi verso un pozzo. La partenza fantastica però, ancora una volta, viene scalzata da una trama che si orienta sempre più sul giallo politico-internazionale con rimandi storico-sociali, in cui trovano spazio una rete di sequestratori spagnoli e i servizi segreti anglo-americani. Al centro della disputa c'è un antico tesoro ispanico celato nelle profondità di uno scantinato che sarebbe dovuto servire, ai tempi dell'Invincibile Armata, per la conversione dell'eretica Inghilterra al cattolicesimo. Ne viene fuori un intrigo intercontinentale, dove prosperano le sostituzioni di persona e persino una serie di lettere scritte in codice. Ancora una volta Stoker rimanda a Mistrali. Crittografia e sostituzioni di persona, infatti, sono anche al centro de Il Vampiro. Se il protagonista di The Mistery of the Sea viene a capo del mistero su cui ruota la vicenda, grazie alla giusta interpretazione di una serie di lettere provenienti da uno stato straniero (la Spagna) intercettandone il senso in virtù del sistema di cifratura ideato da Francesco Bacone (codice biletterale), il protagonista de Il Vampiro riesce a decifrare le lettere provenienti dall'est Europa scritte con un cifrario connesso alla Bibbia e per questo sequestrate dal Principe di Monaco. Moltissimi sono poi i camuffamenti con personaggi che si celano sotto mendaci spoglie e altri che si spacciano per ciò che non sono, dando vita a una moltiplicazione di identità fittizie.

Vediamo dunque quanto Mistrali e Bram Stoker siano guidati da ispirazioni affini.

Un altro motivo di spiccatissimo contatto tra i due autori è la componente romantica che caratterizza le loro opere. Sia con Mistrali che con Bram Stoker l'amore smielato, quasi sempre innescato da un colpo di fulmine, è il motore che funge da traino alla narrazione. È questo a innescare i personaggi ed è questo a tenere viva la storia, sia nel bene che nel male.

Mistrali, forse più di Stoker, è un narratore strappato alla poesia. Il suo romanticismo è disperato, continuo, martellante. “L'amore sfugge a tutte le analisi. Si ama perché si ama. Sarebbe vano domandare all'amore della logica. I greci nel loro favellar per miti lo idearono cieco e fanciullo: cieco perché non vede il reale, ma l'ideale; fanciullo perché non ubbidisce alla ragione.... Il vero amore, quell'amore che domina tutta una vita, è una rivelazione, un colpo di folgore: è il riconoscersi di due anime che si sono amate in un'altra vita remota. Un tale amore è rarissimo. È insieme croce e delizia, tormento e gaudio. Quando si manifesta è prepotente come la tempesta... La virtù lo eleva alle celesitudini della gloria e del genio; il vizio lo sprofonda negli abissi del delitto. Felice, crea il poema,ispira l'arte; disgraziato, arma la mano del geloso assassino o del povero suicida.” Ecco che Il Vampiro, pur nella sua natura di giallo mosso dalla vendetta e pur essendo flagellato da una lunga sequela di omicidi seminati nel tempo da un assassino subdolo, svela la sua vera natura. Mistrali, come saranno quasi tutti i romanzi di Stoker (alcuni dei quali manifestatamene rosa), consegna ai posteri un'opera all'apparenza macabra, con momenti evocativi di un terrore non ancora manifestatosi nella letteratura italiana, che si dischiude in un poetico idillio incentrato sull'amore tragico. Tutti i personaggi che appaiono nel romanzo sono alle prese col mal d'amore, ben più di quelli di Stoker. Nelle opere dell'irlandese difatti subentra sovente un epilogo felice (costituiscono eccezioni il primo elaborato di Bram Stoker, The Crystal Cup, e il primo finale di The Jewel of the Seven Stars).

Nel testo di Mistrali il nobile sentimento è soffocato da volontà politiche, desideri di vendetta riconducibili a erronee rappresentazioni della realtà indotte da falsi consiglieri e da sentimenti non ricambiati che gettano discredito sull'onore del respinto. Solo il protagonista, un artista che ha da poco perduto l'amata, riuscirà a placare il dolore che trova residenza nel suo cuore, grazie a una nuova fiamma da cui viene prontamente ricambiato. Gli altri, per un motivo o per un altro, saranno condannati alla sofferenza e la morte sarà la loro unica liberazione.

La morte è trasformazione. Lo spirito vive una vita sempiterna e trasmigra di forma in forma, di stella in stella. L'universo è una gran scala d'amore. L'amore è l'arbitro del mondo.” Una visione che si tinge di pessimismo, che immagina la presenza di un “uomo del destino”, Mefistotele, “un uomo fatale, ministro di un'ira implacabile, freddo esecutore di una sentenza, che segue” l'uomo condannato dalle colpe dei padri “fin dall'ora della nascita come l'ombra segue la luce.” La vita diviene così espiazione di peccati commessi altrove o da altri, trampolino di lancio per le vite ulteriori, banco di prova per accedere a superiori livelli di esistenza. “Le grandi passioni logorano la vita. Gli angeli invidierebbero la felicità di due anime fuse in un vero ricambiato amore, e il fato, inesorabile che vieta la pienezza del gaudio sulla terra, se il miracolo avviene, non tarda a scagliare contro le invidiate anime il dardo vendicatore.

Merita grande attenzione la figura dell'antagonista del romanzo, il villain che muove i fili del giallo su cui sarà fatta, via via, luce. Il conte Ludowiskoi (e le sue altre identità, ovvero il dottor Wladimirowich o il vecchio Eliam) infatti è una sorta di anticipazione sia di Abraham Van Helsing (a sua volta sviluppato sul Dr. Hesselius di Le Fanu) che di Dracula, dei quali costituisce interessante sintesi. Ex soldato al soldo dello zar di Russia, poi ribellatosi allo stesso (così come Dracula si ribella alla fede ortodossa), anch'esso Conte, è un uomo alla maniera di Van Helsing che mischia la medicina alla tradizione esoterica, a metà strada tra la scienza e la superstizione4. Sono l'egoismo e la sudditanza a una donna che non merita di avere come moglie ad averlo votato al male. “Povera scienza umana” esclama verso la fine del romanzo “quanto sei lontana dall'apogeo cui credi di toccare! La vera scienza è nel passato: essa dorme in seno alle piramidi di Cheope e in grembo alle sfingi di Tebe.” Sembra di leggere passaggi che saranno mutuati da Stoker in The Jewel of the Seven Stars, opera in cui l'irlandese vede nel progresso sociale contemporaneo un regresso rispetto all'antica saggezza egizia in cui la magia era l'ars regia5. Al pari della villain del romanzo di Stoker, Wladimirowich è un esperto conoscitore di sostanze venefiche che inducono stati di morte apparente (che si registrano anche in The Jewel of the Seven Stars) ed è inoltre uomo propenso a compiere esperimenti alla stregua di quelli effettuati dai protagonisti di The Jewel of the Seven Stars, al fine di dimostrare l'immortalità dell'anima con conseguenziale possibilità per la stessa di ritornare in circolo mediante la trasmigrazione in un altro corpo (Mistrali, così come Stoker, crede nella reincarnazione). Abile nell'isolare, mediante la semplice puntura di un ago, i sensi delle cavie animali a cui sottopone le proprie intuizioni, riesce a portare a termine la scoperta che da un vero significato (oltre al compimento della vendetta) alla sua esistenza. Ludoswiskoi comprende per tale via il segreto della vita. “Il sangue accusa, il sangue punisce”. In un piccolo atomo è condensato l'odio o l'amore provato da una persona verso l'altra, quasi come se in una piccola goccia di sangue fosse distillato il complesso più ampio delle emozioni che formano i pensieri di una persona. La scalata verso la conoscenza però parte dall'odio. Costretto a sposare la donna amata dal futuro zar per ordine del padre dello stesso, che non tollera che il figlio corra dietro a una damigella della madre, Ludowiskoi/Wladimirowich si trova iniziato a un ordine esoterico, denominato “l'ordine dei Vampiri”, che trama contro lo zar per l'indipendenza della Polonia. Dapprima graziato dallo zar, Ludowiskoi diviene un esperto alchimista (proprio come Dracula) dopo esser stato deportato in Siberia. Qui fugge dalla prigionia e viene preso sotto l'ala protettrice di una strega, che lo trasforma in un medico esperto di sostanze venefiche nonché studioso del sangue umano analizzato con piglio esoterico. Una trasformazione non poi troppo lontana da quella suggerita da Stoker per Dracula. Nel celebre romanzo dell'irlandese la trasformazione in vampiro viene imputata a qualche rito misterioso di sangue appreso a seguito dell'ammissione in una scuola iniziatica transilvana, cosiddetta ”dei solomonari”, presieduta direttamente da Satana, chiamato a formare studenti destinati a diventare dei maghi neri. Ed è proprio questo che diviene Ludowiskoi, che condivide con Dracula il titolo di Gran Maestro di un ordine esoterico (nella fattispecie “I Vampiri”). Mistrali carica l'evoluzione/involuzione del personaggio mostrandolo di ritorno presso la corte dello Zar, sotto menzognere spoglie, dopo esser scampato al rogo in cui muore la strega che lo ha forgiato. “Vi fu persino chi affermò di aver veduto il demonio in persona errare parecchie volte di notte nel bosco attorno alla casa, prima che accadesse l'incendio.” Wladimirowich, nuova identità di Ludowiskoi, è un medico così bravo da esser nominato il medico dello zar. Altezzoso, arrogante, induce in uno stato di malattia il figlio del potente imperatore, per poi salvarlo ed essere vezzeggiato alla stregua di un salvatore. È un uomo privo di scrupoli. Pratica l'omicidio, divulga la menzogna e compie rapimenti che hanno come ragione il desiderio di vendetta. Ancora una volta viene scoperto e costretto a fuggire. Divenuto Eliam, viene descritto nell'atto di un rituale che rimanda ancora una volta alla scena (ripresa da Carmilla) dell'uccisione di Lucy Westenraerna in Dracula. “Vidi Eliam armato del sottile specillo accostare la mano al bel seno di Eva, e vidi da quel niveo seno sprizzare bollente e rubicondo il sangue.

Fortissima la matrice romantica del romanzo di Mistrali, un vero e proprio DNA che è riscontrabile anche nella produzione di Bram Stoker. L'amore è sempre la benzina che conferisce il moto ai personaggi. Per l'intreccio di amori che caratterizzano il testo, Jacopo Carozza ha definito Il Vampiro “Un Posto al Sole in salsa gotica.” La cosa però non deve sorprendere o ritenersi retaggio di una letteratura nera ancora agli albori. Tutt'altro. Se si legge, a esempio, l'ultimo romanzo di Bram Stoker, The Lair of the White Worm (La Tana del Serpente Bianco), si vede quanto la tematica sia riscontrabile alla medesima maniera anche a inizio novecento, più specificatamente nel 1911. Più sorprendente allora è rintracciare, nel testo di Mistrali, aspetti su cui il collega irlandese ha costruito il suo marchio di fabbrica. Tra questi vi è il concetto della “new woman e l'idea del matrimonio come istituto chiamato a imbrigliare quell'indipendenza a cui, al decorrere degli anni, la donna era sempre più destinata. Nei romanzi di Stoker vi è un fil rouge che collega tutte le opere ed è costituito dal ruolo della donna moderna che acquisisce sempre più uno spazio centrale nelle sorti della società post-vittoriana. Stoker diventerà una sorta di profeta di un prototipo di donna autonoma e consapevole della propria forza, destinata a scalzare la supremazia dell'uomo, ma anche in grado di sostenere il proprio amato e di affrontare con intraprendenza i pericoli della vita. Mistrali, che scrive prima ancora che Stoker debutti nel mestiere, è sulla sua stessa lunghezza d'onda. Tutti gli intrighi orditi dalla setta dei Vampiri vengono disinnescati da una donna: Maria Paulowna. È lei a informare lo Zar delle trame ordite dal marito. Mistrali intuisce il progredire di una nuova figura di donna, che si fa sempre più largo nelle maglie della storia. “La donna moderna” scrive “è una cosa nuovissima. Il nostro secolo potrebbe invocare un brevetto d'invenzione. La questione sociale progredisce come una marea. La corruzione ha guadagnato le cime più eccelse.” Da indipendentista convinto, Mistrali non può non schierarsi in favore dell'emancipazione del gentil sesso. Così si scaglia contro l'istituto del matrimonio e la pratica delle unioni combinate. “Davanti alla forzata benedizione di un prete ossequiente alla tirannide di un despota doveva tacere anche la voce dell'anima? Ogni donna, o almeno la maggioranza delle donne, sono forzate a studiare questo problema sociale imposto loro dalle circostanze inesorabili della vita. È un argomento scabroso, ma che deve pesare sulla gran bilancia della giustizia.” Eloquente, al riguardo, la scelta di Bram Stoker di mostrare la mummia dell'antica regina chiamata alla resurrezione in The Jewel of the Seven Stars sprovvista di sudario e vestita da sposa., quasi a voler simboleggiare la rinascita di una new woman liberata dal freno del matrimonio e in reale rapporto paritetico con l'uomo che, per questo, ne nutre sospetto e timore.

Altro tema ricorrente in Stoker è la paura per lo straniero che giunge dall'esterno. Si tratta di un atteggiamento registrabile sia nel Dracula che in altre opere, tra le quali The Jewel of the Seven Stars e The Lady of the Shorud. Stoker vede nelle culture estere una minaccia ai valori vittoriani, un motivo di contaminazione che può portare l'Inghilterra sulla via sbagliata. Ebbene, qualcosa del genere è percepibile anche in Mistrali che parla della Russia quale una concreta minaccia all'integrità dell'Europa. Contro di essa fanno banda il Principato di Monaco, la Francia e persino alcuni rappresentanti tedeschi. Lo scrittore parmense patteggia per la Polonia, pone, pur personalizzandolo e caricandolo di sentimenti umani, sotto una cattiva luce lo Zar Nicolò. Lo zar è un despota crudele, forse più dei congiurati che lo vorrebbero morto, per la sua sete di potere e di espansione, ma nei momenti di crisi è un uomo come gli altri.

Una considerazione finale, giusto per concludere da dove eravamo partiti, va spesa per la figura del vampiro. Nell'opera di Mistrali il principe della notte è meramente accennato, caricato di valenze metaforiche, più che maledette, con una sorta di mad doctor e una setta segreta che praticano il culto del sangue per finalità esoteriche. C'è però una descrizione, fatta dal conte Kostia, in cui viene definito in modo classico l'archetipo del vampiro. “È il bevitore di sangue. Spettro sepolcrale, esce dai cimiteri di notte, ravvolto nel suo sudario, e va in cerca delle vittime addormentate. Penetra nelle stanze come un fumo inconsistente. Di preferenza getta il suo amor fatale sulle giovani creature... Quando il mostro è entrato nella stanza e sta presso alla vittima, un sonno più pesante, un sonno magnetico, profondo, pesa sugli occhi della stessa. Lo spettro si china, scopre il seno palpitante e posa le labbra fredde dove batte il cuore. Quel bacio richiama da un'impercettibile ferita, la puntura di un ago d'oro, uno zampillo di sangue bollente, onda di vita. Quando l'oscena larva s'è dissetata alla cruenta fonte svanisce com'è venuta, e la vittima, sciolta nel fascino, si desta affranta, spossata, non senza avvertire una strana doglia dal manco lato del petto. Ma il vampiro torna e ritorna. Ciascun dì le forze della vittima vengono meno, finché l'inesplicabile languore la uccide.” Mistrali ha appena descritto, in anticipo di trent'anni, parte del soggetto di Dracula, vale a dire l'attacco perpetrato dal vampiro, fino al sopraggiungere della morte, ai danni di Lucy Westenra. Vi è di più. Mistrali scrive anche la successiva parte, quella che vedrà Van Helsing e il suo seguito eliminare la vampiressa. “Quando il processo era chiuso ed era ben dimostrato che il cadavere usciva di notte dalla tomba per tormentare i viventi, lo disseppellivano, gli trapassavano le viscere con un palo aguzzo cavato da un albero fresco, gli mozzavano il capo, gli strappavano il cuore da ardere su un braciere. Buttavano su tutta codesta beccheria un secchio d'acqua benedetta, tornavano a seppellire il morto e il villaggio riprendeva la sua quiete e poteva dormire in pace.”

Vi sembra poco? Sono passaggi che, se si fosse conosciuto Mistrali per come noi oggi lo conosciamo, avrebbero fatto gridare al plagio forse ridimensionando il mito Stoker.

Come si può leggere, Mistrali non parla del bacio sul collo, sebbene prima di lui lo avesse fatto Polidori. Per il resto le similitudini con Stoker sono tali da poter, senza ombra di fallo, definire a giusta causa Mistrali col titolo de “il Bram Stoker italiano”. Un'ultima cosa, a proposito del morso sul petto indicato dallo scrittore parmense: in che modalità avviene il battesimo di sangue di Mina Harker per mano di Dracula?

Se doveste avere ancora dei dubbi, ve lo lascio dire dalle stesse parole utilizzate da Bram Stoker: “Con la mano sinistra stringeva quelle della signora Harker, bloccandogliele dietro il dorso; con la mano destra le aveva afferrato il collo, obbligandola a chinare il volto verso il proprio petto. La bianca camicia da notte era sporca di sangue, e un rivolo scorreva sul petto nudo dell'uomo che s'era aperto l'abito. La posizione dei due aveva una terribile somiglianza con l'immagine di un bambino che caccia il naso di un gatto in un piattino di latte per obbligarlo a bere.” 
 
Lo stato fatiscente, eppur prezioso e fondamentale,
 della copia bolognese.


Note:

1Cfr Gian Filippo Pizzo, in Guida alla Letteratura Horror,Odoya, Bologna, 2014, p. 419.
2In Introduzione a Il Vampiro. Storia Vera di Franco Mistrali, Keres Edizioni, p.10, Antonio Daniele scrive che “I bevitori di sangue delle penne italiche risultano piuttosto differenti da quelli della letteratura anglosassone.”
3Per approfondimenti Zotique 5. Speciale Bram Stoker, Dagon Press, Pineto, 2021.
4Dichiara Van Helsing in Dracula: “L'errore della nostra scienza è quello di pretendere di spiegare tutto. E se essa non spiega, allora dice che non c'è niente da spiegare. Eppure attorno a noi vediamo ogni giorno la nascita di nuove credenze, che si pretendono nuove quando invece sono solo le vecchie, che fingono se stesse giovani. Io suppongo che voi non crediate nella dislocazione corporea e neppure nella materializzazione. E neppure nei corpi astrali. No? E neppure nella lettura del pensiero e ben che men nell'ipnotismo...” L'apertura di Van Helsing è tale da abbracciare l'occultismo e l'esoterismo, dando vita a una figura di scienziato atipico, precursore di quei detective dell'occulto che furoreggeranno nel primo novecento.
5Stoker scrive in questo romanzo: “Gli Egizi avevano cognizioni scientifiche su questioni che noi ignoriamo completamente, nonostante il nostro progresso scientifico. Per esempio l'acustica, scienza esatta per i costruttori di Karnak, di Luxor, e delle Piramidi, è ancora oggi un mistero per Bell, Kelvin, Edison e Marconi. Inoltre, questi operatori di miracoli conoscevano probabilmente un mezzo pratico per impiegare altre fonti, come quelle della luce, a noi oggi sconosciute.”

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