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domenica 21 marzo 2021

Recensione Narrativa: STEVE HARRISON - DETECTIVE DEL MACABRO di Robert E. Howard



Autore: Robert Ervin Howard.
Anno: 1934-36.
Genere: Poliziesco Pulp.
Editore: Providence Press, 2017.    
Pagine: 192.
Prezzo: 14,90 euro.


A cura di Matteo Mancini. 
Eccoci alle prese con uno dei primi volumi pubblicati dalla Providence Press, casa editrice bolognese impegnata nella divulgazione e nella promozione della narrativa weird. Ci limiteremo qua a una rapida recensione, essendoci stato commissionato un articolo per la rivista Zotique interamente dedicato al personaggio protagonista del volume (numero che dovrebbe uscire a maggio 2021).

Steve Harrison - Detective del Macabro ci permette, per la prima volta in italiano, di fare la conoscenza col detective dell'occulto di Robert Ervin Howard, o almeno così è stato definito da alcuni per il suo indagare in "storie con elementi soprannaturali". In realtà, nelle quattro storie proposte in questo primo volume (sarebbero tre, perché in una di esse, per ragioni editoriali, il personaggio appare ribattezzato quale Brock Rollins), le uniche uscite quando Howard era ancora in vita, Harrison è una figura molto più vicina al poliziotto alla Callaghan piuttosto che a un esperto di esoterismo. Solitario, dal pugno morto forte e sempre accompagnato dall'inseparabile .45. Il suo approccio è squisitamente materialistico, afferma di non credere ai fantasmi né da dimostrazione di conoscere il mondo esoterico o occulto. E' invece un profondo conoscitore degli usi criminali degli asiatici e sa trattare con i malavitosi locali per assumere le informazioni che va cercando, a discapito di una ferrea applicazione della legge. Soggetto impulsivo, focoso, orientato a risolvere i contrasti con la potenzia fisica piuttosto che con l'acutezza dell'ingegno. È un uomo dalla mole ciclopica, muscolare alla stregua di tutti i personaggi più famosi dell'autore. Cade spesso in difficoltà, quasi sempre imprigionato dal cattivo di turno, finendo salvato dal manigoldo di turno che, per l'occasione, unisce gli sforzi con lui per aver la meglio su qualcuno che è ancor più malvagio. Suo malgrado è un perdente, il suo coraggio va di pari passo con l'incoscienza e la fortuna che lo porta a ridestarsi ogni qualvolta che sembrava in balia del nemico.

Le storie lambiscono il fantastico, cariche di un grandguignol che non disdegna il ricorso del gore ma lo fanno più per le atmosfere e i contesti scenografici, peraltro resi esotici dalla natura dei personaggi che sembrano usciti da un episodio della saga Fu Manchu di Sax Rohmer (palese fonte di ispirazione della serie), che per i contenuti.

Gli intrecci sono semplici, perfetti per una resa cinematografica o per una serie a fumetti. Howard non ha velleità autoriali, si limita a raccontare storie che scorrono via veloci divertendo l'appassionato di pulp. La saga Harrison, infatti, è pulp all'ennesima potenza, peraltro estremamente violenta. Harrison si sposta da paludi infestate da caimani, in cui si celano reietti e gli eredi dei profughi haitiani dediti ai riti voodoo, ai sobborghi di una cittadina del sud-est americano (penso alla Florida, per la presenza di paludi) infestata da orientali dediti al crimine organizzato. Cinesi, mongoli, persino afghani dominano nel quartiere presieduto da Harrison, che, addirittura, impartisce ordini a una polizia negletta incapace di sopperire al pericolo che viene dall'est.

I casi vedono all'opera ladri di gioielli haitiani che si improvvisano officianti voodoo, eredi che pensano bene di far impazzire chi potrebbe ridurre la fetta dei beni loro spettanti, pazzi furiosi che intendono assumere il controllo cittadino o acquisire formule per la realizzazione di un'arma chimica in grado di ribaltare il governo cinese. Trafugamenti di cadaveri, informatori crocifissi in fumerie d'oppio, topi famelici divoratori di corpi umani, teste decapitate collocate quali soprammobili nei salotti di casa, sigarette avvelenate, scorpioni killer, droghe allucinogene, presunti spettri indiani che rivelano la natura umana di raffazzonati travestimenti, inseguimenti automobilistici, fucilate, scazzottate, lotta all'arma bianca e persino esplosioni con bombe a mano e omicidi rituali. Tutto questo e altro è il materiale di Steve Harrison – Detective del Macabro, a dimostrazione di quanto Robert Ervin Howard fosse avanti anni luce rispetto alla sua epoca. Un vero e proprio regista d'azione di un cinema, in quegli anni, ancora non capace di supportare il suo estro visionario.

Tra i racconti presenti spicca per violenza e capacità di disturbare il lettore I Ratti del Cimitero, un giallo portato in scena come se fosse un horror. Sposa l'avventura in stile cannibal movie cinematografico ante litteram Zanne d'Oro. I Nome nel Libro Nero e Il Segreto della Tomba, invece, fanno parte di una mini-serie che vede Harrison contrapposto a un'associazione di stampo mafioso condotta da un boss mongolo che intende assumere il controllo della città e, perché no, del mondo, una sorta di Fu Manchu di Howard che risponde al nome di Erlik Khan.

L'edizione è piuttosto curata. Ci sono alcuni refusetti, ma cose di poco conto. Molto buona l'introduzione ("Steve Harrison: Messa in Scena Macabra per un Detective"), che non viene firmata da alcun autore e che ricostruisce la vicenda editoriale del personaggio. Ottimo il prezzo. Sarà seguito da un secondo volume, Le Nuove Indagini di Steve Harrison, uscito nel 2020 a chiusura della serie.

 

L'autore ROBERT ERVIN HOWARD
 
 
"L'azione diretta, per quanto disperata, è sempre la scommessa migliore."

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