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giovedì 9 febbraio 2023

Recensione Narrativa I FIGLI DEL BUIO AA.VV. a cura di Alessandro Manzetti.

Curatore: Alessandro Manzetti.
Edizione: Collection a serie limitata.
Anno: 2022.
Genere:  Antologia AA.VV. Horror.
Editore: Independent Legions.
Pagine: 454.
Prezzo: 17.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Pubblicata nell'aprile del 2022, a circa due mesi dallo scoppio del conflitto bellico tra Ucraina e Russia, Figli del Buio è una miscellanea di racconti radunati e selezionati da Alessandro Manzetti con finalità umanitarie. Tutti i compensi ricavati, infatti, saranno destinati all'assistenza umanitaria per i bambini ucraini. Dunque non si tratta di un progetto studiato a tavolino, con un suo fil rouge predefinito o un suo contenuto omogeneo, ma di una pronta risposta a un evento socio-politico e umanitario che ha scosso il mondo occidentale e non solo quello. Manzetti ha deciso di rendere più appetibile l'operazione, dando un valore aggiuntivo alla stessa. Sono state infatti pubblicate solo 399 copie del volume che, pertanto, è divenuto un vero e proprio oggetto da collezione tuttora acquistabile, a esaurimento scorte, a soli 17,90 euro sul sito dell'editore. Oltre 450 pagine di lettura, tra racconti compresi tra le trenta e le due pagine, per un livello medio più che apprezzabile.

Trentadue autori hanno risposto alla chiamata del curatore, che ha pescato tra un lotto di storie pubblicate tra il 1986 e il 2022. Un periodo, questo, caro a Manzetti che lo ha preso spesso di riferimento quale forbice temporale per i suoi saggi sulla letteratura del terrore dell'epoca moderna, si pensi alla Guida ai 150 Migliori Libri Horror (2021), Squisite Diavolerie (2022) e Horror Guru (2023).

Nascono subito grandi aspettative dalla lettura dei nomi coinvolti, con la gustosa novità di alternare i maestri del genere anglo-americani a molte delle migliori espressioni autoctone. Manzetti riesce a rappresentare cinque nazioni e addirittura quattro continenti (manca la sola Africa). Sedici scrittori americani, dieci italiani (quindi quasi un terzo dell'antologia), tre inglesi e un slot a testa per Nuova Zelanda e Pakistan. Non si contano i premi letterari rappresentati e aggiudicati dai soggetti coinvolti nel progetto, si va da un'interminabile serie di statuette del Bram Stoker Award, passando per il Grand Prix de l'Imaginarie, il World Fantasy Award, il British Fantasy Award, lo Splatterpunk Award, lo Shirley Jackson Award fino al “nostro” Premio Hypnos (di cui vanta una menzione anche il sottoscritto Matteo Mancini).

Tra i nomi rappresentati, al fianco dei colossi del genere, quali Ramsey Campbell, Joe Lansdale, David J. Schow, Poppy Z. Brite, Richard Laymon e Richard C. Matheson, e dei sempre più conosciuti in Italia (soprattutto grazie all'Independent Legions che ha pubblicato diversi loro lavori) Philip Fracassi, Owl Goingback, Charlee Jacob, Brian Keene, Gweldolyn Kiste e Priya Sharma (pubblicata anche dalle Edizioni Hypnos di Andrea Vaccaro) figurano una serie di nuove proposte sul mercato editoriale italiano: Allyson Bird, Usman Malik, Jeff Strand, Gene O'Neill, John Everson, Lucy Snyder, Benjamin K. Ethridge e Tim Waggoner. Tra i nostri connazionali brillano i decani Danilo Arona, Nicola Lombardi, Paolo Di Orazio, Caleb Battiago (alias di Alessandro Manzetti), Alda Teodorani a cui si aggiungono gli altrettanto qualitativi Stefano “El Brujo” Fantelli, Samuel Marolla e gli emergenti di lusso Luigi Musolino e Lucio Besana (entrambi di recente pubblicati dalle Edizioni Hypnos).

Ecco che viene a formarsi un progetto multiforme, aperto a una visione del racconto del terrore che affronta a trecentosessanta gradi le varie sfaccettature della tematica, pur se orientandosi in via prioritaria su temi quali la paura della morte, l'ineluttabilità del tempo che passa e l'orrore della guerra e degli effetti collaterali provocati da armi di distruzione di massa come quelle nucleari (un tema che è tornato di moda dopo che sembrava essere archiviato nei cassetti della memoria). Manzetti rinuncia quasi del tutto alla sua passione per l'extreme horror, amalgamando un lotto di storie adatto alla più ampia fetta possibile di lettori. Alcuni racconti, addirittura, sfiorano il romanticismo (Fracassi, Bird e Schow), altri il sociale rappresentato dalle violenze in famiglia (Sharma e O'Neill), ci sono avventure drammatiche del tutto prive di elementi soprannaturali (Laymon, Keene) o tese a rappresentare le paure della vita di tutti i giorni (Matheson e Morton) oppure di riscrivere episodi legati ai grandi classici (Everson, Kiste e Strand) piuttosto che rappresentare sotto un'altra luce le tematiche di scrittori celebri quali H.P. Lovecraft (Jacob ed Ethridge). Non mancano infine alcune avventure surreali (Fantelli e Goingback) e persino fantascientifiche (Snyder) o omaggianti il cinema di Quentin Tarantino (Battiago). Insomma, ce ne è per tutti i gusti e questo fa de I Figli del Buio un'occasione per conoscere nomi nuovi e, al contempo, ritrovare vecchie firme da anni lontane dal genere (Lansdale) o recentemente scomparse (Jacob e Laymon) alternando il tutto a letture di maestri italiani troppo spesso sottovalutati dal pubblico nostrano. Il limite del progetto è costituito dal fatto che molti dei racconti proposti non sono inediti, essendo già apparsi in altre antologie offerte sul mercato editoriale del bel paese.

APPROFONDIMENTO.

Il livello generale è apprezzabile, sebbene vi siano pochi racconti in grado di assurgere al rango di capolavoro. Colpisce Joe Lansdale con una breve novella (trenta pagine) che ben avrebbe potuto dar vita a un romanzo. Pubblicata nel lontanissimo 1986 e inclusa nell'epocale Maneggiare con Cura, Tigh Little Stitches in a Dead Man's Back (Piccoli Punti Stretti nella Schiena di un Morto) è un elaborato completo che potremmo definire contenitore. In esso sono raccolti più generi, dal dramma familiare alla fantascienza post-apocalittica, passando per l'azione, il distopico e infine il soprannaturale. Legato agli orrori nucleari figli degli anni ottanta, è una storia che riscrive le coordinate del terrore della terza guerra mondiale unendole a una nuova e originale forma di zombie. Libero dall'ironia tipica dell'autore, è un elaborato tragico infarcito di sensi di colpa e di una visione onirica molto sviluppata (balene mutanti che strisciano sulla sabbia, mare evaporato come in Dagon di Lovecraft) e forse alimentata da Il Giorno dei Trifidi di Wyndham. L'umanità, dopo venti anni di chiusura all'interno di una città sotterranea (dove si sviluppano condotte devianti e omicidi che ricordano l'esperimento condotto sui topi negli anni sessanta e settanta da John B. Calhoun), tenta di prendere di nuovo possesso della superficie, ma ad attenderla vi sarà un mondo diverso, flagellato dalle radiazioni e infestato da nuove creature, tra cui una forma di vegetazione particolarmente aggressiva in grado di prendere possesso dei corpi umani e muoverli alla stregua di marionette. Spassosissimo e privo di ironia.

L'orrore delle radiazioni è al centro di un altro gioiello tra i trentadue proposti: l'eccezionale Da Cieli Infetti... una perla di rara potenza visiva regalata dall'eccelso Luigi Musolino. Un mix tra dolore esistenziale, malattia, onirismo e incubo nucleare, in un una campagna piemontese che assume in contorni di una novella Chernobyl, tra aironi deformi, cielo infuocato e un rimpianto che bussa da lontano a estendere sull'ambiente un cancro capace di debordare dai confini della carne e rendere percepibile dai sensi l'orrore proposto da una tela dipinta da un artista amatoriale. L'arte pittorica si miscela e si compenetra alla realtà. Indimenticabile la scena degli aironi che si cibano della carcassa di una lepre, al cospetto di un protagonista rintanato nella propria autovettura. Tra i migliori in assoluto dell'antologia.

Sempre il nucleare aleggia, questa volta sotto una diversa forma, in Nariko, firmato Caleb Battiago (pseudonimo di Alessandro Manzetti), dove la componente horror lascia spazio all'azione. Seppur estraneo all'universo Naraka (fortemente richiamato dal nome del “nuovo” personaggio), è una storia dai contenuti legati alle tematiche di Manzetti (di cui ricordiamo, tra gli altri, anche Il Custode di Chernobyl). Venature erotiche, forte impronta onirica, stile oscillante tra l'aulico e il volgare (anche se meno del solito), esaltazione dei colori sgargianti e presenza di eroine marziali implacabili e in cerca di vendetta. Ambientato a dieci anni dall'esplosione dell'atomica di Nagasaki, vede in azione una sorta di danzatrice guerriera giapponese (una sorta di fantasma) a caccia di tutti i responsabili dello sgancio della bomba che ha chiuso le sorti del secondo conflitto mondiale. Evidente e gradito omaggio a Quentin Tarantino (riproposte le scenografie di Kill Bill V.1 del combattimento tra la Thurman e O-Ren, oltre che presenza di una tipa che agita la catena alla maniera di una delle componenti del gruppo degli “88 pazzi”) per una storia sì fantastica (perché i morti vedono il passato dall'inferno), ma molto più action e orientata a fornire un'aperta condanna della guerra. Ideale a fungere da racconto manifesto dell'antologia è tuttavia l'elaborato di Alda Teodorani, che da tutta l'idea di esser stato scritto appositamente per questo progetto. Fantasmi di Guerra è infatti un elaborato metaletterario in cui il protagonista è uno scrittore che tiene corsi ad aspiranti colleghi e che è stato contattato da un certo Alessandro per scrivere un racconto da destinare a un'antologia contro la guerra. Sensibilizzato dall'argomento e dalla lettura di riviste a tema, lo scrittore finisce per essere visitato nelle ore notturne dalle vittime dei conflitti armati. Bambini, donne e uomini semi bruciati, grondanti sangue che lo guardano persi e disperati, a ricordargli che mentre lui vive una vita tranquilla altrove si muore. Un orrore continuo che porta il protagonista a declinare all'invito e a sentirsi in colpa per la morte di ciascuno dei fantasmi che giungono a visitarlo e ad abbracciarlo. Tutti sono responsabili quando vi è un conflitto, nessuno è davvero innocente e niente rende davvero ragionevole l'esplosione di un conflitto che non potrà far altro che uccidere tutti i coinvolti. Ce lo ribadisce, in via metaforica e fantastica, Benjamin K. Ethridge, a cui piace giostrare il ragionamento da distinte prospettive. L'autore prende Frederic Brown (La Sentinella) e lo mixa con Lord Dunsany (Gli Dei di Pegana) e Howard P. Lovecraft (quello de La Chiave d'Argento). Scritto con uno stile ipnotico, in seconda persona, Il Dio Caduto in Mare è una short story estremamente visionaria, attraverso la quale si cerca di immedesimare il lettore nel protagonista, al fine di stimolargli tutti i sensi in modo da spiazzarlo in un epilogo in cui il contesto ambientale, palesemente alieno (è forse il paradiso?), si rivelerà essere animale, così da fare del protagonista una nullità dispersa nell'universo ovvero una creatura paragonabile a un acaro, così come tali sono gli esseri definiti quali gli Dei che hanno fatto di quel campo il teatro dei loro conflitti (peraltro eliminandosi a vicenda). Chi siamo davvero e chi sono le nostre divinità? Ethridge sembra suggerirci una risposta tutt'altro che accomodante. Non valiamo più di un insetto e il nostro Dio, quello della guerra, è morto. Ottimo racconto, nulla da dire.

Ruota sul tema delle violenze in famiglia Bestie Favolose di Priya Sharma, altro racconto di punta dell'antologia. A metà strada tra sociale e fantastico, propone una forma di licantropia assai particolare, sviluppatasi in via naturale e genetica dall'adolescenza fino alla maturità della protagonista. Sharma sembra omaggiare The Lair of the White Worm (1911) di Bram Stoker, con una costruzione in crescendo che si chiude all'insegna del mostruoso (o del diverso) personalizzato da due donne serpente per le quali il lettore finisce per patteggiare, poiché i veri mostri sono gli umani (i normali).

Sempre dall'adolescenza e dalle piccole crudeltà di gioventù arriva la storia di Richard Laymon. Un Bel Posto Segreto (A Good Secret Place, 1992) è un racconto cattivissimo ed estremamente scorrevole, del tutto privo di elementi soprannaturali sostituiti dalle prime pulsioni sessuali e dalla cattiveria dei giovani. Una storia che riporta ai giochi e allo spensierato clima degli anni delle superiori, con bravate che potrebbero costare care e che qua hanno effetti devastanti virati dall'autore all'ironia (uno stupro diviene occasione di iniziazione ai piaceri della vita!?). Ricorda un po' il King de Bad Little Kid (contenuto ne I Bazar dei Brutti Sogni). Finale beffardo e ironico per un'atipica storia di formazione di valenza iniziatica.

Idioti in azione anche in Xenofobia, elaborato a cui è affidato il compito di aprire l'antologia. Lo firma una Poppy Z. Brite di inizio carriera che omaggia, non so quanto volontariamente, Bal Macabre di Gustav Meyrink, tra erotismo e visioni frutto dell'assunzione (inavvertita) di funghi allucinogeni. Due amici in visita nel quartiere a luci rosse di Chinatown approfittano della veglia di una salma di una giovane cinese per verificare se è vero che le orientali hanno la vagina orizzontale. Pubblicato nel 1990, è portatore di molti temi su cui si forgerà la narrativa della scrittrice (poi uomo) ma non ancora dell'extreme horror.

L'extreme horror, versante hardcore, irrompe invece nelle storie di altre due scrittrici: la semisconosciuta in Italia Lucy Snyder e la star queen dell'hardcore Charlee Jacob, già letta in occasione dell'uscita dell'antologia I Giorni della Bestia (Independent Legions). La prima propone un racconto che potremmo definire ultra manzettiano (siamo certi che sia uno dei preferiti del curatore) per il suo essere interessato da disturbanti atmosfere sci-fi versante distopico e splatter. Intitolato Magdala Amigdala, si tratta di un'avventura ambientata in un imprecisato futuro, un'epoca in cui la razza umana è stata modificata da un'epidemia che ha provocato dei gravi cambiamenti sulla genetica degli uomini e, per reazione, sul sistema sociale, trasformatosi da democrazia a dittatura orientata a controllare e abbattere le categorie di soggetti che hanno sviluppato certe modifiche. Abbiamo infatti soggetti che sono diventati dei vampiri (niente a che vedere con Bram Stoker) e altri che sono presi da impulsi tesi a spingerli ad alimentarsi sbranando cervelli umani. Colpisce e inorridisce la presenza di un omaggio a una delle scene finali di Hannibal di Thomas Harris, con una donna che si lascia scoperchiare il cranio per consentire all'amica di deliziarsi passando la lingua sul suo cervello (una sorta di evoluzione del rapporto sessuale del futuro). Racconto, pur nel suo essere estremizzato, moderno nei contenuti nonostante sia stato scritto nel 2011.

Trasformazione della Jacob, inserito nell'antologia Brutal 2 (Independent Legions), è un omaggio reso, alla sua maniera, da Charlee Jacob al mito dei grandi antichi di Howard P. Lovecraft. Assai meno originale della storia della Snyder, propone un grande inizio, tra spiaggiamenti di tentacoli di piovre ciclopiche, sette dedite a culti di ignote divinità e allusioni erotiche (che poi diventeranno esplicite), che scade (qui insurrezione popolare degli estimatori) in un trip allucinato e allucinante all'insegna dell'hardcore, con una commistione linguistica tra eleganza stilistica e ridondanza di aggettivi ricercati e linguaggio da bettola. Un cocktail dove le scene forti e violente sono esposte senza filtri. Al centro dell'intreccio vi è una squillo, precedentemente stuprata e che ha ucciso svariati uomini nel piacere dell'amplesso (una sorta di Alraune di H.H. Ewers), che attende di mettere al mondo un ibrido (forse l'anticristo) figlio delle creature del mare (non poi così originale).

Vicino all'hardcore è anche il fulmineo e di cattivo gusto Dark Music Box attraverso il quale il neozelandese Lee Murray ribalta la morale, vedendo in una condotta necrofila e oltraggiosa del riposo dei defunti un atto caritatevole verso i medesimi che si trovano imprigionati nelle tombe senza alcuna speranza di ambire a un aldilà. Idea oltraggiosa, a suo modo proponibile e innovatrice, per una storia priva di mordente e dove i morti persistono a bramare rapporti sessuali.

Non resteranno delusi i nostalgici del romanticismo, rappresentato da diversi elaborati. Un Lungo Velo Nero di David Schow e Morte, Il Mio Miglior Amico di Philip Fracassi sono due racconti estremamente malinconici che sottolineano l'ineluttabile passare delle stagioni fino all'inevitabile evento finale che conclude l'esistenza di ogni vita. In entrambi i casi ha un ruolo centrale l'amore per una donna, coniugale nel caso di Fracassi, adultero in quello di Schow. Se Fracassi segue la via del romanticismo, Schow si orienta verso una storia di tradimenti e regolamenti di conti. In entrambi i casi, tuttavia, la morte rende meno amaro il trapasso consentendo al dipartito di rivivere il momento più bello della sua vita, come a dire che l'amore sopravvive alla morte.

Non troppo dissimile è In Profondità di Allyson Bird che ha la particolarità di essere ambientato nelle profondità marine. Un palombaro a caccia di ostriche resta sprovvisto di ossigeno e muore senza accorgersi del momento del trapasso. Per lui si apre una nuova vita di coppia nel cuore dell'oceano.

Un amore che va oltre la morte è anche quello del pakistano Usman Malik, che con Ishq (già apparso nell'antologia ebook Un Battito di Ali Nere) parla di un'antica leggenda del suo paese natale. Una storia di un amore diverso, tra una giovane affetta da poliomielite e un giovane commerciante muscoloso bramato da tutte le donne del circondario, su cui si innesta la tragedia di una grave inondazione che mette soqquadro una stretta via di un borgo popolare musulmano. Un po' pesante, ma con momenti interessanti e tragici, sia a livello umano (la sorella della defunta che cerca di rubare il fidanzato alla stessa) che visivo per una ghost story piuttosto originale e malata.

Non riesce più a vivere il protagonista di La Fine di Ogni Cosa di Brian Keene, uno straziante diario di un padre di famiglia che ha perduto il figlio e la moglie e pertanto spera di morire senza avere la forza di compiere l'ultimo gesto, al punto da desiderare ogni giorno l'arrivo di una calamità naturale diversa che possa spazzare l'intera umanità. Pur firmato da Brian Keene, non è un racconto fantastico ma un dramma umano e, forse per questo, delude un po' le attese.

Gioca la carta dell'ironia Owl Goingback col suo Sigillato con un Bacio (presente nell'antologia Tribal Screams), una sorta di apocalisse che vede in azione un Satana gigante che vaga per la campagna della Georgia ad accalappiare uomini con la sua lingua serpentiforme di svariati chilometri di lunghezza. Interessante l'inizio che ricorda L'Acchiappasogni di Stephen King con tutta una serie di animali che scappano a gran corsa lasciandosi alle spalle un'oscura tempesta. Memorabile anche l'epilogo, strettamente legato all'inizio, con cui Satana suggella l'acquisizione dell'anima del protagonista facendogli dono di una birra gelata.

Demoni ancora protagonisti in Ognissanti di Samuel Marolla, che propone una variazione al tema classico delle tentazioni demoniache. Un prete, reo di aver messo incinta una fedele debitamente sposata, viene visitato ogni nove anni da un demone in carne e ossa che gli offre di rispondere a una domanda a ogni visita in cambio di un favore che sarà rivelato al momento opportuno. Grande tecnica e capacità evocative, soprattutto nelle parti in cui il demone fa la sua comparsa, al punto da ricordare gli episodi vissuti da Padre Pio al cospetto di Satana. Meno brillante, invece, sul profilo dei contenuti. A ogni modo, un eccellente esercizio di stile che sa inquietare e tenere il lettore inchiodato alla pagina.

Legato all'inevitabile e invisibile trascorrere degli anni è l'inquietante Il Vecchio Crudele di Ramsey Campbell. Un automobilista, in cerca di un albergo in cui ripararsi dall'intensa pioggia, si ritrova ospite di una strana e malandata struttura ricettiva che riflette la vecchiaia di cui lo stesso protagonista finisce per divenire preda, tra amori perduti e memoria vacillante. Alimenti scadenti, ospiti malati di mente, condizioni ambientali degradate e strani giochi in cui si inneggia alla violenza plasmano un vero e proprio incubo a occhi aperti da cui non vi sarà via d'uscita neppure quando interverrà la polizia. Un'inquietante e claustrofobica metafora sulla crudeltà della vecchiaia.

Farsesco è il folle Su Quella Volta che Traslocai nel Gomito di Stefano Fantelli, in cui l'abbandono di una fidanzata porta il protagonista a perdere progressivamente peso e, al tempo stesso, a veder crescere le dimensioni del proprio gomito. Sarà proprio in questa inusuale parte del corpo che si concentrerà il pensiero della ragazza perduta. Folle, semplicemente folle.

Brillante è In Bilico di un Danilo Arona che ci conduce in un piccolo paesino dell'Appennino Ligure, dove un cacciatore di storie è alla ricerca di un trapezista americano dal sesso promiscuo che, secondo alcune fonti e contrariamente alla voce ufficiale, non si sarebbe suicidato ma vivrebbe isolato a oltre mille metri di quota. Atmosfere in stile La Casa dalle Finestre che Ridono per una storia allusiva che strizza l'occhio al mondo del circo, ai freaks e a una strana setta satanica gestita da un parroco androgino. Molte allusioni e tanto lasciato alla libera interpretazione del lettore. Ottimo.

Qualità, soprattutto per lo stile di narrazione e la capacità di suscitare angoscia, dalle parti de Il Mare di Atlante di Christian Matheson, una vera e propria cronaca, alquanto truce, della caduta di un aereo visto dalla prospettiva dei passeggeri.

Mezzi di trasporto inquietanti anche per Nicola Lombardi, Lisa Morton e Jeff Strand. Il Vecchio e il ragno di Nicola Lombardi propone un bizzarro incontro presso una stazione di treni con un mendicante, corroso dall'interno da un ragno pronto a cambiare ospite, intento a mendicare al cospetto di un passeggero delle ferrovie. Elaborato sulla follia, ben gestito e trattato. Sottocoperta è un chiaro e brevissimo omaggio di Jeff Strand alla parte del Dracula di Bram Stoker in cui il conte uccide, uno a uno, i componenti dell'equipaggio della nave che, in gran segreto, lo sta trasportando in Inghilterra. Decisamente superiore ai due è Messo alla Prova della Morton, che mette in scena un incidente stradale provocato da una bestia, non meglio precisata (forse un essere criptozoologico), che si trova ad attraversare la strada in uno sperduto sentiero di montagna. Ferito a seguito dell'urto, il conducente dovrà far fondo al proprio coraggio per allontanare la bestia e proteggere la moglie. Racconto strutturato su due livelli di lettura. Sotto la superficie della storia (una sorta di Razorback), infatti, si cela un significato più profondo ovvero quello della relatività della paura e quanto questa possa sgretolarsi e svanire (darsi alla fuga) se guardata in faccia e affrontata.

Orrore esistenziale per Lucio Besana e il suo Ultra, un racconto che definirei psicanalitico, ambientato in un imprecisato tempo dove lo spazio e il tempo si piegano a logiche estranee alla quotidianità. Capacità narrative e tecniche ragguardevoli, per un testo, tuttavia, che fornisce la sensazione (peraltro voluta e ricercata) di non giungere ad alcuna conclusione trascinandosi, così come la protagonista, a una deriva rappresentata da una vita senza programmi, obiettivi e traguardi (sfuggevoli al punto che chi prova a perseguirne qualcuno finisce per essere ingoiato dall'oceano).

Si orienta al gotico rurale Claudio Vergnani, elegantissimo nello stile (scritto nella forma di un verbale di un interrogatorio condotto dalla forze dell'ordine che indagano su un omicidio) ma meno originale del solito nei contenuti. Il suo Una Luce è un omaggio a Eraldo Baldini, tra viottoli di campagna, madonnine sataniche e una mietitrebbia che si attiva da sola e attira, alla stregua della luce per le zanzare, le vittime designate.

Piacciono meno i restanti sei racconti. Frammenti, di Gene O'Neill rappresenta la parabola discendente di una cantante emula di Janis Joplin, prodotto di un'infanzia difficile, tra la dipendenza dall'alcool e un rapporto amoroso rovinato dall'eroina vero demone impossibile da esorcizzare per il fidanzato. Racconto lontano anni luce dall'orrore soprannaturale.

Provano a riscrivere scene di romanzi classici La Vendetta di Ligeia e Le Otto Persone che mi hanno Assassinato. Il primo è una storia modesta, con cui John Everson omaggia il celebre personaggio di Poe (solo nel titolo) e, soprattutto, la figura della sirena della mitologia col suo canto ammaliante. Uno stupro ai danni di una giovane donna abbandonata su un'isola diviene l'antefatto di un vero e proprio rape & revenge.

Le Otto Persone che mi hanno Assassinato è una riscrittura/rilettura dell'episodio di Lucy contenuto all'interno del romanzo Dracula di Bram Stoker, visto dalla prospettiva della stessa Lucy (che si sente oppressa dalle attenzioni della madre e da un lotto di aspiranti fidanzati). Racconto estremamente femminile, incentrato sulla volontà e sul bisogno di indipendenza della donna, firmato da Gwendolyn Kiste.

Deludente Cervello o Scherzetto di Paolo Di Orazio che abbandona i contenuti dell'horror estremo per presentare, un po' alla Bradbury, una storia ambientata durante la notte di halloween che sembra diretta a un pubblico di giovani lettori, con tanto del manichino contenente gli organi da asportare nel gioco dell'allegro chirurgo.

Parla di crisi di panico Tim Waggoner con Terrore in Superficie, che si perde in un deludente epilogo dopo un'interessante premessa caratterizzata dall'incertezza circa le profondità delle pozzanghere alimentate dall'intenso nubifragio sotto il quale si trova a muoversi il protagonista.

CONCLUSIONI

Tanti racconti, un po' per tutti i gusti, per un acquisto a coronamento di una causa nobile. Almeno una quindicina gli elaborati dal buono a salire. Altri cinque sufficienti e una dozzina un po' deludenti. Di Lansdale il racconto più qualitativo. Perle proposte da Luigi Musolino e Sharma. Ottimi, per ragioni diverse, gli elaborati di Goingback (divertente), Matheson (incalzante), Brite (allucinato), Lombardi (estraniante), Arona (misterioso), Campbell (claustrofobico) ed Ethridge (filosofico).

Qualità, con qualche ma, dalle parti di Fracassi (romantico), Laymon (crudele), Malik (disperato), Marolla (pauroso), Manzetti (citazionista), Morton (motivazionale) e Snyder (disturbante). Piacciono meno gli altri, con le delusioni offerte da Brian Keene (dramma esistenziale alieno al genere) e Murray (cattivo gusto) a chiudere la nostra modesta scala delle opinioni.


"Allora ti rendi conto con tristezza che tutta la moda, la cultura, la pubblicità, ogni maledetta cosa che vedi o senti ogni giorno si basa su una singola nota: l'attrazione sessuale. E' un software genetico più antico del primo cavernicolo. Oltre la necessità di nutrirsi e ripararsi, oltre il riflesso di attacco o fuga, e nonostante tutte le nostre pretese di civiltà, tutto si basa ancora sull'essere adatti all'accoppiamento. Sulle tue capacità da animale da riproduzione. Su che tipo di caverna potrai offrire. E se sei predatore o preda. "