Autore: Libero Samale (Sotto lo pseudonimo di Frank Graegorius).
Genere: Horror / Esoterico.
Anno: 1967.
Edizione: Editrice FARCA, collana I Racconti di Dracula, I Edizione, N. 96.
Pagine: 124.
TRAMA:
Un noto psicanalista viennese, Graegorius von Hoellenstein, famoso
per aver scritto un volume in cui teorizza l'esistenza degli
“psiconi” -
così da spiegare l'esistenza dell'anima - medita di vendicare la
morte del figlio. Quest'ultimo, respinto in amore, ha infatti pensato
di farsi saltare il cervello con un colpo di rivoltella per alleviare
il dolore dovuto all'abbandono. Deciso a eseguire i suoi piani,
Graegorius, armato di pistola e pronto a irrompere nell'abitazione
della giovane, viene bloccato da un viandante che gli rivela di
averne compreso i piani, sulla base della semplice osservazione delle
sue condotte. Lo sconosciuto non ha tuttavia intenzione di
denunciarlo, ma di proporgli un patto: uccidere la ragazza e con lei
altre undici donne, ma in modo da aver garantita l'impunità. Come?
Semplice, grazie a un grimorio e alla psicanalisi, utilizzando una
cavia quale strumento di morte. I due stringono così un patto in
odore di zolfo diabolico e, grazie a un mix di magia e ipnosi,
riescono a uccidere persone agendo in una dimensione altrove,
penetrando in una sorta di cimitero e al tempo stesso anagrafe
ultraterrena da cui parte l'energia che tiene in vita tutte le
persone del mondo. Un luogo cui accedere con la mente e agire
inducendo la cavia ad abbeverarsi alla fonte della vita delle varie
vittime designate. Spiegato il modus, i due entrano in relazione con
un altro ragazzo vittima d'amore, salvato pochi attimi prima di
impiccarsi. Convinto di esser vittima di un esaurimento nervoso, il
giovane viene sottoposto alle ipnotiche sedute condotte da Graegorius
von Hoellenstein dove si troverà, di volta in volta, al cospetto di
una fontana collocata nei pressi di un albero e di una lapide, con
inciso il nome della persona, che sormonta una fossa. Quando le varie
persone muoiono lo zampillo si placa e l'albero secca, mentre una
presenza ectoplasmatica scende sotto la fossa. L'ignaro paziente,
chiamato a eseguire gli ordini impartitegli dallo psicanalista e
assuefatto da un continuo tambureggiare, si accorgerà presto che le
ragazze viste nel sogno moriranno nella vita di tutti i giorni di lì
a poco dalle sue esperienze oniriche...
COMMENTO A CURA DI MATTEO MANCINI:
Romanzo dalla grosse potenzialità, giustamente indicato con l'ideale
titolo “La Fonte
della Vita”, traduzione
del tedesco Die
Quelle vom Leben. Frank
Graegorius modernizza la tematica legata al vampirismo, rendendola
metaforica e incastonata in una moderna Vienna. Qua i vampiri non si
muovono nella realtà, pur essendo tra noi, ma si dissetano in quella
che potremmo definire la centrale elettrica da cui si diffonde la
vita degli uomini.
Più
che altrove, il bagaglio professionale dell'autore la fa da padrone,
trattandosi di un'opera incentrata sulla psicanalisi e
sull'ipnotismo, spesso presenti nelle opere del maestro ma mai
centrali come in quest'opera. È curioso notare quanto Graegorius,
che qua si autocita utilizzando un personaggio che si chiama come lo
pseudonimo con cui è firmato il romanzo, sia avveniristico nella
costruzione della base che funge da spunto iniziale. Tutto parte
dall'idea di uno psicanalista, definito nel testo “il
sacerdote di Freud”,
che ha teorizzato una tesi secondo la quale “l'anima
è formata di unità semplici e indivisibili di energia, veri quanta
psichici da lui denominati psiconi ovvero atomi dell'anima,
altrimenti detti unità di energia psichica.” L'anima
altro non sarebbe che “l'insieme
delle funzioni psichiche”
e sarebbe formata da un insieme di psiconi. Questi ultimi “non
avrebbero alcuna proprietà fisica nel senso della scienza
contemporanea, ma sarebbero un ponte tra questo nostro mondo fisico e
quello che gli occultisti chiamano mondo astrale.” Per
mondo astrale si intende un luogo metafisico, legato agli studi
teosofici, dove poi ascenderebbe, morto il fisico, l'anima delle
persone. Secondo alcune religioni e alcuni esoterici, il mondo
astrale potrebbe esser visitato coscientemente con il corpo astrale,
attraverso pratiche esoteriche iniziatiche, durante il sogno e il
sonno (cosa che succede nel romanzo). Ritorniamo però agli psiconi.
Frank Graegorius attinge dagli studi del parapsicologo inglese Walter
W. Carington, che definiva “psiconi” puri elementi psichici,
contrapposti ai materiali, alla base delle sensazioni, delle immagini
e delle idee. Molti anni dopo, nell'agosto del 1991, sul giornale La
Repubblica uscirà
un articolo, dedicato al premio Nobel per la medicina John Eccles,
intitolato “LO
SCIENZIATO CHE HA SCOPERTO L'ANIMA.” L'articolo
parla espressamente del termine “psiconi”, assente sia sui
dizionari che sulle enciclopedie dell'epoca, definendoli quali
elementi costitutivi della mente in correlazione con gli elementi
fisici facenti capo ai neuroni, così da formare i due mondi che
costituiscono il cervello: quello fisico e quello mentale, in modo da
sconfessare la tesi prioritaria secondo la quale “il
mondo sarebbe totalmente riducibile a materia ed energia, a fenomeni
fisici e chimici.”
Secondo Eccles “il
mondo mentale non solo sarebbe autonomo rispetto alla sua base
materiale, ma la controllerebbe; inoltre il suo centro non sarebbe
nei meccanismi fisici e chimici del cervello, ma nell'IO che non può
che nascere in virtù di una creazione spirituale sovrannaturale. In
altre parole la fonte della mente, dello spirito, dell'autocoscienza,
dell'IO è una sola: Dio.”
L'articolo viene firmato, curiosamente, da Franco Prattico, che i
lettori de I
Racconti di Dracula ricorderanno
con lo pseudonimo di Morton Sidney, così da chiudere un curioso
cerchio che dimostra quanto lo spunto di partenza del romanzo sia
tutt'altro che abusato, oltre che a dare valore alla collana e ai
suoi autori. Non solo Graegorius modernizza la tematica del vampiro,
ma tenta di essere un antesignano confezionando quello che è, a
tutti gli effetti, un vero e proprio romanzo esoterico (genere che in
Italia in pochi sono stati capaci di confezionare). Purtroppo il
notevole spunto di partenza cala alla distanza. Dopo i primi
trequarti di narrato, il romanzo esaurisce la spinta innovativa,
complice un schema di sviluppo un po' ripetitivo e una difficoltà a
trovare una chiusura degna di nota. Così si fa riferimento alla LSD
quale strumento alternativo alla magia; una sostanza che unita alla
concentrazione, alla contemplazione e all'ipnotismo permette di
accedere al mondo astrale allo scopo di ottenere “effetti
sovrapponibili a quelli indicati dall'occultismo tradizionale.” La
parte finale viene così a strutturarsi quale confronto tra
parapsicologia e occultismo (e relativi rappresentanti), con una
giustificazione di quanto andrà a verificarsi un po' becera (non ce
ne voglia l'autore, ma attribuire doti trascendenti all'acido
lisergico, piuttosto che allucinatorie e illusorie, ci pare troppo).
Peccato, perché la costruzione del testo era molto ma molto buona.
Così, pur se per vie diverse, avremo dei personaggi capaci di
immergersi nel “mondo astrale”, una realtà ectoplasmatica ovvero
“un mondo senza
dimensioni e senza tempo. La desolata terra dei morti immersa in una
luce crepuscolare”, che
diventa
teatro di incontro e di scontro tra uomini che, dal mondo materiale
irrompono nello spirituale, vagano con l'intenzione di portare morte
o protezione, a seconda degli obiettivi. L'interazione sul piano
spirituale, ovvero inconscio, ha valenza su quello materiale e
provoca incidenti, morti per malattie ed eventi all'apparenza dovuti
al fato. Un'ipotesi alquanto sinistra e inquietante, ben sintetizzata dal quesito avanzato da uno dei protagonisti: “Credi
che si possa uccidere a distanza, per maleficio, o stregoneria o che
altro stramaledetto diavolo sia?” La
risposta è si, ma attenzione al monito di Frank Graegorius, il
dovuto ammonimento ai non iniziati che non tarda a manifestarsi: “Un
cippo si drizzava al cospetto di quell'oceano desolato e recava
un'iscrizione: Passeggero, davanti a te si stende il grande oceano
Astrale, sulle cui onde galleggiò l'Arca della Salvezza, quando
sulla terra fu sparsa la morte e la desolazione. Passeggero! Se non
hai lo sguardo dei draghi, torna nel tuo mondo dei vivi, abbandona
questo tenebroso universo privo di dimensioni.”
Penso
che si possa dire che il romanzo abbia una chiave interpretativa che
vada oltre la mera descrittiva, che si sostanzia nel superamento di
una porta che immette in una sorta di aldilà (impropriamente
definito nel testo l'Inferno) dove trovano sede le tombe dei morti e
le fosse in attesa di ricevere gli spiriti di coloro che sono ancora
vivi, in una sorta di cimitero allargato dai tratti fortemente
onirici e intriso di nebbie e presenze sinistre (“Ombre
e fantasmi passavano davanti a lui in lunghe file silenziose, si
dissolvevano per poi ricomparire più vicino o più lontano”).
L'autore, sul piano descrittivo, si conferma grande maestro. Da
scrittore vicino a certi ambienti massonici, fa largo ricorso ai
simboli (amuleti caratterizzati da stella a sei punte, clavicole di
Salomone, simboli che rappresentano la c.d. anima
inferiore, nomi che
forniscono indizi sulla natura del personaggio, a esempio il nome
Hoellenstein significa “pietra
d'inferno”, dove la
pietra è un simbolo per eccellenza in chiave simbolica per il
contesto massonico), ma
alla fine la sua è una lunga discesa nell'animo umano o, meglio
ancora, nella mente umana. Non
a caso, fin da subito, si scrive che “in
fondo all'animo nostro, dove fermentano i semi della vita, si apre
una portache conduce nel mondo dell'assurdità o della follia.” Più
avanti la struttura su più livelli viene di nuovo a materializzarsi
per mezzo di un palazzo, in cui ha sede l'ambulatorio dello
psicanalista, strutturato su più piani. “Io
la costringo a scendere nelle tenebre dell'inconscio e lei è salito
più in alto di quanto avrebbe dovuto” protesta
lo psicanalista nei confronti del suo paziente, quando questo sbaglia
piano e finisce al piano superiore. Una parte altrimenti superflua,
ma che viene ad acquisire valenza metaforica con la sua
conformazione, alla stregua della mente, labirintica. “Ogni
errore o dimenticanza, anche i più banali nella vita quotidiana,
hanno un senso, un significato logico...Nulla, nell'anima dell'uomo,
accade a vanvera.”
Romanzo da rivalutare nella produzione di Libero Samale.
Romanzo da rivalutare nella produzione di Libero Samale.
Bellissimo, mi ha fatto riscoprire questo racconto
RispondiEliminaOttimo... Le recensioni servono soprattutto a questo!!! Grazie per la lettura.
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