Autore: AA.VV.
Curatori: Roberto Del Piano e Pietro Guarriello.
Anno: 2025.
Genere: Porno Horror.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 260.
Prezzo: 18,00 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Tentativo
coraggioso di Roberto Del Piano e Pietro Guarriello che fiutano il
periodo propizio per fondere il fantastico classico con un erotismo che sconfina nella pornografia. Film come Povere
Creature! (2023)
e The
Ugly Stepsister
(2025)
dimostrano
che il tempo per supportare l'operazione è maturo. Prova allora a battere il ferro, probabilmente non con troppa convinzione, la Dagon Press, casa editrice fino a oggi assai poco interessata all'erotismo (siamo, si badi bene, lontani dal sottogenere Hardcore Horror). Sicuramente molto più ortodosso di Roberto Del Piano, Guarriello si lascia convincere a intraprendere la deriva verso la blasfemia lovecraftiana
per effetto dei buoni risultati conseguiti dall'inusuale Gli
Appetiti di Trnt-Asy'Hh e Altre Strane Vicende Lodigiane (qua
la recensione
http://giurista81.blogspot.com/2025/04/recensione-narrativa-gli-appetiti-di.html)
e, prima ancora, dai Culti
Svedesi di
Anders Fager (qua le recensioni:
https://giurista81.blogspot.com/2020/03/recensione-narrativa-culti-svedesi-di.html
e
https://giurista81.blogspot.com/2021/08/recensioni-narrativa-relazioni.html).
Sono queste antologie, oltre al crescente interesse verso una certa narrativa imparentanta con la pornografia (si veda la febbre Edward Lee o anche, nel nostro piccolo, le scelte editoriali intraprese negli ultimi due anni da Alessandro Balestra del sito Scheletri con l'uscita di novelle quali Mia, Lovecantropia e La scolopendra d'Oro), ad aprire le porte a Il Libro Blasfemo di Cthulhu. I buoni propositi e le grandi aspettative della vigilia, tuttavia, sforiscono presto. Da
una parte un bacino di potenziali acquirenti (quelli della Dagon) poco avvezzi alle novità e troppo legati alla
tradizione, e dall'altra una curatela permissiva nel
lasciare libero campo agli autori selezionati finiscono col trasformare il progetto in un inatteso flop. Il principale limite del
complesso dei racconti sta in una perseverante ripetitività delle
situazioni rappresentate. L'erotismo viene percepito da quasi tutti gli autori
quale sinonimo di amplessi, più o meno consenzienti, e sempre tutt'altro che romantici, con divinità femminili che finiscono col ridurre in
schiavitù gli uomini o, ancora, divinità mostruose tipiche del ciclo lovecraftiano
bisognose di trovare donne attraverso le quali rinnovare la
propria vigoria. Sviluppi dunque costanti che si associano a
tematiche anch'ese ripetitive (il grimorio che svela la via per accrescere il potere, le divinità che risalgono dai pozzi o dal mare, l'ineluttabità del destino). Se Roberto Del Piano era stato bravo, nel suo
racconto di punta (Trnt-Asy'-hh)
contenuto
nell'antologia pilota del progetto, a distaccarsi da Lovecraft per proporre
qualcosa di originale, satirico e irriverente, i quindici autori
qua selezionati faticano a emularne le gesta. Interpretano l'ingaggio cercando di virare al porno (più che
all'erotico) i contenuti della storie lovecraftiane
e cedendo troppo spesso alla tentazione del linguaggio esplicito e
volgare ereditato dai film pornografici. Tutto questo, oltre a una
serie di prime recensioni non certo incoraggianti all'acquisto, ha contribuito a
decretare l'insuccesso commerciale de Il
Libro Blasfemo di Cthulhu (titolo
che fa il verso a The
Big Book of Blasphemy -
Il
Grande Libro Blasfemo: qua
la mia recensione
http://giurista81.blogspot.com/2022/09/recensioni-narrativa-il-grande-libro.html)
con appena venticinque copie vendute in quattro mesi. Un'inezia che
lo ha trasformato nel titolo meno venduto dalla casa editrice. Un insuccesso che
ha indotto Pietro Guarriello a dichiarare di essere intenzionato a
ritirare l'antologia dal mercato (per cui chi ne è interessato si
affretti ad acquistarla).
Eppure,
nonostante lo scarso interesse mostrato dagli acquirenti, l'idea alla
base del progetto non è deprecabile. C'è davvero
qualcosa di inedito da raccontare nel mondo lovecraftiano, inoltre il fortunato accostamento tra horror ed erotismo risale a oltre cento anni fa, basti ricordare Dracula e certe rappresentazioni cinemtografiche del mito del vampiro (basti vedere i film di Jess Franco o Jean Rollin). “Il
Sesso è il motore di molte storie di H.P. Lovecraft, anche se non
viene mai rappresentato esplicitamente” scrive
nell'introduzione Bobby Derie. Ecco quindi l'idea di squarciare il
velo della pudicizia e di sbirciare oltre, dimenticando tuttavia
l'insegnamento per il quale è erotico ciò che si intravede tra le righe (o meglio tra le vesti) e che,
proprio per questo, attiva la fantasia del voyeur. Non eccita per lungo tempo ciò che viene sbattuto
in bella mostra, poiché l'attesa e la brama di vedere sono presto soddisfatte. Poco calibrata è infine la disposizione dei racconti.
Si sparano subito le opere più riuscite a inizio antologia, provocando un
effetto che porta, al procedere della lettura, l'antologia a spegnersi. Per fortuna ho letto il libro secondo un ordine inverso rispetto a quello proposto trovandomi così in un crescendo che ha smorzato la delusione iniziale.
RECENSIONE
NEL DETTAGLIO
Tra
tutti i racconti brilla Finirà
Male, Mia Dolce Signora,
un racconto erotico dai contenuti revenge
e da un'originalità di fondo che lo porta a essere di gran lunga il
miglior della selezione. Lo presenta il bravo Emiliano
Federico Caruso, già recensito su queste pagine (si veda
l'eccellente Il Guardiano dell'Abisso:
http://giurista81.blogspot.com/2025/07/recensione-narrativa-il-guardiano.html),
che qua si abbandona a una storia da rivista spicy
(tanto sesso) senza tuttavia dimenticare la struttura e la quadratura del cerchio.
Non è certamente uno dei racconti migliori dell'autore, per il suo
virare decisamente al piccante,
a ogni modo sorprende come Caruso passi con uguale efficacia da
un'impostazione da vero e proprio evocatore di sense
of wonder
a un'impostazione da specialista di storie in odore di love
story o
di vecchi romanzi da edicole degli anni sessanta e settanta con
alcuni cliché quali, a esempio, lo chalet isolato tra i boschi in
cui trascorrere, alle spalle del marito cornuto, un'infuocata settimana. Il
racconto beneficia di una struttura da giallo, con strani
avvistamenti che verranno giustificati e chiariti al procedere dei
fatti, tra piste false che portano il lettore a dedurre successivi
sviluppi che poi (per fortuna) verranno disattesi e un epilogo in odore di David Cronenberg (si veda a esempio The
Brood o
Rabid) piuttosto che di Howard P. Lovecraft. L'omaggio al Solitario
arriva infatti solo all'epilogo con l'introduzione di un “nuovo”
grimorio (il Carmina
Necroforum)
la cui comprensione e lettura consente di instillare negli esseri
umani un desiderio sessuale senza limiti. Curiosa la modalità
attraverso la quale il villain
maledice la moglie traditrice e il suo amante, rendendosi
protagonista di un vero e proprio delitto perfetto. Dimenticate gli
studi e le sperimentazioni di Aleister Crowley e dei cultori della
magia rossa, qua si piega sul versante del pulp
ironico esaltato da un finale che richiama la controindicazione del
restare incastrati durante un amplesso. Vaghi echi a Gerald's
Game (“Il
Gioco di Gerald”, 1993) di Stephen King, per uno dei pochi racconti
del lotto (non l'unico) a essere originale.
Un
altro testo capace di distinguersi è Oldann,
Ulthar e le Vacanze dei Mi-Go firmato
da tale Kaman-Thah (probabile, per stile e irriverenza satirica,
pseudonimo di Roberto Del Piano). Pur non beneficiando di una
struttura particolarmente elaborata (il testo è breve), ruota attorno all"idea più
originale e onirica dell'antologia. Viene immaginata una dimensione
sospesa tra la realtà e l'aldilà, cui si accede attraverso il sogno, in cui i Grandi Antichi assumono
sembianze umane per poter beneficiare dei piaceri della carne a
scapito, ovviamente, degli uomini. Finale disgustoso dal retrogusto matrixiano con
accenno a una pornografia dissacrante ampiamente ironica e di matrice omosessuale.
Gli
ortodossi apprezzeranno L'Erezione
di Juan Romero,
forse il racconto più capace di suscitare tensione, con una
marcatissima impronta lovecraftiana.
Porta la
firma
di uno scrittore stilisticamente molto dotato sebbene trincerato
dietro lo pseudonimo Wilbur Whateley. Caratterizzato da espliciti
inserti di erotismo omosessuale (qui non volgari), rappresentati da
un azteco a cui piace ostentare l'erezione del proprio membro e da un protagonista eterossessuale che tuttavia subisce il fascino maschile, mantiene
l'intelaiatura classica dei racconti del Maestro e si chiude in
ossequio a uno stile che sarebbe piaciuto ai lettori di Weird
Tales.
Il soggetto, a ogni modo, è ultra collaudato: un'esplosione apre una
falla in una miniera e da essa risale uno strano richiamo riconducibile a una creatura innominabile. L'anello
che il protagonista (legato al divinità Shub-Nggurath) calza al dito
pare assumere una certa incidenza sui fatti.
Letture vietate ai minori di anni 18.
Un
altro racconto valido e rispettoso dei canoni lovecraftiani
è L'Altra
Vita (Madre Oscura)
di Mariano D'Anza, a cui va l'onore e l'onere di aprire l'antologia.
Scrittore elegante, con trascorsi alla corte delle Edizioni Hypnos,
D'Anza mischia la crisi di mezz'età di un'ultra quarantenne al
rituale di rinnovazione della vigoria del Guardiano della Soglia.
D'Anza utilizza archetipi di sicura presa, quale il Baphomet, la
stregoneria medievale e i rimandi al Dictionnaire
Infernal di
Collin De Plancy. Tutti ingredienti funzionali a creare un pastone in grado di suscitare l'apprezzamento dei lettori
classici. Il lessico è curato e ben cadenzato. Convincono assai meno certi
passaggi obbligati intrapresi per connettere la prima parte all'ultima (il rituale nella chiesa sconsacrata), con l'amico del
protagonista che capisce quanto sta per avvenire senza che le
premesse vengano adeguatamente introdotte (punto debole della storia). Finale telefonato, ma di
buona presa visiva.
Più quadrato Yola
di Taylor Blackfire (nome collettivo dietro al quale si nascondono
due varesini) che compensa l'assenza del blackground
occulto (forte nel testo di D'Anza) con una struttura solida, tra pagine di diari e
flashback
che, a poco a poco, risolvono il mistero della morte di un uomo
solitario e soprattutto dell'identità della compagna che ne ha allietato l'ultimo
periodo di vita. Aumenta la componente sessuale,
piuttosto spinta, così come le torture e gli assassini a sfondo
rituale. Finale di nuovo abbastanza prevedibile.
Pietro
Guarriello resta ancorato a Lovecraft (anche per il lessico antiquato) trasformando Dagon
in
un racconto erotico (non volgare) dal titolo Nel
Ventre del Mare Oscuro.
Elegantissimo (forse anche troppo) nella resa stilistica, con un
lirismo che tende a prevalere sui contenuti estremamente onirici, plasma un incubo che si sovrappone a poco a poco alla realtà fino alla metamorfosi del protagonista in una “regressione” (o “ascesi”, a seconda dei punti di vista) da umano a ibridazione ittica. Spiccati rimandi al mondo
delle sirene e soprattutto alle evoluzioni corporee tanto da trasfomare il testo in un potente body
horror. La natura derivativa del soggetto
penalizza il risultato finale, ma resta una valida prova. Da segnalare un
omaggio, non so quanto voluto, a Calcutta
Lord of Nerves (da
noi conosciuto come “Calcutta Horror”) di Poppy Z. Brite per la
parte in cui il protagonista precipita nel buco rappresentato
dal sesso della divinità antica che lo ha stregato.

La raffigurazione più bella tra le oltre quaranta che llustrano l'antologia.
Questo,
a mio avviso, lo zoccolo duro dell'antologia che tende a spegnersi a
mano a mano che si procede nella lettura. Quattro dei
sei racconti citati sono infatti stati proposti tra i primi sei elaborati dell'indice. Tra gli altri nove racconti è da segnalare La
Violenza di Cthulhu
attribuito a un tale Tzimon Yliaster e addirittura ripescato dal dark
web (!?). L'autore sarebbe stato un vero occultista sparito nel nulla
a metà anni '90 e conosciuto negli Stati Uniti con il soprannome
Dracthyus. Autore di saggi sull'occulto e frequentatore di ordini
esoterici. Insomma un bel biglietto da visita che, purtroppo, non
trapela dalla lettura del racconto privo di riferimenti iniziatici. Pur partendo bene, grazie ai rimandi a uno
sconosciuto libello definito “completamento
del Necronomicon”
(il Deus
ex Lexicon)
contenente le “procedure
per diventare un essere di grande potere”,
la storia si perde presto in una serie di abusati cliché, quali il
pericolo rappresentato dagli appuntamenti al buio, l'inopportunità
di accettare passaggi automobilistici dagli sconosciuti, fino al telefonatissimo stupro (accompagnato dal
linguaggio sporco e gretto) in riva al mare in attesa dell'emersione
del Grande Antico di turno. Yliaster aggiunge l'elemento della
traslazione nel corpo umano dell'essenza del dio antico che, sotto
altre spoglie, si muove sulla Terra a caccia di vittime. Abbastanza
ridicoli i dialoghi e il comportamento dei personaggi durante la fase
che introduce la violenza fisica. Bella invece la parte della
deflagrazione fisica del villain in vista della sua rinascita. Pressoché identico, seppure
molto meno sviluppato nella trama, Bella
Figura
di Michele Borgogni. Due giovani (questa volta a essere adescato è
il maschio) copulano sulla spiaggia in attesa dell'emersione di
Cthulhu (il perché si cerchi l'evocazione, a differenza di Yliaster e di D'Anza, non viene specificato).
Efficace nello stile e capace di toccare le giuste corde emotive,
Borgogni paga dazio sul versante del soggetto. L'elemento fantastico fa
capolino giusto giusto nella parte terminale e appare quale diversivo per
caratterizzare una narrazione da rivista pornografica/scandalistica.
Buono comunque il ritmo e la salsa spicy,
anche se alla fine si ha l'impressione di leggere un capitolo di un
qualcosa di più ampio, così da qualificare il lavoro quale mero ed
esclusivo esercizio di stile.
Ho
trovato molto meno interessanti gli altri sette racconti. Sviluppato
nelle premesse ma non nelle conclusioni (alquanto frettolose) Aldilà
della Soglia di
Enrico Del Piano (fratello del curatore Roberto) che confina
forzatamente la parte erotica sul finire della storia, preferendo
dilungarsi nelle descrizioni di una casa dall'architettura che sfugge
a ogni logica e che custodisce al suo interno una torre in apparenza
inaccessibile per non avere un'entrata visibile a colpo d'occhio.
Cosa si nasconderà all'interno della torre? Questo il motivo di
attrazione del racconto. Buona la scrittura, buona la capacità di
evocare mystery
con sicura presa dell'interesse del lettore salvo poi scoprire una
rivelazione finale non certo incisiva. Anche qua (come in Yola),
al centro di tutto, c'è una divinità antica che si presenta nelle
forme di una seducente giovane che promette una vita di piacere.
Omaggio evidente a The
Dreams in the Witch House (“La
Casa Stregata”, 1932) con una casa dagli angoli e dalle proporzioni
non euclidee che sfidano le leggi della geometria tradizionale e che
permettono il passaggio tra mondi e tempi diversi (bella la visione
offerta da Del Piano su una città aliena).
A
tratti interessante (l'inizio) e particolare (la visione dei morti
ritornanti) Il
Kamasutra dei Morti di
Daniele Corradi che, tuttavia, sceglie un lezioso e verbosissimo (a
mio modo di vedere, sia chiaro) stile che uccide il piacere della lettura a favore di elucubrazioni che soffocano la dinamicità della
storia. Poco visivo e molto più intellettuale.
Creature
innominate che risalgono dagli abissi le ritroviamo in Il
Richiamo di Zangal di
Enrico Teodorani. Storia dall'inizio interessante che si perde strada
facendo in una trama priva di spunti fino al telefonatissimo
epilogo che vorrebbe fungere da sorpresa. Abbastanza mediocre. Deludente
anche Il
Culto degli Adoratori del Seme
dei Coniugi Mezzanotte. Qui si torna sul pornografico, accompagnato dal lessico esplicito e volgare, con un amplesso di gruppo al servizo di un
racconto privo di sfondo weird “prestato” alla causa
lovecraftiana.
La
Vita Sessuale di Lovecraft di
Francesco Zanolla è in odore di oltraggio, portando in scena Lovecraft e le
sue avventure sessuali spalmate nel corso della vita. Tra queste
scene si ricorda Lovecraft adulto che si accoppia con la moglie
mentre legge un libro (stile Verdone con la Pivetti in Viaggi
di Nozze).
Risibile
il brevissimo fumetto, ben raffigurato da Bruno Farinelli, basato su
una microstoria di Enrico Teodorani.
Oltre
i cinque racconti, quale valore aggiunto del libro, sono da segnalare
le numerose raffigurazioni interne, la maggior parte delle quali
realizzate (credo di poter dire) con intelligenza artificiale. Anche
per queste raffigurazioni si sceglie la via dell'erotismo/pornografia
di grana grossa. Dimenticate la muscolosità e il senso di avventura
tipico delle muse o dei modelli raffigurati da Boris Vallejo. Qua si protende per
la componente sessuale esplicita, con pubi e tette in bella mostra e persino falli tentacolari che confluiscono in bocca o in altri buchi.
La mia raffigurazione preferita è quella inserita a pagina 170 per
la firma di Stephen Fabian. Divertenti le copertine finali
alternative, tra cui una volontariamente colma
di refusi e un'altra in cui compare la scritta "V.M. 18".
CONCLUSIONI
Occasione in buona parte persa, probabilmente per effetto di una selezione
non bilanciata. Troppi racconti simili e non sviluppati, più
interessati a soffermarsi nella descrizione dei rapporti sessuali – sovente con la
scorciatoia del linguaggio volgare e gretto – che nello sviluppare i
soggetti. Ravviabile un'evidente carenza generalizzata di originalità nei soggetti. Non mancano tuttavia
alcuni racconti riusciti. Dunque una lettura lovecraftiana diversa
che, con una maggiore severità e un'attenzione più scrupolosa nella
scelta dei racconti, avrebbe potuto ambire a maggiori consensi.
Lodevole il tentativo di impreziosire il testo con una massivo
impiego di illustrazioni. Più che valido l'editing. Consigliata ai
lovecraftiani inappagabili o agli appassionati di spicy
story. Non è una lettura hardcore horror.
Copertina abortita.