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lunedì 20 marzo 2023

Recensione Narrativa: LA STREGA DEL RITANO di Daniele Vacchino.

Autore: Daniele Vacchino.
Anno: 2022.
Genere:  Giallo.
Editore: Novilunio Stampe Amatoriali.
Pagine: 292.
Prezzo: 15.50 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
La Strega del Ritano è un giallo dalla sostanza estremamente tragica che ci permette di incontrare di nuovo lo scrittore vercellese, classe 1982, Daniele Vacchino. Penna elegante e colta che, per motivi personali, predilige muoversi nell'ambito dell'editoria indipendente se non, come in questo caso, delle autoproduzioni.

Già letto e recensito in occasione del dittico di racconti (uno di Davide Rosso) ricompreso sotto il titolo Ritualis, edito da Il Foglio Letterario di Piombino, Vacchino presenta qua un romanzo dalla struttura solida, che getta luce sul mondo rurale della provincia piemontese (i fatti vanno in scena a Sallugia) e sul periodo oscuro degli anni venti del secolo scorso (rappresentati dal clima di sospetto verso i dissidenti del regime fascista). Cadenzato dal lento imporsi del fascismo (c'è una sorta di parallelismo col delitto Matteotti e le falsità che stanno alla base della ricostruzione dell'omicidio), il romanzo procede lentamente a ritroso, seguendo l'indagine condotta da un investigatore privato improvvisato. Matteo Comisso, guardiano di chiusa sul fiume Dora Baltea, si trova, suo malgrado, a cercare di far luce sulla scomparsa di una giovane ragazza che ha visto, in lontananza, passare di notte sul ponte prospicente alla sua abitazione. Una sagoma evanescente seguita, a distanza, da un uomo. Visto con sospetto dai carabinieri della vicina Livorno Ferraris, in quanto cacciato da Torino dall'insegnamento per idee politiche non allineate all'emergente movimento di Mussolini (e solo per questo considerato un potenziale delinquente), Comisso riuscirà a superare le superstizioni locali e i sospetti per venire a capo del mistero.

Tutto ruota sui sospetti che insistono sulle posizioni di quattro distinti personaggi. Dietro i contorni gialli, in aggiunta, vi è un substrato da ghost story (a inizio romanzo prevalente) fatto di credenze e rimedi popolari adottati per arginare l'azione di un presunto spirito a caccia di vendette (chiamato “La strega del Ritano”). "La violenza subita dalla giovane l'aveva imprigionata in un limbo di rabbia. Il torto patito aveva impedito alla sua anima di migrare sulle spiagge del paradiso e il suo fantasma reclamava vendetta. Un'invidia nei confronti dei vivi agitava le membra dello spirito stregato: era sua intenzione trascinare nelle tenebre dell'isola altre persone, per scaricare su di loro il male."
La storia si apre infatti con la scomparsa di una giovane vista misteriosamente penetrare nell'isola del Ritano, un luogo evitato da tutti i campagnoli in quanto teatro di un feroce omicidio avvenuto nei primi del novecento, senza averne più fatto ritorno. L'evento si verifica proprio in corrispondenza dell'apertura della tomba della ragazza che il paese ha ribattezzato “La Strega del Ritano” e che è la vittima dell'assassinio che ha portato all'abbandono dell'isola. Vacchino mette in dubbio la soluzione del primo omicidio. Forse l'assassino incarcerato dai carabinieri non era l'effettivo autore del delitto. Emergono infatti strane analogie, elementi ritornanti e atti di un vandalismo sacrilego che, in apparenza, sembrerebbero tutti ascrivibili a una medesima matrice. Lo sviluppo dell'indagine, a ritroso, è lento e riflessivo (Comisso torna spesso a radunare gli elementi raccolti così da interrogarsi sul loro significato e, al contempo, permettere ai lettori di metabolizzare con calma il tutto e tirare le fila del mistero). Nel romanzo non avvengono fatti, ma si lavora su quanto è già successo. Vacchino dimostra di possedere una profonda sensibilità (gli ultimi due capitoli sono addirittura commoventi) nel delineare i profili psicologici dei personaggi, ciascuno dei quali morso da un dolore profondo che ne tortura l'anima e che, di conseguenza, alimenta un possibile movente (gelosia, invidia, frustrazione e volontà di nascondere un evento che potrebbe sconvolgere la vita privata). Ne esce fuori un giallo colto, giocato sull'introspezione dei personaggi e dunque assai distinto dai meccanismi del pulp e del giallo popolare per il suo essere giostrato sulle coordinate della tragedia e del dramma umano piuttosto che sull'azione, sulla tensione e sul grandguignol. Al centro della storia infatti vi è un dolore che produce ulteriore disperazione, sebbene i soggetti si muovano tutti con nobiliari intenzioni, nonché un pessimismo che non si libera neppure nel finale, in un certo senso, ristoratore. L'attenzione per la cura delle ambientazioni è un altro dei punti di forza. Vacchino fa rivivere la Sallugia degli anni venti del novecento, con gli usi, le superstizioni e i passatempo dell'epoca. Emerge inoltre un'impostazione da cui si evince l'innegabile qualità di osservatore dei comportamenti umani posseduta da Vacchino. I personaggi si muovono a seconda di un linguaggio corporeo che, sovente, lascia trapelare meccanismi di difesa che vengono adottati per cercare di proteggersi dalle domande più imbarazzanti o per cercare di celare segreti destinati a essere scoperti. A poco a poco, infatti, trapelano dettagli che consentono a Matteo Comisso di comprendere sempre più il mistero su cui cerca di venire a capo. Lui stesso ha visto qualcosa, ma solo alla fine riuscirà a mettere a fuoco la visione. All'epilogo tutto diventa chiaro e logico in un romanzo in cui a spiccare, più che il soggetto, è lo stile aulico e curato di Vacchino, un autore meritevole di frequentare i salotti più alti del giallo italiano.

Il volume, dopo circa 270 pagine, in appendice, si chiude con la proposta di un ulteriore racconto, Rebus Notturno con Nebbia, che propone un omicidio commesso da due distinti soggetti agenti che si scoprirà poi essere, con l'artificio un po' forzato di una seduta spiritica, indotto e pianificato dalla vittima stessa.
In conclusione La Strega del Ritano è un giallo fruibile da lettori di ogni estrazione culturale e che potrebbe persino partecipare a selezioni extra-genere. La sua cura per il folklore campagnolo, per la delineazioni dei contorni di una società non più esistente e per il suo concentrarsi sui drammi che corrodono la psiche umana (vuoi per la perdita di un figlio, vuoi per l'impossibilità di poter manifestare un proprio credo o per non riuscire a trovare quella voglia di vivere che solo un amore può offrire) rendono il testo un volume non ascrivibile alla lettura di intrattenimento puro. La Strega del Ritano è un qualcosa di più elevato e in grado di smuovere la sensibilità del lettore. Il senso di amarezza e di tristezza, alla fine, prevalgono su tutto e lasciano l'idea di una visione disillusa della vita, dove il vero amore persiste a restare una chimera. A ogni buon conto, regge anche l'intelaiatura gialla. 

L'autore Daniele Vacchino.

"Era forse il senso di ridare linfa a un corpo dissanguato ad avere spinto all'azione Matteo? Donare animo a un cuore senza battiti poteva in fondo essere l'ultimo tentativo per infondere una spinta anche al suo, di cuore?"

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