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giovedì 9 ottobre 2025

Recensione Narrativa: SU SCALA RIDOTTA di Daniele Vacchino.

Autore: Daniele Vacchino.
Anno: 2025.
Genere: Drammatico con elementi gialli.
Editore: Novilunio Stampe Amatoriali (self publishing).
Pagine: 100.
Prezzo: 15.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Fresca novità di stampa dell'amico Daniele Vacchino, da noi già recensito in occasione di Ritualis (https://giurista81.blogspot.com/2021/11/recensione-narrativa-ritualis-le.html) e La Strega del Ritano (https://giurista81.blogspot.com/2023/03/recensione-narrativa-la-strega-del.html), che nell'occasione abbandona i cliché della narrativa di genere per proporre qualcosa di più autoriale e di presa sociologica. Su Scala Ridotta, infatti, è una novella dalla singolare struttura, a metà strada tra un diario e un quaderno di appunti in cui sono riportati sinteticamente le stranezze della giornata lavorativa percepite dal protagonista. Interamente ambientato tra le mura di una scuola media, il racconto è narrato dal punto di vista di un docente di sostegno chiamato a sostituire colleghi assenti o a seguire, tra una lezione e l'altra (soluzione utile a mettere sotto esame i vari professori che si alternano nel gestire la classe), lo studente che gli è stato affidato. Inevitabile l'immedesimazione dell'autore, a sua volta docente di sostegno presso gli istituti secondari di primo grado, nel protagonista, quantomeno per pensieri e opinioni su colleghi e alunni, ma soprattutto sulla società contemporanea dove tutti vogliono scalare i ranghi sociali e apprendere la via più breve giungere alla soluzione di un'ipotetica equazione senza interessarsi ai vari passaggi da sciogliere comprendere il risultato finale. Vacchino arriva a sviscerare il nocciolo della questone (la superficialità contemporanea e l'inevitabile deterioramento intellettuale dei soggetti che compongono la società) proponendo le problematiche che accompagnano l'anno scolastico, la rivalità tra i professori, l'incapacità di essere autorevoli piuttosto che autoritari, tra supplenze, pettegolezzi e curiosi avvenimenti che scandiscono la stagione. Sotto l'apparenza della normalità, a poco a poco, trapelano segnali di dissonanza che lasciano pensare all'insorgere di un qualche mistero le cui ragioni fondanti non interessano a nessuno. Ecco dunque prendere piede il ruolo prettamente metaforico e simbolico di Su Scala Ridotta, tra significati nascosti e condotte da interpretare a livello psicanalitico: la scuola (base centrale per la formazione su scala ampia della società del futuro) cade letteralmente a pezzi, perché studenti e insegnanti hanno smarrito quelli che dovrebbero essere i fari guida confonendo persino i ruoli. Tutti bramano al potere, al controllo sugli altri, ma ognuno fugge alle reponsabilità correlate a un'autorità che avrebbe invece il compito di educare e sviluppare i sottoposti (e non già di atrofizzarli e dominarli, finendo invece per essere soverchiata o per finire per contrattare con genitori minacciosi). Non interessa più la comprensione o la sostanza di quanto ci sta intorno, tutto si concentra su una conoscenza veloce e superficiale in cui si vuole subito giungere al risultato (la posizione di vantaggio personale). Il dialogo intergenerazionale appare impraticabile e la distanza viene ulteriormente scavata dalla velocità e dalla frenesia dei tempi moderni dove c'è poco tempo da perdere. I problemi vengono sottovalutati e subiti, si fa persino finta di non vederli (così da non doverli risolvere), pensando che siano irrilevanti perché in fondo la vita va avanti lo stesso. Il plot, tutt'altro che commerciale, viene sostenuto da una scrittura estremamente scorrevole e semplificata anche nella costruzione dell'intreccio, evitando lirismi o barocchismi e puntando tutto sull'immediatezza e sull'efficacia. Curiosa, stilisticamente, la gestone dei dialoghi, che divengono parte del testo senza virgolette, caporali o trattini. La presa realistica e strettamente attinente alla vita di tutti giorni sfuma il giallo in favore di una denuncia dai contenuti drammatici e irreversibili (il finale promiscuo gioca nel sovrapporre agli studenti irrispettosi e sospesi per motivi disciplinari gli stessi professori che li hanno puniti, così da rendere paritetici i due gruppi). Alla fine ne esce fuori una novella di forte critica in cui l'autore assimila e rimodula – penso di poter dire – le esperienze personali maturate nella sua carriera lavorativa prendendo le distanze da quello che è l'attuale insegnamento e, soprattutto, dalla gestione delle classi e dei genitori degli alunni in una visione ridotta di quella che è la società del nuovo millennio.

L'autore ci ha rivelato di essersi ispirato a Shirley Jackson e, più in particolare, a La Lezione di Violino (1977) di Lucia Drudi Demby da cui arriva - oltre alla struttura - la citazione finale delle chiazze oscure che, inosservate da tutti, intaccano l'apparente sobrietà delle aule. In definitiva un prodotto abbastanza sperimentale, capace di far riflettere (più che intrattenere) il lettore.



"Nessuno unisce i puntini. Viviamo in un eterno flusso. Conta solo quel che accade oggi. L'argomento del giorno. La storia degli avvenimenti non interessa più a nessuno. Qualcuno è entrato a scuola? Tutti vogliono sapere chi è stato. Per quale motivo è stato fatto non conta. Conta la soluzione dell'enigma. E se la logica deve essere sacrificata, sacrificata sia "

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