Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

venerdì 6 ottobre 2023

Recensione Narrativa: NORTH AMERICAN LAKE MONSTERS di Nathan Ballingrud.

Autore: Nathan Ballingrud.
Anno: 2013.
Genere:  Terrore / Weird.
Editore: Edizioni Hypnos, 2023.
Pagine: 252.
Prezzo: 16,90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.  

Considerata da molti appassionati, italiani e non, come una delle migliori antologie horror del nuovo secolo, North American Lake Monsters è una raccolta di racconti che definirei, più che modern weird,autoriale in salsa drammatica”. L'orrore di Nathan Ballingrud, scrittore americano classe 1970 già tradotto in Italia nel 2017 dalle edizioni Hypnos in occasione dell'uscita della novella Il Nero Visibile, non è un orrore che intende intrattenere o meravigliare i lettori. Attraverso il contenitore del fantastico, infatti, Ballingrud cala in chiave metaforica l'orrore nella quotidianità e lo fa in un modo marginale rispetto al narrato. I suoi mostri fanno improvviso capolino per scomparire o finire sottotraccia, lasciando campo ad altro. Non sono infatti i cosiddetti mostri dell'altrove a essere i temi centrali dei racconti. La penna del Massachussetts è interessata a focalizzare le relazioni interpersonali all'interno di famiglie disgregate. È stato detto, forse non a torto, che North American Lake Monsters incarna il fallimento del sogno americano. Non a caso tutte le storie, eccettuata l'unica scritta a quattro mani (col supporto di Dave Bailey), hanno per personaggi dei perdenti, vuoi che siano mogli, madri, mariti o figli. I fatti si sviluppano attorno ai rimpianti, ai rimorsi, alle delusioni lavorative e alle gelosie, in quadri d'insieme in cui l'egoismo fagocita l'amore e la capacità di sacrificare sé stessi per gli altri. Il fantastico è come una cometa che sfreccia nella sciatteria di tutti i giorni per passare e andare via, fornendo un'opportunità di redenzione o di svolta che non viene colta da personaggi destinati a sprofondare sempre più nella loro depressione.

Alessandro Manzetti, nella sua Guida ai Migliori 150 Libri Horror, ha collocato in trentanovesima posizione il volume nella classifica dei migliori 150 libri horror dal 1986 al 2020 e nella top 20 del nuovo secolo. L'uscita di North American Lake Monsters nel 2013 è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Pressoché semisconosciuto, con un pugno di racconti pubblicati a inizio anni novanta e soprattutto una serie di racconti dati alle stampe a inizio secolo, Ballingrud ha conquistato il prestigioso Shirley Jackson Awards per la "Migliore antologia", finendo in nomination al World Fantasy Awards, al Bram Stoker Awards e al British Fantasy Awards. Un debutto non più da giovanissimo, ma con una maturità autoriale che eleva i racconti ben oltre alla semplice narrativa di intrattenimento. Scritte tra il 2003 e il 2012, le nove storie proposte sono elaborati di livello qualitativo piuttosto omogeneo. In essi traspare in modo evidente lo stile e la cifra dell'autore, soprattutto nel modo di costruire le storie. Fa eccezione The Crevasse (Il Crepaccio, 2009), non a caso scritto a quattro mani con Dale Bailey. Sebbene sia la storia che più ho preferito tra le nove, non è da indicare tra quelle tipiche dell'autore. Nella fattispecie l'intenzione di Ballingrud è confezionare un racconto per una raccolta (Lovecraft Unbound: Twenty Stories) curata da Ellen Datlow dedicata a Howard P. Lovecraft. Rispetto agli altri racconti cambia il contesto storico/geografico (siamo poco dopo la prima guerra mondiale) nonché l'impostazione del soprannaturale (centrale). The Crevasse è un racconto weird a tutti gli effetti, che strizza l'occhiolino a Le Montagne della Follia e, al tempo stesso, al film La Cosa (1982) di John Carpenter, da cui arriva il nome di un personaggio (MacReady) e l'idea degli Alaskan Malamute aggrediti da un essere alieno. Non ci sono cenni alla società americana contemporanea o ai fallimenti familiari, ma si fa riferimento a una spedizione in Antartide che si imbatte in uno strapiombo sotto il quale una primordiale scala, scavata nella roccia, scende in profondità. La sotto, dove è caduto uno dei cani da traino della slitta, sembra muoversi una creatura tentacolare. Pur essendo un racconto derivativo, The Cravasse è una perla di tensione e di ossessione, capace di esaltare il mystery e di lasciare aperti interrogativi innominabili. È tuttavia una parentesi, in un volume che tratta in modo diverso e assai meno fascinoso l'argomento orrore.

Se il sopracitato racconto si rifà ai temi classici, tre altre storie tentano di riscrivere gli archetipi del genere. Licantropi, vampiri e zombi vengono riproposti sotto una diversa luce. Risulta particolarmente riuscito The Good Husband (Il Buon Marito, 2013), unico inedito della raccolta. Accecato dal senso di colpa per non aver soccorso la moglie suicida, Sean tenta di riparare all'orrore che gli si palesa davanti poche ore dopo la morte della consorte. La donna, infatti, è misteriosamente ritornata in vita, sebbene il suo stato catatonico sia destinato a peggiorare di giorno in giorno nonostante i tentativi del marito di prestarle assistenza e supporto morale. Fortissima la componente necrofila, con continui rimandi all'azione corruttrice operata dai vermi e agli impulsi sessuali che animano il protagonista. Il vero fulcro della vicenda, tuttavia, risiede nell'impossibilità sia di riparare a certi errori del passato sia quella di trattenere, come se fossero degli oggetti, le persone che più amiamo.

Non troppo dissimile, per matrice “genetica”, è l'altro racconto più “giovane” della collana: Wild Acre (Wild Acre, 2012), apparso in precedenza in un'antologia curata da Gary McMahon. Sullo sfondo della crisi economica che investe la società americana, decretando il fallimento di numerose imprese edili, tre uomini si appostano di notte nei pressi di un cantiere al fine di sorprendere i vandali che sabotano i lavori. Convinti di confrontarsi con dei ragazzini, si troveranno loro malgrado a fare i conti con una creatura feroce dalle sembianze prossime a quelle di un lupo. Ballingrud sviluppa la storia in modo che la componente fantastica sia tutta concentrata all'inizio della storia, focalizzandosi in seguito sugli effetti psichici lasciati dalla mattanza iniziale nella mente dell'unico superstite. Quest'ultimo, infatti, da imprenditore ha sacrificato due suoi lavoratori per salvaguardare il proprio lavoro dandosi poi alla fuga nel momento del pericolo. Ballingrud concepisce, attraverso la figura del licantropo, una metafora di valenza sociale. La morte degli operai (da sovrapporre ai licenziati) non è un qualcosa che non pretende pagamento di prezzo, poiché il senso di colpa per non aver cercato di sconfiggere il mostro è un qualcosa che scava nella profondità dell'animo del padrone minando la tranquillità e facendo sorgere paure ingiustificate che lo spingono alla scelta finale di tentare di riscrivere il passato. Un tentativo, si badi bene, egoistico (il fine e' placare i propri demoni e dimostrare di essere un vincente) e destinato a fallire, poiché non si può tornare indietro.

La copertina originale dell'antologia.

Più convenzionale, ma più tragico, Sunbleached (Bianco come il Sole, 2011) originariamente concepito per un'antologia (Teeth: Vampire Tales) dedicata ai succhiasangue curata da Ellen Datlow. Probabilmente è il racconto meno interessante del testo, in cui per protagonista troviamo un ragazzino che stringe amicizia con un vampiro, ferito e mezzo bruciato, che ha trovato riparo sotto la pavimentazione della sua casa. La mano di Ballingrud emerge nella cura attraverso la quale viene tratteggiata la famiglia disgregata del protagonista, con un padre fuggito e una madre beona che si sbronza con l'amante. In tale contesto, il ragazzino sogna di tramutarsi in vampiro e per questo viene corrotto dal vampiro che gli promette un futuro migliore. Quest'ultimo però finge amicizia, ma è guidato da un cieco egoismo che lo porterà a contravvenire ai patti. Finale tragico e crudele... della serie non si devono accettare caramelle dagli sconosciuti.

 

Notevolmente più autoriali sono i restanti cinque racconti. Tra tutti spicca il “folle” e originale The Way Station ( La Stazione di Transito, 2011), un urban fantasy che ha, ancora una volta, alle spalle (la celebre antologista) Ellen Datlow. Costruito su un doppio binario narrativo, si tratta di una storia che, per la sua capacità di andare al di là dell'ordinario, fa tornare alla mente i racconti più ispirati di Clive Barker. Un vecchio barbone, precipitato sempre più nella degradazione dopo che l'uragano katrina ha spazzato via la sua città e le sue abitudini, vive perseguitato da assurde allucinazioni con la speranza di ricevere ristoro dalla figlia che non vede da venticinque anni. A flagellarlo è la visione del proprio petto dove riaffiorano le immagini di New Orleans, provocandogli un ritorno nelle vie familiari risucchiate dall'orrore della devastazione. Aiutato da un religioso che tenta di fargli operare un tentativo di presa di coscienza dell'insuale infestazione (e non di liberazione, poiché il ricordo è pur sempre meglio del vuoto), il vecchio scarica l'ossessione vomitando acqua.

Un altro racconto barkeriano è The Monsters of Heaven (I Mostri del Cielo, 2007), premiato nel 2008 con lo Shirley Jackson per la categoria “Miglior Racconto Breve”. Tipico racconto alla Ballingrud, col fantastico che si cala quale opportunità di redenzione all'interno di una famiglia disgregata e in crisi. Dopo aver smarrito il proprio figlio, i rapporti tra i due coniugi protagonisti si raffreddano e si corrodono fino al tradimento della moglie ai danni del marito. Mentre i due litigano e si minacciano, al telegiornale si sente parlare di strane creature aliene, denominate “angeli”, cadute dal cielo e raccolte morenti per la strada. Durante una serata brava, il protagonista recupererà da un ammasso di immondizia proprio un “angelo” portandolo a casa per sostituire il figlio smarrito e riconquistare il rapporto con la moglie. Avrà così luogo una malsana relazione a tre, con momenti di erotismo perverso, e un finale criptico dove l'egoismo la farà da padrone. Da una costola di questo racconto nasce l'elaborato che da il titolo all'antologia: North American Lake Monsters (2008). Al posto dell'angelo caduto dal cielo, c'è un mostro lacustre - spiaggiato ai margini di un lago - che irradia una strana luce. L'egoismo, l'incapacità di comprendere gli altri e i modi autoritari porteranno anche qua alla distruzione del soprannaturale e, con esso, dell'innocenza dei figli e della bellezza della vita. Centrale è l'incapacità dell'uomo di comprendere il diverso, pretendendo di ridurre ogni cosa ai propri schemi mentali.


Il disagio è assoluto protagonista in S.S. (2005), la storia meno fantastica del lotto. Un giovane quattordicenne, abbandonato da un padre incallito giocatore di cavalli, si trova a dover gestire la famiglia dopo l'incidente invalidante che ha costretto la madre sulla sedia a rotelle. L'orrore, come tipico di Ballingrud, fa capolino in modo deciso in componenti marginali della storia. Qua abbiamo un donna che non riesce a trattenere l'impulso di cibarsi staccando pezzi di carne dai moncherini delle proprie gambe. Medicata dal figlio, la disgraziata vive nella più totale indigenza, tra sporcizia e disordine, in una casa in cui è stata staccata la luce. La possibilità di riscatto per il protagonista, che patisce l'assenza di una famiglia alle proprie spalle, passa dal tentativo di entrare in un'organizzazione di estrema destra dove si pratica il bullismo e l'incitazione all'odio razziale. Finale duro e crudo, con un incidente stradale (per una volta di valenza catartica) in cui perde la vita, ironia del caso, un cavallo (animale odiato, per ovvi motivi, dal protagonista), a dimostrazione di una gestione circolare e psicanalitica del testo. Un'impostazione, quest'ultima, che la si ritrova in You Go Where It Takes You (Va Dove la Strada ti Porta, 2003), guarda caso ascrivibile al medesimo periodo del precedente racconto. Un incontro in un bar di una località balneare della Louisiana diviene occasione per il potenziale riscatto di una giovane ragazza madre, abbandonata dal padre della figlia. Lo sconosciuto infatti abborda la donna, che vive in una condizione disagiata con una figlia problematica e gli assistenti sociali che le soffiano sul collo, e la convince a farsi invitare a casa. Non si tratta tuttavia di un amante abituale, bensì di uno strano personaggio che viaggia su una macchina nella cui bauliera sono custoditi dei bizzarri capi di vestiario in pelle umana. L'uomo, infatti, afferma di aver rubato l'auto a un individuo che ritiene non essere umano e che si vestirebbe, ogni volta, assumendo le forme delle vittime precedentemente scuoiate.Racconto strano, in cui l'orrore diviene metafora per parlare di altro. L'oppressione per una vita infelice, che non ha preso la piega che si sarebbe sperato. Il fardello di una maternità soffocante. Il mostro e l'orrore divengono mero contorno, parentesi di una quotidianità assai più paurosa. È la ricerca di sé stessi che viene ad assumere valenza centrale, a prescindere dal prezzo da pagare. “È come se lei fosse migliaia di persone diverse, e tutte aspettano di esistere, e ogni volta che lei fa una scelta, una di quelle persone sparisce per sempre. Finché non esaurisci le scelte, e ti ritrovi a essere chiunque tu sia.” Così come il mostro sveste di continuo le proprie forme per assumerne altre, alla stessa maniera la ragazza madre decide di dare un taglio netto alla propria vita. Finale tanto tremendo quanto apparentemente non violento.

North American Lake Monsters è dunque un'antologia complessa, capace di andare oltre il mero fantastico. Ballingrud usa l'orrore per parlare di altro. E' uno scrittore che è interessato ai rapporti sociali, specie quelli che evolvono e provocano conseguenze nefaste tra i membri della famiglia. Un mix di elementi e registri linguistici che arrivano un po' da tutte le scuole del terrore. In Ballingrud possiamo trovare i temi classici della narrativa del terrore, le bizzarrie barkeriane, un lessico sporco che guarda al new horror e soprattutto quell'impostazione realistica in cui il soprannaturale si cala nella quotidianità degradata e disperata. E' indubbio che Ballingrud sia una voce nuova capace di lasciare un segno indelebile nella nuova versione del terrore. Più che modern weird, North American Lake Monsters è modern horror. Da segnalare l'apporto dello scrittore Lucio Besana, qua partecipe in veste di traduttore e adattatore, valore aggiunto all'edizione della sempre valida Hypnos.


L'autore Nathan Ballingrud

"Pensi che sia possibile che da qualcosa di orribile possa nascere qualcosa di meraviglioso? Pensi che una vita giusta possa redimere un atto orribile?"

Nessun commento:

Posta un commento