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martedì 31 ottobre 2023

Recensione Narrativa: L'ANNO DEL FUOCO SEGRETO a cura di Edoardo Rialti & Dario Valentini.

Curatori: Edoardo Rialti & Dario Valentini.
Anno: 2023.
Genere:  Fantastico / Sperimentale.
Editore: Bompiani.
Pagine: 280.
Prezzo: 25,00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.  

Attesissima quanto chiacchierata uscita della Bompiani data alle stampe nel giugno 2023, con velleità di fare storia nell'ambito della narrativa fantastica italiana. Ci si propone, nientemeno che, di dar vita a un nuovo sottogenere del fantastico (“Il Novo Sconcertante Italico”) in grado di smarcarsi da qualunque catalogazione (cadendo così nell'indefinito). Propositi dunque ambiziosi, ma costruzione di fondo che susciterà in molti l'impressione di un progetto presuntuoso e pretenzioso.

Edoardo Rialti e Dario Valentini, curatori del volume, fanno tesoro dell'esperienza maturata su internet nel laboratorio di scrittura Nazione Indiana, un blog fondato nel 2003 con l'obiettivo di promuovere “voci, testi e idee che non trovano spazio nell'editoria commerciale e nella stampa d'informazione”. Impostazione dunque chiara su cui la Bompiani ha deciso, piuttosto stranamente, di scommettere. Se i propositi sono chiari, il battage pubblicitario dell'editore si è rivelato inadatto a selezionare il pubblico a cui indirizzare il volume. Si è pensato infatti di parlare di “prima antologia del new weird italiano” (generando una polemica infinita tra gli addetti ai lavori alimentata dal "provincialismo" tipicamente italiano dei lettori che si approcciano al genere) e di esporre (da Feltrinelli) il volume nella sezione dedicata alla letteratura horror. Scelte queste ultime che hanno condotto L'Anno del Fuoco Segreto nelle mani di un pubblico solito ad approcciarsi a una narrativa, la weird, che si prefigge di ricreare atmosfere e/o contenuti della narrativa popolare fantastica americana degli anni trenta. Ecco dunque che viene in ballo una netta dicotomia tra le intenzioni pienamente centrate dai curatori (proporre un qualcosa di non commerciale) e la definizione di weird per come è conosciuta dai lettori (tralasciando tutte le seghe mentali di critici e accademici che si arrovellano sul nulla).

In prefazione si legge: “la presente antologia è nata sia per inserirsi nel dibattito sul superamento di vecchie e stantie contrapposizioni sia per lanciare sfide tematiche e stilistiche... attraverso la fuga da categorie e definizioni previe... e una tensione espressiva, che possa essere libera e imprevedibile come quella della poesia, che non deleghi mai la meraviglia alla trama ma sempre e anzitutto al bagliore dello stile.” Rialti e Valentini, che firmano la premessa, hanno senza ombra di dubbio le idee chiare, in quanto il loro volume rispecchia e non tradisce l'impostazione iniziale. I venti scrittori chiamati all'adunata, del tutto alieni dal panorama del vero weird italico (quello curato dai vari Gianfranco De Turris, Andrea Vaccaro, Luigi Boccia fino alla Delos), decostruiscono gli stilemi del fantastico, talvolta con verve parodistica e derisoria (si vedano i racconti di Vanni Santoni e di Luca Ricci), per dar sfogo a narrazioni non lineari, spesso difficili da seguire con continui sbalzi (i due racconti dei due curatori ne sono un fulgido esempio), infarcite di allucinazioni (Andrea Zandomeneghi arriva a immaginare un rapporto sessuale con un pesce siluro), sesso perverso e persino inserimento di dialoghi oltraggiosi che arrivano a comprendere le bestemmie (Rialti).

Ne viene fuori un volume provocatorio che cerca di riscrivere le coordinate di un genere di nicchia a cui si interessano soprattutto i lettori medi, lavorando su un piano sperimentale/accademico dove lo stile e la costruzione vengono notevolmente anteposte ai soggetti di volta in volta proposti. Sono davvero pochi i racconti aventi una struttura e un'atmosfera "canonica" e quando si trovano il lettore ha una sorta di sensazione di comfort per ritrovarsi in territori conosciuti. Scelte davvero temerarie dal punto di vista editoriale, visto che il tutto viene fatto in un periodo e in una nazione in cui, per contrastare l'emorragia dei lettori (in Italia si legge sempre meno), molti editor delle major del mondo editoriale hanno cercato di rendere sempre più accessibili i testi attraverso la richiesta di periodi brevi e dialoghi cinematografici da collocare a supporto di trame accattivanti. Si dice infatti che i lettori con un occhio leggono le storie e con l'altro guardano la tv o fanno altro e che, pertanto, non hanno tempo e voglia per seguire le perigrinazioni dello scrittore. Ne deriva che il proposito coraggioso dei due curatori, economicamente parlando, non potrà che essere destinato a fallire. A chi è destinato infatti questo volume? È destinato a finire nelle mani di un pubblico che ama gli sperimentalismi e le masturbazioni mentali (penso ai professori universitari di lettere) oppure a chi intende essere intrattenuto (il lettore medio)? Da come viene collocato sul mercato si sarebbe orientati a pensare che per la Bompiani sia un volume che si rivolge ai lettori del fantastico o, meglio ancora, del weird e dell'horror. Una valutazione, quest'ultima, che non potrà che fare del male all'antologia. Se da un lato, infatti, l'aiuterà inizialmente a vendere qualche copia in più, dall'altro determinerà il proliferare di recensioni ultra-negative espresse da un pubblico che non ha compreso, e neppure gli interessa comprendere (perché non siamo in una giuria in un concorso narrativo), la portata del progetto. Il weird nasce come narrativa di intrattenimento (si veda Howard), di desiderio di sense of wonder (si veda Smith) e, in alcuni casi, di trascendenza (si veda Machen) o di presa coscienza dell'arroganza sociale al cospetto di misteri non a misura di uomo (Lovecraft). Nel volume in questione, invece, si tralasciano tutti i contenuti del weird (forse il solo racconto di Elena Giorgiana Mirabelli e di Roberto Recchioni rispecchiano il genere, la prima con una decostruzione di un rito sabbatico e il secondo con una divertente derisione dell'aldilà), confondendolo talvolta con la fiaba (Andrea Morstabilini e Vanni Santoni), e si guarda quasi sempre al contesto sociale con un piglio che oserei definire punk, dove trovano spazio momenti hardcore e metafore sociali che guardano alle problematiche del momento storico in cui stiamo vivendo (immigrazione clandestina, integrazioni di popoli provenienti da altri paesi, atti terroristici, sesso promiscuo, paura del futuro e deliri vari). Non è forse un caso che tra i racconti più riusciti ve ne siano diversi che sembrano più prossimi al noir (Claudio Kulesko e Luciano Funetta) o all'avventuroso (Laura Pugno). Insomma, di trascendente c'è poco o nulla, così come di soprannaturale.

Confesso che ho fatto grossa fatica a completare la lettura e che, se potessi tornare indietro, certo non ricomprerei il libro, visto anche l'esoso prezzo. Poco importa, poi, se la veste grafica e la confezione siano sontuose ed eleganti. Non si compra certo un libro dalla copertina. Contrariamente ai curatori, credo che stile e contenuti debbano andare di pari passo e se uno dei due deve essere sacrificato questo debba essere lo stile. E se è vero che nella poesia lo stile talvolta è più importante dai contenuti, è altrettanto verso che poesia e prosa sono, a mio modesto modo di vedere, due cose ben distinte. Pretendere di anteporre lo stile alle trame comporta inevitabilmente un appesantimento della lettura e questo spaventa i lettori e, talvolta, rende evanescente il senso ultimo della storia fino a rischiare di trasformare il prodotto in un asettico esercizio di stile finalizzato a mettere in mostra la padronanza e la tecnica dello scrittore.

L'Anno del Fuoco Segreto è dunque un prodotto alieno da quanto vi sia in circolazione, che ben sposa l'idea dei curatori di proporre un qualcosa di nuovo (un po' come si fece a suo tempo con Gioventù Cannibale) ma che, dall'altro lato, è lontano anni luce dal weird, dal new weird e dalla narrativa di genere. Siamo piuttosto alle prese con un'antologia autoriale, che vede nella narrativa fantastica convenzionale un qualcosa da superare in favore di leziosismi, che non so a quanti lettori potrebbero piacere, e di soggetti che riportino la riflessione da aspetti reputati aria fritta (quelli legati al mistero della vita) a questioni pragmatiche legate all'esperienza del comune vivere.

Caldamente sconsigliata a chi pensa di trovare testi alla Lovecraft, alla Matheson, alla King e via ancora alla Barker, alla Laymon o alla Campbell. Da valutare l'acquisto per chi apprezza gli sperimentalismi e chi ha una passione per lo strano e l'ultra bizzarro. Forse proprio in quest'ultima valutazione si può definire il volume la “prima antologia italiana di weird” intendendo per “weird” il “bizzarro” e fuori dall'ordinario.

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