Titolo Originale: The Danger.
Anno: 1983.
Genere: Poliziesco / Giallo.
Editore: Sperling & Kupfer (1988).
Pagine: 358.
Prezzo: Fuori catalogo.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Torna su queste pagine, a distanza di oltre due anni, Dick Francis, fantino in ostacoli e scrittore particolarmente in auge negli anni ottanta e novanta (qua trovate, in una mia precedente recensione, la biografia dell'autore http://giurista81.blogspot.com/2021/05/recensione-narrativa-il-cattivo-perde.html). Il romanzo di quest'oggi, The Danger, è stato pubblicato nel 1983 e proposto in Italia a ridosso degli anni novanta dalla Sperling & Kupfer.
Francis concepisce il tutto come ipotetica unione di tre racconti aventi per protagonista Andrew Douglas, un consulente/detective al soldo di un'associazione di caratura intercontinentale (la Liberty Market) specializzata nella risoluzione dei sequestri di persona. La storia si dipana in tre stati. Si parte dall'Italia (Bologna), quindi si prosegue in Inghilterra e infine a Washington. La struttura, per rendere l'idea, è quella dei serial televisivi, con vari episodi tenuti uniti da un fil rouge che ha il suo collante in Andrew e la sua relazione platonica con Alessia Cenci, una jockette (e non un'amazzone come è erroneamente riportato dalla traduzione) che ha liberato dai sequestratori a inizio romanzo. Dopo aver risolto ogni singolo caso, Douglas torna a Londra dove, passati alcuni giorni di relax in cui aiuta Alessia Cenci a recuperare dalla sindrome post-traumatica da stress, attende un nuovo incarico dalla centrale operativa della società per cui lavora. Curiosamente si troverà coinvolto, di volta in volta, in quattro casi aventi tutti a oggetto rapimenti di soggetti legati al mondo delle corse dei cavalli. Il disegno criminale, come presto comprenderà, ha una matrice comune rappresentata da un elegante individuo, che nessuno ha visto di persona ma di cui Douglas ha fornito un possibile identikit, solito ingaggiare la manovalanza criminale locale per concretizzare i suoi piani criminali.
Il taglio del romanzo è, piuttosto che giallo, poliziesco. Douglas collabora con i carabinieri, quindi con la polizia inglese e infine con quella americana, in modo da mantenere segreta la propria identità e quella della Liberty Market (vera e propria forza occulta dietro la liberazione degli ostaggi). È un esperto di tecniche di indagine e soprattutto conosce la psicologia dei malviventi. Francis da dimostrazione di essersi documentato sull'argomento, probabilmente imboccato da un consulente. Cita persino il caso Moro e le Brigate Rosse, plasmando un soggetto all'epoca molto sentito ma oggi, in tutta verità e per fortuna, decisamente passato di moda.
L'analisi delle psicologie delle vittime dei rapimenti e dei parenti di queste è il punto di forza di un testo che procede, per il resto, a sbalzi. La tensione non è crescente, ma irregolare e spalmata in tutta la narrazione. Francis parte in quarta, proponendo un'azione di polizia che non fornisce i desiderati effetti, per seguire Andrew Douglas nelle sue azioni e nella sua capacità di indirizzo e di direzione delle indagini, ma anche nei suoi rapporti interpersonali extra professionali.
Pur non essendo, in tutta probabilità, uno dei migliori romanzi dello scrittore, The Danger si rivela quadrato e ben congegnato. Pecca, è vero, di didascalismo nel precisare con puntiglio i vari aspetti legati alla piaga dei rapimenti, tuttavia si rivela convincente persino nelle scene d'azione. Non mancano blitz militareschi, sparatorie, intercettazioni ambientali, messaggi telefonici minatori, richieste di denaro difficili da assolvere e rocambolesche fughe. C'è spazio anche per le corse dei cavalli, le visite a scuderia, gli allenamenti e per un epilogo a sorpresa che non sposta comunque il romanzo dalle parti del giallo. Rispetto ad altri lavori di Francis, il riferimento al mondo dell'ippica è indiretto e non strettamente connesso al soggetto che ben avrebbe potuto essere ambientato in altro contesto. Gradevole, ma nulla più.
Nessun commento:
Posta un commento