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venerdì 29 luglio 2022

Recensione Narrativa: CRONACHE DALLA VAL LEMURIA di Cristiano Demicheli.

 


 

Autore: Cristiano Demicheli.
Anno: 2019.
Genere:  Fantastico / Terrore / Weird.
Editore: Edizioni Hypnos, 2019.
Pagine: 170.
Prezzo: 14,90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.  

Altra meritoria e lodevole scoperta firmata dalle Edizioni Hypnos di Andrea Vaccaro che pesca il vincitore del blasonato Premio Hypnos, edizione 2018, dove peraltro ottenne una menzione pure il sottoscritto col racconto La Zona (poi pubblicato per i tipi della Delos Digital, collana Innsmouth), e apre il sipario su una produzione che ha ancora molto da dire.

Facciamo così la conoscenza di Cristiano Demicheli, già edito nel 2011 da Rizzoli col romanzo per ragazzi Melasia (finalista ai premi Cento e Minerva) e qualche mese fa riproposto dalla Hypnos con L'Anno delle Volpi (Hypnos, 2022). ideale sequel dell'antologia qui oggetto di esame.

Genovese, classe 1975, Demicheli è un condensato personalissimo fatto di passione per il cinema estremo di genere (si dichiara un fulciano), parodia, weird di inizio novecento e un classicismo ricercato che rimanda a background colti in cui fanno capolino storia, (fanta)geografia e soprattutto culto per la poesia e l'arte pittorica.

A balzare agli occhi e a entusiasmare i cultori della letteratura è il ricercato, eppur mai pesante, stile narrativo. Pur ammiccando ai patiti del fantastico con atmosfere del terrore, Demicheli, alla ricerca dell'eleganza e dello stile, si distacca dai canonici insegnamenti votati all'immediatezza espressiva tanto cara a una certa editoria (interessata a far cassa piuttosto che a proporre standard qualitativi superiori al gusto della massa). La sintassi è estremamente elaborata, con costruzioni di periodi studiati a tavolino al fine di rendere "aristocratica" la narrazione. Impossibile non sottolineare il testo in più punti, vuoi per la comicità esaltata dai toni seriosi della narrazione (in aperto contrasto con gli scanzonati dialoghi), vuoi per passaggi degni di finire in una raccolta di aforismi. Ampio il ricorso a locuzioni latine, modi di dire francesi e via dicendo. Traspare inoltre una marcatissima formazione classica, costruita mattone su mattone nel corso di anni di letture e studi, che allontana per stile (e non per contenuti) l'autore dalla "livellata" narrativa di consumo che ormai siamo abituati a sorbirci. Citazioni a poeti, letterati persino latini e riferimenti della realtà storica accompagnano le vicissitudini dei vari protagonisti, tra riferimenti giuridici e aspetti che evidenziano l'estrema cura con la quale l'autore cesella i racconti in ogni loro componente più marginale (si veda anche il demenziale Gott Mit Uns? in cui si spiegano nel dettaglio le dotazioni delle ambulanze, una delle quali dotata di sirena che riproduce dodici note di Torna a Surriento!?). Su tutto impera la volontà di parodiare il weird delle origini, con punte di satira sociale e politica che fanno capolino tra le righe.

Cronache dalla Val Lemuria ben rappresenta "l'universo Demicheli. Un lotto di racconti tenuti uniti dalla fantastica ambientazione geografica alle porte di Genova, nell'immaginifica Val Lemuria, da lemures che vuol dire "spettri". Alla maniera di H.P. Lovecraft, Demicheli riscrive i contorni geografici e storici di un mondo che non esiste nella realtà, stando però attento a renderlo credibile agli occhi del lettore del nuovo secolo e incastonandolo in una cornice geografica ben definita ed effettiva. Una realtà in cui, pur in epoche diverse, si muovono cabalisti inseguiti dal diavolo, folletti che richiamano il piccolo popolo della tradizione celtica, fantasmi che infestano le camere di un albergo investito dalla neve e creature volatili non distinguibili dagli occhi ma percettibili dall'udito.


Materiali per una Guida in Val Lemuria è la cornice (più che racconto) da cui parte tutto, ivi compresa l'ideazione dell'antologia. Demicheli la presenta al Premio Hypnos e, piuttosto a sorpresa (data l'atipicità della struttura del testo), ne centra la vittoria. L'autore concepisce l'elaborato come una fanta-guida storico-geografica di una regione destinata all'attrazione turistica (nonostante ogni qualvolta si decide di partire verso di essa succeda sempre qualcosa che costringe a rivedere i piani). L'elaborato è la base su cui costruire il resto, l'insieme generale in cui si tratteggiano le caratteristiche e le particolarità del luogo: una valle avvolta dalle nebbie costanti, popolata da leggende e creature di interesse criptozoologico, in cui si muovono massoni, seducenti studiosi di occultismo e in cui fantasmi e patti diabolici sono all'ordine del giorno. Le tematiche sono quelle del weird classico delle origini. Demicheli dimostra di amare i grandi maestri del genere, prendendo le distanze dalla corrente dell'hardcore horror o di quell'orrore di matrice mathesoniana in cui il perturbante si insinua nella vita di tutti i giorni veicolato dagli oggetti del comune vivere. Ecco che emerge il profilo di un autore interessato alle atmosfere e a un fantastico di stampo soprannaturale (magari percepito tale per erronee interpretazioni dei personaggi) che non scende mai in truculenze o gusto per l'orrido, ma che occhieggia alla favola nera. Una penna leggera e altamente leziosa, a cui piace muoversi tra le maglie del tempo e dello spazio plasmando racconti attraverso i quali, sovente, si delineano percorsi diversi contenenti più storie tra loro intrecciate sebbene lontane nel tempo. In tutto questo, nonostante possa apparire strano, imperversa l'ironia, talvolta debordante nel comico più sbracato (si vedano Per Aspera Ad... o i racconti riconducibili al fantomatico Domenico Firpo), talaltra in una parodia più delicata dal retrogusto british che porta l'autore, sul finire dell'antologia, a intraprendere una sorta di gioco allo specchio di matrice metaletteraria in cui parla di uno scrittore che scrive di un certo Demicheli che parla da un mondo fantastico (cioè Genova) della realtà effettiva della Val Lemuria. 

Tra i racconti degni di maggior menzione spicca La Birta Odlata, un'avventura folk-horror che si snoda in epoche diverse e che gravita attorno a una carrozza maledetta, che finisce per intrecciare la propria storia di misfatti alla maledizione di un alchimista braccato dal diavolo e di ritorno dall'estero. Demicheli mischia sapientemente satira politica (peripezie e inefficienze del trasporto pubblico), horror rurale (diavolo), weird e addirittura western (l'ambientazione è ottocentesca) per dar vita a un racconto dai contenuti classicheggianti. Da The White People (“Il Popolo Bianco”) di Arthur Machen arriva l'idea che "le medicine più benefiche (leggi l'esoterismo, ma anche la psicologia e la filosofia) sono di necessità potenti veleni ed è per questo che vengono tenute chiuse in un armadietto (è, a mio avviso, sottinteso dalla società con tutte le sue convenzioni, le regole e la cultura di massa). Il protagonista infatti, aspirante rabbino e cabalista, si lascia infatuare dal richiamo dell'occulto e della carne (il diavolo qua è il tentatore travestito da novella Eva) e finisce per essere corrotto dal male, al punto da vagare con l'anima scorporata dal corpo e tenuta all'interno di un contenitore che porta sempre dietro con sé. Della serie la donna ti ruba l'anima e ti condanna alla maledizione. Un piccolo capolavoro, una favola nera dalla tensione cadenzata dal grande senso del ritmo, in cui confluiscono sotto trame e ironia dissacrante (eloquente il parallelismo che viene a crearsi tra il diavolo e l'alchimista e tra la donna passeggera e il dottore protagonista, con entrambi che affermano ai malcapitati di turno la frase: “adesso non mi scappi più!”). 

Echi da Machen arrivano dall'ancora più parodistico Era più Facile, che riprende da The Novel of the Black Seal le ambientazioni montane e la presenza di uno scienziato che si convince, sulla base di una serie di resoconti folkloristici, che sotto le alture delle colline genovesi dimori un'antica razza preumana, che i locali chiamano “cecini”, equiparabile al piccolo popolo celtico. A differenza di Machen, Demicheli si prende gioco della questione; stende un finto racconto fantastico in cui il weird si traveste di giallo, con due assistenti che, a ritroso, si mettono sulle tracce del loro mentore scomparso nel nulla. Il taglio e il registro sono seriosi, eppure la componente parodistica emerge sempre più, soprattutto sul finale in cui le superstizioni, i travisamenti e le erronee conclusioni porteranno a conseguenze tragicomiche.


La comicità assoluta e scatenata irrompe col surreale e folle L'Invenzione della Passeggiata. Demicheli riesce qua a scrivere un racconto partendo dal nulla, ossia da una disquisizione sulla differenza tra il “camminare” e il “passeggiare”, e lo porta in fondo presentando ai lettori una bufala travestita da evento storico riportato negli almanacchi della zona.

C'è pane per i denti anche per i puristi dell'orrore classico. Dopo aver divertito e regalato sorrisi, Demicheli proietta i lettori in una ghost story che non lascia spazio all'ilarità. Quando Cade la Neve mantiene la struttura articolata in più periodi storici, ma non concede pause dal target occulto. La storia propone poco di nuovo, ma l'autore è geniale nel gestire e raccontare le vicissitudine di una coppia di nobildonne su cui grava una maledizione di famiglia. Si parte dagli anni sessanta e si arriva a oggi, con una seconda parte di grosso effetto, culminante nell'epilogo più terrorizzante dell'antologia al punto da rievocare le atmosfere dello Shining di Stephen King.

Ne Il Cielo Sopra Tolengo, altro racconto articolato su più epoche, Demicheli si prende gioco, ma in modo più velato, del sottogenere “caccia ai tesori perduti”, con tanto di pietre mobili, indovinelli matematici da risolvere e finale in cui si liberano strani esseri, probabilmente dei demoni evocati e poi rinchiusi in una torre in tempi remoti.


In conclusione, Cronache dalla Val Lemuria è un'antologia che mostra un talento secondo a pochi, tra gli emergenti del fantastico italiano, e che fa di Demicheli un profilo di caratura internazionale che andrebbe tutelato ed esaltato nelle opportune sedi. Non ancora ben orientato sulla piega cui lanciarsi (per sua espressa volontà e spirito di contaminazione), Demicheli si presenta quale scrittore completo, a suo agio sia sul versante comico che su quello del terrore, con punte di satira dissacrante che spianano la strada verso un futuro che può consentirgli il definitivo balzo nella grande editoria. Lo seguiremo...

 

"La letteratura è il mestiere di chi vuol essere inutile alla società, di peso ai parenti, di danno a se stesso. In questa battuta c'è già tutto Firpo: il suo gusto un po' puerile di scandalizzare l'interlocutore, l'autodenigrazione che nasconde uno smisurato orgoglio e una non minore opinione di sè, il cinismo assoluto che, come spesso accade, costituisce l'altra faccia di un'assoluta tenerezza."

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