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sabato 23 luglio 2022

Recensione Narrativa: LA BESTIA DENTRO di Antonio Tentori

Autore: Antonio Tentori.
Anno: 2015.
Genere: Horror (Antologia di racconti).
Editore: Profondo Rosso.
Collana: Orizzonti del Fantastico.
Pagine: 148.
Prezzo: 14,90 euro.

A cura di Matteo Mancini

Seconda antologia dello sceneggiatore cinematografico nonché saggista di cinema Antonio Tentori, già letto in veste narrativa in occasione della selezione Nero Profondo (Cut Up, 2008), che rinnova il sodalizio con Profondo Rosso dopo alcune esperienze maturate alla corte di altri editori. Giungono così ai lettori incalliti di horror sedici racconti brevi, tra fantastico e realistico, oltre alla riproposizione della novelization Inferno scritta nel 1997 per l'antologia Terrore Profondo interamente dedicata a Dario Argento ed edita dalla Newton & Compton.

Nell'occasione Profondo Rosso realizza una veste grafica in linea con i gialli pulp dell'editoria romana degli anni settanta, corredando il testo con le copertine dei vari film sceneggiati da Tentori, tra i quali si ricordano Un Gatto nel Cervello, Frankenstein 2000, I 3 Volti del Terrore e Dracula 3D diretti da maestri colossali del cinema di genere italiano quali Lucio Fulci, Joe D'Amato, Sergio Stivaletti e Dario Argento. Degno del tratto di un evidenziatore è infine l'abbordabile prezzo di euro 14,90 perfettamente in linea al numero delle pagine proposte.

Da un punto di vista stilistico si nota chiaramente la provenienza cinematografica dell'autore. Tentori, salvo alcune eccezioni (tra cui Inferno), tende a scrivere per immagini e adotta una sintassi semplificata che ricerca l'essenzialità piuttosto che il lirismo o l'eleganza narrativa. Periodi brevi, utilizzo privilegiato del presente (e della prima persona), scarsa articolazione dei periodi sono il marchio di fabbrica dell'autore. L'impressione è quella di essere alle prese con soggetti cinematografici lievemente integrati per esser convertiti in racconti, senza troppo interrogarsi sul collegamento tra le varie parti di storia e con personaggi il più delle volte di “cartone” utilizzati a mo' di marionette destinate a soccombere.

Un altro aspetto criticabile è la ridondanza degli elementi centrali dei racconti che tendono a tornare da una storia all'altro, pur fondendosi tra loro in combinazioni distinte. Dominano i serial killer che compiono mattanze che non portano mai la polizia sulle loro tracce, cui fanno seguito prostitute destinate a fare da macelleria, antiquari assassinati da killer votati a truculenze e, ancora, mariti accompagnati a donne traditrici di cui ignorano la vera natura diabolica (ora bestiale e ora umana). Tentori sembra esser interessato all'atto omicida, tendendo a sorvolare sulle caratterizzazioni e ancor più sulle indagini correlate agli assassinii che, addirittura, sono del tutto assenti. Spesso frettoloso e poco curato nella costruzione delle storie, Tentori pecca sovente nello sviluppo delle trame. L'obiettivo è quello di intrattenere e terrorizzare gli amanti dell'horror e del pulp senza alcuna velleità ulteriore. Non vi sono messaggi che sottendono alle storie e anche quando Tentori vorrebbe suggerirlo (si veda il racconto La Bestia Dentro) il messaggio non arriva a dovere. Sorprende, dato il curriculum enorme e invidiabile dell'autore, leggere nelle interviste la dichiarazione dello stesso Tentori che afferma di aver scelto il meglio tra la sua produzione.

Oltre alla novelization di Inferno, di gran lunga la più curata sotto tutti i versanti, dalle scelte sintattiche (più articolate) allo sviluppo delle personalità dei personaggi, solo un trittico di racconti riesce a colpire a dovere. La palma del miglior racconto va probabilmente a Sposalizio Segreto, una storia con interessanti risvolti erotici e rimandi hitchcockiani (“La Finestra sul Cortile”) all'insegna della gelosia, sotto la quale si nascondono strani sogni premonitori, riti satanici e gatti diabolici marcati dalla cifra numerica della Bestia. Davvero un buon racconto.

Interessante, pur se poco innovativo e con echi che ricordano parti del racconto sopramenzionato, è anche il lovecraftiano L'Avvento, ad avviso dell'autore il miglior racconto dell'antologia. La profezia Maya del 21 dicembre del 2012 e la fenomenologia legata ai terremoti si fondono al mito dei grandi antichi lovecraftiani prossimi a riprendere il controllo della Terra. Tentori guarda a Il Richiamo di Cthulhu e sposta il tutto in Italia, a Torino. In azione vi è la setta della Fratellanza di Dagon in una storia che propone, ancora una volta, la gelosia di un uomo accompagnato a una donna che, a sua insaputa, è una musa di una setta votata al male. Buoni l'ambientazione torinese e i rimandi all'antiquario di Inferno, così come l'epilogo tra i sotterranei di un palazzo che rimanda, ancora una volta, a Dario Argento (si pensi a La Terza Madre)

Rispetto alla narrativa di Lovecraft è più imparentato con H.G Wells L'Abisso, racconto che ripropone in chiave moderna The Island of Dr. Moreau (“L'Isola del Dottor Moreau”, 1896) di H.G. Wells miscelata al “Nuovo Popolo” di matrice lovecraftiana. A differenza de L'Avvento, L'Abisso è molto meno curato sul piano sintattico (mi verrebbe da dire che è scritto male). Tentori è approssimativo, tendente all'essenziale. Lo scrittore romano non cura la tecnica narrativa, ma va al sodo. C'è inoltre un'alternanza incomprensibile (a mio modo di vedere errata) tra l'uso del presente e il passato prossimo che infastidisce non poco la lettura.

Cambiano le location, assai simili a quelle dei due zombie movie che Tentori ha scritto per il regista Bruno Mattei. Dal contesto urbano de L'Avvento si passa in uno scenario caraibico, in cui delle creature ibridate si muovono nella notte, gettando nello sconforto il protagonista. Quest'ultimo è uno scrittore, a caccia di idee per il suo nuovo romanzo, che si ritrova isolato in un lembo di terra attorniata dall'oceano. Assediato da incubi in cui si scopre inseguito da mostri frutto di ibridazioni genetiche, si ritroverà protagonista del suo stesso incubo.

Tentori plasma una discreta atmosfera onirica, gioca su mostri lovecraftiani che si accompagnano ad altri di natura più classica. In questo racconto è inoltre presente la scena più terrificante dell'antologia ovvero l'uccisione di un cane sbranato vivo dal suo stesso padrone. Ecco che L'Abisso, pur non essendo lodevole sul piano meramente stilistico, beneficia di impennate oniriche che lo elevano rispetto a molti degli altri racconti dell'antologia. L'epilogo ricorda quello di Zombi – La Creazione (2007).

Più curato è Opera Nera, un racconto che rimanda a Il Modello Pickman di Lovecraft, pur se sviluppato in maniera personale. Un giovane pittore prende in locazione l'edificio in cui viveva colui che reputava essere il suo maestro nel campo della pittura. Quest'ultimo è scomparso senza lasciare traccia di sé, eccetto un quadro macabro all'insegna di omicidi, torture e strani esseri antropomorfi dalla testa di pesce. Rapito dal quadro non ancora completo e assediato dai sogni in cui appare il pittore autore del quadro, il giovane diviene preda di una maledizione che lo costringe a ultimare l'opera. Per farlo, però, avrà bisogno di modelle da sottoporre a “trattamenti” particolari... Carico di mistero e di una discreta dose di violenza, pur nel suo non essere innovativo, Opera Nera può definirsi una riuscita variante, legata al tema dei quadri maledetti, che ben si presterebbe per un cortometraggio.

Tra gli altri racconti è piuttosto quadrato e ben gestito Vendetta Voodoo che riporta ad Haiti in modo piuttosto ordinato il mito degli zombi, tra sfruttamento di schiavi e atti di bullismo operati dai coloni bianchi. Sufficiente, pur se tirato via nelle caratterizzazioni, Il Velo della Carne, ideale soggetto per un cortometraggio amatoriale. Un serial killer in fuga dalla città si ritrova in una città fantasma dove vivono un pugno di abitanti che altro non sono che demoni antropofagi pronti ad accoglierlo. L'istinto omicida del killer, però, farà cambiare loro idea, trasformando il nuovo arrivato in cibo prelibato per i loro palati.

Il resto dell'antologia, non me ne voglia l'autore, lascia un po' di amaro in bocca. Tentori plasma un'autentica orgia di omicidi, talvolta compiuti da licantropi, più spesso da killer irrefrenabili che si rendono protagonisti di sequele di omicidi che non vengono mai arginati da chi di dovere, sebbene gli stessi siano perpetrati senza alcuna precauzione (le camere di albergo divengono scene del delitto). Tentori si limita a descrivere uccisioni di prostitute, travestiti e studentesse dimenticandosi di delineare i contorni delle storie, dando l'impressione di aver concepito il tutto per una rappresentazione filmica votata a esercizi di stile registici. Ecco che ci troviamo al cospetto di racconti abbozzati, dove persino l'atto violento dell'assassinio scorre via senza alcuna verve o soluzione innovativa. Persino l'incontro tra i due serial killer contrapposti de Sacerdoti della Notte passa senza verve e senza struttura di fondo. Non vi è ironia, non vi è lavoro sui dialoghi, ben che meno sul versante delle metafore. Tutto passa alla maniera di un film che illumina una sala cinematografica dove si mangiano pop corn e si lancia qualche risatina tra una morte e l'altra.

Tra queste storie è da segnalare La Donna Perfetta, una prevedibile variante del Frankenstein di Mary Shelley virata in un contesto contemporaneo e del tutto liberata da risvolti alchemico/scientifici. In azione abbiamo un folle ragazzo che tenta di comporre la donna perfetta, adescando giovani ragazze che poi finiranno per esser uccise. Epilogo cattivissimo, col killer alla ricerca di chi abbia la capacità di vedere oltre le apparenze, una qualità che solo le mamme, evidentemente, possono offrire.

Non manca poi un omaggio a Luigi Cozzi e al suo negozio di Roma, sotto il quale si articola il museo di Dario Argento. Una Notte a Profondo Rosso, infatti, vede due giornalisti, ospiti di Cozzi nella notte di Halloween, contravvenire agli ammonimenti del padrone di casa, varcando una porta che sarebbe dovuta restare chiusa proprio mentre in superficie Dario Argento firma autografi ai fan.


Che dire in conclusione? Probabilmente che si sarebbe potuto predisporre una selezione più variegata, sia per tematiche che per sviluppi, evitando di mettere assieme troppi racconti simili. Sarebbe inoltre stato preferibile sviluppare meglio le trame di diverse storie, in modo da coordinare i tanti “stacchi” tra un omicidio e l'altro, magari proponendo indagatori e poliziotti impegnati nel tentativo di risolvere i vari enigmi oppure predisporre un background psicologico dei vari killer (aspetto presente nel solo Nero Profondo), con l'intento di far luce su quel lato oscuro che, alla stregua di un cancro, contamina le cellule di chi cede al fascino del male. Non del tutto riuscito.


Antonio Tentori
sceneggiatore prestato alla narrativa
 
"Ce ne sono molti di misteri in quel libro, ma l'unico grande mistero della vita è che essa è governata unicamente da gente morta."

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