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domenica 2 maggio 2021

Recensione Narrativa: L'ORA DEI DANNATI di Luca Tarenzi.



Autore: Luca Tarenzi.
Anno: 2020.
Genere: Fantasy Horror.
Editore: Giunti Editore, 2020.    
Pagine: 414.
Prezzo: 16,00 euro.

A cura di Matteo Mancini. 

Quasi trent'anni fa, quando alle lezioni di italiano delle scuole medie conobbi per la prima volta la Divina Commedia, restai impressionato dall'impatto scenico e dal sense of wonder garantito dalla lettura dell'inferno di Dante. Una potenza visiva resa manifesta dalle raffigurazioni del pittore ottocentesco Gustave Dorè che, tra una pagina e l'altra, rendevano ancor più sognante la lettura e allentavano le briglie della fantasia adolescenziale lasciando partire al galoppo il cavallo dell'evasione giovanile. I personaggi infernali di Dante sono infatti delineati e tratteggiati da un autore che, oltre a corredare quello che sarebbe diventato il capolavoro della letteratura italiana e poi mondiale con argomentazioni filosofiche, religiose e di riscrittura storica grazie all'utilizzo di personaggi realmente esistiti che, in varie epoche, si sono resi protagonisti del “film dell'umanità”, può essere considerato a pieno diritto un antesignano dei Grandi Maestri della Letteratura Fantastica. Se è indubbio che la Divina sia letteratura all'ennesima potenza che utilizza la scenografia dell'aldilà quale metafora per intavolare critiche sociali, politiche, filosofiche e religiose è altrettanto vero, a livello più superficiale, che si tratti di un'opera fantastica di valenza orrorifica innescata dal viaggio di Enea nell'inferno raccontato, poco prima dell'avvento di Cristo, da Virgilio e dunque non ancora "inficiato" dalla bacchettona morale cristiana. Un mondo altrove, o meglio dell'aldilà, che fin dai miei dieci anni fece sorgere in me il desiderio di raccontare una storia di mero intrattenimento ambientata nel “mondo fantastico” tratteggiato da Dante. Aspirazione che è sopravvissuta in età più matura, tanto da spingermi a scrivere nel 2008 il racconto Il Signore degli Alchimisti, palesemente ispirato (pur se non fedelmente) all'Inferno di Dante e inserito nel 2013 nell'antologia R.E.M. 13 Ore di Paura (La Mela Avvelenata Editore) con in copertina un orologio gigante indicante l'ora dei dannati. 

Bertran de Born, uno dei cinque fuggiaschi di Taranzi,
in una storica raffigurazione di Dorè.

Dopo ulteriori sette anni, finalmente, il libro che avrei voluto leggere e probabilmente scrivere fin dai tempi delle medie ha avuto sfogo sulla carta stampata, addirittura quale primo capitolo di un'annunciata trilogia...! Non potevo ovviamente non comprarlo e galeotto fu il libro e chi lo scrisse, ma soprattutto chi lo promosse, ossia Andrea Vaccaro durante una trasmissione della serie weirdiana andata in onda in diretta facebook nel dicembre del 2020. In tale occasione, infatti, sono venuto a conoscenza del progetto e dell'autore, un'uscita che ha fin da subito innescato il mio entusiasmo.

Autore del miracolo letterario è il quarantacinquenne Luca Tarenzi, poliedrico uomo di cultura, praticante di sciamanesimo, traduttore ufficiale di Douglas Preston & Lincoln Child per Rizzoli, ma soprattutto grande giocatore di ruolo ed estimatore di Caparezza, che torna ad affilare la penna dopo le numerose pubblicazioni per Alacran, Asangard, Salani, Acheron e Gainsworth. Vero e proprio specialista dell'urban fantasy, tanto da meritare la considerazione di un maestro del calibro di Alan D. Altieri che lo ha definito “il geniale autore italiano che ha portato in primo piano la variazione di genere nel genere chiamato urban fantasy”, Tarenzi guarda alla Divina Commedia quale teatro scenico in cui ambientare un action fantasy dantesco aggiornato al registro linguistico del pulp contemporaneo, esaudendo il sogno del sottoscritto e alleggerendo di gran lunga la portata culturale dell'operazione innescata dal dotto e inarrivabile testo originario. Ecco così andare in opera un vero e proprio tentativo di fuga dall'inferno dantesco orchestrato da Pier Delle Vigne, personaggio storico deceduto a Pisa, e condotto letteralmente per mano dal poeta Virgilio forte della supervisione del pisano Ugolino della Gherardesca - capace di leggere nella mente di ogni dannato dell'inferno grazie al vezzo di azzannare le teste - e del braccio armato garantito dalla potenza assicurata dal duo Filippo Argenti e Bertran de Born. Così procediamo nella lettura di un romanzo, forse lievemente ripetitivo nel proporre alcuni sviluppi di trama che si rinnovano nel giro di cento pagine, che parte dalla liberazione dei vari protagonisti dai limiti loro imposti dalle regole infernali e prosegue, nella prima parte, da quattro distinti punti di vista (quello di Virgilio, quello di Pier delle Vigne, quello di De Born e quello della Creatura senza più un nome che cerca di arginare i pellegrinaggi di Virgilio), per condurre il lettore in giro per tutto l'inferno dantesco (si va avanti e indietro e poi di nuovo avanti) fino alla lotta finale al cospetto della porta dell'Inferno in un'inversione rispetto alla Divina. A differenza dell'opera di Dante, non ci sono occasioni di scambiare parola con altri dannati. Tarenzi utilizza le pagine per descrivere piani di fuga, battaglie tra dannati e demoni e continui tentativi di ingannare il prossimo in un cinismo che fa di Pier delle Vigne il peggiore del gruppo. Impossibilitato a muoversi, per il suo esser divenuto un albero sradicato dal girone di condanna, l'organizzatore del piano, da abile scacchista, tiene all'oscuro i suoi soci circa le dinamiche della fuga e questo è il motivo che rende unito il gruppo di manigoldi.

Pur con qualche licenza, l'iconografia dantesca è rispettata sia nella “geografia” infernale delineata dal divin poeta sia nelle caratteristiche fisiche dei personaggi danteschi che qua vengono ripresi, soprattutto quelli al servizio dell'inferno. Molti i momenti che lasciano stupefatto il lettore per la loro potenza visiva. Indimenticabile la discesa al cospetto di Lucifero, una parte da leggere e rileggere. Di medesima valenza il volo sull'acheronte o sulle lande infuocate del deserto del settimo cerchio, tra miasmi e lamentele di ogni sorta che si innalzano verso il plumbeo cielo che incupisce paludi, fiumi di sangue e pareti rocciose tormentate dai turbinii del vento in un odio generale che investe gli stessi demoni che vedono in Lucifero, altrettanto dannato dell'inferno piuttosto che dominatore del regno delle tenebre, la fonte indiretta delle loro sofferenze.

"A vederlo, più di ogni altra cosa, sembrava...
un dannato, come tutti loro"

Vediamo quindi apparire il volante Gerione, i giganti dell'ottavo cerchio, quindi il giudice infernale Minosse, il traghettatore Caronte, il vorace Cerbero e infine l'innominabile Lucifero dai mille volti (non c'è traccia di Giuda, Cassio e Bruto) sepolto fino a metà ventre nel ghiaccio del centro dell'inferno e tutto il suo esercito di angeli decaduti (chiamati gli spezzati) che conservano solo in parte la perfezione e la bellezza del paradiso.

Tarenzi parte proprio laddove si era interrotto Dante, anche se il decorso del tempo nell'inferno sembra esser distorto, come si intuisce da cenni che lasciano alludere alla tematica del sequel (c'è il riferimento a una guerra mondiale con tratti che rimandano alle svastiche naziste, come se gli eventi narrati dal romanzo fossero paralleli ai sanguinosi fatti della seconda guerra mondiale). Virgilio, dopo aver condotto Dante alle porte del paradiso e aver reso un servizio ordinato “da lassù”, si ritrova a vagare per l'inferno, ormai rigettato dagli agi del limbo e preda dei demoni caduti dal cielo costretti al ruolo di “secondini” del carcere infernale. Al di là dell'intreccio, puramente fantastico, ciò che Tarenzi delinea è l'ingiustizia divina. Dio e il regno dei cieli sono tutt'altro che creature amorevoli, sono piuttosto esseri non disposti a perdonare e comprendere le debolezze della creatura uomo. Non ci sono spazio per valutazioni, la semplice violazione del precetto comporta la massima pena e poco importa se sussistano o meno cause di giustificazioni o stati di necessità. I cinque personaggi ripresi dalla penna di Dante, pur rimodulati nelle caratterizzazioni e in perenne evoluzione intrarelazionale tanto da delineare nel corso della storia un tendenziale ribaltamento dei ruoli (si veda Virgilio che da glaciale e dotto cicerone diventa un emotivo che si cura e come degli altri al punto da organizzare trappole ai soci e pensare agli interessi personali, oppure il muto Ugolino che da cannibale a cui nessuno presta fede diviene generoso uomo d'onore ), tra egoismi, ritorsioni ed estorsioni ma anche gesti di generosità, di amore e di rispetto, sono uomini che hanno subito pene crudeli per “colpe” innescate dall'altrui brutalità e per le quali non hanno beneficiato di alcuna attenuante. Oltre il lavoro sui personaggi, ammodernati con dialoghi da action movie cinematografico anni ottanta (aspetto che potrebbe far storcere il naso ai puristi), L'Ora dei Dannati è un romanzo ad ampio respiro di grandissimo intrattenimento. Tarenzi ha un lessico semplice, esaltato da periodi mai pesanti e di grande scorrevolezza. L'autore ha inoltre il pregio di rendere il testo appetibile al grande pubblico, evitando di cadere nella tentazione dell'hardcore horror. Pur andando in scena torture, continue battaglie all'arma bianca con amputazione di arti, sangue a ettolitri, cadute mortali e fratture ossee (all'inferno non si può morire e ogni ferita si rimargina così da poter dare spazio a ulteriore dolore), l'impatto visivo non è mai violentissimo. Tarenzi riesce a trovare il giusto equilibrio in grado di fare de L'Ora dei Dannati un potenziale best seller adatto a tutte le età. Un grande plauso va anche all'editore, la Giunti Editore S.p.A, che ha allestito un'elegantissima versione in copertina rigida a un prezzo irrisorio, date le 416 pagine. Il volume, infatti, costa solo 16 euro, un prezzo che lo rende estremamente appetibile.

Plauso dunque a Tarenzi e alla Giunti con appuntamento alla seconda uscita in programma per la fine del 2021. Pollice alzato e pronti all'acquisto del secondo capitolo.

 
L'autore LUCA TARENZI.
 
Tutto l'inferno alla fine è pensato come uno scherzo incredibilmente stupido”
 

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