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giovedì 27 maggio 2021

Recensione Narrativa: IL CATTIVO PERDE SEMPRE DUE VOLTE di Dick Francis.



Autore: Dick Francis.
Titolo originale: Twice Shy.
Anno: 1981.
Genere: Crime story.
Editore: Mondadori, 1983.
Collana: Il Giallo Mondadori.
Pagine: 168.
Prezzo: fuori mercato.

Commento Matteo Mancini.

L'AUTORE

Sono oggi ben felice di presentare, sia da appassionato lettore che da cultore delle corse di cavalli in ostacoli, il mio primo romanzo letto della sterminata produzione del gallese Dick Francis, romanziere nato nel 1920 e deceduto novant'anni dopo alle Cayman. Si parla di una produzione formata da quarantaquattro romanzi gialli, quattro dei quali scritti a quattro mani col più giovane dei figli Felix Francis poi prosecutore nello sviluppo di soggetti rimasti inediti, un'antologia di tredici racconti, una biografia (del più importante fantino d'Inghilterra Lester Piggott: A Jockeyì's Life, 1986) e un'autobiografia da cui tutto ha avuto inizio. Il protagonista di questa avventura è un personaggio eclettico, assai insolito nell'ambito della letteratura e soprattutto dell'ippica.

Ufficiale della Royal Air Force durante la seconda mondiale, dove si è contraddistinto quale abile pilota degli Spitfire, i caccia dell'esercito inglese, Dick Francis ha legato il suo nome al mondo dell'ippica a cui è stato iniziato dal padre proprietario di una scuderia. Cavaliere amatoriale prima e poi fantino professionista nelle corse in ostacoli, ha preso parte a 2305 corse, riportando 345 vittorie e 285 piazzamenti, interrompendo bruscamente la carriera, a trentasette anni, a causa dei postumi dovuti a una caduta. Uomo colto, intelligente e abile, al punto da essere fantino di fiducia e istruttore di equitazione niente meno che della Regina Elisabetta, Dick Francis ha saputo ritagliarsi una carriera addirittura più florida rispetto a quella che sembrava esser stata scritta per lui dal destino. Una sorta di ristoro per una delusione che lo aveva reso noto a livello mondiale, al punto da aver tenuto a battesimo un nuovo modo di dire. Celebre infatti era stata, e lo è tuttora, la sua partecipazione al Grand National di Aintree del 1956, la prova più importante del panorama mondiale dedicato al mondo dell'ostacolismo (si ricorda anche il celebre film National Velvet interpretato da Elizabeth Taylor, produzione cinematografica americana in cui si immaginava la vittoria di una ragazza nella celebre corsa, evento verificatosi solo ottanta anni dopo, nel 2021, con Rachael Blackmore), quando, in sella a un portacolori della Regina d'Inghilterra, aveva dovuto dire addio al successo, a vittoria conseguita, per un assurdo abbaglio del cavallo che, ingannato da un'ombra e ormai prossimo al palo, aveva saltato un ostacolo immaginario franando a terra. L'evento fu talmente memorabile da essere ancora ricordato in sede di presentazione della prova, al punto che in Inghilterra si continua a dire l'espressione “Do a Devon Loch”, dal nome del cavallo, per indicare un fallimento patito nell'attimo in cui tutti pensavano di esser sulla soglia del trionfo.

Ritiratosi dall'agonismo, in modo alquanto inatteso e con ancora l'amaro in bocca per il sogno sfumato, complice il successo dell'autobiografia The Sport of Queens (1957), Dick Francis si vide recapitare un'offerta dal Sunday Express di Londra col compito di curare la sezione di giornale dedicata alle corse di cavalli, in Inghilterra assai più popolari che in Italia. Penna sopraffina e grande cultore e conoscitore del mondo equestre, Dick Francis fece del giornalismo il proprio mestiere dal 1957 al 1973, affinando la tecnica di scrittura e soprattutto trovando gli stimoli giusti per avviare, a quarant'anni suonati, una carriera, quella del romanziere di gialli, che lo avrebbe reso una popolarità tradotta in tredici lingue ed esaltata da una serie di riconoscimenti internazionali.

Le opere di Francis sono tutte, più o meno, dei gialli legati al mondo delle corse dei cavalli, versante galoppo e ostacoli, dove non di rado vengono fatti cenni a cavalli veramente esistiti, allevamenti di classe, aste dove poter acquistare puledri, scommesse, piste d'elezione in cui vanno in scena i maggiori gran premi inglesi e internazionali. Una vasta produzione, che rende l'autore l'alfiere di un mondo oggi un po' in disarmo (da noi in Italia), fin da subito accolta con favore dalla critica locale ed estera e di rilievo piuttosto costante nonostante la protrazione per cinquant'anni di carriera. Efficace e senza fronzoli autoriali, Francis ha saputo confermarsi con una media superiore a un libro all'anno dal 1962 al 2000, prima di proseguire supportato dal figlio, laureato in fisica e abile tiratore di fucile già suo collaboratore a inizio carriera, al punto da farne un egregio erede letterario (dalla morte del padre, Felix Francis pubblicherà regolarmente un romanzo all'anno, dando l'idea di sviluppare soggetti lasciati dal padre). Il valore dell'opera, avviata dal romanzo Dead Cert (1962), tramutato in film nel 1974 (distribuito in Italia col titolo Il Fantino deve Morire), in cui si parla di una corsa in ostacoli truccata, è testimoniata dai numerosi premi ricevuti. Francis vanta tre Edgar Award, con successo ottenuto per la prima volta nel 1968 - col settimo romanzo (Forfeit) alla quarta nomination al premio – seguito dai successi del 1979 (Whip Hand, distribuito in Italia col titolo Criniere al Vento, secondo romanzo della serie Sid Halley) e del 1995 (Come to Grief, distribuito in Italia col titolo Purosangue, terzo della serie Sid Halley), oltre un Gold Dagger (vinto sempre con Whip Hand) e due importanti premi alla carriera: il Carter Diamon Dagger (nel 1989, succedendo a P.D. James e John Le Carrè) e il Premio Agatha (nel 2001). Apprezzatissimo anche all'estero, in posti assai lontani dall'Inghilterra. In Giappone è stato lodato al punto da vantare tre Japan Adventure Fiction Association Prize, centrati nel 1984 (Proof), 1995 (Come to Grief) e 2006 (Under Orders) secondo al solo Stephen Hunter (premiato quattro volte), con un numero di riconoscimenti superiori a quelli ottenuti da mostri sacri del mainstream quali Wilbur Smith, Clive Cussler, Dean Koontz, Richard McCammon e Jeffrey Deaver. Il nome di Dick Francis, già negli anni settanta, era una celebrità persino nell'Europa dell'est del blocco comunista, al punto che in Unione Sovietica nel 1977 è stato realizzato un film (intitolato Favorit) costruito sul suo primo romanzo e diretto da un regista moldavo, seguito dieci anni dopo da una produzione cecoslovacca. Abbastanza famosa anche la serie televisiva inglese di sei puntate, intitolata Racing Game, girata e andata in onda (anche in Italia) tra il 1979 e il 1980 e incentrata sulle vicende dell'ex fantino Sid Halley tramutatosi in detective dilettante. Come se non bastasse, i critici Richard Shepard e Nick Rennison, hanno inserito il romanzo di esordio di Francis (Dead Cert) nei 100 romanzi gialli da leggere.

L'atteggiamento dell'editoria italiana è stato fin da subito aperto a Dick Francis, a cui si sono interessate importanti case editrici quali Baldini & Castoldi, Mondadori, Longanesi, Rizzoli e soprattutto la Sperling & Kupfer (casa editrice, tra gli altri, di Stephen King). Lo sdoganamento nella nostra penisola è stato pressoché immediato. Nel 1965, per la Rizzoli, si è visto uscire il primo romanzo in italiano firmato Dick Francis: Fuoco sul Fantino, traduzione del secondo romanzo pubblicato dall'autore e uscito l'anno prima in Inghilterra col titolo Nerve, seguito nel 1967 da Di Stretta Misura (Odds Against, quarto romanzo datato 1965, famoso per essere il primo della serie Sid Halley) edito dalla Mondadori. Forte tuttavia è stato il legame con la Sperling & Kupfer che tra gli anni ottanta e i primi anni novanta ha pubblicato circa una decina di romanzi dello scrittore gallese, ovvero quasi l'intera produzione anni ottanta dell'autore. Da segnalare, tra il 1978 e il 1983, anche tre uscite, relative a romanzi minori, nella collana da edicole Giallo Mondadori: Una Tela Rosso Fuoco il 22 ottobre del 1978 (In the Frame, 1976) Reflex il 25 aprile del 1982 (uscito col medesimo titolo in Inghilterra nel 1980) e Il Cattivo Perde sempre Due Volte il 9 gennaio 1983 (Twice Shy, 1981).

Una prolificità ben sintetizzata dal necrologio pubblicato su Telegraph in cui Dick Francis, senza bookmakers che tengano, è stato definito: “The peoples favourite”.

La copertina dell'autobiografia, inedita in italiano,
di DICK FRANCIS.

LA RECENSIONE

Twice Shy è il ventesimo romanzo di Dick Francis, scritto con la collaborazione della moglie (Mary Francis) e pubblicato nel 1981 dopo aver fatto una serie di ricerche sul funzionamento dei linguaggi informatici. È la terza e ultima proposta dell'autore nella celebre collana “Il Giallo Mondadori” che lo presenta nel 1983 col titolo Il Cattivo Perde sempre due Volte.

Francis, come suo solito, si concentra nell'intessere un giallo (forse sarebbe più corretto definirlo una crime story) legato al mondo dell'ippica, anche se questa entra in campo nella seconda parte del testo. L'argomento che tiene banco sono i sistemi e programmi informatici funzionali a individuare il cavallo vincente di tutta una serie di corse in programma nei principali ippodromi inglesi. Sono dunque le scommesse a fungere da motivo di interesse, il mondo degli allibratori, la necessità di aggirare il calo delle quote ricorrendo a offerte piazzate in giro per l'Inghilterra in contemporanea per non subire il volume di gioco. Francis delinea tutto questo per risolvere (positivamente) l'annoso dubbio relativo alla possibilità di vivere o meno dei proventi delle scommesse. Il gallese fa comprendere che, oltre alla fortuna, occorre studio (su giornali specializzati e narrativa ippica), analisi e anche un giudizio matematico e periziato legato ai dati oggettivi (le prestazioni agonistiche) piuttosto che alle soffiate e alle impressioni percettive. Un'impostazione poco romantica e non sempre veritiera, ma valida a rendere evanescente il confine tra rovina e fortuna. “Nel mestiere degli scommettitori sopravvivevano i bravi ragionieri, non i giocatori.”

Il romanzo è strutturato in due parti, la seconda delle quali ambientata quattordici anni dopo la prima. In comune resta l'antagonista (un prepotente idiota assetato di denaro, che fa della violenza la sua unica forma di relazione), uscito di carcere dopo i misfatti della prima parte, e due fratelli che si scambiano il ruolo di protagonista, alternandosi nel prendersi beffe del cattivo di turno (costantemente giocato, anche se non sempre in modo voluto). Francis caratterizza i due personaggi guardando ai suoi due figli. Jonathan Derry, l'insegnante di fisica che tiene banco nella prima parte, è costruito sulle caratteristiche di Felix Francis, il figlio più piccolo dell'autore. Quest'ultimo, non a caso, era insegnante di fisica e, come il personaggio del romanzo, era un tiratore scelto di carabina, ma non troppo esperto di corse di cavalli. Il secondo personaggio invece, William Derry, è modellato su Merrick Francis, il primogenito dello scrittore. Come quest'ultimo il ragazzo non vuol studiare, pensa sempre ai cavalli e vorrebbe darsi alla carriera di fantino professionista. L'eccessiva altezza e il peso gli impediranno di esaudire il suo sogno, così da farlo dirottare verso altre figure professionali legate al mondo dei cavalli. Se Merrick Francis era un allenatore di cavalli da corsa, William Derry è un manager che compra e vende puledri per conto di un magnate titolare di una grossa scuderia, supervisionando il lavoro dei tre allenatori a cui vengono destinati i cavalli. Bello vedere riportati in un romanzo de “il giallo mondadori” i nomi di veri stalloni capo razza dell'ippica degli anni ottanta, quali Sir Ivor, Nijinsky e Northern Dancer, con Francis che delinea alla perfezione un mondo corrispondente alla realtà (si vedano gli allenatori che premono per avere un dato cavallo in allenamento). Oltre alle scommesse infatti c'è anche uno schizzo relativo alla febbre che si scatena durante le aste dei puledri (Francis dice giustamente che i veri affari si fanno a fine asta), con tutti i facoltosi proprietari che intendono accaparrarsi il cavallo col miglior pedigree a colpi di esose offerte (oggi milionarie) e poi, come spesso succede, il vero campione viene pescato tra i soggetti anonimi presi per poche sterline. “Avevo speso quasi due milioni delle sue sterline... poi senza quasi pensarci acquistai a vil prezzo un misero puledro castano dalle zampe sottili. Chi avrebbe potuto prevedere che quello era il principe che sarebbe stato capostipide di una grande dinastia?”

La prima parte del testo è piuttosto classica e verte su una serie di delitti (tra cui un omicidio) che funestano la provincia inglese, tra Norwich e Newmarket. Jonathan Derry si trova coinvolto nella vicenda suo malgrado, chiamato a prestare soccorso a un'amica della moglie che si è macchiata di un curioso reato: si è impossessata di un neonato per esaudire il desiderio (impossibile) di essere madre. L'evento però è meramente incidentale, perché il romanzo si svilupperà a seguito della morte del marito della donna, un programmatore che ha inserito in un programma informatico, elaborato da uno storico scommettitore irlandese, un sistema per vincere alle corse dei cavalli. Registrato su tre mangianastri (come si faceva negli anni ottanta), il programma finisce nelle mani del professore il quale, dopo la morte dell'amico, non sa cosa farne. Francis parla in modo dettagliato delle modalità attraverso le quali registrare programmi, così come dei computer necessari per leggerli e delle caratteristiche tecniche degli stessi. La cosa è alquanto curiosa, a quarant'anni di distanza, e rende archeologica e vetusta l'operazione (informatica).

La componente crime viene garantita dall'irruzione di due loschi individui, armati di pistola dotata di silenziatore, che irrompono nella abitazione di Derry e chiedono la consegna dei programmi. Ha inizio così una lunga trattativa orchestrata da una banda di manigoldi, facenti capo a un titolare di una sala bingo, che troveranno sulla loro strada un professore decisamente coraggioso che farà quasi tutto per conto proprio avendo non pochi problemi per comunicare con la polizia (l'epoca dei cellulari era ancora lontana!?). Sarà questo detective improvvisato a condurre le indagini e a risolvere il mistero dei nastri. Minacce, omicidi, sequestri di persone, estorsioni, ribaltamenti di situazione e giochi d'astuzia cadenzeranno la narrazione fino all'arresto dei malavitosi. Qui finisce la prima parte, una crime story piuttosto che un intrigo giallo. Quattordici anni dopo, ovvero il tempo necessario per l'uscita dal carcere dell'antagonista, riprende la storia. Lo scarcerato è inviperito, disposto a tutto pur di vendicarsi e mettere le mani su quei programmi che avrebbero dovuto garantirgli la ricchezza. Non trovando però l'uomo che lo ha fatto arrestare, il bandito se la prende col fratello, che poco sa della vicenda. Aggredito a colpi di mazza, William Derry riesce a sequestrare il bandito, ribaltando la situazione che si era registrata nella prima parte di storia. Il centro della narrazione si sposta dalle scuole di fisica e dalla provincia inglese al mondo dell'ippica vero e proprio, tra scuderie, ippodromi e aste. Francis riduce al minimo la componente gialla, si limita alla necessità di comprendere perché il sistema, che ha arricchito un amico del fratello, non funzioni una volta consegnato nelle mani del bandito, così ristorato con l'impegno di non creare più problemi. Il giovane cerca in tal modo di ammansire il manigoldo ma questo, smargiasso e prepotente, dopo le iniziali vincite finirà per perdere in modo costante, anche perché il programma è stato infettato da qualcuno un po' troppo avido per condividere la fortuna. Ecco allora che dalla crime story si passa a una panoramica sul mondo dell'ìppica. Si tratta di una parte che, in tutta probabilità, un purista del giallo potrebbe trovare un po' fiacca, preferendogli la prima. Da appassionato di cavalli e di ippica, vi dico però che il mondo equino è ben caratterizzato e la sua resa risulta molto divertente. Francis delinea il mondo dei picchetti, l'atteggiamento degli allibratori di modulare le quote in funzione di chi sia a effettuare le puntate e il loro repentino abbassare il valore del cavallo in funzione delle somme ricevute. La febbre del gioco è palpabile e l'ira per i soldi persi evidente, tra risse e inconcepibili richieste di restituzione di quanto versato (cose che in quegli anni succedevano davvero). Alla fine, pur se abbondantemente sufficiente, resta un romanzo secondario di Francis. sebbene sia stato oggetto di un Tv-Movie (non giunto in Italia), coprodotto da società irlandesi e canadesi, diretto nel 1989 da Deirdre Friel e intitolato Dick Francis: Twice Shy. Diverso dai tradizionali "Gialli Mondadori".

 
Lo scrittore e fantino in ostacoli
DICK FRANCIS

L'occhio che fa pescare il campione nel mucchio di quelli di seconda scelta, tra gli sconosciuti, il giudizio, sono queste le cose che contano.”

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