Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

domenica 14 novembre 2021

Recensione Narrativa: VIAGGIO NEL MONDO DELLE FIABE di Alejandro Torreguitart Ruiz.

Autore: Alejandro Torreguitart Ruiz.
Traduttore: Gordiano Lupi.
Anno: 2018.
Genere:  Fiaba.
Editore: Edizioni Il Foglio .
Pagine: 130.
Prezzo: 12,00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Dopo il saggio Il Mio Nome è Che Guevara (2009) e l'antologia a metà strada tra Stevenson e Lovecraft Mister Hyde all'Avana (2009), rispettivamente editi da Edizioni A. Car e Il Foglio Editore, torna sulle nostre pagine il cubano Alejandro Torreguitart Ruiz. Questa volta lo scrittore classe 1979 da L'Avana ci propone una fiaba atipica, ottimamente tradotta da Gordiano Lupi per la collana Fior di Fiaba delle Edizioni Il Foglio.

Scrittore estremamente versatile, impegnato anche in temi socio-politici legati alla tradizione cubana nonché erotici, Torreguitart Ruiz si rivolge, per una volta, ai bambini. Il suo Viaggio nel Mondo delle Fiabe ha poco da spartire con la precedente produzione, di cui si ricordano, oltre ai sopra citati, anche Machi di Carta. Confessioni di un Omosessuale Cubano (Stampa Alternativa, 2003) definito da L'Espresso “un delicato e intenso romanzo di formazione”, e il romanzo erotico Vita da Jinetera (Il Foglio Editore, 2011). Il proverbiale bollino rosso “riservato agli adulti” lascia spazio a un disco verde che non ammette dubbi di sorta.

Torreguitart Ruiz opera una soluzione metaletteraria che, nel suo rivolgersi a più piccoli, lascia trapelare una sorta di incomunicabilità tra chi ricopre il difficile ruolo dello scrittore e i cittadini del mondo esterno, forse troppo lontani dalla sensibilità e dallo spirito creativo di un artista, ma allo stesso tempo rivendica una comunicabilità tra chi scrive e i personaggi oggetto delle creazioni quasi a voler sottolineare che la fantasia rispecchia pur sempre la realtà. “Per un foglio di carta e una penna avevo trascurato sempre ciò che per la maggior parte delle persone rappresenta la vita vera” si legge nel testo. Un'impostazione da cui l'autore si libera, in ossequio a quell'adagio ricordato da George R. R. Martin (uno che di fiabe e di fantasy ne sa qualcosa) secondo il quale “chi legge vive molte vite prima di morire.” E così Torreguitart Ruiz si ritrova a vivere la vita dei suoi stessi personaggi, immaginando di trovarsi proiettato nel fantastico mondo di Campofiorito, una landa bagnata da un lago salato che la separa da Baiadera. Qui ritrova tutti i suoi personaggi, soggetti che lo riconoscono quale il cantastorie loro creatore e, per questo, non lo prendono affatto in simpatia (pensate cosa succederebbe se Dio venisse privato dei suoi poteri e catapultato, senza copertura anagrafica, sulla Terra). I cattivi lo imprigionano perché sono stufi di essere i soccombenti e gli chiedono di scrivere storie dove siano i cattivi a trionfare in modo da riabilitare la loro immagine agli occhi dei terrestri. “Dovrai farci divertire e far sorridere i nostri figli, scrivendo storie di cavalieri che perdono il confronto con le streghe. Sarai libero soltanto quando qualcuno del tuo mondo riuscirà a leggere quello che stai scrivendo e crederà alla tua avventura nel mondo delle fiabe.” Il protagonista però ha lasciato moglie e figli nel suo mondo e vuol liberarsi dal sortilegio che lo relega nell'immaginario. Solo ora si accorge di quale siano le priorità di una vita che possa definirsi tale. Fugge in compagnia di un topolino antropomorfo (che si scoprirà essere un fata) e, tra mille peripezie in cui sono coinvolte streghe, sirene, tritoni, aquile, yeti, avvoltoi, piante carnivore e diversificati contesti ambientali, riuscirà a ritrovare la via di casa, tenendo a mente le tante promesse avanzate ai suoi personaggi, poiché non sempre i cattivi e i mostri sono veramente tali (ci si ricorda della lezione del Frankenstein di Mary Shelley).

Torreguitart Ruiz non rununcia all'ironia, lanciando strali al mondo della critica. I critici vengono bollati quali “saccenti e arroganti”, uomini che dall'alto della sterminata cultura fiabesca pensano di poter dare giudizi letterari su ogni cosa. “Mi ricordavano molto i critici che stroncavano i miei libri, sempre bravi e solerti nel disprezzare ciò che non sapevano comporre.

Da un punto di vista tecnico, Viaggio nel Mondo delle Fiabe è un testo fin troppo fluido e di semplice fruizione. Gordiano Lupi lo cura nel dettaglio e fornisce una perfetta traduzione. La sensazione è che la destinazione finale del prodotto, che, sulle alette del libro, viene suggerito per la lettura dei ragazzi di età superiore ai dieci anni, abbia limitato Torreguitart Ruiz, altrove bravo a creare tensioni orrorifiche. Ci sono svariate parti nel romanzo, infatti, che vengono tirate via, meramente descritte e non sviluppate a dovere (penso all'attraversamento della foresta con le piante carnivore o alla spiaggia infestata dai rettili), senza dare i tempi alla narrazione indispensabili a suscitare quel sense of wonder che qua non è pienamente reso (solo nella parte dell'assalto delle aquile e dei grifoni si percepisce una cura maggiore). L'autore sembra prediligere un taglio più convenzionale, vicino alla fiaba classica dei fratelli Grimm, pur facendolo all'interno di un'operazione ibrida. La traccia principale, ovvero la fuga dal mondo delle fiabe, viene accompagnata dal canonico rapimento della bella di turno, contesa al cavaliere senza macchia dal mago cattivo esperto in filtri amorosi e servito da una corte di nani malefici.

Di rilievo le dodici illustrazioni interne di Roberta Guardascione, già ammirata altrove, che scandiscono con puntualità e pertinenza i diciassette capitoli che formano il libro.

Lettura per ragazzi non ancora contaminati dalla malizia.
 
 

1 commento: