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domenica 7 novembre 2021

Recensione Narrativa: STORIE FELSINEE - I 34 Racconti di Bologna a cura di Giovanni Modica.

Autore: AA.VV..
Curatore: Giovanni Modica.
Anno: 2021.
Genere:  Ambientazione bolognese con Giallo/Crime/Satirico/Sentimentale/Dramma .
Editore: Edizioni Il Foglio .
Pagine: 374.
Prezzo: 16,00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Atto d'amore donato alla città natale dal critico cinematografico, ma anche sceneggiatore e scrittore, Giovanni Modica. Il nome di Modica non è una novità. Lo sanno bene gli estimatori del cinema di Dario Argento. Forgiato alla corte di Luigi Cozzi, Modica è conosciuto soprattutto per le monografie pubblicate dalla Profondo Rosso Edizioni su L'Uccello dalle Piume di Cristallo, Il Gatto a 9 Code, Profondo Rosso e 4 Mosche di Velluto Grigio, nonché per il suo ruolo di Direttore della collana Cinema delle Edizioni Il Foglio di Piombino.

Storie Felsinee è un volume diverso dai lavori classici di Modica, probabilmente concepito in occasione delle iniziative bolognesi legate al noir a cui il critico cinematografico è spesso invitato in veste di relatore e curatore. L'antologia nasce come invito, perlopiù rivolto agli scrittori professionisti locali, a rendere omaggio a Bologna e di farlo attraverso il più variegato campionario di generi. La genesi del volume ha visto coinvolti moltissimi scrittori, compresi i nomi di più alto valore del panorama letterario emiliano. Tra i contattati figurano infatti Carlo Lucarelli, Valerio Evangelisti, Eraldo Baldini e molti altri. Non tutti hanno potuto rispondere positivamente all'invito, ma molti hanno accettato la proposta e sono confluiti nella squadra. Dei trentaquattro proposti, diciannove sono autori bolognesi o, in qualche modo, adottati dal capoluogo della regione emiliana. Tra tutti questi solo uno è un debuttante (una debuttante, per la precisione), mentre tutti gli altri hanno un lungo trascorso di pubblicazioni importanti e riconoscimenti nei più prestigiosi concorsi letterari (Premio Tedeschi, MystFest, Scerbanenco, Premo Hypnos, giusto per menzionarne qualcuno). Tanti sono i Maestri, soprattutto del giallo-noir, così da conferire un valore di rilievo nazionale al volume. Tra i presenti figurano infatti giornalisti dei più famosi quotidiani, “celebrità” del Giallo Mondadori, quali Enrico Luceri e Stefano Di Marino (alla sua ultima pubblicazione prima della prematura scomparsa), scrittori apprezzati su antologie Einaudi (penso a The Dark Side) quale Giampiero Rigosi (co-autore della serie de L'Ispettore Coliandro), noti sceneggiatori RAI come Biagio Proietti e Valerio Varesi (creatore del commissario Soneri interpretato da Luca Barbareschi), il regista e sceneggiatore cinematografico Antonio Lusci, importanti specialisti del romanzo storico (Patrizia Debicke van der Noot) e ancora lo scrittore horror - scuola Profondo Rosso - Nicola Lombardi, il giallista Gianluca Morozzi e molti altri ancora, tra cui il sottoscritto Matteo Mancini.

Che dire...? Antologia di prestigio dove si fatica a trovare un indirizzo di genere comune anche per la dritta dal curatore, che ha richiesto racconti inediti incentrati sulla città di Bologna non imbrigliati in confini predeterminati. “Non limitatevi alle storie nere” aveva chiesto Modica e così è stato. Dei trentaquattro racconti solo tre storie possono definirsi nere a tutti gli effetti e sono quelle di Matteo Mancini e dei due scrittori Mondadori Enrico Luceri e Stefano Di Marino. Altre tre, rappresentate dalle storie di Patrizia Debicke, Nicola Lombardi e di Rino Tripodi, hanno elementi giallo-fantastici. Il resto dell'antologia è fatto di tributi a tutti gli effetti alla città di Bologna, con storie di vita comune che fungono da cartoline della Bologna del tempo che fu, con rimandi che vanno dai tempi in cui imperversava la peste (Paolo Giuffrida) passando per l'epoca di Leonardo Da Vinci (Debicke) fino agli anni in cui si organizzavano attentati contro le più alte gerarchie fasciste (Fabrizio Carollo), ma anche e soprattutto della Bologna attuale tra sentimentalismi, melanconie, ironie, sogni, amori perduti e amori ritrovati. L'epoca legata al covid si fa sentire (ci sono tre racconti di valenza no vax o comunque di posizione critica verso le restrizioni), così come si fanno sentire i disagi, la carenza dei posti di lavoro e le ristrettezze economiche o la piaga della droga.

È lo stesso Modica, nella prefazione, a svelare la natura del volume: “Gli autori hanno offerto contributi che coprono in maniera capillare tutte le sfumature del capoluogo emiliano: riflessioni intimistiche, racconti storici, musicali, ironici, sarcastici, neri, solari oppure romantici, biografici, leggendari.”

Oltre all'ambientazione, la costante del volume è offerta dalla cura e dallo stile narrativo, che non subisce grandi sbalzi tra un autore e un altro. I racconti hanno una lunghezza compresa tra le tre e le diciotto pagine. La scioltezza e la fluidità rendono la lettura accessibile a ogni tipologia di lettore.

Tra tutti i racconti spicca Autoritratto di un Assassino del romano Enrico Luceri, vero e proprio gioiellino che prende spunto dalla convinzione di Patricia Cornwell secondo cui dietro ai quadri del pittore vittoriano Walter Sickert si nascondevano le prove sull'identità di Jack lo Squartatore. Sulla stessa falsa riga, un giornalista locale avvia un'indagine per risalire alla vera identità di un assassino che ha tenuto sulle spine Bologna all'inizio del novecento. È l'ossessione del successo, il voler risolvere una catena di delitti che pare esser già stata chiusa (tuttavia in modo errato), a fungere da motore della storia, un po' come in Mr Honda di Matteo Mancini (anch'esso presente nell'antologia). Luceri, vincitore del Premio Tedeschi e sei volte pubblicato nella prestigiosa collana I Gialli Mondadori, si conferma abile gestore della tensione, plasmando un giallo che sconfina nell'horror vero e proprio. Tra Dario Argento e Lovecraft (Il Modello Pickman), Luceri si destreggia in modo magistrale lasciando ricordare il clamoroso errore che nel periodo fascista fu consumato a Roma quando arrestarono Girolimoni, attribuendogli delitti che non aveva commesso. Finale impreziosito anche da una punta di ironia.

A contendere al giallista l'ipotetico primo premio per il miglior racconto presentato, è Biagio Proietti, concittadino di Luceri. Sceneggiatore di gialli (si pensi al film Black Cat di Lucio Fulci), regista e grande cultore di Edgar Allan Poe, Proietti stupisce presentando uno dei racconti più romantici e melanconici dell'antologia. Il suo Il Trottola è un lodevole vertice di narrativa tout court. Un saltimbanco settantenne, attrazione secondaria degli avanspettacoli degli anni settanta, cerca in tutti i modi di sollevare l'umore a una celebrità del teatro prossima alla morte. I due, insieme a una moltitudine di altri soggetti, sono ricoverati in una casa di riposo per artisti a rivangare la gloria decaduta. Epilogo tristissimo che accarezza i confini della fiaba (mi ha fatto venir in mente La Piccola Fiammiferaia di Andersen). Proietti tratteggia il tutto con un tocco agro-dolce che eleva il testo dalla massa e lo rende, forse, il migliore tra tutti.

Giocano sull'ironia, ma fino a un certo punto, Gianluca Morozzi e Luca Occhi. Il primo, col suo Dei Libri, Di Vino e Altre Sciocchezze, parla degli strani clienti che popolano le librerie. Più in particolare racconta la vicenda di un uomo che, dalle 16.30 alle 17.00, annusa i libri dove sono presenti le belle donne perché, per un bizzarro sortilegio, si trova catapultato per trenta minuti all'interno del romanzo. L'uomo però non è il solo soggetto bizzarro ad aggirarsi tra i rivenditori di libri di Bologna, perché in una libreria vicina vi è una donna che sogna in anteprima i libri di uno scrittore prima che questo li concepisca e li pubblichi. I titolari delle due librerie pensano bene di far mettere insieme i due soggetti ma, forse, chi si unirà in fidanzamento saranno proprio i due gestori.

Favoloso per i dialoghi Ragù alla Bolognese di Luca Occhi (finalista al MystFest) che sceglie la via della satira per denunciare la piaga del lavoro nero. Così abbiamo famiglie bolognesi che assumono extracomunitari non regolari sul territorio italiano, così da poterli licenziare senza beghe. Occhi è bravo a sottolineare la discrepanza tra la sensazione di rispetto che queste famiglie intenderebbero ostentare e la loro totale refrattarietà alle norme. La beffa arriva quando si scopre che i filippini di turno sono gli stessi italiani truccati in modo da sembrare stranieri, perché, in fondo, è meglio lavorare a nero e senza diritti che essere disoccupati, con buona pace dell'articolo 1 della costituzione italiana. Dialoghi in bolognese gestiti in modo magistrale. Nella drammaticità del caso, si ride e si ride di gusto.

Mr Honda, del sottoscritto, parla di un pirata della strada braccato da un Commissario scrittore di true crime intenzionato a scrivere il best seller con cui conquistare il mondo dell'editoria. Un po' come per il racconto di Luceri, la storia avrà un risvolto fantastico, questa volta legato alla Bologna pre-romana.

Giuseppe Cozzolino, invece, riscrive la canzone Caro Amico ti Scrivo di Lucio Dalla, immaginando di spedirla all'attore che ha interpretato Peppone nel film Don Camillo. Il prof campano (docente universitario di Storia del Cinema e Storia delle Comunicazioni di Massa) rimodula e adatta il celebre pezzo di Dalla al periodo delle chiusure covid.

Tra gli altri merita una menzione il giallo storico di Patrizia Debicke, che si muove tra personaggi reali (Papa Leone X, Leonardo da Vinci, il Re di Francia) e altri della finzione per risolvere, attraverso il comandante delle guardie svizzere papaline, il furto di una collana con gli zaffiri della duchessa di Nemours dono del re di Francia.

Stefano Di Marino, alla sua ultima apparizione, dona (L'Assassino di via Barberia) una vicenda che evoca la leggenda de l'uomo nero. Invocare il nome di un negromante bolognese del seicento tra le vie buie di Bologna porterebbe infatti a materializzare l'uomo e la sua sete omicida. Molto interessante e affascinate la prima parte che però non trova adeguata conclusione.

Voglia di Ballare di Antonio Lusci, sceneggiatore tra gli altri di Sergio Stivaletti e del suo recente Rabbia Furiosa (2018), ci porta in chiave romantica su un set cinematografico a cielo aperto nel cuore di Bologna. Lusci regala la parabola del più classico dei colpi di fulmine, un'attrazione che non viene frenata neppure dalla disabilità. Lavora invece in modo inverso Mario Gerosa col suo Hotel Hermes. La ricerca di un amore dell'adolescenza si sgretola nel momento del suo compimento, dopo aver visto che la vecchia fiamma è finita su una carrozzella.

Lodevole La Collina dei Ricordi di Fabrizio Carollo che ci riconduce all'epoca del periodo fascista, quando a Bologna serpeggiavano propositi sovversivi a danno dei ministri del duce (nientemeno che Ciano).

Questo, forse, il meglio di un'antologia vasta, composta da 374 pagine e destinata a diventare un must da avere nelle librerie di ogni bolognese appassionato di narrativa. Tra gli altri ricordo il simpatico Ragazza di Campagna di Mara Munerati, che evidenzia le mille fobie di una guidatrice che dalla campagna deve spostarsi nell'ingorgo di Bologna. Calibrato il melanconico Oscar va in Pensione del mio doppio collega Massimo Fagnoni, che racconta l'ultimo giorno di lavoro di un vigile (o meglio agente di polizia locale) a cui il Comando riserva la passerella finale. Si orienta sull'amore che sboccia nella campagna bolognese Giampiero Rigosi che, col suo Pinzimonio, ci mostra due sessantenni ancora pieni di vita. Similarmente fanno Paolo Panzacchi (vincitore del premio della critica al Premio Internazionale Città di Cattolica) e il suo Con le luci della sera, dove il dramma di un ricco finanziere abbandonato, nella malattia, dalla famiglia diviene trampolino per la conoscenza dell'anima gemella. Diverte Rino Tripodi con l'horror parodistico Corte 9, Orrore alla Cirenaica, la storia di un quartiere riscritta, tra omicidi, poliziotti inetti e fantasmi che debellano altri fantasmi, nella forma di un racconto horror in cui rivivono tutti i principali soggetti che hanno scritto le pagine del glorioso passato del quartiere. Si sale sulla Torre degli Asinelli, verso una cima che non da traccia di sé, con Nicola Lombardi e l'atipica ghost story Un Gradino dopo l'Altro. C'è ancora molto molto altro, oltre questo, per un libro che ogni città dovrebbe vedersi tributato.

 
Il curatore Giovanni Modica.
 
"Una città vive non solo del suo popolo ma anche dell'immaginario che la riguarda."

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