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venerdì 12 novembre 2021

Recensione Narrativa GATTI DEL MISTERO a cura di Martin H. Greenberg.

Autore: AA.VV..
Curatore: Martin H. Greenberg.
Traduzione: Gianni Pilo.
Titolo Originale: A Treasury of Cat Mysteries.
Anno: 1998.
Genere:  Thriller.
Editore: Newton & Compton (2001).
Pagine: 316.
Prezzo: 10,27 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

IL CURATORE

A Treasury of Cat Mysteries o più semplicemente “Gatti del Mistero”, come è stato distribuito in Italia dalla Newton & Compton, è una delle tante antologie curate da Martin H. Greenberg. Si sta parlando di uno dei più famosi antologisti al mondo, un vero e proprio colosso letterario, socio d'affari di un certo Isaac Asimov. Impegnato su tutti i fronti della narrativa popolare di qualità, dal giallo all'horror, passando per il fantasy e la fantascienza (suo genere di elezione), Greenberg ha curato qualcosa come 1.298 antologie, commissionando addirittura la stesura di 8.200 racconti a soggetto determinato. Numeri che rendono gigantesca la carriera di questo curatore, una vera e propria enciclopedia della narrativa di intrattenimento.

Purtroppo prematuramente scomparso nel 2011 a causa di un cancro, all'età di settant'anni, Greenberg era nato in Florida e, dopo una laurea in scienze politiche, aveva svolto una carriera ventennale di docente presso l'Università del Wisconsin-Green Bay, curando la prima antologia nel 1974. Interessato soprattutto alla fantascienza, sono celebri le 127 antologie in sodalizio con Isaac Asimov, tra le quali l'immancabile opera antologica in 25 volumi de Le Grandi Storie della Fantascienza, che ripercorre la golden age della sci-fi proponendo un volume per ogni anno dal 1939 al 1963. Molte le sue antologie pubblicate nella serie Urania, diversi anche i contributi all'horror con antologie quali House Shudders (1987) uscita in Italia come “Le Case del Brivido”, Vamps (“Vampire”, 1987), Tales of the Occult (“Occulto!”, 1989), senza dimenticare The Further Adventures of Batman (“Batman. Nuove Avventure”, 1995) e Sherlock Holmes in America uscita in Italia spalmata su due volumi della collana Il Giallo Mondadori. Vincitore di due Bram Stoker Awards, uno per la migliore antologia horror del 1998 (Horrors 365 Scary Stories) e uno alla carriera, oltre che di un Ellery Queen Award e un Mystery Writers of America.

INTRODUZIONE

Nonostante nella premessa di Gatti del Mistero non venga menzionata la genesi del volume, possiamo tranquillamente definire A Treasury of Cat Mysteries una sorta di compendio antologico del percorso iniziato nel 1991 da Martin H. Greenberg (ed Ed Gorman) interamente dedicato al gatto. Uscita nel 1998 e giunta in Italia tre anni dopo, si tratta di una sorta di sintesi tra le tante antologie che Greenberg, a partire dagli anni novanta, ha dedicato ai felini. A Treasury of Cat Mysteries, cui farà seguito l'ultima antologia della serie curata dal solo Ed Gorman (Cat Crimes Through Time, 1999), è infatti preceduta da sei antologie monotematiche: Cat Crimes (1991), Cat Crimes 2 (1992) Cat Crimes 3 (1994), Feline and Famous: Cat Crimes Goes to Hollywood (1994), Cat Crimes Takes a Vacation (1996) e Cat Crimes for the Holidays (1997), senza contare Black Cats and Broken Mirrors (1998) curata da Greenberg col supporto di John Helfers.

Le prime tre antologie Cat Crimes, vendute in America in cofanetto, proponevano un totale di cinquantaquattro racconti di quarantaquattro autori diversi, tra i quali due soli (Bill Crider e Barbara Collins) presenti in tutte le antologie, mentre cinque (tra cui Bill Pronzini, più volte pubblicato nella collana I Gialli Mondadori) inseriti in almeno due. Si tratta di scrittori, a parte Richard Laymon (di cui è presente Kitty Litter in Cat Crimes 2), non conosciuti in Italia nel circuito della narrativa horror, ma che annoverano diversi estimatori nel circuito dei giallisti Mondadori.

Feline and Famous: Cat Crimes Goes to Hollywood sposta e unifica l'ambientazione. Greenwood chiede di ambientare le storie a Hollywood e dintorni. Rispondono all'appello sedici autori, sei dei quali già ammirati nella precedente trilogia, tra cui Barbara Collins e Bill Crider, alla quarta apparizione, nonché John Lutz e Les Roberts, alla terza.

Cat Crimes Takes a Vacation prosegue il percorso con quindici ulteriori storie tutte ambientate in luoghi di vacanza. A firmarle, a parte due new entry, ci sono ancora autori presentati nella trilogia Cat Crimes. Immancabili Crider, Collins, Les Roberts e ritorna anche Bill Pronzini.

Cat Crimes for the Holidays propone diciannove ulteriori racconti, appositamente scritti per l'occasione, che hanno un altro trait d'union. Oltre a quello offerto dai gatti c'è la costante del calendario. Tutte le storie sono ambientate in un particolare giorno di festa, da Capodanno a Natale. Dieci degli autori proposti (tra cui Bill Crider e Barbara Collins, oltre Tracy Knight alla terza presenza consecutiva, Nancy Pickard e John Lutz praticamente sempre presenti) vengono dalla trilogia Cat Crimes. Tra le nuove proposte, invece, figurano gli scrittori horror Graham Masterton e Richard T. Chizmar, futuro collaboratore di Stephen King.

Dunque un percorso che ha visto proporre sul mercato qualcosa come 104 racconti sui gatti firmati da sessantacinque scrittori (quasi tutti giallisti). A Treasury of Cat Mysteries non fa altro che ripescare alcuni di questi racconti, associandoli a quattro racconti commissionati per l'occasione, a cui si aggiungono diciassette riproposizioni, per un arco temporale che va dal 1964 al 1998 e un totale di ventuno racconti. Da Cat Crimes arrivano quattro racconti (ovvero quelli di Peter Lovesey, Bill Pronzini, Jon L. Breen e dell'immancabile Bill Crider), altri tre arrivano da Cat Crimes 2 (Joan Hess, Margaret Maron e Sharyn McCrumb), mentre due (Barbara Collins e Nancy Pickard) sono pescati da Cat Crimes 3. Dunque un volume che per metà è una sintesi della trilogia iniziale da cui tutto ha avuto inizio.

La Newton & Compton commette l'errore (ma forse è il risultato di una specifica strategia commerciale) di collocare l'antologia nella collana Narrativa Horror. E' eloquente che il traduttore Gianni Pilo non menzioni l'antologia nel suo volume Dizionario dell'Orrore pubblicato, sempre dalla Newton, nel 2004. Si tratta infatti di un errore che non permette di selezionare il giusto pubblico. Gatti del Mistero infatti ha poco d spartire con la narrativa del terrore o quella fantastica. Dei ventuno racconti, meno di cinque possono definirsi fantastici. Nella maggior parte dei casi il gatto è vittima degli eventi (finisce in cliniche di vivisezione, è oggetto di tentativi di truffa assicurativa, è mezzo di trasmissione di epidemie mondiali, viene investito, viene rubato, subisce tentativi di uccisione, viene avvelenato o viene imbalsamato), in altri ha un ruolo marginale che sta a sfondo della vicenda (è oggetto di una disposizione burocratica o è animale di compagnia di altri animali). In qualche caso è compagno di azione di ladri d'appartamento o aiuta involontariamente a risolvere crimini su cui indagano poliziotti o investigatori privati impegnati a risolvere macchinazioni messe in piedi per ragioni ereditarie. Il nucleo predisposto da Greenberg, lo si capisce anche dagli autori coinvolti (tra cui un giovanissimo Richard T. Chizmar), è legato alla narrativa gialla, di quel giallo edulcorato, che non disdegna il black humor e che ricorda il mystery dei buoni salotti anglo-americani. Molte le storie ambientate nella provincia campagnola americana, in paesi dove tutti si conoscono e dunque in una realtà che è assai lontana da quella urbana. Dimenticatevi splatter, gore o linguaggi scurrili. E dimenticate anche racconti del brivido come Il Gatto Nero di Poe o I Gatti di Ulthar di Lovecraft, per non parlare di storie alla Black Cat scritto da Biagio Proietti per Lucio Fulci. Gatti del Mistero è una lettura pulita, fluida e brillante, che rende l'antologia un ottimo regalo per un giovane ragazzo o, meglio ancora, ragazza. I racconti sono carini, alcuni molto drammatici, seppur raramente geniali e veramente spiazzanti, ma funzionano e sono scritti in modo accattivante. Ci sono svariati racconti simili tra loro e questo, data l'ampia gamma di scelta, può essere valutato quale un difetto a cui Greenberg non ha stranamente ovviato.

La trilogia CAT CRIMES
costituisce lo zoccolo duro di Gatti del Mistero.

ANALISI NEL DETTAGLIO

Ventuno racconti dunque, nove dei quali pescati dalla trilogia Cat Crimes e ulteriori due, vista la data della prima pubblicazione degli stessi, selezionati altrove. Martin H. Greenberg tratta la tematica in modo diverso rispetto ad altre antologie più votate al lato fantastico nell'ambito del panorama “gatto”. Ricordiamo infatti gli spunti horror e fantascientifici offerti dai curatori Jack Dann e Gardner Dozois con Magicats (1984), tradotta in italiano come “Artigli e Fusa”, al cui interno figurano autori notissimi al pubblico del fanta-horror quali Stephen King, Manly W. Wellman, Ursula Le Guin, Fritz Leiber, Henry Slesar; oppure la collezione curata da Ellen Datlow intitolata Twists of the Tale (1996), pubblicata in Italia nel 1998 dalla Fanucci quale “Gatti da Brivido”. Da menzionare poi Il Libro dei Gatti Immaginari (2016) curato da Gianfranco De Turris (un top in fatto di antologie) con dentro molti degli autori legati al fantastico e al giallo tout court italiano.

Greenberg lavora dunque su gruppo di autori che vengono quasi esclusivamente dal giallo per un progetto che si sposa, non solo nominalmente, alla trilogia I Gatti del Mistero, pubblicata nell'agosto del 2005 sulla collana I Gialli Mondadori, composta dalle storie di Stuart Palmer, Conan Doyle e Stanley Gardner. Proprio I Gialli Mondadori sono la collana per la quale molti degli autori scelti da Greenberg sono conosciuti alla nostre latitudini.

Solo cinque, su ventuno, sono le storie che potremmo definire di genere fantastico. Tre di queste hanno la caratteristica di raccontare i fatti dal punto di vista felino, sebbene solo in un caso si abbia a che fare con un gatto a tutti gli effetti. The Beast Within (1972) e Nine Lives to Live (1992), entrambi riproposte da Cat Crimes 2, hanno una forte matrice comune, per non dire che sono l'una in debito con l'altra. Entrambe le autrici, rispettivamente Margaret Maron e Sharyn McCrumb, immaginano la possibilità che l'anima di un uomo (sia esso, rispettivamente, donna o maschio) rimanga intrappolata all'interno di un corpo felino già adulto e con una propria vita avviata, mantenendo il ricordo della precedente vita.

In The Beast Within la trasmigrazione avviene guardando intensamente gli occhi di una gatta, giunta su un terrazzo di un edificio al ventesimo piano di una città. Il corpo animale viene visto come dannazione per la donna che vi è intrappolata e che pensa di liberarsene subito, rubando il corpo umano della prima donna che troverà sul suo cammino. Il proposito va in porto, ma non sempre ciò che sembra una fortuna lo è veramente e viceversa una clamorosa sfortuna iniziale può costituire oggetto di una pazzesca fortuna successiva. La “ladra del corpo umano” infatti non sa di essere finita all'interno del corpo di una donna che ha appena assassinato il marito. Quest'ultima, passata all'interno del corpo del gatto, valuta l'esperienza come l'occasione per trovare un corpo giovane, non più grasso e decadente, così da andare a rubare il corpo della moglie del fratello più giovane del marito. Racconto dunque beffardo e ben gestito da un'autrice, Margaret Maron, che ha vinto, con un solo romanzo (Bootlegger's Daughter), i prestigiosi Premi Agatha, Anthony, Edgar e Macavity (riconoscimenti di cui ha ottenuto in modo seriale una lunga sequela di nomination al passare degli anni, aggiudicandosi tre ulteriori Premi Agatha). È stata più volte inclusa nella serie I Gialli Mondadori dove sono apparsi i romanzi Un Passato Imperfetto, Morte di una Farfalla, Giochi di Morte e La Terza Vittima.

Sharyn McCrumb, con Nine Lives to Live, guarda al karma e alla possibilità che un uomo, assassinato dal socio autore di una serie di reati ambientali che l'altro vorrebbe denunciare, possa trasmigrare in un gatto domestico. Intenzionato a vendicarsi per l'assassinio subito, il gatto posseduto dall'anima della vittima fugge dall'abitazione in cui è alloggiato e fa di tutto per farsi adottare dalla famiglia dell'ex socio. L'obiettivo è quello di render pan per focaccia del torto subito. Racconto esilarante, molto divertente, col gatto che cerca di trovare il modo per organizzare omicidi senza far capire di essere un gatto troppo intelligente. Nonostante gli sforzi però il nuovo proprietario stravede per lui. Alla fine ci rimetterà le cuoia la donna dell'uomo, punita per il tentativo di sterilizzare un micio che ha ben capito cosa starà per succedere. Racconto riuscito, insieme al precedente The Beast Within, tra i più interessanti del lotto. La McCrumb, del resto, ha vinto tutto nel giallo: tre Premi Agatha, due Macavity, due Anthony, un Edgar e un Nero. Di lei, in Itaia, si ricorda Delitti a Sarvice Valley pubblicato nella collana Il Giallo Mondadori.

Simile, ma senza l'idea della trasmigrazione, è Sax and the Single (1993) di Carole Nelson Douglas, autrice (credo non pubblicata in Italia ma spesso coinvolta in romanzi costruiti attorno ai gatti) presente con due racconti (ma non questo) nel cofanetto Cat Crimes. La Douglas conferma la narrazione dal punto di vista felino, ma forgia un taglio fiabesco, con i suoi gatti pensanti e parlanti come gli umani (ma solo tra loro o con i cani). Racconto altamente ironico e farsesco in cui l'alta nobiltà felina ingaggia un gatto indagatore al fine di recuperare il gatto (randagio) di Chelsea Clinton improvvisamente scomparso nel nulla. Nel testo si parla di servizi segreti felini: MCI (Multiple Cat Investigation). Ora che i felini hanno la possibilità di avere un “Primo Gatto” non è tollerabile che questo non sia presente all'insediamento del nuovo Presidente Clinton. È in gioco la credibilità della specie e per questo è fondamentale interrompere l'egemonia dei cani. Il “nostro” eroe riuscirà nell'intento suggerendo, per convincerlo a rientrare alla base, una carriera politica e narrativa al gatto presidenziale. Il racconto fa parte di una serie felina chiamata Midnight Louie.

Torna il tema della metempsicosi felina, pur se con prospettive ribaltate, nel più classico, per costruzione, caratterizzazione dei personaggi e dialoghi, Susu and the 8.30 Ghost (1964). È il racconto più datato dell'antologia, firmato da Lilian Jackson Braun. È un autrice (finalista al Premio Edgar) che non può mancare in un'antologia del genere. Nota per la serie di romanzi The Cat Who... quasi integralmente pubblicata dalla Mondadori nella collana de “I Gialli Mondadori” (ventinove romanzi su trenta, oltre un'antologia inedita in Italia). La Braun qua ci propone un'atipica ghost story che propone una gatta sensitivo in grado di relazionarsi con i fantasmi. L'intreccio non è solidissimo, ma i dialoghi e le caratterizzazioni sono di notevole fattura. Un bizzarro antiquario, avanti con l'età, va a vivere accanto a una coppia di sorelle che hanno una gatta siamese. L'amicizia tra l'uomo e la gatta è fin da subito prodigiosa anche perché l'uomo dice di esser stato un gatto in una precedente vita. Altezzoso e schivo, l'antiquario vive circondato di strani cimeli, accudito da un aiutante muto (in realtà finge di esserlo) che tratta a pesci in faccia. L'uomo si muove su una pesante sedia a rotelle, perché questa è un'opera d'arte e non gli fa sentire troppo l'handicap. Si tratta di un soggetto alquanto bizzarro. È convinto che i felini abbiano una percezione mentale altamente sviluppata, ben superiore a quella dell'uomo, al punto da aver scritto un testamento in cui dichiara di voler lasciare la propria ricchezza all'Università per una ricerca tesa a migliorare, attraverso i gatti, la mente umana. Sospeso tra pazzia e capacità ultra sensoriali dei felini, la storia volge in un delitto che sarà scoperto dalla stessa gatta della coppia delle sorelle. La morte non è tuttavia causa ultima di scomparsa dalla Terra e l'amicizia tra gatto e uomo prosegue oltre il fatidico passaggio nell'aldilà.

Più giocato sulla componente horror, sebbene con un soggetto sviluppato nelle forme del giallo, è il meno riuscito Bubastis. Lo scrive l'inglese Michael Stotter, scrittore conosciuto all'estero (in Italia è sconosciuto) soprattutto in ambito western nonché direttore del giornale The Westerner. Il suo è un contributo che guarda all'esoterismo egizio, tra mummie e divinità locali. Stotter non sembra a grande agio con la narrativa fantastica e fa di tutto per volgere al mystery l'elaborato. Un indagatore infatti vaga sulla scena del delitto per risolvere la strana morte di un importatore di cimeli egiziani. Alla fine si giunge a una ricostruzione paranormale che trova nell'evocazione di una Dea-Leonessa egizia, minacciata dai tre gatti persiani gelosi del loro padrone, il motivo dell'omicidio. Per l'uomo è stato letale il veleno rilasciato da tre particolari unghie imbevute in una sostanza velenosa: sono gli artigli della dea.

Resta sospeso tra horror e catastrofismo pandemico Richard T. Chizmar, all'epoca giovanissimo ma oggi ben conosciuto dai fan di Stephen King, grazie alla collaborazione tra i due avvenuta in occasione de La Scatola dei Bottoni di Gwendy. Chizmar propone un elaborato molto interessante per la tecnica narrativa piuttosto che per i contenuti, comunque alquanto terrificanti specie in tempo di covid (dove all'inizio si parlava di pipistrelli e armadilli per nascondere un'altra realtà). A Capital Cat Crime (1993) viene scritto nelle forme di una sbobinatura di un interrogatorio condotto da due agenti di polizia nei confronti di clochard accusato di essere un uccisore seriale di gatti. Dall'interrogatorio emerge una realtà ben peggiore da quella che ha visto in azione lo sconsiderato e scriteriato nullatenente. Si capisce infatti che lo stesso è stato testimone oculare di un incontro, avvenuto mesi prima, tra due misteriosi individui e che ha captato alcuni dialoghi da cui emergeva un accordo finalizzato a diffondere un'epidemia nei paesi del terzo mondo attraverso tre gatti infetti custoditi in delle gabbie. La CIA, che è la regista del tutto, provvede a dare l'ordine di eliminazione del vecchio, perché i segreti di stato devono restare tali ed è bene che l'uomo non finisca in mano al giudice.

 
La copertina della versione originale americana.
 
 Colpisce duro e va nel segno Clark Howard, cinque volte finalista al Premio Edgar e una volta vincitore, che col suo Animals (1985) commuove i lettori sensibili. Il suo è un giusto attacco alla sperimentazione scientifica sugli animali che prende forma nel dramma di un vecchio pensionato di rientro a casa. L'uomo non trova più ad attenderlo la sua gattina di quattordici anni, unica compagnia dopo la morte della moglie. La micina, sprovvista di collarino e di altri oggetti identificativi, è stata catturata dall'accalappiacani e ceduta a un'associazione che compie esperimenti di ogni sorta. La trama ricorda un po' la parte centrale di Io Speriamo che me la Cavo, perché il “vecchio” viene aiutato da un giovane teppista di strada che, poco prima, lo aveva deriso e preso in giro insieme alla banda di cui faceva parte. Il ragazzo, con carcere e riformatorio alle spalle, si dimostrerà il più umano di una società retta da uomini che rispettano le regole eppur si macchiano di condotte sprovviste di ogni minima sensibilità. Intralciato al più non posso da dipendenti e burocrati di turno, il vecchio ritroverà la sua gattina rinchiusa in un gabbia di un centro in cui è penetrato abusivamente. Il miagolio silente dell'animale è una rasoiata nei cuori dei lettori, così come la vista delle flebo in vena che trasmettono una soluzione per il balsamo dei capelli. L'obiettivo degli sperimentatori è vedere se l'animale sopravviverà o meno all'inoculazione. Liberata dalla prigionia, la gatta muore poco dopo, ma l'azione dei due “antieroi” porterà alla liberazione di tutti gli altri animali e, ironia della sorte, all'incarcerazione del “vecchio” con una condanna di tre anni. Quando si dice l'importanza della legge e del senso di giustizia percepito dai destinatari della stessa. Racconto scioccante e crudele, molto ben scritto. Tra i migliori in assoluto. Di Clark Howard si ricorda il romanzo Sporco Ricco edito da Super Bir e diversi contributi per le riviste Alfred Hitchcock Mystery Magazine e Ellery Queen's Mystery Magazine.

Estremamente esilarante e ben riuscito è Cat Got Your Tongue (1992) di Barbara Collins, una mattatrice di racconti sui gatti, pressoché omni presente nella collezione a tema curata da Greenberg. Il curatore ripropone il racconto da Cat Crimes 3 e fa bene, perché è intriso di black humor non poi così comune. Protagonista è un vecchio attore in pensione in una mega villa con piscina a Hollywood. L'uomo, dopo aver fatto il piacione con una ragazzina alquanto ignorante e pomposa che sogna di fare l'attrice, sorprende la stessa e l'operaio incaricato di igienizzare la piscina nell'atto di rubare il suo pregiato gatto da collezione. L'arte drammatica e altamente ironica dell'uomo è tale da portarlo a proporre ai due di diventare i suoi figli e di vivere al suo fianco nella sua villa. La tipa ride compiaciuta, certa di aver fatto colpo. Quello che i due non sanno è che il vecchio attore è stato anche un celebre imbalsamatore, mago e ventriloquo. Potete già intuire che fine faranno. Epilogo eccezionale per una specialista del genere.

Gli altri racconti sono tutti elaborati in cui il gatto è coinvolto in delitti vari. Ginger's Waterloo (1991), della celebrità Peter Lovesey (il più famoso in Italia tra i ventuno proposti, basta dare un'occhiata a I Gialli Mondadori in cui è coinvolto) nonché racconto di apertura del primo Cat Crimes, è giocato sui fraintendimenti. Il dialogo tra due pendolari, che si spostano in treno dalla periferia a Londra, si trasforma in un'induzione all'omicidio prontamente recepita dal diretto interessato. Quest'ultimo, ben felice di aver risolto il suo problema, non ha compreso che l'altro gli aveva suggerito di eliminare il gatto, pensando che questo fosse motivo di divisione con la moglie quando invece era l'opposto. La doppia ironia sta nel fatto che nei fraintendimenti i due hanno ottenuto il risultato desiderato.

Delude anche un'altra celebrità del Giallo Mondadori ovvero Bill Pronzini. Il suo Bedeviled (1991), secondo racconto del primo Cat Crimes, parla di un maldestro tentativo di indurre in uno stato confusionale una vecchietta, al fine di accaparrarne le proprietà. Un amico del potenziale erede infatti scimmiotta di essere il fantasma del marito della donna, muovendosi coperto da un lenzuolo bianco. Il tema è abusatissimo, basti ricordare alcuni dei falsi racconti soprannaturali inseriti nell'antologia di inizio novecento Carnacki di William Hope Hodgson. Nella storia di Pronzini il gatto della vecchietta diviene fondamentale per capire chi sia il danneggiatore e molestatore che funesta la poveretta. Il micio infatti ha morso sia il detective che indaga sul caso sia uno dei sospettati. Il detective fa così confessare l'uomo proponendo un esame del morso del gatto al fine di comparare la dentatura dell'animale sulle due ferite (il cosiddetto bite marks, la prova che in America aveva inchiodato alle sue responsabilità Ted Bundy). Una soluzione possibile in teoria, ma in assenza di omicidi credo non praticabile nel concreto.

Un altro erede bramoso di mettere le mani sulle ricchezze di una donna lo troviamo in Buster (1991), anche questo proveniente dal primo Cat Crimes, dello specialista Bill Crider, vincitore del Premio Anthony ma poco conosciuto nella nostra penisola (di lui si ricordano, I Gialli Mondadori, Troppo Tardi per Morire e Sabato Notte si Spara). Rispetto al racconto di Pronzini, Crider spinge ulteriormente sull'assurdità della vicenda fino toccare la parodia del genere. Nel racconto infatti abbiamo un poliziotto di periferia americana che si trova a dover risolvere la morte di un gatto e, al tempo stesso, venire a capo di una banda di rapinatori che usa come arma un'enorme tartaruga azzannatrice. A essere sopra le righe è anche il movente del responsabile della morte del gatto (morto per errore). Il manigoldo, infatti, cerca di avvelenare la zia, un'accumulatrice seriale che vive sommersa dai rifiuti, per poter mettere mano sulla collezione di fumetti e figurine divenute ormai da collezione che l'anziana tiene custodita in casa.

Un terzo erede truffaldino è in azione nel più serioso The Maggody Files: Hillbilly Cat (1992) di Joan Hess, ennesima vincitrice dei Premi Agatha, Macavity e American Mystery, di cui Il Giallo Mondadori ha pubblicato il romanzo Maggody a Manhattan. Siamo di nuovo nella provincia campagnola americana dove un nipote, fin troppo previdente, cerca di convincere le due zie a ricoverarsi in una casa di cura, proponendo di raccogliere le spese necessarie per il trasferimento dalla vendita della vecchia autovettura che le stesse guidano in modo pericoloso per il villaggio. Le donne però non vogliono rinunciare al loro vecchio gatto, che non può essere accolto nella clinica. A nulla servono le trattative della comandante della polizia locale, inizialmente solidale col proposito del nipote. La realtà però è un'altra e viene fuori quando il gatto delle donne scompare nel nulla. Per fortuna, il tentativo maldestro di soppressione dell'animale fallisce, mentre l'auto oggetto del mistero si scopre essere un veicolo appartenuto a Elvis Presley e dunque da collezione.

Ironia a più non posso, ma questa volta ben gestita, in Enduring as Dust di Bruce Holland Rogers; una metafora farsesca sull'inutilità, la pesantezza e la cripticità della pubblica amministrazione. La lode avanzata da un cittadino a un tale che non risulta dipendente del Coordinamento per la Produttività getta nello scompiglio il responsabile del personale e il suo direttore. La morale della storia è che passano gli anni, cambiano le amministrazioni, cambiano i dipendenti, mutano gli obiettivi di lavoro e i compiti, ma la tradizione con i suoi bizzarri usi (come quello di dare da mangiare a un gatto randagio) resta. Il racconto, più volte antologizzato, ha ottenuto una nomination all'Edgar Award.

In Where the Cat Came In (1998) e Photo Opportunity (1993), altri due racconti estremamente simili, troviamo ladri di appartamento con al seguito gatti aiutanti e alle prese con altri imprevedibili intrusi. In entrambi i casi, l'amore per i gatti si rivelerà superiore al grande bottino da trafugare. Più riuscito il primo, firmato da Mat Coward, dove l'autore gestisce gli elementi a disposizione, utilizzando informazioni legate al gatto al fine di smascherare la giovane che si ritrova anch'essa chiusa in casa dal particolare sistema di antifurto innescato in conseguenza di un omicidio precedentemente perpetrato nella casa.

Un giro di foto compromettenti a livello politico è al centro dell'altro racconto, riconducibile all'estro di Larry Segriff, un intreccio che vede due ladri di appartamento dover affrontare due ulteriori intrusi che intendono mettere mano su foto la cui divulgazione potrebbe far tremare gli Stati Uniti. Finirà in sparatoria.

Torna l'ironia con Too Many Tomcats (1998) di B.J. Mull che ci propone un maldestro tentativo di assassinio da parte di un veterinario a danno della propria assistente, colpevole di esser rimasta incinta in un rapporto sessuale intercorso tra i due. L'uomo, alquanto libertino, pianifica di far saltare in aria la propria clinica veterinaria così da truffare anche l'assicurazione. Una proprietaria ultra protettiva, afflitta da mille paure, scombussolerà i piani dell'uomo. Sarà infatti quest'ultimo a saltare in aria per la fuga di gas, parzialmente mitigata dall'intrusione notturna della signora intenzionata a riprendersi la gatta sterilizzata nel pomeriggio. Non temete però, non ci sarà alcun morto ma solo la sterilizzazione del veterinario. Della serie chi di spada ferisce di spada perisce.

Gatti e cavalli da corsa intrecciano le loro sorti nel racconto Tea and Biscuit (1991), che sembra esser scritto da Dick Francis e invece porta la firma, altrettanto decorata, di Jon L. Breen. Finalista al Premio Dagger, vincitore di due Premi Edgar, due Anthony, un Macavity e un American Mystery Award, Breen mette in scena un allenatore di cavalli disperato per la morte di Exterminator. Exterminator non è un purosangue inglese, ma il gatto di compagnia del miglior cavallo di scuderia, un soggetto nevrile che solo il felino era riuscito a mettere in condizione di vincere. Il gatto, pur se anziano, non è morto per causa naturale. Già vittima di attentati, è stato ucciso dal figlio del proprietario del cavallo convinto che il cavallo potesse vincere anche senza la compagnia del gatto così da poter prendere parte ai gran premi in Europa. La scomparsa del gatto però porta all'involuzione di forma del campione.

Reunification (1998) di Peter Crowther è un racconto strano, dalla bella ambientazione e dai contenuti sentimentali. Propone il dramma di una giovane della Germania Est, dai sogni infranti e passata dalla possibilità di fare la modella alla realtà di clochard. La morte dei gatti via via adottati sembra esser stato il motivo delle sue sventure. Il furto di uno, però, porterà alla sua più grande fortuna, non prima però di averlo restituito al proprietario.

Ladro seriale di gatti in azione in Fat Cat, un giallo ben gestito da Nancy Pickard. Siamo ancora nella provincia americana con un intreccio che unisce una lunga serie di rapimenti felini, il sorgere di un centro di cura dimagrante (sullo stile di Sette Chili in Sette Giorni) e delle escavazioni in larga scala. L'autore, pur non riuscendo a coinvolgere a dovere il lettore, giostra tutti gli elementi in gioco e li cuce in modo da giungere a una conclusione accettabile, pur se non solidissima. Grande ironia, giochi di parole ben spiegati nelle note da Gianni Pilo, purtroppo non resi in pieno per la difficoltà di adattarli alla versione italiana. I gatti, ancora una volta, sono vittime degli eventi.

Non convince The Christmas Kitten (1997) di Ed Gorman, curatore insieme a Greenberg di sette antologie feline nonché dell'antologia pubblicata da Il Giallo Mondadori intitolata Il Detective Scomparso. Un omicidio di una giovane ragazza libertina scuote una piccola cittadina della provincia americana. A finire nelle maglie della giustizia è il nipote del giudice del posto, arrestato dallo sceriffo, uno storico rivale della famiglia del ragazzo. Un giovane avvocato, che lavora in collaborazione con il giudice di zona, viene incaricato di compiere le indagini. Il giovane finisce sempre anticipato dal giudice nella risoluzione dei crimini e sarà così anche in questo caso, mentre l'avvocato si trova a orchestrare un confronto all'americana con quattro indiziati (tutti innocenti, ma con un potenziale movente). A inchiodare l'assassino, a cui l'avvocato aveva caldamente suggerito di non chiamare la polizia e di chiudere gli occhi sulla sua procedura, saranno le impronte di sangue della vittima lasciate impresse sulla federa della poltrona da un gatto. Storia simpatica nel delineare la realtà provinciale americana, ma trama ingenua e peraltro giostrata in modo tale da lasciare l'assassino totalmente al di fuori dalla rosa dei sospetti, così che la soluzione arrivi in fondo a scompigliare il quadro. Chi, autore di omicidio, porterebbe una coperta macchiata di sangue a lavare in lavanderia? Nel racconto ne trovate uno.

Altro racconto bizzarro è Long Live the Queen (1996) di Ruth Rendell, autore pubblicato dal Giallo Mondadori ma anche dalla serie horror della Fabbri Editori (Carne Viva). Un investimento stradale ai danni di una gatta si trasforma in una particolare richiesta di risarcimento da parte di una gattara assai particolare. Il racconto ruota attorno agli odori non graditi dai gatti, in particolare quelli derivanti da saponi, profumi, talchi e altre sostanze che vengono percepite come tossiche dai feline. Questi ultimi infatti si atteggiano in modo diverso a seconda della persona che hanno di fronte. La scelta della investitrice di non versare quanto richiesto porterà alla sottrazione della gatta dalla stessa gestita, rapita caratterialmente e poi fisicamente dalla danneggiata per farne la Regina della colonia felina dalla medesima gestita.

 
 
Il curatore Martin H. Greenberg

 
 
 
 

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