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venerdì 5 febbraio 2021

Recensione Narrativa: IL VAMPIRO, Storia vera di Franco Mistrali.

 

Autore: Franco Mistrali.
Curatori: Jacopo Corazza & Gianluca Venditti.
Anno: 1869.
Genere: Giallo macabro con risvolti esoterici.
Editore: Edizioni Arcoiris, 2020.
Collana: La Biblioteca di Lovecraft.
Pagine: 290.
Prezzo: 14,00 euro.

A cura di Matteo Mancini

INTRODUZIONE

Il Vampiro – Storia Vera di Franco Mistrali è il quarto volume edito dalla “giovane” La Biblioteca di Lovecraft, Edizioni Arcoiris, che così passa dalle antologie alla prima proposta di romanzo. Curiosamente, dato l'interesse orientato all'horror di matrice cosmica o esoterica mostrato fin qui dal duo Corazza-Venditti, siamo alle prese con un giallo a sfondo politico-cospirazionista intriso di filosofia esistenzialista vicina alla tematica della reincarnazione. Definito "il primo romanzo della letteratura italiana in cui si parla della figura del vampiro", spesso presentato quale anticipatore di Carmilla (1872) di Le Fanu e del Dracula (1897) di Stoker, è un ricco elaborato che tocca svariati argomenti e che, piuttosto per la tematica, è molto più vicino di quanto si possa pensare al romanticismo e allo stile di Bram Stoker. 

Mistrali lo licenzia a Bologna nel 1869 per una casa editrice locale. L'uscita passa pressoché inosservata. L'Italia, da poco nata, non è ancora fertile al gotico e decreta, di fatto, la bocciatura del testo. Passeranno quasi venti anni prima di veder uscire una nuova storia con al centro un vampiro (Vampiro Innocente di Francesco Ernesto Morando). Il Vampiro finisce presto nel dimenticatoio, ma per fortuna sopravvive nelle biblioteche bolognesi che, di fatto, lo salvano dall'estinzione. Solo nel 1990 tornano alla luce alcuni estratti, inseriti dalla Lucarini Editore a corredo del racconto L'Ospite di Dracula di Bram Stoker. Si tratta di un'edizione quasi invisibile, ma che viene riproposta dieci anni dopo dall'Armando Editore con introduzione di Riccardo Reim. Sei pagine appena che fanno nascere la curiosità attorno al romanzo di Mistrali, che però continua a restare misterioso a tutti. Ne è una riprova la mancata menzione nell'introduzione dedicata a Lord Ruthven e i suoi successori nel volume Storie di Vampiri (1994) della Newton o nel volume Dizionario dell'Orrore (2004) di Gianni Pilo. C'è però un'eccezione: Fabio Giovannini lo menziona nel suo Il Libro dei Vampiri. Dal Mito di Dracula alla Presenza Quotidiana (1997) della Dedalo Edizioni. Bisognerà però attendere il 2011 per l'uscita integrale del romanzo. È la piccola e appena nata Keres Edizioni a proporlo, in una versione ammodernata nella punteggiatura e nel lessico. La casa editrice si presenta ai lettori con l'intento di "presentare opere del genere vampiresco" e debutta sul mercato proprio con Mistrali. L'uscita lascia ben promettere, come dimostra il battage pubblicitario ancora presente su internet con trailer curatissimi e qualche marginale menzione. La Guida ai Narratori Italiani del Fantastico (2018) dell'Odoya menziona il volume nella scheda dedicata ai “Vampiri Italiani”, ma lo fa con un breve cenno di Gian Filippo Pizzo e la foto della copertina del volume della Keres stampata nel box. Solo sei righe, in una colonna che divide in due la pagina. Poco, ma quanto basta per ridestare la curiosità dei lettori. La Keres però fallisce e del libro si perdono le tracce, finché Jacopo Corazza non vede la possibilità di un rilancio in grande stile. A distanza di 151 anni dall'uscita, Il Vampiro – Storia Vera trova quella giusta diffusione che mai prima nessuno era riuscito a garantirgli.

La copertina delle edizioni Keres (2011).

L'AUTORE 

Ex ufficiale della marina austriaca, il barone Franco Mistrali, al secolo Luigi Francesco Corrado Mistrali, nacque a Parma nel 1833. Giornalista presso La Gazzetta di Milano, titolare di importanti giornali bolognesi (Monitore di Bologna, Il Piccolo Monitore e Stella d'Italia), combattente inviso ai monarchi, è stato soprattutto uno scrittore prolifico (con punte di sei libri l'anno) specializzato nel genere storico e aneddotico. Ha dato alle stampe più di trenta opere in appena venti anni di produzione, tra il 1860 e il 1880, anno della sua prematura scomparsa per aneurisma. Tra i volumi più noti vi sono Cinque Anni di Reggenza. Storia Aneddotica di Maria Luisa Borbone (1860), opera di discreto successo che suscitò una scia di polemiche giunta fino in Francia, Fra Hieronimo Savonarola Monaco e Papa (1860), La Guerra d'Italia da Villafranca ad Aspromonte e Storia Popolare della Rivoluzione di Sicilia e dell'Impresa di Giuseppe Garibaldi (1860). Per realizzare alcune sue opere Mistrali intervistò direttamente Giuseppe Garibaldi, di cui era grande estimatore (ricambiato) al punto da andarlo a trovare nel 1861 a Caprera per esortarlo a riprendere la campagna per l'Unità di Italia. 

Oltre alla politica, Mistrali si interessò di occultismo. In tale veste prese parte alle sedute pubbliche dell'istituto Zoomagnetico di Milano. Studioso del magnetismo animale (Mistrali parla in modo lusinghiero di Mesmer), prese parte alle dimostrazioni del professor Pietro D'Amico (definito dal "nostro" quale l'antitesi del ciarlatano alla Cagliostro). Altri temi che lo interessarono furono lo spiritismo e la tematica della reincarnazione. Nonostante questo la sua produzione fantastica rimase sporadica. Oltre a Il Vampiro, si ricorda l'antologia I Racconti del Diavolo (1861) da cui Claudio Gallo e Fabrizio Foni estrapoleranno il racconto breve La Sinfonia del Diavolo per l'antologia collettiva Ottocento Nero Italiano. Narrativa Fantastica e Crudele (2009) della Nino Aragna Editore.

Uomo dotato di profonda cultura, amico di personaggi influenti, cultore di classici e appassionato di politica, tanto da essere delegato di associazioni operaie spesso al centro di risse e duri attacchi. Membro della Legione Romana del maggior Ghirelli devota ai Savoia, uomo d'azione. Di indole anticlericale e rivoluzionaria, si distinse per le furibonde liti a colpi di offese con Giosuè Carducci (suo acerrimo rivale) e alcuni massoni nonché per continui scontri mediatici. Definì il papa "roditore" e "cancro della povera Italia". Non contento rincarò la dose giudicando i cattolici "clericume di una Roma imbastardita." Inevitabile la classificazione di polemista (nell'Enciclopedia Treccani, alla voce Bardesono di Rigras, viene addirittura definito "acre polemista"), più volte denunciato per ubriachezza molesta e diffamazione. Atteggiamenti che lo portarono, un po' come succede a tutti i personaggi scomodi, a essere arrestato e condannato a cinque anni di carcere per bancarotta fraudolenta, a seguito del fallimento della Banca d'Emilia di cui era consigliere delegato per espresso volere di Garibaldi. Imprigionato nel 1873, continuò a dirigere Il Monitore, portandolo a essere il principale quotidiano felsineo. Odiato da svariati colleghi, fu tacciato di essere un matto tanto che Olindo Guerrini fondò nel 1874 un giornale satirico chiamato Il Matto, con l'intento di ridurre al silenzio l'avversario. Mistrali, in tutta risposta, raddoppiò gli sforzi fondando un nuovo giornale: Il Piccolo Monitore.  

Nel 1878, grazie all'intercessione di Garibaldi, ottenne la grazia e tornò libero. L'incontro a Bologna col cardinale Lucido Maria Parocchi, futuro vicario di Roma, lo portò a rivedere le proprie posizioni sul mondo clericale, fino a convertirsi alla causa cattolica poco prima della morte. Alla morte, avvenuta il 18 dicembre del 1880, in molti giocarono al lotto i numeri relativi alla data del decesso e questi uscirono regalando fior fiori di soldi agli scommettitori!!!

LA RECENSIONE 

Giallo dai risvolti macabri che propone, per la prima volta in Italia e a livello concettuale, la figura del vampiro. Mistrali è molto abile e furbo. Accenna al soprannaturale, lo suggerisce, crea un'atmosfera in cui si respira la presenza di qualcosa che sfugge alle ordinarie regole del comune vivere senza però sconfinare al di là dell'esperienza dello scibile umano

Il Vampiro, ambientato nel 1862, è un vero e proprio intrigo internazionale, che trae origine da faide legate ai rapporti tra Polonia e Russia e da cui emerge una certa sfiducia dell'autore verso il subdolo mondo dell'est (si parla della Russia quale potenziale pericolo per l'Europa). Il seme dei fatti che imperniano la storia ha origine negli anni trenta alla corte dello Zar Nicolò e prende le mosse da un amore impossibile. Il futuro zar è infatti innamorato perso, peraltro ricambiato, di una damigella della madre. Una passione pericolosa, che potrebbe distoglierlo dal futuro incarico politico. Eventualità che viene debellata dal padre del giovane che ordina alla donna di sposare un conte polacco, il colonnello Ludowiskoi. All'amore, così come all'orgoglio, però non si comanda. La separazione innesca una complessa rete di cospirazioni, che coinvolgono l'ordine esoterico di matrice massonica de “I Vampiri” che lotta per l'indipendenza della Polonia dall'influenza russa. Tradimenti, figli illegittimi, inconsapevoli rapporti incestuosi, assassinii perpetrati con misteriose sostanze venefiche, trame e pazzeschi incontri danno il là a una serie di eventi che finiscono per ravvivare, anni dopo, la tranquillità del Principato di Monaco. Qui, il protagonista della vicenda (un artista che ha perduto l'amore e con esso la voglia di vivere) e il Principe di Monaco, coadiuvati da un indagatore francese figlio del Dupin letterario, si trovano a supportare un malinconico conte polacco, il conte Kostia, flagellato dalla perdita della donna amata e convinto di averla vista di nuovo vagare per il principato, al punto da credere che la stessa sia risorta nella forma di un vampiro.

Il mio piano era tracciato: salvare l'amico dalle insidie di quella donna. Scoprire il movente, il fine. Smascherarla... ma fra l'amico e la perfida sirena è facile comprendere quale voce sarebbe stata meglio udita e meglio accetta.”L'opinione, pur se all'apparenza folle, è dimostrata agli amici dal Conte che ottiene di poter esumare il corpo dell'amata. L'apertura della bara, presso il cimitero di Nizza, lascia tutti basiti: non ospita alcun cadavere! Mistrali porta avanti il soggetto con grande abilità. Lo sviluppo della trama non è lineare. Flashback, continui passaggi a spasso nello spazio (dalla Germania alla Siberia) e nel tempo nonché dissertazioni su aspetti più disparati (ivi compreso lo spiritismo, la metempsicosi e il vampirismo) corredano quello che è, a tutti gli effetti, un giallo storico di ambientazione nobiliare. Il lettore viene stordito dai tanti personaggi e, soprattutto, dai loro camuffamenti, ma alla fine ogni cosa torna. È la vendetta il motore del romanzo, la vendetta di un uomo punto nell'orgoglio e divenuto abile alchimista dopo l'incontro con una strega nella steppa siberiana. Un odio che soffocherà l'amore di due innocenti, colpevoli di esser figli delle persone sbagliate. Una visione in cui le colpe dei padri e delle madri ricadono sui figli. 

Belli i passaggi in cui l'autore umanizza uomini potenti come lo Zar di Russia che, al cospetto di un figlio sul punto di morte, prega e si dispera alla stregua di una persona comune.Punto di forza del romanzo è la spiccata componente romantica (a tratti mielosa), prioritaria al resto. Mistrali, uomo profondamente colto e generoso di citazioni auliche (Dante, Voltaire, Shakespeare, ma anche Poe e Hoffman), anticipa di anni lo stile di Bram Stoker. Il parallelo con lo scrittore di Dublino, autore di Dracula (1897), è molto forte per le tematiche affrontate (ivi compresa quella della c.d. new woman) e per lo stile. Mistrali è più tragico e melodrammatico di Stoker. “Le grandi passioni logorano la vita. Gli angeli invidierebbero la felicità di due anime fuse in un vero ricambiato amore, e il fato, inesorabile che vieta la pienezza del gaudio sulla terra , se il miracolo avviene, non tarda a scagliare contro le invidiate anime il dardo vendicatore.” Il parallelismo tra i due autori sarà oggetto di un mio prossimo articolo che pubblicherò su internet e il cui link sarà indicato in calce a questa recensione. Possiamo qua affermare che Mistrali è un autore che avrebbe fatto esultare Bram Stoker. Evidenti le tante anticipazioni di cui lo scrittore parmense può andare fiero. Dalla scena dell'esumazione del cadavere di una giovane a quella, onirica e allucinata, in cui il protagonista vede un uomo accingersi a calare un ago sulla mammella scoperta della propria amata.

Un giallo dunque a tinte fosche (si veda il tremendo finale in anticipo su romanzi quali Il Processo di Kafka o le scene con il Grande Maestro dei Vampiri che sperimenta nel suo laboratorio studi che hanno alla base il sangue umano, scegliendo quali sensi bloccare agli animaletti cavia), ben reso dall'ispirata penna di Mistrali che può permettersi di compiere anche dissertazioni su tematiche squisitamente esoteriche. Il materialismo scientifico, un po' come con Stoker, viene ridimensionato dalla vera scienza che è quella che era in auge al tempo degli antichi egizi. Siamo dunque al cospetto di un romanzo figlio della sua epoca, con qualche battuta di arresto e molteplici divagazioni, che si può definire a ragione un vero capolavoro della letteratura alta e non solo nera. Mistrali dimostra di essere uno scrittore di primissimo piano, molto di più di un mero intrattenitore per palati non raffinati e alla ricerca di sole emozioni forti. Il Vampiro è un'ottima occasione di studio di una letteratura nostrana morta e sepolta. Ben hanno fatto i curatori dell'edizione licenziata da La Biblioteca di Lovecraft a presentarlo nella forma sintattica e lessicale dell'epoca. Ne deriva infatti una lettura insolita, antiquata nel lessico, con una punteggiatura totalmente erronea per le regole attuali ma non per questo fastidiosa.

Consigliatissimo agli studiosi del gotico italiano e a chi intenda aggiungere un tassello culturale alle proprie conoscenze legate al mondo dei vampiri. Attenzione però: non aspettatevi storie di succhiasangue o di puro terrore.

L'autore FRANCO MISTRALI

 "Davanti alla gran legge della natura che sulle vie misteriose della vita diffonde il fiume eterno delle anime, pellegrine di amore, tutte le finzioni cadono. Imperatori e granduchi scompaiono e rimangono uomini. Un uomo al cospetto di una donna: due anime sorelle che la sorte riunisce in un mistico bacio, dicendo loro: amatevi! Due formule del gran problema della creazione, che si completano per irresistibile tendenza, ubbidienza a una legge che direbbesi di gravità morale. Ecco la vicenda eterna di un vicendevole amore."

 

 

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