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martedì 12 settembre 2023

Recensione Narrativa: L'OCCHIO DEL MALE di Stephen King.

Autore: Stephen King.
Titolo Originale: Thinner.
Anno: 1984.
Genere:  Horror.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 302.
Prezzo: 9.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Romanzo della rivelazione circa il mistero legato all'effettiva identità mascherata dal nome Richard Bachman. Dopo La Lunga Marcia (1979), Uscita per l'Inferno (1981) e L'Uomo in Fuga (1982), Bachman è infatti pronto a rivelare la sua reale identità che, non a caso, sarà di dominio pubblico poco dopo l'uscita del romanzo facendo lievitare le vendite da 28.000 copie a 280.000. King sembra volere gridare al mondo che dietro al romanzo si cela la sua firma, tanto da ambientare il finale a Bangor (città dove il vero autore vive e lavora) e fare addirittura una serie di giochi di parole dove suggerisce che, per la follia dei fatti narrati, la storia sembra proprio una di quelle scritte da Stephen King.

Insomma, non occorreva un provetto indagatore per venire a capo del mistero, ma sarebbe bastato prendere sul serio quanto scritto nel testo. L'Occhio del Male infatti, più dei tre precedenti romanzi, è un testo palesemente kinghiano. Mantiene la struttura compatta (senza farsi prendere la mano dalle descrizioni) e il ritmo sollecito tipico dei Bachman, ma sposta i contenuti dalla fantascienza distopica verso i poteri parapsicologici tipici dei primi lavori di King. Nella fattispecie si parla di un “Gran Maestro Magiaro” ultracentenario capace, col tocco delle mani, di scagliare maledizioni che provocano effetti sul fisico delle persone sfiorate. Ecco che si torna a pensare a qualcosa non poi troppo distante, per ispirazione, a La Zona Morta (1979) dove, con la pressione di una mano, si poteva intravedere il futuro della persona di volta in volta toccata. Incuriosisce, piuttosto, il lavoro sui personaggi. Ne L'Occhio del Male non ci sono personaggi positivi. L'antagonista, padre di una vittima di un incidente stradale, diviene addirittura un soggetto le cui azioni maligne sono giustificate dall'ingiustizia, mentre il protagonista (un avvocato sovrappeso che perde progressivamente sempre più chili per effetto della maledizione) diviene un viscido soggetto capace di chiudere accordi con mafiosi e di vendere la salute della moglie a beneficio della propria.

Tra le tematiche secondarie spicca l'incapacità della scienza (medica) di accettare l'imponderabile e l'irrazionale, dovendo sempre cercare una ragione per tutto. In questo King ricorda certi racconti brevi di Gustav Meyrink, penso a Il Soldato Bollente (contenuto nell'antologia La Morte Viola), arrivando a cercare di trovare una giustificazione ai fatti piuttosto che analizzarli in maniera deduttiva ammettendo l'ignoranza e la fallacità della scienza.

Altra tematica, non poi così marginale e peraltro ancora di moda, è il clima di sospetto e di rigetto sociale verso gli zingari, cacciati di città in città anche quando, in fin dei conti, non hanno fatto niente di illecito.

Non mancano alcune scene forti, tra fiondate che aprono orifizi nelle mani delle vittime, depezzamenti ed eruzioni cutanee che trasformano in campi di battaglia i volti delle vittime (c'è persino chi sviluppa squame su tutto il corpo). Degni di nota gli incubi apocalittici dell'avvocato, tra avvoltoi e cittadini ridotti in stato scheletrico che caracollano prossimi a sputare l'anima dai denti. Da notare la componente action, con alcuni momenti degni di un romanzo di guerra. Un personaggio italiano, infatti, si rende artefice di un blitz armato di kalashnikov, con tanto di volto dipinto di nero per mimetizzarsi nella notte, attraverso il quale cerca di convincere l'antagonista, instaurando un clima di paura, a ritirare la maledizione scagliata sul suo cliente.

In conclusione, L'Occhio del Male è un romanzo dalla giusta lunghezza e dal ritmo abbastanza sollecito. Sicuramente, sarà un cult amatissimo tra gli zingari, sia perché attribuisce ai nomadi poteri sovrannaturali sia perché non li caratterizza in modo peggiore al presunto “uomo civilizzato della città” che, d'altro canto, appare come corrotto, privo di scrupoli, egoista e clientelare. Finale restauratore decisamente beffardo che vanifica tutti gli sforzi del protagonista.

Distribuito in Italia dal 1986 con un titolo diverso rispetto all'originale. Esce infatti negli States col più appropriato Thinner ovvero "più magro". Dal romanzo è stato tratto nel 1996 un B-Movie diretto da Tom Holland, già regista de I Langolieri e soprattutto de La Bambola Assassina.

 
Scena dal film del 1996.

La maggior parte della gente non crede a quel che vede, a meno che non vada d'accordo con quel che già credevano...la mia definizione di idiota è precisamente questa: un tizio che non crede a quel che vede.”

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