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mercoledì 22 settembre 2021

Recensione Narrativa: ODIAMORE di Giordano Sammuri.

Autore: Giordano Sammuri.
Anno: 2018.
Genere:  Giallo/Drammatico/Horror.
Editore: Il Mio Libro.
Pagine: 144.
Prezzo: 15.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Autoproduzione che ha poco o nulla da invidiare a un volume regolarmente edito. Giordano Sammuri, esordiente narratore livornese nonché vorace lettore, debutta col piglio del narratore esperto proponendo un'antologia macabra a sfondo realistico impreziosita da qualche spunto horror.

Grandissimo collezionista e studioso della produzione di Stephen King, Dan Simmons e Joe Lansdale, di cui ha letto praticamente tutto, Sammuri è un agente di polizia locale con trascorsi in laboratori di scrittura e corsi di scrittura creativa. Un background che è palpabile dalla lettura dei racconti che compongono l'antologia Odiamore.

Dodici racconti, dalle cinque alle quindici pagine, confezionati con uno stile estremamente asciutto e moderno, con periodi brevi e scarso utilizzo della virgola. La lettura è semplice, priva di fronzoli e leziosismi, eppur accompagnata da frequenti paragoni. L'ambientazione toscana, tra Pisa e Livorno, parte quasi sempre dalla cronaca nera o dalle cronache legate alla seconda guerra mondiale (tema caro all'autore) per sviluppare soggetti piuttosto realistici che solo in qualche circostanza accedono a un fantastico che guarda alla tradizione etrusca piuttosto che a quella di matrice anglo-americana.

Pur se cultore del genere horror, i racconti di Odiamore svelano un legame col giallo e il drammatico, senza disdegnare un certo gusto per l'azione. Sammuri è abile gestore della tensione che monta al procedere della lettura, in vista di finali talvolta spiazzanti e crudeli. È l'orrore sociale a interessare l'autore, in particolare quello insito nella famiglia. Non di rado i malvagi delle storie dello scrittore sono i parenti stessi delle vittime, spesso le madri o i padri, altre volte sono soggetti che potrebbero sembrare dei soggetti virtuosi o che dovrebbero aiutare coloro che sono in difficoltà. Le creature ultraterrene, quasi sempre legate alla tradizione etrusca, diventano entità protettrici di bambini in difficoltà o, in altri casi, dei giustizieri sanguinolenti chiamati a liberare la società da banditi e rapinatori. Il male, dunque, quale risposta a un male più ingiusto.

Vi è un solo caso, in deroga a questa impostazione. Nel racconto In Fondo alla Strada, forse il più inquietante e più riuscito del lotto, Sammuri propone un soggetto ambasciatore di morte, capace di muoversi nel tempo e nello spazio a bordo di una strana vettura che, dall'esterno, pare in tutto e per tutto una Jaguar. L'essere, all'apparenza un uomo capace di mostrare il futuro alternativo col tocco di una mano, emana un tanfo pestilenziale e si rivela capace di estorcere al protagonista la sua collaborazione. È di gran lunga il racconto più kinghiano di Odiamore nonché l'unico racconto in cui il soprannaturale si carica di un valore negativo. Un vero e proprio gioiellino che, se presentato nei concorsi narrativi, avrebbe avuto diverse chance di piazzamento.

In Ti Vengo a Prendere, elaborato piuttosto convenzionale, l'amore di un padre verso il figlio si rivela più forte della morte ed è tale da salvare lo stesso dalla follia della madre. Similare, ma di qualità superiore, è La Porta. Qui abbiamo una scenografia interessante, una sorta di tempio etrusco, da cui secondo la leggenda è possibile ritornare dalla morte (un po' come Pet Semetary di King). E' quello che cerca di dimostrare un giovane bambino, dopo aver adagiato il proprio canarino sull'altare, ma qualcosa va storto. Il padre infatti lo sorprende all'interno del tempio e decide di imprigionarlo. Tra le mura della struttura il bimbo finisce preda di un vecchio intenzionato a procedere a un rito sacrificale. Verrà salvato dal piccolo amico volatile. Sulla stessa falsa riga è L'Uomo di Atlantide, che vede fuoriuscire dai sotterranei scoperti da un tombarolo un essere capace di arrestare gli orrori di cui si è reso responsabile il serial killer violentatore di donne che lo ha portato alla luce. Allineato alla medesima impostazione, anche se decisamente più action, è Furia, testo ancora una volta ispirato dalle leggende etrusche. Qui è un mostro alato, che si manifesta sotto le sembianze di un'attraente donna di trentacinque anni, a debellare una banda di rapinatori intenzionati a svaligiare la villa e a violentare la donna.

Altri killer, questa volta umani, chiamati a rimediare agli orrori della perversione umana si incontrano in Fides e in Un Uomo Qualunque. Nel primo racconto (assai crudo e violento) siamo alle prese con un solido e interessante elaborato, tra i migliori del testo, che vede per protagonista un timorato uomo di famiglia costretto a ricorrere a una banda di delinquenti per venire a capo del mistero legato all'uccisione della figlia minorenne. La verità che emergerà dalle inconsuete indagini sarà a dir poco mostruosa, caratterizzata da un totale ribaltamento dei ruoli. Il secondo testo risponde a una logica similare e vede, ancora una volta, le vittime di un danno ingiusto costrette a rivolgersi a un sicario. In entrambi i testi, Sammuri evidenzia l'impotenza di chi dovrebbe garantire il rispetto della legge e assicurare i delinquenti alla giustizia e lo fa portando alla luce un atteggiamento passivo da parte delle autorità dettato da connivenza e/o corruzione.

Un altro giallo ben gestito è Tutto per Sbaglio, giocato a cavallo tra paranormale e realismo e risolto grazie all'intervento di un qualcuno capace di ricordare nelle fattezze la vittima di uno stupro finito male e, per questo, far cadere in errore un sospettato incapace di trattenere le emozioni e i sensi di colpa.

Broken propone, da diversi punti di vista, un episodio della seconda guerra mondiale, aprendosi sul volo di un bombardiere americano prossimo a sganciare una bomba sulla città di Pisa.

Ben gestito è Evans, testo d'azione dove un commando di forze speciali libera un bambino dalla mani di un gruppo terroristico.

La Strada dei Venti è un tributo ai racconti del nonno del protagonista, a suggerire un omaggio memorialistico legato all'infanzia dello stesso autore. Il Fiume è forse il racconto meno riuscito, a causa dell'assenza di un vero e proprio finale, un vizio che rende il testo un mero esercizio di stile.

Una lettura dunque agevole, in cui Sammuri dimostra di meritare una chiamata dagli editori ufficiali. Il maggior legame al giallo e al territorio autoctono, tra l'altro, dovrebbe rendere il volume più appetibile sul mercato. Da tenere sott'occhio.

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