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sabato 4 settembre 2021

Recensioni Narrativa: L'ACCHIAPPASOGNI di Stephen King.


Autore: Stephen King.
Titolo Originale: Dreamcatcher.
Anno: 2001.
Genere:  Fanta/Horror.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 680.
Prezzo: 12.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Primo romanzo di King pubblicato dopo il terribile incidente patito nell'estate del 1999, un episodio che viene assorbito completamente dal testo inizialmente intitolato “Cancro”. Il dolore fisico, le difficoltà deambulatorie, il ricovero ospedaliero, ma anche il desiderio di mollare, di pensare di staccare la spina sono aspetti che colpirono King, al punto da portarlo ad annunciare il ritiro dall'attività di scrittore. Un disturbo emotivo e fisico che confluisce nel romanzo, scritto in piena convalescenza, per contaminare i personaggi dello stesso e farne portatori di una sofferenza continua. È il dolore, dopo le risate iniziali, il vero protagonista del testo.

Iniziato il 16 novembre 1999, Dreamcatcher (“L'Acchiappasogni”) viene ultimato sul finire del maggio del 2000. “Quei sei mesi e mezzo furono segnati da forti dolori fisici, e la scrittura riuscì a portarmi altrove” ricorda lo scrittore. Eppure il dolore è una costante del romanzo e, non a caso, uno dei protagonisti è reduce da un gravissimo investimento stradale i cui postumi lo hanno ridotto a una zoppia e all'applicazione di una placca all'anca.

King torna allo sci-fi horror, ripescando un romanzo anch'esso riconducibile a un periodo doloroso della sua vita (quella volta dovuto alla lotta contro la dipendenza da alcool e droghe). Dreamcatcher, infatti, ha molte similitudini con The Tommyknockers (1987). Torna il tema degli alieni e dei dischi volanti, del controllo telepatico degli stessi a danno dell'uomo, dei denti che cadono e degli orologi che si fermano in presenza di un incontro ravvicinato e del potere alieno di ordinare azioni a cui la ragione umana non può ribellarsi. A differenza del precedente romanzo, Dreamcatcher è molto più maturo e votato alla spettacolarizzazione (soprattutto nel primo terzo del libro). Gli extraterrestri (mutevoli di forma e in grado di assumere le sembianze pensate dall'uomo) sono presenti e si muovono sulla terra, inoltre la storia è preceduta da una rassegna di titoli di giornali che fanno subito saltare a mente il filo conduttore che legava gli episodi della fortunata serie X-Files assai in voga nel periodo. Si parla di Roswell, di avvistamenti UFO e di debunking e cover up da parte del governo.

Non si contano le citazioni cinematografiche, da Alien (la specie di incrocio tra una donnola e un verme che cresce nei corpi degli uomini per poi squarciarli dall'interno e fuoriuscire da essi) a La Cosa (il ghiaccio, la neve, ma anche l'alieno che assume il controllo dei corpi umani), passando per Mario Bava (direttamente citato da King, probabilmente in omaggio al film Terrore nello Spazio a sua volta ispiratore di Alien), The Hidden ("L'Alieno" diretto nel 1987 da Jack Sholder) fino al war movie Apocalypse Now, con un assalto elicotteristico militare condotto da un ufficiale psicopatico che si chiama Kurtz (nome del colonnello impazzito interpretato da Marlon Brando), una perfetta fusione tra l'omonimo personaggio interpretato nel film da Marlon Brando e il colonnello Kilgore cui dava corpo Robert Duvall.

Scena tratta dalla trasposizione cinematografica del romanzo.

 Al di là di questo, Dreamcatcher è un romanzo fortemente kinghiano. In altre parole, è un testo che rispecchia il King degli anni ottanta. È lo stesso King a esplicitare questo pur citando una lunga serie di film, dal classico L'Invasione degli Ultracorpi al moderno e fracassone Independence Day nonché strutturando il tutto su una sorta di ribaltamento del tema legato al virus con cui aveva giocato Herbert G. Wells nel capostipite del genere La Guerra dei Mondi (1898).

King riporta i suoi lettori all'immaginifica Derry, menziona i fatti che funestarono la cittadina nel 1985 parlando di un assassino vestito da clown e mostrando un monumento commemorativo imbrattato dalla scritta “PENNYWISE LIVES”. Oltre questo c'è la costruzione del testo a rendere manifesta la mano dell'autore. Dreamcatcher è un romanzo kinghiano, che si muove su un doppio binario (presente-passato) grazie a un gruppo di amici di infanzia che si ritrovano da adulti e che sono legati a un evento riconducibile al tempo della scuola. Ritorna infatti lo schema di opere classiche dell'autore, quali It e la novella The Body (da cui il film Stand by Me), su cui si innesca l'altro tema caro all'autore, ovvero quello dei poteri parapsicologici. Così come nei primi esempi della narrativa kinghiana (si pensi a Carrie, Shining, La Zona Morta, L'Incendiaria etc) abbiamo dei personaggi capaci di leggere nel pensiero (caratteristica peraltro amplificata dall'interazione aliena) e di trovare, con la forza della mente, oggetti o persone scomparse (si parla di “vedere la riga”). Altro tema caro all'autore è l'utilizzo di disillusi alla deriva (tra cui un alcolizzato e uno psichiatra che pensa seriamente a suicidarsi) e di soggetti diversamente abili (il Duddits bullizzato e affetto da una sindrome down, ma capace di vedere oltre i limiti umani in virtù di una sorta di sesto senso) proposti quali eroi chiamati a salvare il mondo, in luogo dei soggetti preposti (nella fattispecie i militari) caratterizzati con piglio negativo e manipolatorio. Sono aspetti già visti in romanzi quali Cose Preziose, La Zona Morta o L'Ombra dello Scorpione.

King amalgama così una serie di ingredienti che dovrebbero rendere il romanzo, pur se ultra diluito nella parte finale e particolarmente corposo (prossimo alle 700 pagine), un must per i lettori affezionati, per l'essere in perfetta in linea con la visione tipica dell'autore.

Nel suo essere “tipico”, Dreamcatcher lascia un po' perplessi per il suo inizio. Dopo la rapida presentazione dei quattro protagonisti, infatti, seguono circa 150 pagine caricate da un taglio che offre la sensazione di essere alle prese con una parodia del fanta-horror. Rutti, parolacce e scoregge caratterizzano questa fase, con l'autore che si sofferma più volte a sottolineare il particolare olezzo e il rumore dei peti, alla maniera di un bimbo dell'asilo che ride a crepapelle sapendo che qualcuno ha violato le norme comportamentali di buona educazione impartite dai genitori. Si tratta però della fase di incubazione dell'orrore che è pronto a esplodere e che irrompe in un centinaio di successive pagine da annoverarsi tra le più ispirate dell'autore. Azione, grandguignol e sense of wonder si manifestano all'ennesima potenza. Si tratta del punto più alto del romanzo, a cui fa seguito la presa di coscienza di ciò che sta succedendo. È in corso una subdola invasione aliena, orchestrata da un folto gruppo di alieni (assai vulnerabili) discesi a bordo di un disco volante e portatori di un virus capace di colpire animali (bella la parte con tutti gli animali che fuggono dal bosco), vegetazione e l'uomo, coprendoli progressivamente di una mortale muffa epidermica di colore rossastro e altamente infettiva (denominata Ripely, in omaggio a Sigourney Weaver, eroina della saga cinematografica Alien) o di alimentare, attraverso inalazione, la crescita di un parassita intestinale (ribattezzato “la donnola di merda”) in grado di crescere a dismisura sino a divorare dall'interno il portatore per poi fuoriuscire dall'ano e azzannare chi gli sta a tiro. King si sposta da qui alla tematica della pandemia e dell'isolamento in quarantena dell'area interessata, altro tema caro allo scrittore, per mostrare il modo sbrigativo e totalmente incurante dei diritti umani attraverso il quale l'esercito e soprattutto il governo centrale rispondono al problema. Così assistiamo al controllo dell'informazione, al divulgare notizie false e rassicuranti da parte del Presidente della Repubblica per ingannare la popolazione ed eliminare a tappetto, in modalità rastrellamenti nazisti, i possibili contaminati, poco importando se siano o meno affetti dal virus o che questo sia, in qualche modo, regredito dopo la prima azione virulenta.

Dopo due/terzi di romanzo, caratterizzato da un ritmo piuttosto buono pur se con rallentamenti vari nella narrazione, l'opera va incontro a una parte terminale meno riuscita. Ha luogo un doppio inseguimento che vede l'alieno superstite, che si è impossessato del corpo di uno dei protagonisti, braccato, a distanza e via jeep e spartineve, dal coprotagonista e da un militare ribelle a loro volta inseguiti da Kurtz e altri militari intenzionati a non lasciare testimoni sul campo. L'azione si appesantisce, pur non scomparendo, ed entra in gioco un taglio introspettivo, verrebbe da dire aristotelico, con un viaggio nella mente e nei ricordi dei protagonisti, rappresentato in modo materiale e concreto. Il posseduto, infatti, si rintana nella propria mente, muove gli scatoloni dei ricordi come se il cervello fosse un enorme hardisk, per sottrarli dalla disponibilità dell'alieno che muove il corpo e parla cercando di pescare istruzioni tra le conoscenze del posseduto, così da potersi adeguare al mondo umano (di cui non riesce a comprendere la parte emotiva, pur venendone a sua volta infettato). L'obiettivo dell'alieno, autore di un'azione kamikaze, è diffondere il virus attraverso l'inquinamento della rete idrica dell'acquedotto che irradia acqua su Boston. Si tratta di una parte senza troppi colpi di scena, un po' lenta e molto giocata sui collegamenti telepatici che iniziano a manifestarsi tra tutti i partecipanti. Non è un caso se due anni dopo, Lawrence Kasdan (regista incaricato di dirigere la trasposizione cinematografica), velocizzerà la parte in modo molto importante, concentrandosi sull'invasione aliena e sulla presenza dei virus, piuttosto che lavorare sul piano introspettivo legato al passato. Una soluzione capace di rendere più accattivante, ma forse meno originale, il soggetto.

Non particolarmente amato dai lettori kinghiani, Dreamcatcher è un romanzo che spacca le opinioni, tra chi lo considera tra i peggiori lavori dello scrittore del Maine e chi invece ne apprezza l'azione e la componente splatter. Forse non troppo dotato di un messaggio di fondo innovativo, è comunque un romanzo capace di commuovere il lettore, di infondere speranza, pur nel dolore e nella sensazione di esser destinati a una vita in cui i sogni d'infanzia sono stati disattesi (“stessa merda, altro giorno”), in vista di un obiettivo superiore scritto da un qualcuno che, dall'alto, muove i fili della vita e rende incomprensibile a noi umani il grande disegno divino che ci vuole, ognuno di noi, depositari di un ruolo decisivo che ignoriamo. A questa riflessione, nelle ultime pagine del romanzo, sembra giungere King, delineando il male quale pedina necessaria e non sacrificabile per dare dimostrazione del bene. Tra alti e bassi, Dreamcatcher è un classico della fantascienza horror legata all'azione degli alieni.

 
L'Acchiappasogni è il primo romanzo pubblicato
da STEPHEN KING dopo l'incidente che 
gli è quasi costato la vita
 
"I sogni invecchiano prima dei sognatori... Ma gli ultimi sogni sono duri da morire, e se ne vanno con rauchi gridi strazianti in un recesso del cervello."


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