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venerdì 9 aprile 2021

Recensione Saggi: GUIDA AI MIGLIORI 150 LIBRI HORROR di Alessandro Manzetti.

 


Autore: Alessandro Manzetti.
Anno: 2021.
Genere:  Catalogo Libri Horror.
Editore: Cut Up Publishing.
Pagine: 218.
Prezzo: 16.90 euro.

 
Commento a cura di Matteo Mancini. 
Attesissima novità di Alessandro Manzetti che propone al pubblico italiano la sua Guida ai Migliori 150 Libri Horror, uscita in anteprima in un'edizione per afecionados a cura delle Independent Legions e poi, per tutti gli altri, per la Cut-Up Publishing.

Presentata come opera unica nel suo genere, addirittura non presente sul mercato editoriale americano, una volta in mano lascia perplessi i lettori più smaliziati.

La prima cosa che salta agli occhi è l'incredibile affermazione secondo la quale nessuno, e dico nessuno, negli States e negli altri paesi a lingua anglofona, abbia mai concepito un libro del genere quando, a esempio, da noi in Italia le guide alla narrativa fantastica ce ne sono e ce ne sono da tempo. Manzetti però ha la brillante idea di integrare quanto fin qui era presente sul mercato editoriale italiano, sebbene il prodotto sia spiccatamente concepito per il mercato internazionale. Decide infatti di proporre opere horror ad ampio raggio, comprendendo - nelle intenzioni - tutti i vari sottogeneri immaginabili, uscite dal 1986 in poi. La volontà di circoscrivere il periodo è un punto di forza del progetto, dal momento che la narrativa fantastica legata al periodo precedente era già stata sufficientemente (e dico sufficientemente) sviscerata anche in Italia. Giusto allora approfondire l'horror degli ultimi trentacinque anni, dalla corrente splatter-punk in poi. Si tratta infatti di un periodo poco analizzato, soprattutto alla luce di un senso di sfiducia nei lettori medi dovuto a un atteggiamento da parte di molti degli autori del settore di estremizzare il corollario legato alle storie di volta in volta proposte, infarcendole di una violenza e di una componente erotica spesso deviata che mal si concilia al grande pubblico. Inevitabile dunque il confinamento, ancor più della narrativa weird ed esoterica che avevano rispettivamente dalla loro il sense of wonder e i contenuti filosofici trascendenti, nel ghetto dei cultori di nicchia. Poche richieste poche vendite, da qui, probabilmente, la scelta di insistere sui classici piuttosto che su emeriti sconosciuti (in Italia) che propongono macellazioni, sesso perverso o visioni alternative che sono senz'altro interessanti per una piccola parte di pubblico ma "stuccano" gli altri.

Se l'idea iniziale è vincente, convince meno lo sviluppo. Manzetti ha dichiarato di aver impegnato sette anni per la realizzazione del libro, eppure dalla lettura non sembrerebbe. Più che una guida il testo appare nelle vesti di un catalogo. Manzetti indica 150 libri, dedicando per ciascuno di essi meno di mezza pagina (una pagina se si considera la copertina e l'indicazione sintetica, sulla scia di quella realizzata anche dal sottoscritto per i miei volumi dedicati allo Spaghetti Western, dei dati essenziali e del punteggio assegnato). Circa 2/3 delle opere indicate sono inedite sul mercato editoriale italiano (da qui la concezione internazionale del progetto) e molti autori sono addirittura sconosciuti in Italia.

Manzetti, pur volendo giostrare il lavoro ad ampio spettro (non più di tre testi ad autore), è legato al circuito americano e a un certo tipo di horror (l'extreme). La cosa si evidenzia nella scelta, difficile da censurare (ma senz'altro criticabile) per la soggettività delle valutazioni, di non considerare (o reputare inferiori) autori europei quali Arturo Perez Reverte (Il Club Dumas), Manuel Loureiro (Apocalisse Z), Sergej Luk'janenko (I Guardiani della Notte), Anders Fager (Culti Svedesi), Patrick Graham (Il Vangelo Secondo Satana), lasciano altresì perplessi le esclusioni di autori quali Tim Curran (abbondantemente tradotto dalla Duwich Edizioni), Brian Lumley (Necroscope), Micheal Connelly, Thomas Harris (Il Silenzio degli Innocenti), Douglas Preston (Relic), Peter Benchley (Squalo Bianco), Bret Easton Ellis (American Psycho) e ancora qualcun altro. Si tratta di titoli che hanno saputo, alcuni di essi, riscrivere le coordinate del genere o comunque conquistare un successo tale da accedere a grosse produzioni cinematografiche, assai ben oltre netflix (talvolta citata nel testo).

Alla luce di queste considerazioni, penso che un progetto lievemente più articolato avrebbe permesso al libro di guadagnare molti punti. Si sarebbe infatti potuto mantenere l'idea dei 150 migliori libri horror, inserendo a fine volume una classifica in ordine di votazione dei vari titoli, e poi fare un testo dedicato agli autori del periodo, dedicando due pagine a ognuno di loro, con un'introduzione iniziale di quaranta pagine in cui introdurre il testo e spiegare l'evoluzione dell'horror dal 1986 a oggi. Manzetti invece ha preferito un volume leggero, veloce da scrivere (forse meno da preparare), schematico che più che guida si presenta quale “catalogo annotato”. La cosa rende facilmente leggibile il testo, ma resta una proposta di acquisti. Pur rivelandosi utile per il reperimento di titoli e nomi nuovi, l'operazione lascia la sensazione di occasione un po' sprecata o non sfruttata per le potenzialità di cui Manzetti è senz'altro dotato.

Neppure una cartella (1.800 battute) a libro, nessuna considerazione generale, per ogni volume viene fatta una breve sintesi della trama, un paio di righe sono dedicate all'autore e circa sei alla recensione (media di quindici righe a volume). Una curiosità, forse in controtendenza (e la cosa mi fa piacere), è data dall'ampia considerazione dedicata alle antologie di singolo autore, che sono segnalate in modo copioso (sono tagliate, per scelta, le antologie collettive).

La veste grafica del libro è buona, così come è contenuto il prezzo. Ottima l'idea di inserire top ten personalizzate a cura di molti nomi noti, tra scrittori e antologisti del settore, che, tra una pagina e l'altra, fungono da guest star.

In conclusione è un volume, a suo modo, utile pur se indirizzato ai lettori anglofoni o a chi recuperi testi in inglese. Potrebbe altresì avere l'effetto collaterale, per una volta benefico, di spingere qualche editore a scommettere su nomi nuovi (che qui dentro sono davvero tanti). Ben vengano dunque prodotti del genere, solo che sarebbe gradita un po' più di passione e di trasporto invece che di sintesi schematiche che lasciano la sensazione di un prodotto commerciale, a cui si è dedicato molto meno tempo di quanto si è dichiarato (e lo dice chi ha impiegato nove anni per una guida sul cinema western italiano).

 


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