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giovedì 8 aprile 2021

Recensione Narrativa: I TOPI DEL CIMITERO di Carlo Hakim De Medici.

Autore: Carlo Hakim de Medici.
Anno: 1924-27.
Genere: Esoterico / Horror.
Editore: Cliquot (2019)
Pagine: 144.
Prezzo: 18 euro.

Commento di Matteo Mancini.  

A distanza di un anno dalla riproposizione di Gomoria (1921), ripubblicato nel 2018 dalla Cliquot, esce un secondo volume ripescato dal passato di Carlo Hakim De Medici. Giornalista, occultista, disegnatore, poeta e soprattutto scrittore di narrativa macabra del primo novecento italiano SCANDALOSAMENTE ignorato per oltre un secolo dagli studiosi contemporanei del fantastico. Persino un volume come la Guida ai Narratori Italiani del Fantastico (2018) dell'Odoya, alle cui spalle vi è il lavoro di specialisti di punta quali Andrea Vaccaro (Hypnos), Walter Catalano, Gian Filippo Pizzo e Pietro Guarriello (Dagon Press), ignorava l'esistenza e la qualità di De Medici.

I Topi del Cimitero, secondo volume riproposto dalla casa editrice romana, è addirittura il frutto di un'operazione di crowdfunding con offerte da 15 a 200 euro e una raccolta finale di 2.127 euro.

Il risultato finale è eccezionale. Copertina cartonata con raffigurazione dello stesso De Medici comparsa sulla prima edizione, carta spessa, oltre venti illustrazioni (macabre) dell'autore all'interno, quattordici racconti della raccolta originaria I Topi del Cimitero (1924), più quattro riproposti dalla raccolta Crudeltà (1927).

Un volume quindi imperdibile sotto tutti i versanti che rende onore al capillare lavoro della Cliquot, nella persona di Federico Cenci, meritevole di aver fatto emergere uno scrittore che dovrebbe ambire all'olimpo della nostra narrativa fantastica.

Contrariamente a quanto si legge in giro, più che in Gomoria, nell'antologia I Topi del Cimitero spiccano l'estro onirico e le qualità poetiche dell'autore. Potremmo persino azzardare per De Medici l'epiteto dell'Edgar Allan Poe italiano (anche se poi era di origine francese). L'influenza dello scrittore americano qua è marcatissima, più dell'apporto offerto dai decadentisti francesi (Huysmans, Merimee,Villiers de L'Isle-Adam, ma anche Gaston Leroux) determinanti per il testo di Gomoria.

Ne I Topi del Cimitero è lo stile ad acquisire importanza tanto da anteporsi al soggetto dei racconti. De Medici è più interessato a dipingere con le parole che a intessere una trama lineare. Certo, ci sono esempi di racconti classici. La Pendola anticipa di anni That Hell-Bound Train di Robert Bloch, con un protagonista che inganna il diavolo o almeno crede, stoppando l'incedere delle lancette.

La Taciturna e Maddalena rimandano a E.T.A. Hoffmann e alla sua Olimpia (personaggio del racconto Der Sandmann), automa femminile venerato dal protagonista. Il primo, dall'epilogo grandguignol, parla di un uomo infatuato del corpo femminile che perde il senno quando al corpo femminile si aggiunge il cervello. Più classico il secondo, in cui si infiltra la poetica di Poe, caratterizzato dalla presenza di un uomo disperato d'amore intento a cercare di mutuare in un simulacro lo spirito dell'amante prossima a morire. 

Il tema legato all'amore per la donna è centrale, sofferto, tribolato (si vedano Perché e L'Idolo). Per la mia Pace ribalta The Lost Valley di Algernon Blackwood proponendo un protagonista innamorato in egual misura di due sorelle, eppure mai sazio e indeciso su quale delle due scegliere. La felicità, del resto, per De Medici è un qualcosa di irraggiungibile e la paura di amare torna protagonista ne La Felicità, dove si assiste a un uxoricidio. “Quando ci illudiamo di avere raggiunto quella che nei nostri sogni e nei nostri vaneggiamenti rappresentava l'apice delle nostre aspirazioni, ci accorgiamo sempre che esiste al di là della nostra primitiva immaginazione una felicità superiore.”

Abbiamo poi sfide alla morte (Madama la Morte), elaborati che al macabro miscelano un'ironia dissacrante (Un Morso, Quel Burlone di Nane), altri di evasione dalla banalità quotidiana che domina il materialismo di cui noi tutti siamo alimentatori (Ogni Sera e Il Brigantino Grande). Non mancano poi testi più profondi, in cui De Medici cerca di penetrare il mistero dell'esistenza. Tra questi spicca Dopo, un dialogo tra due amici che porta a un gesto estremo nel tentativo di liberarsi della prigionia del corpo e permettere la terza rinascita, quella definitiva, ovvero la fusione con Dio e l'insieme che ci circonda, un cambio di status che solo la morte (ideale parto verso l'eternità) può offrire. 

Gli elaborati più inquietanti sono I Topi del Cimitero, una sorta di omaggio al racconto Chimäre di Gustav Meyrink, dove si assiste in chiave onirica al crollo della Chiesa cattolica, e Guland in cui dal firmamento brilla l'astro nero, l'astro invisibile ai mortali, l'astro di Satana, la visione che desta dalla confusione il protagonista e lo induce alla scelta definitiva. 

Un'antologia dunque notevole che pone De Medici al livello dei più grandi scrittori esoterici di fine ottocento primi novecento. Una forma di narrativa colta, elegante ed esoterica che purtroppo, in epoca moderna, è stata sostituita da una forma di “horror” spesso di grana grossa (si pensi all'extreme horror) che sposta l'attenzione dal mistero della vita spirituale per orientarsi a problematiche centrali nella vita materialista con cui ogni essere vivente, per ragioni fisiche e alimentari, deve rapportarsi. La narrativa esoterica passa però da altre coordinate, quelle che si proiettano oltre, in vista di una trascendenza dietro la quale si cela il vero e unico senso della vita (che non può essere la mera sopravvivenza e la riproduzione). Come altri della sua epoca, De Medici fugge dalla vita di tutti i giorni, tende quasi a ripudiarla (la vita è illusione, gli uomini marionette), e cerca altro, cerca la vita eterna, cerca la conquista del regno dei cieli, siano essi divini o diabolici, alla maniera di un Arthur Machen delle nostre latitudini. Non a caso nel racconto L'Amica del Poeta compare una fata, finché lo scrittore non vincerà alla lotteria divenendo così schiavo del denaro invece che della brama di entrare in relazione con le creature dell'altrove.

"Che cosa inseguono tutti questi dementi, tutti questi dannati di una bolgia in caricatura? Non lo sanno perché il fato che li trascina è muto, come sono mute tutte le povere cose che si svolgono sulla Terra. Vivono...ecco. Vivono: e sentono il bisogno di agitarsi."

 
Concludo invitando i lettori, specie gli appassionati di Maestri del calibro di Poe, Hoffmann, Machen, Blackwood, Meyrink, ad acquistare il volume, perché non ne resteranno delusi (si astengano invece i cultori di Poppy Z. Brite, Edward Lee, Charlee Jacob e altri macellatori interessati a problematiche di valenza terrena: qua si trascende). Un grosso plauso alla Cliquot e un invito: Nirvana d'Amore attende di esser riportata alla luce dalla biblioteca di Trieste. Forza ragazzi!!!
 
Essere o non essere...?
ci sei o ci fai...?
questo è il problema DE MEDICI
(Carlo Hakim De Medici).
 

La vera vita comincia solo dall'istante in cui questo spirito-vita, risoltosi in noi, riesce a liberarsi dal suo involucro di materia, come la farfalla della crisalide.”

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