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domenica 12 maggio 2019

Recensione Narrativa L'ULTIMA RIVELAZIONE DI GLA'AKI di Ramsey Campbell.



Autore: Ramsey Campbell.
Titolo Originale: The Last Revelation of Gla'aki.
Anno: 2013.
Genere: Fantastico / Horror.
Editore: Edizioni Hypnos, 2016.
Collana: Modern Weird.
Pagine: 160.
Prezzo: 16,90 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Presentiamo oggi uno degli scrittori horror più famosi della seconda metà del secolo scorso e ancora in florida produzione. Prosecutore della scuola tracciata dagli americani Fritz Leiber, Robert Bloch e Richard Matheson, con un occhio però ancorato al passato. Ramsey Campbell è stato sicuramente lo scrittore di narrativa del terrore più famoso d'Inghilterra dagli anni '60 ai '90 ovvero prima dell'avvento del concittadino Clive Barker (sono entrambi di Liverpool), da cui diverge in modo importante per uno stile meno votato al truculento e al pittorico. Possiamo addirittura azzardarlo quale autore più famoso in Italia, fino agli inizi degli anni novanta, dopo Stephen King nell'ambito degli scrittori contemporanei interessati alla narrativa del terrore.
Incupito da una vita familiare all'insegna delle continue liti tra i genitori, tanto cattolici da non accettare il divorzio pur vivendo da separati in casa, Ramsey Campbell si avvicina precocemente alla letteratura. Ad appena quindici anni, dimostrando grande intraprendenza, entra in relazione epistolare con Augusth Derleth, il deus ex machina dell'Arkham House ex allievo di Howard P. Lovecraft, e riesce a farsi pubblicare il racconto The Church in High Street (1961). Derleth gli fa da chioccia, gli legge i testi e gli fornisce continui suggerimenti. Tra questi quello di modificare le location americane del Massachussets, non conosciute e ricostruite con l'ausilio dell'immaginazione, con ambientazioni inglesi. Nasce così la fantasiosa Brichester, una sorta di Arkham dello scrittore inglese, situata nel Gloucestershire.

La prima parte di carriera è tutta all'insegna di un amore smodato verso la narrativa di Lovecraft, eletto scrittore preferito del primo Campbell unitamente a Dickson Carr e Arthur Machen. Campbell è, a tutti gli effetti, un prosecutore dei c.d. Miti di Cthulhu anche se capace di liberarsi dal rischio di esser ancorato al sottogenere come successo invece ad altri colleghi. Sulla scia del grande ispiratore, inventa il suo pseudobiblia, Le Rivelazioni di Gla'aki, e persino un nuovo grande antico, tale Gla'aki, che ha molto in comune con Cthulhu, a partire dal fatto di dormire sotto una superficie acquosa - in questo caso il lago (di Brichester) in luogo del mare - entrando in relazione mentale con i più sensibili per la via del sogno. Dopo un'antologia derivativa, The Inhabitant of the Lake and the Less Welcome Tenants (1964), sempre pubblicata dalla Arkham House, Campbell si manleva dai legami lovecraftiani e sviluppa, anche per la via del romanzo, una narrativa più personale, votata a un realismo sociale che non disdegna canovacci più prossimi al thriller che al fantastico. Niente più località immaginarie, l'orrore si trasferisce nella vita di tutti i giorni, non come qualcosa di alieno che proviene dall'esterno bensì quale male insito nel mare magnum cittadino, e plasma quel corpus che porterà lo studioso Joshi a definire lo scrittore quale "il poeta dello squallore urbano e del degrado." In Campbell, spesso e volontieri, l'orrore risiede all'interno dell'uomo, nel suo inconscio.

Tra le sue opere più famose, quasi tutte delle mistery stories che poi travalicano nell'horror, si ricorda il primo romanzo, The Doll Who Ate His Mother (La Bambola che Divorò sua Madre), pubblicato nel 1976 (a trent'anni) e incentrato sulle vicende di un bizzarro serial killer antropofago, che gli garantisce introiti a sufficienza per cessare l'attività di bibliotecario e vivere dei diritti, anche perché viene ingaggiato per realizzare delle novelization dei classici film horror della Universal. Cinque anni dopo pubblica un secondo thriller con elementi orrorifici, Nameless, dato alle stampe in Italia col titolo La Setta e portato sul grande schermo, quasi vent'anni dopo, da Balaguero col titolo Nameless - Entità Nascosta (1999), soluzione imitata dal collega spagnolo Paco Plaza che con Second Name (2002) porterà al cinema il romanzo Pact of the Fathers (2001).  Fanno seguito altri importanti testi, quasi tutti tradotti in italiano (a testimonianza del successo dell'autore nella nostra penisola, tra l'altro spesso antolocizzato, ivi compreso su Urania) quali Night of the Claw (1983, Artigli nella Notte) dove un artiglio di una setta induce alla pazzia coloro che ne entrano in possesso, Incarnate (1983, Sogni Neri), l'antologia Waking Nightmares (1991, Incubi e Risvegli) e l'ideale the greatest hits dei suoi trent'anni di carriera Alone With the Horrors: The Great of Short Fiction of Ramsey Campbell 1961-1991.
Negli anni novanta e duemila, pur vedendo diradare le proprie pubblicazioni in Italia, continuerà la sua attività di romanziere, al ritmo di sette/otto libri per decade, nonché di curatore e di editor.

Campbell è l'autore inglese di genere che ha avuto il maggior numero di riconoscimenti: cinque World Fantasy, tredici British Fantasy, tre Bram Stoker e quattro International Horror Guild. Non a caso è un idolo di larghe schiere di fan.


L'autore RAMSEY CAMPBELL.

The Last Reveletion of Gla'aki segna il ritorno, a oltre cinquanta anni di distanza, di Campbell ai tempi dei debutti narrativi. E' un sentito omaggio alla narrativa di Lovecraft e, più in particolare, al capolavoro The Shadow Over Innsmouth (1936). Ricompaiono l'immaginaria Brichester e con essa il grande antico Gla'aki, al centro delle vicende in The Inhabitant of the Lake (1964), nonché il grimorio Le Rivelazioni di Gla'aki apparso per la prima volta in Cold Print (1969), tradotto in italiano col titolo Il Pornografo Sfortunato.
Protagonista è un bibliofilo incaricato dall'università di Brichester di recuperare un grimorio, originariamente pubblicato in 200 copie nel 1865 a Londra, per sette e società segrete, e andato, nel corso degli anni, perduto in quanto giudicato "il libro più malefico pubblicato" dopo esser stato scorto nella biblioteca di Aleister Crowley. Alla stregua del Lucas Corso de Il Club Dumas (1993) di Arturo Perez-Reverte, poi portato in auge dal film La Nona Porta (1999) di Roman Polanski, il "nostro" detective di libri (Leonard Fairman) giunge a Gulshaw, invitato dagli stessi abitanti, per mettere insieme i nove volumi originali in cui è stata suddivisa l'intera opera. Ciò che il giovane ricercatore non sa è quello di esser stato scelto per questa missione, in vista di un ruolo che neppure sospetta e che lo vede parte integrante di un disegno tracciato da un'entità suprema.

Gulshaw è una piccola cittadina balneare, costantemente avvolta dalla nebbia e dall'umidità, assai vicina alla Innsmouth di Lovecraft soprattutto per la caratterizzazione dei suoi abitanti dotati di pelle gommosa e mani umidicce. Alla stregua del villaggio narrato dal Solitario di Providence, la cittadina di Campbell ha una natura sotto la quale si cela l'orrore. Proprio come una maschera di normalità sotto la quale brulica una realtà aliena, Gulshaw si presenta sotto mentite spoglie che hanno la loro sostanza nella cordialità, nella reverenza e nella tranquillità a dare la forma di trucchi che occultano un qualcosa che sta oltre e che viene solo suggerito al lettore. E' in questo contesto malato e per lunghi tratti morboso che si snodano le sorti del protagonista, costretto a compiere nove tappe (percorso iniziatico). Vi giunge con l'intenzione di partire subito, certo di recuperare il libro che è stato incaricato di prendere, ma si accorge presto di esser sempre più invischiato in una vicenda che fa della cittadina una grande ragnatela da cui è impossibile liberarsi. "C'è molto da vedere" è il tormentone che accompagna lo straniero, frase che compare sui tabelloni pubblicitari e che gli viene ripetuta dai vari soggetti che si trova a dover incontrare (a leggere bene si tratta in realtà di un tessuto sociale mentalmente unitario), ed è anche la frase che meglio si addice al testo. La sensazione è che L'Ultima Rivelazione di Gla'aki sia un romanzo che racconti molto meno di quanto è in esso contenuto (c'è molto da scoprire in esso). Campbell sviluppa la storia in modo molto lento, sceglie la ripetizione degli avvenimenti per meglio calare il lettore nella splendida atmosfera lovecraftiana (ci sono anche echi di Cherudek di Valerio Evangelisti) e mostrare la lenta involuzione del personaggio, a poco a poco, assuefatto alla cittadina fino a diventarne parte integrante (la frase finale è esemplificativa) per effetto di un assorbimento nel tessuto sociale che lo depersonifica per uniformarlo alla massa. Campbell parte da Lovecraft per costruire il suo Villaggio dei Dannati in cui gli abitanti, nel loro essere accoglienti e accomodanti, divorano la parte umana dei forestieri e li rendono adepti di un culto innominabile, mutandone forma e sostanza. Gulshaw diviene così una trappola pacifica in cui si assiste persino alla corruzione della Chiesa in un blasfemissimo quanto efficace finale. Il Cristo è stato spodestato, il vero Dio in cui sperare è il grande antico Gla'aki, un extraterrestre della stirpe di Cthulhu piovuto dallo spazio che, come lui, dorme negli abissi nella sua città sommersa, in questo caso sprofondata in un lago. Mentre Cthulhu "si fa conoscere agli uomini attraverso i sogni, Gla'aki si attacca alle menti degli uomini così da fare dei loro sogni i suoi e modellarli secondo la sua volontà." Ecco che gli abitanti diventano vittime di una possessione inconsapevole e si approcciano al loro grimorio come un padre potrebbe fare con un figlio. "Le Rivelazioni di Gla'aki narrano di come Gla'aki vagasse nell'universo e di come la sua grande mente guidasse il recipiente, ma neppure lui avrebbe potuto resuscitare gli abitanti della città morta che formava il suo carapace. La città e i suoi segreti, molto più antichi dell'umanità, furono distrutti quando il vascello cadde sulla nostra Terra."

Copertina dell'edizione inglese.

E' l'atmosfera l'arma vincente del romanzo, un plot che gioca sull'attesa di un qualcosa che alla fine si intuisce, ma non si esplicita. Lo sguardo resta rivolto allo specchio d'acqua che circonda Gulshaw da cui, da un momento all'altro, sembra dover emergere qualcosa di mostruoso. Campbell però non vuol mostrare, gioca con lo spettatore un po' come fanno le strane creature che popolano lo zoo cittadino ma che non si rendano manifeste, celandosi nell'ombra. Alla stessa maniera avviene con i significati sottesi nel testo, che ci pare giusto considerare su più livelli grazie ai molti momenti esoterici offerti dai criptici passaggi delle varie copie che formano Le Rivelazioni di Gla'aki e su cui si sofferma, di volta in volta, il protagonista, sempre più preso da una ricerca che assume i connotati della morbosità. L'Ultima Rivelazione di Gla'aki può dunque definirsi a tutti gli effetti un modern weird degno dei grandi maestri del passato. Manca un po' di azione e l'orrore si intuisce ma non esplode mai veramente, fatto salvo per l'efficace finale in cui si lascia campo all'immaginazione integrativa del lettore. Proprio come alcuni racconti di stampo esoterico dei primi novecenti necessita, a mio avviso, di più riletture.

Davvero eccellente l'edizione offerta nel 2016, tre anni dopo l'uscita inglese, al pubblico italiano dalle Edizioni Hypnos (sempre siano beate) che corredano il romanzo con calibrate e dettagliate prefazioni curate da Danilo Arrigoni e Walter Catalano. I due studiosi tracciano con grande piglio, soprattutto Arrigoni, la carriera dell'autore, soffermandosi sui romanzi principali fino a dire, a ragione, che con The Last Reveletion of Gla'aki Campbell "ha resuscitato in un colpo solo l'essenza dei modelli della tradizione weird di cui si era nutrito e l'ha compendiata reinventandola secondo i propri canoni e la propria sensibilità."

Un romanzo dunque che ci sentiamo di consigliare caldamente a tutti i fan di Lovecraft e a coloro che apprezzano le storie incentrate sui grimori. Campbell ha finalmente centrato il suo grande sogno di "scrivere una storia lovecrafiana perfettamente riuscita." Chiudiamo con una domanda che evidenzia la nostra devozione al grande maestro di Providence: perché non scriverne un'altra?

La raffigurazione della scena finale 
del romanzo.


"Non lasciate nessuno leggere che non capisca, lasciate che i grandi segreti siano tenuti chiusi affinché non vengano offuscati dalle menti informi dei non iniziati."

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