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sabato 11 maggio 2019

Recensione Narrativa: A COME ASSASSINO di Ernesto Gastaldi.



Autore: Ernesto Gastaldi.
Anno: 2019.
Genere: Giallo.
Editore: Il Foglio Letterario.
Pagine: 136.
Prezzo: 14,00 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Gustosissima novità in casa Foglio Letterario che, sulla scia di importanti realtà come la Sellerio dei vari Camilleri, Malvaldi e Manzini, presenta un progetto che ha l'imprinting per essere ricordato nel tempo. L'editore di Piombino ha deciso di ideare una collana interamente dedicata al giallo, schierando in prima linea uno dei suoi collaboratori di maggior prestigio. La definizione non è né di circostanza né altisonante, ma risponde a dati oggettivi che conferiscono lustro non solo all'editore ma a tutti gli autori presenti nel suo catalogo. Stiamo infatti parlando di uno dei maggiori sceneggiatori italiani legati al cinema di genere (limitiamo il conteggio alle dita di una mano), una vera e propria leggenda per gli appassionati italiani e stranieri. Padre dello spaghetti thriller (il suo Libido. diretto per scommessa, è stato il primo giallo all'italiana), precursore italiano nella fantascienza (romanzi pubblicati anche nella collana Urania), specialista nello spaghetti western e sceneggiatore di alcuni dei più riusciti polizieschi all'italiana meglio conosciuti quali poliziotteschi. Un titolo su tutti, per fare capire che il suo nome è qualcuno, è Il Mio Nome è Nessuno, capolavoro crepuscolare che ha in Sergio Leone e nel nostro uomo qua presentato la fonte di origine. Ho dunque l'onore e la soddisfazione di introdurre i lettori all'ultima fatica di Ernesto Gastaldi. Già autore del romanzo autobiografico Come Entrare nel Cinema e Restarci Fino alla Fine (2017), del saggio Come Scrivere un Giallo (2017) oltre che del romanzo fantascientifico dalle forti venature satiriche Il Lodo Alfa (2008) e di un volume contenente le sceneggiature originali de I Giorni dell'Ira e de Il Mio Nome è Nessuno, tutti editi da Il Foglio Letterario, i lettori della casa editrice di Gordiano Lupi hanno l'occasione di gustarsi un Gastaldi che ritorna alle origini, un tuffo carpiato nel passato, per abbracciare quel giallo che lo aveva lanciato nell'olimpo del cinema italiano. E quale migliore occasione, in questi tempi di stanca cinematografica, per formare, imitando anche i successi editoriali di Umberto Lenzi, una collana, si spera lungimirante grazie alla benedizione dei lettori, di una serie di brevi romanzi che, a loro modo, rievocano il felice tempo che fu e inducono giovani lettori alla riscoperta del nostro cinema di genere più qualitativo?

Vediamo allora di spendere due parole su questo A... Come Assassino, dato alle stampe in una nuovissima versione nella primavera del 2019 dal Foglio. Si tratta di un soggetto scritto circa sessanta anni fa per il teatro, aggiornato in modo da presentarlo quale soggetto contemporaneo. Gastaldi fa cenni a soggetti come Trump, Brexit, ma anche social network, scooter e cellullari, ambientando il tutto in Inghilterra, sebbene le atmosfere siano quelle dell'inizio novecento. La storia arriva infatti da molto lontano. Fu ideata per accogliere un invito di una giovane attrice, compagna di corso al Centro Sperimentale Cinematografico presso il quale, a metà anni cinquanta, Gastaldi era allievo. A particolare agio con le tematiche gialle, tanto da indovinare sempre l'assassino nei vari spettacoli teatrali proposti, Gastaldi realizzò il suo copione quando però la stagione teatrale era conclusa. Il copione finì comunque per esser premiato e col premio arrivò anche il contributo pubblico garantito a chi lo avrebbe messo in scena. Sviluppo quest'ultimo che indusse la compagnia teatrale di Spaccesi a proporlo per il teatro e, in seguito, circa una decina di anni dopo, a esser trasformato in film per la regia (assai convenzionale) di Angelo Dorigo. Nonostante il futuro sceneggiatore fosse alle prime armi, la trasposizione sia teatrale che cinematografica non lo vide coinvolto. Gastaldi ritornerà piuttosto sul soggetto per trasformarlo in romanzo, lavorando sulle caratterizzazioni dei personaggi, specie quello del poliziotto incaricato dell'indagini. Ne usciranno fuori molteplici versioni, una delle quali pubblicata negli Stati Uniti dalla Raven's Head Press col titolo A... For Assassin (2016).


La copertina americana della
RAVEN'S HEAD PRESS.

A... Come Assassino è un racconto lungo o romanzo breve, se preferite, composto da appena 130 pagine, 90 nella versione americana, che scorrono via assai velocemente per effetto di uno stile narrativo cinematografico e alleggerito da sperimentalismi di sorta. Gastaldi fa ampio ricorso ai dialoghi e a una messa in scena visiva, senza lirismi e senza concedersi arzigogolati giochi di parole. L'efficacia e l'immediatezza anteposte all'eleganza e ai propositi poetici. L'autore piemontese, se vogliamo, abbassa ulteriormente il registro linguistico rispetto alle precedenti versioni (di certo quella cinematografica), optando per un lessico da pulp magazine. Rende molto più torba e morbosa la vicenda, ambientando un soggetto dal retrogusto classico, all'Agatha Christie (penso a Dieci Piccoli Indiani, 1939), all'interno di una sfarzosa magione inglese in cui, al di là dell'altisonanti apparenze, l'avarizia, i tradimenti amorosi e persino i rapporti incestuosi sono la norma. Siamo nell'ambito di quei gialli alto borghesi che aprirono la strada al giallo italiano. Potrebbe sembrare un plot abusato che ha poco da aggiungere a quanto già letto e invece Gastaldi, che lascia qualcosa per strada relativamente allo stile fin troppo esplicito (molte le parolacce e anche i modi di esprimersi gretti, penso agli scambi di battute tra il poliziotto e l'amante), confeziona un intreccio geniale che modernizza l'abusato cliché di Dieci Piccoli IndianiSette personaggi, un po' come nel romanzo Malpertuis (1943) di Jean Ray, costretti a vivere insieme per un mese per volontà testamentaria da un losco uomo trovato morto con un coltello boero conficcato in gola. Un'arma particolare, esaltata da una A gotica scalfita sul manico. Un mese di tempo per indurre i sette (nipoti, sorelle, figli, amanti, collaboratori) a scegliere, tra loro, i tre che andranno a ereditare il tutto, perché il testamento parla di solo tre eredi ovvero coloro che si presenteranno al cospetto del notaio un mese dopo pena, in caso di maggior numero, la devoluzione in beneficienza dell'intero asse testamentario. Una volontà diabolica, dato il tenore dei personaggi, incompatibile con ogni forma d'accordo e tale da far emergere tutte le problematiche di famiglia. Pur braccati da un poliziotto prossimo alla pensione, si renderanno protagonisti di una serie di delitti organizzati in modo geniale. Non c'è la mano di un assassino convenzionale dietro alle varie morti, ma di un qualcuno che, dietro le quinte, muove i fili senza di fatto commettere alcun reato, ma inducendo gli altri, spinti dalla brama di aver per sé l'intero patrimonio, a uccidere gli avversari perché feriti nell'orgoglio a causa di tradimenti sessuali, errori di valutazione, sensi di colpa o vendette. Si innesca così un gioco di astuzie in cui i vari contendenti finiranno col superarsi l'uno con l'altro in vista di un finale davvero clamoroso.


 La locandina del film
diretto da DORIGO.

Ne esce fuori una piacevolissima lettura, non particolarmente elegante sul piano stilistico (si segnala anche qualche piccolo errore di battitura) ma assai ottima per l'intreccio giallo. Notevole, per la capacità di evocare i brividi, il modo beffardo in cui il soggetto che innesca tutto si compiacerà davanti al ritratto dell'uomo che ha fatto testamento e che, di certo, fosse stato spettatore di quanto successo a seguito del suo malato gioco, avrebbe riso a crepapelle per l'idiozia dei suoi parenti e per l'esito finale del gioco, con un vincitore che, nel mondo delle scommesse, si direbbe da "quota shock".  

La versione curata dal Foglio è sprovvista di introduzione e di aneddoti che, a mio avviso, avrebbero impreziosito il volume, data la lunga gestazione del romanzo e la portata del suo autore. Anche la copertina, assai accattivante da un punto di vista visivo, non sembra troppo in linea al contenuto del testo che ruota attorno a un coltello boero piuttosto che a un revolver. Concludiamo dicendo che il romanzo, pur prendendo le mosse dal medesimo soggetto utilizzato per la versione cinematografica, gode di un intreccio superiore rispetto al relativo film di riferimento con modifiche che ne migliorano in modo esponenziale il risultato (specie sul finale). Gastaldi si è impegnato nel trovare nuove idee (tra le quali un citofono da cui è possibile udire ciò che si dice nelle stanze) per rendere più elaborati i moventi che inducono i vari soggetti a macchiarsi, quasi tutti senza premiditazione (che è invece propria di chi crea le condizioni affinché si giunga al risultato), di omicidio alla stregua di burattini manovrati in modo inconsapevole da altri.

La speranza è che il romanzo abbia il successo che merita così da attendere nuove uscite firmate dal grande maestro del giallo italiano che è stato, e continua a esserlo, Ernesto Gastaldi.


L'autore
ERNESTO GASTALDI.

"Mi hai sempre detto che ero scemo. Anche tutti gli altri mi han sempre detto che ero scemo..."

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