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martedì 16 ottobre 2012

Recensioni Narrativa: STELLARIA, AMORE MIO (Theodore Latique)


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Autore: Giuseppe Morabito (alias Theodore Latique).
Anno: 1980
Editore: Edizioni Il Momento.
Pagine: 130

Commento Matteo Mancini.
Romanzo breve che ho recuperato, insieme ad altri due, nelle mie scorribande nei mercatini dell'usato e dei libri fuori catalogo. L'opera fa parte di una collana periodica che usciva in edicola tra il 1977 e il 1980, edita dalle Edizioni Il Momento. Stiamo parlando della collana FANTASEX caratterizzata da romanzi erotici con ambientazioni e tematiche fantascientifiche scritte da autori italiani celati sotto lo pseudonimo inglese.
La collana, qualitativamente parlando, non è a livello degli Urania e nemmeno de I Racconti di Dracula, ma gode di un certo fascino potendo annoversarsi in quell'universo narrativo facente parte di una narrativa italiana tendente al pulp oggi relegata all'underground se non sparita del tutto.
Sono appena ventidue i numeri di Fantasex di cui dieci usciti nel 1979, prima della riproposizione degli stessi, a gruppi di due o tre per volta, nelle collane I Racconti Fantastici e ne I Classici della Fantascienza Erotica sempre editi dalle Edizioni Il Momento.

Il romanzo che andiamo qui ad analizzare è l'ultimo edito dalla collana, scritto dall'autore di punta della stesa cioè Theodore Latique, al secolo Giuseppe Morabito. Autore giovanissimo, appena ventenne all'epoca dell'uscita del romanzo, Morabito conta ben otto presenze sui ventidue testi pubblicati dalla Fantasex, seguito a distanza da John Ditt che ne vanta quattro (i due, da soli, sono autori di oltre metà della collana, n.d.c.), mentre tutti gli altri hanno beneficiato di una o due pubblicazioni.

Dotato di uno stile essenziale, funzionale a una tipologia di lettori alla ricerca di storie immediate, semplici e un po' spinte, Morabito proseguirà la sua carriera piegando definitivamente sul versante porno-erotico pubblicando un numero copioso di romanzi in collane quali Confessioni, Vicende Morbose e Superviola.
L'interesse dell'autore per le storie perverse e pruriginose (con dovizia di particolari per quel che concerne le fantasie erotiche dei protagonisti) traspare in modo netto anche in questo Stellaria, Amore Mio. Il romanzo, di fatto, si compone di tre ingredienti: da una parte un'ambientazione fantascientifica e futuristica con umani che vivono in pianeti dispersi nel cosmo e intraprendono guerre di conquista spostandosi con astronavi da un pianeta all'altro, subendo degli sbalzi temporali incidenti sul loro corpo (in sostanza chi intraprende i viaggi nello spazio invecchia molto meno rispetto a coloro che restano sui vari pianeti); dall'altra parte abbiamo un background filosofico con un personaggio che assiste il protagonista e che pare uscito dalla scuola dei filosofi dell'antica Grecia. Il tutto viene poi miscelato e travolto da un contesto torbido, corrotto, intriso di perversioni di ogni genere (ci sono pedofili, pederasti, colonnelli che si travestono da donna per soddisfare i loro piaceri sessuali, mezzi incesti, bordelli, sesso di gruppo, molti personaggi che provano indistintamente piacere in rapporti etero o omosessuali stupri, acquisto di donne e bambini nelle aste pubbliche frequentate da individui libidinosi e chi più ne ha più ne metta) con Morabito che si fa prendere la mano e si sofferma più del dovuto in passaggi, a mio avviso, volgarotti, spesso gratuiti e talvolta persino di cattivo gusto.
Ne deriva un romanzo dove la componente erotica (in alcuni passaggi addirittura pornografica) risulta essere la prevalente, mentre il resto è funzionale a rendere il racconto idoneo alla collana in cui è inserito.

Protagonista è Martin, un giovane diciannovenne rapito da bambino, mentre vagava col padre e la madre nello spazio, da dei pirati stellari e condotto in un pianeta dove l'unica cosa imporntate sembra essere la ricerca dei piaceri sessuali. Sbarcato nel nuovo mondo, il piccolo viene salvato da un nobile locale che lo acquista all'asta strappandolo ai pedofili, perché riconosce il tatuaggio che il pargolo ha su un gluteo. Si tratta di un simbolo che testimonia la dinastia nobiliare del piccolo.
Accolto nel palazzo regale, Martin viene educato da un precettore filosofo che teorizza l'inesistenza sia della materia che del tempo: il tempo è pura illusione e nulla esiste, se non un immenso e frastagliato campo di forze che si intersecano. Questo va dicendo l'uomo.
Divenuto maggiorenne, Martin viene sedotto da Stellaria, cioè la figlia del suo stesso padrone che li sorprende mentre stanno amoreggiando. Deluso dall'atteggiamento del figlioccio, il nobile caccia Martin dal palazzo per aver osato accoppiarsi con un'appartenente a una casta superiore alla sua.
Il giovane, spaesato in un mondo a lui alieno, decide di arruolarsi nell'esercito locale per acquisire rispetto in città e poter così tentare di riabbracciare la sua Stellaria. Intraprende così una missione di pochi mesi, partecipando a una campagna militare su un altro pianeta. Quando rientra a casa però, sebbene per il suo corpo siano passati solo pochi mesi, scoprirà di esser mancato all'appello per circa venti anni. La cosa inizialmente lo soprende, perchè lui non è invecchiato ed è convinto di esser mancato per poco. Il fenomeno, all'apparenza assurdo, viene giustificato dalla velocità tenuta dalle astronavi nello spazio, una velocità tanto veloce da interferire con il decorrere del tempo. In sostanza chi prende un'astronave invecchia più lentamente rispetto agli altri.
La città intanto è caduta in mano straniera. La famiglia del vecchio padrone di Martin sterminata, Stellaria stuprata da interi reggimenti di militari e rinchiusa in svariati bordelli a soddisfare piaceri di uomini e donne facoltose, mentre il filosofo precettore è caduto in una disgrazia tale da vivere da barbone dopo essersi salvato dall'aggressione di un branco di cani.
Intenzionato a ritrovare Stellaria, Martin troverà la collaborazione proprio del vecchio filosofo e persino di sua madre che ritrova come gestrice di un bordello. Riuscirà così nel suo intento e scoprirà che anche Stellaria non è invecchiata (per il suo stesso motivo, in quanto inviata su un altro pianeta e in seguito scappata spacciandosi per militare) ma la troverà molto diversa nello spirito. La giovane, infatti, è una prostituta rifinita sia nelle gestualità che nel lessico.

Questa la sostanza di un romanzo elementare nella costruzione dell'intreccio (sono tutti allupatissimi e alla ricerca del mero piacere sessuale eccetto il sentimentale protagonista che, per questo, non viene compreso dagli altri), velocissimo da leggere e tutto incentrato sulla componente porno-erotica (quella fantascientifica è meramente strumentale), privato da ogni velleità artistica o intellettuale anche se Morabito tenta di inserire vari passaggi filosofici che si chiudono con un epilogo piuttosto sempliciotto che rispecchia il target perseguito dal romanzo. Spetta difatti al filosofo il compito di chiudere il romanzo con la seguente massima: al mondo nulla esiste se non un immenso e frastagliato campo di forze che si intersecano, e in questo nulla, tra queste forze ce n'è almeno una che ti da piacere. Per quel che ho capito, è l'unica cosa che vale la pena di perseguire. Il vecchio si riferisce così al piacere sessuale.

In conclusione si tratta di una lettura solo per spiriti pruriginosi e per chi curiosa nel mare delle collane perdute. Astenersi tutti gli altri, compresi gli affezionati della narrativa fantastica.

PS: la copertina del libro non ha nulla a che fare con la storia, dunque non attendetevi arpie, donne volanti o creature tipiche di contesti fantastici o mitologici.

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