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domenica 31 ottobre 2021

Recensione Narrativa: LA STREGA DI SALAMANCA di Dan Britt (alias Renato Carocci).

Autore: Renato Carocci (Sotto lo pseudonimo di Dan Britt).
Genere: Horror / Drammatico / Erotico.
Anno: 1977.
Edizione: Edizioni Antonio Farolfi, collana I Racconti di Dracula, II Edizione, N. 107.
Pagine: 126.
 

Commento di Matteo Mancini

Più drammatico che horror, La Strega di Salamanca, spacciato come The Sorceress of Salamanca di un sedicente Dan Britt, è uno dei rari horror offerti da Renato Carocci per la collana I Racconti di Dracula. Collaboratore della prima ora di Ennio Mancini per la serie thriller/horror KKK, Carocci è un autore da edicole che ha pubblicato molteplici romanzi tra gialli, horror, erotici e spionistici utilizzando circa venti pseudonimi, fin dagli inizi degli anni '60, tra cui i più noti Christian Busch e Red McCalley.

Il suo apporto alla serie I Racconti di Dracula e alle relative Edizioni Romane Periodici facenti capo al barone Cantarella, concorrenziali rispetto alle Edizioni Atlantica dei fratelli Vicario e alle Editrice Italiana Periodici, è tardivo e numericamente limitato. Con lo pseudonimo Dan Britt, Carocci debutta ne I Racconti di Dracula solo nel gennaio del 1977 col romanzo Il Demonio nel Ventre. Diventa uno degli scrittori più utilizzati nel periodo da Cantarella, anche se la collana è a fine corsa. In due anni e mezzo, Carocci pubblica nove romanzi nella collana horror della ERP, otto dei quali firmati Dan Britt e uno con lo pseudonimo Edward Mills.

Pur intervenendo nel momento qualitativamente peggiore della serie, Carocci è tutt'altro che un inesperto nel campo horror. Arriva alle Editrici Romane Periodiche con alle spalle una lunga serie di pubblicazioni. Ha contribuito alle serie I Supergialli dell'Ossessione, EPI – Grandi Peccatrici, Agente Segreto, I Suspence Diabolici, ma soprattutto alla serie KKK. In sei anni, dal 1962 al 1968, ha pubblicato cinquanta romanzi per la serie KKK con un coinvolgimento crescente che tocca punte di undici-tredici romanzi annui nelle ultime due stagioni (1967/68). Conosciuto soprattutto con i nomi Christian Busch (utilizzato sedici volte) e René du Car (dieci firme), Carocci ha utilizzato ulteriori nove pseudonimi per la serie KKK, cercando in tal modo di dare l'impressione di una scuderia di scrittori a disposizione di Mancini più ampia di quanto fosse. Tra i titoli più evocativi di questa serie ricordiamo Il Sabba del Fuoco Nero (1963), La Frusta e il Piacere (1963), L'Urlo di Satana (1965) e I Sepolti Vivi (1968).

Lo sconosciuto Dan Britt è così in realtà un esperto del circuito editoriale da edicole romano. La Strega di Salamanca è il suo secondo romanzo per la serie I Racconti di Dracula. Si tratta di un romanzo in cui l'orrore è prettamente fisico. Il paranormale è pressoché assente, solo suggerito da testimonianze artificiose e da un atteggiamento suggestivo subito da contadini e maggiordomi. In questo è un'opera molto differente ai tradizionali Racconti di Dracula. Non vi è infatti alcuna traccia di vampiri o altri revenant.

Ambientato nella Salamanca “del triste periodo dell'Inquisizione”, il romanzo mette in scena la disperata storia d'amore tra una giovane diciottenne, data in sposa contro il suo volere all'inquisitore locale, e un nobile decaduto del posto. La giovane compie l'errore di concedersi una scappatella con il suo vero amore. Un'uscita che rimpiangerà a più riprese e a cui tenterà di porre rimedio, sottoponendosi volontariamente alle punizioni. Purtroppo infatti, dal terrazzo del proprio castello, l'inquisitore vede la scena e si lancia contro i due giovani. Nuda e attorniata dai suoi quattro mastini napoletani, la giovane assiste impotente al duello tra i suoi due amori, mentre sopraggiungono anche gli uomini di corte intenzionati a dar manforte al loro padrone. Il duello però si risolve a favore dell'amante, un abile spadaccino, che con una stoccata trafigge il cuore del rivale. I mastini contribuiscono ad arginare l'operatività del personale di corte, ringhiando e sbranando gli arti degli uomini più coraggiosi. In sella al destriero morello del nobile, i due amanti si danno così alla fuga seguiti dai quattro mastini.

Carocci è essenziale e fluido nella narrazione. Il suo stile non è certo elegante. Mira alla velocità e alla semplicità. Il soggetto viene spacciato quale ricostruzione di una storia narrata da brani di diari dell'epoca e da documenti vari scoperti a Salamanca. È curioso notare come nonostante si parli di documenti non si sia in grado di contestualizzare la storia se al periodo di Torquemada (1420-1498) o a quello di Ximenes (1436-1517).

La storia comunque prosegue con l'arrivo a Salamanca del Grande Inquisitore. L'uomo, crudele e attorniato da banditi e stupratori che si celano sotto il cappuccio dei boia, vede, dietro l'omicidio, la mano del diavolo e l'azione ordita da una giovane che ha svelato la natura di strega. La convinzione dell'uomo, caratterizzato in modo decisamente ingenuo poiché da dimostrazione convinta di credere a quanto va dicendo, viene alimentata dalle testimonianze sballate di chi ha conosciuto la ragazza.

Invidia, cattiveria, ma anche paura di andare incontro ai guai in caso di dichiarazioni non gradite all'autorità procedente sono le ragioni che portano i cortigiani a cedere a ogni pressione dell'Inquisitore, confermando tutti i dubbi dell'uomo e l'innegabile presenza del male a Salamanca. Il resoconto del duello viene impreziosito da dettagli irreali e fantasiosi. Il morello del nobile diviene una creatura che sbuffava fuoco e fumo dalla narici. I mastini diventano demoni che copulavano con la giovane. I tentativi di coprirsi della giovane vengono raccontati come atteggiamenti lascivi diretti a stimolare l'erezione dei cortigiani. Carocci utilizza l'invenzione letteraria dei verbali di escussione testimoniale per riportare i fatti. L'unica ragazza, l'ancella della giovane fuggita, che dice la verità viene sottoposta a infinite torture dal Grande Inquisitore, perché la sua deposizione è troppo difforme da quella degli altri e pertanto non può che essere falsa. Non può che essere una strega minore e come tale trattata.

Ha inizio il dettagliato e sadico resoconto delle torture. La Strega di Salamanca si trasforma in torture porn, con descrizione di lesioni a capezzoli, stupri e quant'altro che deformi e bruci la carne, tra urla e disperazione. Concedendosi la spettacolarizzazione delle pratiche legate alla lotta delle streghe, Carocci condanna in modo evidente l'inquisizione. Gli inquisitori (tra cui il marito della giovane) e i boia sono uomini tutt'altro che timorati. Uomini che passano da un letto di una prostituta all'altro e che utilizzano il loro potere per compiere abusi e ottenere vantaggi. Pur mantenendosi su un livello che non porta mai il romanzo a decollare, Carocci, da esperto narratore, costruisce una quadrata storia tragica (più che horror), poco fantastica, che solo nel finale cerca di richiamare un intervento soprannaturale, capovolgendo tuttavia i ruoli. Non c'è speranza in questo romanzo, anzi c'è un sadismo che tende a suggerire vie di fuga che poi si richiudono e puniscono la bontà e il reale desiderio di espiazione dei peccati.

Da segnalare, quale miglior parte del romanzo, il capitolo in cui l'amante della povera coniuge dell'inquisitore di Salamanca irrompe, in una notte flagellata dal maltempo, nel palazzo in cui hanno sede le torture e libera la ragazza.

Piccolo romanzo, dunque, non certo migliore rappresentazione, per livello e contenuti, della collana. Tutto sommato, considerato il format, è un modesto (non ha colpi di coda) ma sufficiente romanzo.

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