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mercoledì 12 agosto 2020

Recensione Narrativa: RACCONTI AL TRAMONTO di Bram Stoker.


Autore: Bram Stoker.
Titolo Originale: Under the Sunset.
Anno: 1881.
Genere: Fiabe/Horror.
Editore: Lit Edizioni, 2017.
Pagine: 150.
Prezzo: 14,50 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Uscito nel 1999 col titolo de Il Paese del Tramonto per Stampa Alternativa e riproposto diciotto anni dopo dalla Lit Edizioni, Under the Sunset è il primo libro fantastico firmato da Bram Stoker, che lo pubblica a trentaquattro anni, sedici anni prima di conquistare quella notorietà che lo avrebbe elavato all'autore horror più famoso dell'ottocento grazie all'uscita di un romanzo: Dracula.
Ho recuperato il volume a seguito del dossier che mi è stato commissionato dalla Dagon Press per la rivista Zotique, il cui quinto numero sarà dedicato a Bram Stoker. Dunque ci limitiamo qua a una brevissima analisi, rimandando per i dettagli alla carta stampata.
E' un Bram Stoker atipico quello che troviamo in questa piccola raccolta, sia per stile che per tematiche. Otto storie incastonate in un mondo altrove, sospeso ai confini dell'orizzonte e il cui accesso è custodito da una coppia di angeli incaricati di tenere all'esterno gli emissari del male. Un contesto che permette all'autore e ai giovani lettori di sognare, ma che, tuttavia, non si discosta troppo dalle città della vita di tutti i giorni. "Questo paese è come il nostro" si spiega nel primo elaborato, Il Paese del Tramonto, avente la funzione di delineare il contenitore all'interno del quale si consumerà il resto dell'antologia.
Il fil rouge che lega le storie è proprio l'ambientazione sospesa nel tempo e nello spazio, in cui si rinnova l'eterna battaglia tra bene e male, visti con un'accezione positiva perché il male ha la funzione di permettere all'uomo di ricordarsi del bene ("senza oscurità non c'è paura dell'invisibile; ma neanche l'oscurità della notte può spaventare se c'è luce nell'anima"). Stoker carica i racconti di spiccate valenze allegoriche, rivolgendosi soprattutto ai bambini. Molti gli aforismi che si possono ritagliare dai racconti, a farne un testo nel complesso intriso di saggezza anche se non poi così memorabile per gli intrecci.

Alcuni dei racconti, quali Come 7 Perse il Senno, Gigli e Bugie e Il Bambino Prodigioso, sono estremamente infantili e si propongono, in chiave semplice e fantastica, di offrire insegnamenti ai più piccoli quali l'essere studiosi, onesti e amorevoli; altri elaborati, quali a esempio Il Castello del Re della Morte, Il Gigante Invisibile e Il Principe della Rosa si caricano di connotati più aulici, all'insegna di quel sense of wonder che delizia i palati anche dei più grandi. Stoker parte sempre da una panoramica generale per poi andare sviluppare la storia. Il suo stile è leggero, assai più veloce rispetto ai cliché con cui si farà conoscere in occasione di Dracula (1897) e degli altri romanzi, così come la sua fantasia è più libera di correre, plasmando avventure metaforiche in cui si premia la perseveranza, l'altruismo e il confidare in una divinità superiore che tutto guarda e tutto risolve. "Seppe che se la vittoria fosse stata sua non sarebbe stato grazie alla forza del suo braccio o al coraggio del suo cuore, ma perché questa era la volontà di Colui che governa l'universo."
Per tale via, con la semplicità dei grandi, Stoker regala inattesi gioiellini che rendono il libro, sicuramente considerato tra i minori della produzione stokeriana, degno di esser recuperato. Ne Il Gigante Invisibile, si affronta in chiave fantastica, la tematica di un'epidemia che ricorda l'infausto periodo che stiamo attraversando in questo anno tribolato, con tutti gli atteggiamenti sociali che si riscontrano ancora oggi ("Ridevano all'idea dell'esistenza di altri giganti, e non li temevano perché non li vedevano. C'era chi diceva: «di cosa dovremmo avere paura? Se anche ci fossero stati dei Giganti in passato, non ce ne sono più»"). Il Principe della Rosa ripropone in chiave fantasy la parabola di Davide che sconfigge Golia, ma lo fa grazie alla fede in Dio e non all'arte della guerra. Il Castello del Re della Morte fa venire in mente l'odissea de L'Ultimo Cavaliere di Stephen King, con un protagonista disperato per la morte della moglie e disposto a vagare, in un deserto popolato di bestie e flagellato dal sole, pur di poterla riabbracciare, alla caccia di un castello che non si vede mai e che si dice sia la magione in cui finiscono tutti coloro che hanno cessato di vivere.
Fantastico puro Il Costruttore di Ombre, in cui l'amore materno vince la morte e riporta in vita un giovane defunto in un'isola disabitata.

Dunque un fantastico che si rivolge ai bambini ma che non disdegna nell'offrire qualche gioiello capace di deliziare anche i più grandi. Gradevole lettura, ma assai distante dallo stile dello Stoker più maturo.

L'edizione della Lit propone una raffigurazione iniziale (di Francesca Rossetti) per ogni racconto, ma è priva di introduzione o contenuti saggistici. Non so se poi sia una copia difettosa quella a me inviata, ma la copertina del mio volume si è completamente scollata fin dalla prima lettura. Un difetto, questo, che non fa certo simpatia.

Un'edizione americana
del 1978.

"L'unica cosa la cui bellezza dura all'infinito è un'anima giusta e pura."


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